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Lettere Pastorali del Ven.le Mons. Farina
Prima Lettera Pastorale in occasione dell’inizio
del suo servizio pastorale nella Diocesi di Troia
(Salerno, 21 novembre 1919)
Il Servo di Dio Mons. Fortunato Maria Farina, in occasione del suo ingresso ed inizio del suo servizio pastorale nella Diocesi di Troia, porge il suo primo saluto ai suoi fedeli che chiama suoi novelli figliuoli, ai quali lo manda il Papa, Vicario di Gesù Cristo, Pastore eterno delle anime, ed espone il programma pastorale del suo ministero.
Archivio della Curia diocesana di Troia, Scatola V, N. 1
*Libretto stampato (formato: cm. 18,5×26)
FORTUNATO M.a FARINA
DOTTORE IN SACRA TEOLOGIA
PER VOLERE DI DIO E DELLA S. SEDE APOSTOLICA VESCOVO DI TROIA
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Al Clero e al Popolo della sua Diocesi
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Rimosso ogni indugio, mi è dato alfine venire a voi, da sì lungo tempo desiderosi del vostro novello Pastore. Ed io muovo esultando alla vostra volta perché nel mio animo ancor risuonano, come dolce armonia, gli accenti di giubilo e di filiale devozione, che a me faceste giungere e quando il Santo Padre Benedetto XV, nel Concistoro del 3 Luglio del volgente anno, annunziava la mia nomina alla vostra illustre Sede, e quando, più tardi, nella festa di S. Lorenzo, per sua speciale delegazione, io ero consacrato vostro Vescovo, in Roma, dall’Eminentissimo Signor Cardinale Gaetano De Lai, assistito da Mons. Carlo Gregorio Grasso O. S. B., Arcivescovo Primate di Salerno, che era stato sino allora il mio padre e il mio pastore amatissimo, e da Mons. Giacomo Sinibaldi, Vescovo di Tiberiade.
Quegli accenti erano viva espressione della vostra Fede e del vostro attaccamento alla Chiesa e al suo Capo Visibile. Fede e attaccamento che formarono, nei secoli andati, una delle più belle prerogative dei vostri padri, onde più volte furono degnati d’ospitare fra le loro mura gli stessi Romani Pontifici e di vedervi adunati Concilii, e che oggi Voi, figli non degeneri, mostrate di avere interamente ereditati da essi. Questo vi rende oltre ogni dire, carissimi al mio cuore e vorrei che poteste leggere nell’intimo dell’animo mio quanto forte sia l’amore che già mi lega a voi.
Voi siete i miei novelli figliuoli, ai quali mi manda il Papa, Vicario di Gesù Cristo, Pastore Eterno delle anime.
Ed io che fui trepidante e sgomento al primo annunzio della mia nomina all’episcopato, assumo ora con piena fiducia la vostra cura, appunto perché mi affido alla parola del Papa, che mi assicurava essere questo il volere di Dio, il quale dilettasi eleggere ciò che è più umile sulla terra, confondere ciò che si stima più forte, affinché nessuno pretenda gloriarsi nel suo cospetto (I. Ad Corinth, 1-27).
Io vengo come un milite che non discute quando dal suo duce riceve la consegna di un posto durante il combattimento, vengo per essere lo scudo di difesa delle vostre anime e il loro strumento di santificazione, compiendo per esse il duplice ufficio di Pastore e di Padre.
S. Cipriano chiama i fedeli gregge che si tiene stretto intorno al suo Pastore. Questo Pastore per ciascuna diocesi, per ciascuna Chiesa particolare, è il Vescovo, così come per la Chiesa universale è il Vescovo, così come per la Chiesa universale è il Papa. Al Papa Gesù Cristo ha concesso la pienezza della potestà e i Vescovi sono chiamati a parte delle sue fatiche, come duci inferiori sotto il capo supremo. Insieme con Lui e sotto la Sua guida devono vegliare alla salvezza del loro mistico gregge, difenderlo dai lupi rapaci, ritrarlo dai pascoli mortiferi e guidarlo invece ai pascoli salutari per la vita eterna: devono rendersi immagine vivente del Pastore Divino, Gesù Cristo, sino a poter ripetere con Lui: Io sono il buon pastore (Jan, 10).
Missione non solo grande e sublime ma terribile ed ardua, cui incombe la più grave delle responsabilità, poiché, secondo le parole di S. Paolo, i Pastori della Chiesa vegliano come dovendo rendere conto delle anime vostre (Ad. Hebr. XIII-17). Era questo che mi rendeva sgomento nel vedermi obbligato ad assumerla, conscio quale era della mia debolezza, e memore che essa è un peso formidabile agli angeli stessi. E non mi sarei mai indotto a dare il mio assenso, se la voce, che me l’imponeva, non avesse sonato potente al mio orecchio come la voce stessa di Dio.
Ed ora, che in virtù di questa voce, venuta fuori dal labbro del Vicario di Gesù Cristo, sono vostro Vescovo, riponendo in Dio solo la mia fiducia, con tutte le forze dell’animo mio, mi studierò di essere per voi il Pastore buono secondo il Vangelo. Veglierò alla difesa delle vostre anime e nulla lascerò intentato per il loro bene.
Sin oggi il mio cuore di sacerdote non conobbe altro palpito che la salvezza delle anime e la loro santificazione; ed ora, divenuto vostro Pastore, non altro ambisco che di potervi mostrare alla prova come il mio desiderio più ardente sia di spendermi e sopraspendermi per le anime vostre, secondo l’espressione di S. Paolo: “impendam et superimpendar ipse pro animabus vestris” (II Cor. 12-15).
Io non vengo in mezzo a voi per chiedere plausi ed onori, né per compiacermi vanamente dei vostri omaggi e del vostro ossequio, vengo solo a reclamare che Gesù Cristo regni in mezzo a voi, cioè nelle anime vostre e nelle vostre famiglie, e che vi adoperiate affinché Egli regni in tutto l’ordinamento sociale, il quale, ora più che mai, agitato e convulso, minaccia sconvolgersi; per essersi allontanato da Lui.
Il mio ingresso nella vostra diocesi, tanto illustre nella storia religiosa, coincide con l’aprirsi del sacro tempo dell’Avvento, in cui la Chiesa, madre amorosa, invita i suoi figli a prepararsi con la preghiera e con la penitenza a celebrare degnamente il mistero della nascita di Gesù Cristo.
Il suo invito a commemorare la prima venuta di Lui nel mondo, – che segnò per il genere umano l’aprirsi di un’era novella di rigenerazione e di vita, – mira soprattutto a ottenere che nell’anima di ciascuno dei suoi figli si compia e si rinnovelli spiritualmente una tale venuta, onde santificato e rinnovato in Lui l’individuo, sia in Lui santificata e rinnovata ancora la famiglia e l’umana società.
Come adunque un giorno ai figliuoli di Israele il Santo Precursore, così oggi a voi, miei Fratelli e Figliuoli dilettissimi, io ripeto con tutto l’ardore dell’anima: “spianate la via al Signore” (Ion. 1): Adoperatevi con rinnovata energia a rendere sempre più conforme la vostra vita ai divini insegnamenti di Gesù, rivestitevi di lui, trasformatevi in Lui, in guisa da non vivere più della vostra vita ma della sua, sino a poter ripetere con S. Paolo: Non sono già io che vivo ma è il Cristo che vive in me.
Questa trasformazione si compie purificando la coscienza dal peccato e combattendo le passioni che ne sono la radice; opponendo alla spirito di orgoglio lo spirito di umiltà; alla sete del piacere e del godimento dei sensi, lo spirito di mortificazione e di abnegazione cristiana; alla cupidigia dei beni della terra e all’egoismo, imperante nell’età nostra, la giustizia e la mutua carità, non solo nei rapporti fra i singoli individui, ma anche fra le varie classi sociali.
Oggi lo spirito del Vangelo, che è lo spirito di Gesù Cristo, è manomesso e conculcato nella coscienza dei più, e quindi è anche manomesso e conculcato nei rapporti di classe e in quelli che intercedono fra popolo e popolo, fra nazione e nazione, e per questo il mondo non ha pace.
La pace è il dono inestimabile che Gesù ci largisce, ma essa è in ragione diretta con i nostri sforzi per affermare in noi ed intorno a noi il suo regno.
Io dono a voi la mia pace, la mia pace io vi lascio in eredità, Egli ripete ai suoi Apostoli nel Santo Vangelo, ove sì di frequente torna sul suo labbro il saluto e l’augurio della pace.
Nel Vecchio Testamento, dal profeta Isaia, è preannunziato come il Principe della Pace, e gli Angeli, alla sua nascita, sull’umile grotta di Bethlem, annunziarono, sulla terra, la pace agli uomini di buona volontà, e per ciò a me che vengo a voi quale Pastore, rappresentante di Lui, Pastore Divino delle anime vostre, la Chiesa non fa ripetere altro saluto ed altro augurio all’infuori di quello che tante volte risuonò sul labbro divino: Pax vobis. – La pace sia con voi.
A far sì che questo saluto e questo augurio si compia a vostro riguardo, mediante l’avvento spirituale di Gesù nelle anime vostre e l’affermarsi del suo regno in mezzo a voi, sarà rivolta tutta l’opera mia di Pastore e la mia affettuosa sollecitudine di Padre.
Ma ad un’opera di tanto momento io ho bisogno di cooperatori e questa cooperazione io domando a voi, Venerabili Fratelli, Canonici della mia Chiesa Cattedrale, a voi che siete il mio senato, chiamati più di tutti gli altri a dividere con me le fatiche. Confido che voi vorrete sempre essere stretti con me in unione d’intento e di affetto e sorreggere la mia debolezza non solo con la vostra opera, ma anche con le vostre preghiere e segnatamente con la pubblica e solenne preghiera che fate in coro, la quale è la più larga scaturigine delle benedizioni di Dio sopra i popoli.
Non meno largo assegnamento fo sulla cooperazione di Voi, molto Reverendi Parroci. So, per esperienza, quale sia il peso di una cura parrocchiale, quanta pazienza e quanta abnegazione essa reclami da parte di chi vi è chiamato e coscienziosamente vi si dedica, ma so anche di quali frutti abbondantissimi è feconda l’opera solerte di un parroco fervente e pio. Conosco anche che molto avete lavorato in quella parte del gregge, che fu a voi affidata dai miei illustri e zelanti Predecessori, ed io mi riprometto che il vostro zelo anziché affievolirsi col tempo, si raddoppi. A questo fine io mi terrò sempre stretto a voi con la mente e col cuore, e cercherò di rendere sempre più intimi i nostri rapporti per lavorare concordemente con abnegazione e con costanza a far regnare Gesù Cristo nelle anime affidate alle nostre cure, affinché esse poi, strenuamente, insieme con noi, cooperino alla restaurazione cristiana di tutto l’edificio sociale.
E al compimento di quest’opera di restaurazione, accanto ai parroci, che immediatamente partecipano alle cure del mio pastorale ministero, sono sicuro che non mancherete di essere anche voi, o diletti Sacerdoti, miei fratelli, voi che mi è caro salutare in quest’ora come il mio gaudio e la mia corona. Poco potremmo fare senza l’opera vostra, molto invece la Chiesa, nostra madre, può ripromettersi da noi, se tutti, stretti e concordi, uniti dai vincoli dolcissimi della carità, formeremo un drappello compatto e sapremo spenderci senza risparmio per il bene delle anime.
E voi, o figli amatissimi del Poverello di Assisi, alla cui sterminata figliuolanza sono fiero di appartenere anch’io, perché sin dalla mia prima giovinezza ebbi l’alta ventura di vestire le lane del suo Terz’Ordine e di cingere i miei lombi della sua umile corda, abbiatevi il mio saluto e il mio abbraccio fraterno. Voi ci precederete, e, ripieni dello spirito del nostro Serafico Padre, con la preghiera, con l’esempio, con la potenza invincibile d’un apostolato umile e semplice, evangelizzerete il nostro popolo e lo disporrete a rinnovare, sotto altra forma, nell’età nostra, la restaurazione sociale in Cristo, cui S. Francesco preluse, nel Medio-Evo, col Patto di Assisi.
A voi poi alunni del Seminario saranno rivolte le mie cure più affettuose e più sollecite, perché voi siete le speranze dell’avvenire della Chiesa, e, mai come in quest’ora, il popolo dei fedeli ha vivo bisogno di sacerdoti numerosi e santi. Conosco con quanta cura vi avviarono nella pietà e nello studio di Venerandi Presuli, che mi precedettero nel governo dell’insigne Diocesi Troiana, ed io, all’opera, da loro iniziata, cercherò con tutte le mie forze di dare il massimo incremento. Oh! Come esulterà il mio cuore, se un giorno potrò vedervi sacerdoti ripieni dello spirito di Dio, infaticabili nelle opere di apostolato.
E voi, o Venerabile Religiose, votate al Signore per un apostolato di preghiera e di carità, implorateci dall’alto, con una vita tutta santa, la benedizione di Dio, senza della quale tutte le nostre fatiche sarebbero sterili e andrebbero perdute, poiché né colui che pianta è qualche cosa, né colui che irriga, ma Dio, che dà l’incremento (I Ad Cor. III,7). Aiutate colle vostre fervide ed assidue preghiere le nostre fatiche. A voi poi è affidata la cura della parte più eletta di cotesto gregge: i fanciulli e gli orfani, gl’infermi e i poverelli. Abbiate sempre presente che sono l’oggetto delle predilezioni del Cuore del vostro Sposo Divino e che Egli, si nasconde, per così dire, sotto le loro sembianze, considerando come fatto a se stesso quanto si compie a pro dell’ultimo fra essi.
E adesso mi rivolgo a te o popolo diletto della mia diocesi: a te furono indirizzati i palpiti del mio cuore fin da quando il Papa, Vicario di Gesù Cristo, vincendo ogni mia riluttanza, tenne fermo perché io fossi il tuo Pastore; a te, al tuo vero bene, d’ora innanzi è sacra la mia vita.
Si da quando mi fu detto che costà, su codesti colli ridenti, vi erano dei figli che attendevano in me il loro padre, io ti amai, e senza prestare ascolto alla voce della carne e del sangue, non ho esitato a dire addio alla mia famiglia, al paese nativo, né ho più indugiato a staccarmi da una duplice famiglia spirituale di giovani, che, tra le mure del Seminario di questa città di Salerno e nel suo Circolo Giovanile Cattolico, si educava a me d’intorno, e che io amavo più di me stesso, per consacrarmi interamente a te.
Io vi abbraccio adunque tutti, o figliuoli dilettissimi della mia diocesi di Troia, e tutti vi stringo al mio seno senza distinzione o differenza di sorta, perché tutti egualmente figli di quel Dio che a voi mi manda e da cui ogni paternità nei cieli e sulla terra ha nome. Il rinnovamento spirituale delle anime, l’elevazione delle classi più umili, e la restaurazione cristiana di ogni ordine sociale è nel nome dell’amore e non dell’odio che Iddio vuole che si compia. Io sono il vostro padre e tutti vi porto egualmente nel cuore e per tutti egualmente imploro quella pace, quella prosperità, quella gioia, che è frutto della pienezza delle benedizioni divine.
E, dopo ciò, altro non mi rimane che levare i miei occhi al cielo e pregare Iddio che si degni rivolgere su di me e su di voi il suo sguardo propizio ed amorevole.
Venga ancora in nostro aiuto la Immacolata Regina dei Cieli, e come Essa ha donato Gesù al mondo e fu l’Aurora precorritrice, che annunziò alle genti l’apparire di Lui, Eterno Sole di Giustizia, così si benigni farlo nascere spiritualmente nelle anime nostre, e, alla odierna società civile, sui cui si addensano fosche nubi, gravide di ribellione e di odio, faccia splendere la luce di un’era nuova di giustizia e di amore. A Lei, cui è sacro il nostro maggior tempio, io affido e consacro, sin da questo momento, le anime vostre, tutto me stesso e il mio pastorale ministero.
Ci assista propizio S. Michele Arcangelo, Principe delle Milizie Celesti, particolarmente venerato in queste contrade nel suo antico e storico Santuario del monte Gargano, e, con Lui, S. Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale. Veglino poi sempre su di noi, dal Cielo, e ci difendano col loro patrocinio gl’incliti nostri Santi Protettori.
E voi, o Fratelli e Figliuoli dilettissimi, pregate per la pace e la esaltazione della Chiesa e pel Sommo Pontefice Benedetto XV, il quale con tanta sapienza e prudenza la regge. Pregate finalmente per me, vostro Pastore, affinché seguendo le orme dei più santi ed insigni Vescovi che illustrarono la Sede Troiana, ogni cosa compia alla maggior gloria di Dio per la vostra santificazione.
Con 6tutta l’effusione dell’anima per la prima volta vi benedico nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Salerno, Festa della Presentazione della S. S. Vergine del 1919.
FORTUNATO M.a
Vescovo di Troia.
Lettera Pastorale per il bozzetto del monumento ai caduti in Foggia
(Foggia, 13 dicembre 1925)
Grave protesta del S. D. per la notizia del particolare del bozzetto del monumento dei caduti in Foggia, che presenta un uomo completamente nudo. In calce sono allegati alcuni documenti.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 20, N. 253
* Foglio stampato, composto da 4 pagine (formato: cm. 60×40).
PER IL MONUMENTO AI NOSTRI CADUTI
Lettera pastorale di Mons. Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Amministratore Apost. Di Foggia
AL POPOLO E AL CLERO DELLA CITTA’ DI FOGGIA
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
Designato dal Papa a reggere questa Diocesi, mi riservava di rivolgervi ufficialmente la prima volta la mia parola, all’aprirsi del nuovo anno, quando, chiuso felicemente in Roma il Santo Giubileo, esso sarebbe stato indetto per tutte le diocesi del Mondo.
Avrei allora aperto a tutti voi il mio animo, a voi, che già da tempo ho imparato ad amare, perché già altra volta la Provvidenza Divina ha disposto che fosse stata affidata a me la cura delle anime vostre. Vi avrei parlato delle speranze, che arridono al mio animo all’inaugurarsi di un anno, che dovrà essere di particolare benedizione per il mondo intero ed in modo specialissimo per la nostra Patria diletta, che ebbe l’altra ventura di dare i natali al Grande Poverello di Assisi, di cui con tanto trasporto e fervido slancio ci disponiamo a celebrare il settimo centenerio.
Ma ecco che una assai penosa congiura mi obbliga a rompere, innanzi tempo, il mio silenzio, e a levare alto la mia voce, perché nulla si lasci d’intentato per scongiurare nuovo danno alle anime dei vostri figli e per risparmiare a questa diletta città, così ricca di fede, i cui albori e la cui vita sono così intimamente congiunti al culto della Vergine Santa, un’onta ignominiosa.
Quel bozzetto, sin’ora tenuto nascosto e sotto rigorosa clausura, prescindendo dall’arte-di cui non è mio compito parlare- il giorno in cui fosse eseguito ed esposto al pubblico, rappresenterebbe una vera e permanente insidia per le anime dei vostri figli.
Mentre, dall’alto, il governo che oggi provvidenzialmente regge le sorti d’Italia, sollecito del suo vero bene, guidandola agli alti destini cui Dio la elesse, spiega per la tutela della purezza e castigatezza dei costumi opera tanto solerte ed efficace ed emana tante saggissime circolari, non so spiegarmi come qui, da alcuni, possa approvarsi l’esecuzione di un monumento che mostra tali nudità, alle quali non possono i nostri fanciulli e le nostre giovanette affissare lo sguardo, senza esserne moralmente danneggiati e feriti.
Il fatto stesso che il suo bozzetto fu tenuto sotto chiave, e non solo non esposto al pubblico, ma, per quanto si potette, rigorosamente salvaguardato da qualsiasi occhio indagatore, costituisce la sua condanna e , allo stesso tempo la prova più evidente che io non esagero. Del resto, se alcuno, ritiene iperboliche le mie espressioni, può esigere di osservarlo: a niuno può essere negato un tal diritto, poiché tutti indistintamente contribuiscono all’erezione di esso, e si fanno un dovere di soddisfare alle varie sopratasse a tal uopo imposte. E dopo averlo esaminato, mi dica con schiettezza chi, avendo dei figliuoli ancor fanciulli o al suo fianco una donzella, avrebbe osato di additar loro senza arrossire qualcuno di quei personaggi effigiati in completa nudità.
L’anima del fanciullo e dell’adolescente costituisce qualche cosa di sacro, cui ogni alito men che puro può riuscire esiziale. E’ questa una verità evidente conosciuta anche prima dell’era cristiana ed espressa col noto effato:”Maxima debetur puero reverentia” .Essa intanto è dimenticata e conculcata con quel monumento, che perciò stesso verrebbe a costituire una ignominia per la nostra città.
Non è così, in maniera affatto pagana, che si aspettavano di essere ricordati da voi ai posteri i nostri Prodi, che la Fede cristiana sorresse nel supremo cimento sui campi di battaglia, e ai quali di lontano, trasfuse vigore e fervida preghiera innalzata a piè dei nostri altari da tante madri e da tante spose, da voi tutti, miei carissimi figli, di cui ricordo sempre, con animo commosso, le imponenti manifestazioni religiose delle settimane eucaristiche.
Quale stridente contraddizione: mentre in Roma – auspice chi oggi guida le sorti d’Italia – si riconsacrano cristianamente monumenti pagani, e la Croce, già svelta dal bieco odio settario, splende di nuovo su di essi, nunzia che un’era nuova spuntò per la Patria; qui, invece, l’olocausto tanto cristianamente consumato dai nostri Prodi, lo si vuol celebrato con arte assolutamente pagana. Mentre dall’Eterna Città parte un messaggio inneggiante a S. Francesco di Assisi, sublime incarnazione della purezza in perfetta antitesi con il naturalismo pagano, qui, invece, quel naturalismo si vuole pubblicamente ostentato e celebrato con grave pregiudizio delle anime giovanili. E si presenta intanto angoscioso il dubbio che forse qui, fra noi, lo spirito settario e massonico viva ancora e , sotto mentite spoglie, cerchi di inquinare le più pure e più sante manifestazioni dell’amore di Patria, il quale in ogni cristiano, non può andar disgiunto dall’amore della Religione, da cui è reso doppiamente doveroso e sacro.
Sin da quando, nell’agosto io venni a conoscenza che si era presentato un bozzetto del monumento per i nostri Caduti, il quale non solo era privo di qualsiasi concezione o qualche semplice allusione cristiana, ma – quel ch’è peggio- aveva qualcuno dei suoi personaggi affatto nudo, mi affrettai a scrivere una lunga lettera a chi presiedeva il Comitato. Con essa, io lo pregava a voler scongiurare il grave sconcio che, mentre offendeva il sentimento cristiano della gran maggioranza dei cittadini, avrebbe messo e me ed il mio Clero ed i veri cattolici nella dura condizione di doverci astenere dalla partecipazione alla cerimonia inaugurale. Insistettero inoltre personalmente presso di lui e presso qualche autorevole componente del Comitato, sia il mio Delegato Vescovile, come una rappresentanza del Rev.mo Capitolo Cattedrale; ma non ne ottennero se non parole vaghe ed evasive, mentre alla mia lettera non veniva dato alcun riscontro.
Verso la fine di ottobre, in prossimità della festa nazionale del 4 Novembre, scrissi una seconda lettera sollecitando una risposta e ponendo di nuovo in rilievo la dura condizione in cui si sarebbero trovati il Clero e fedeli nel caso fosse approvato quel bozzetto, e di tal cosa credetti bene, questa volta, informare l’illustrissimo Sig. Prefetto. Ne ebbi in risposta che si sarebbero fatte presenti al Comitato le mie raccomandazioni: ma niuna parola rassicurante mi fu data, onde io mi recai di persona al Municipio.
Essendo lontano il Sig.Commissario, Presidente del Comitato Pro Monumento, fui ricevuto gentilmente da chi ne faceva le veci. Chiesi ed ottenni di osservare il bozzetto, custodito sotto chiave, e, convintomi sempre più dell’inverecondia di esso, rinnovai l’espressione dei miei sentimenti e ne ebbi promessa che sarebbero stati fatti di nuovo presenti al Sig. Commissario. Dopo di ciò io era in attesa d’una risposta che fosse stata soddisfacente e rassicurante per il mio cuore di pastore, ed ecco invece che i giornali annunziano ufficialmente che il Comitato, riunitosi la sera dell’8 corr. Ha approvato con plauso il bozzetto del monumento, e ne ha commesso l’esecuzione all’artista Cataldi di Roma, che ne è l’autore.
Per l’inaugurazione di un monumento eseguito a Sansevero dallo stesso artista ci furono gravi proteste; non ha guari quelle proteste si rinnovarono a Bitonto: ma giunsero troppo tardi. Affinchè non altrettanto tardi giungano le nostre, fo incontanente appello a voi, miei figli dilettissimi, senza frapporre indugio alcuno.
Già ho inviato al Governo una mia lettera, invocando che le sagge disposizioni da esso emanate per la purezza dei costumi, non abbiano a rimanere in questa città prive di effetto. E’ necessario che ad essa segua la vostra petizione fervida ed unanime: essa vi sarà presentata dai vostri parroci e dai vostri sacerdoti, e ognuno che sente di essere cattolico non soltanto di nome, deve farsi un dovere di sottoscriverla.
L’alto ufficio di Pastore delle anime vostre, a me commesso in nome dell’ubbidienza dal Vicario di Gesù Cristo, m’impone di non lasciare intentata alcuna delle vie lecitamente consentite per riuscire nel santo intento di risparmiare a questa città, posta sotto l’alta protezione della Vergine Santissima, l’onta di un monumento pagano per ricordare i nostri Prodi soldati. M’impone il dovere di non risparmiarmi né sacrifizi, né umiliazioni per impedire una nuova insidia e un nuovo pericolo sia teso all’ingenuo candore e alla pudica verecondia dell’anima dei vostri figli.
Quando non si hanno aspirazioni terrene, e, per amore di Gesù Cristo, si rinunziò alle seducenti attrattive del mondo, la grazia di Dio c’investe, e l’anima nostra diviene forte e tetragona nell’adempimento del proprio dovere.
Nulla dunque sarà tralasciato, e, mentre faremo giungere l’espressione del nostro giusto risentimento a chi di dovere, eleveremo allo stesso tempo supplice la nostra preghiera a Dio nelle pubbliche Chiese, affinchè, per intercessione della Vergine santissima dei Sette Veli, sia reso pago il voto del nostro cuore.
Il nostro soldato lo vogliamo eternato nel marmo vestito di quel la nobile divisa di combattente che egli coprì di gloria, bagnandola del proprio sangue sul campo del dovere. Egli marciò alla battaglia coperto di quelle nobilissime insegne, e non già nudo, come l’artista ha creduto raffigurarlo.
Che se poi i nostri nobili tentativi dovessero riuscir vani, noi protesteremo dignitosamente e non pigliando parte alla cerimonia inaugurale: quel giorno ci raduneremo invece nel nostro Duomo, ai piedi della Vergine Santissima dei Sette Veli, nostra Patrona, e celebreremo una solenne funzione in suffragio dei Caduti, la quale affermerà ancora una volta che, malgrado tutto, l’anima del buon popolo di Foggia è sempre veracemente e profondamente cristiana.
Con questa intima, consolante convinzione, e fiducioso d’altra parte, che questa volta si vorrà prendere in considerazione il nostro giusto desiderio, con tutta l’effusione del cuore vi benedico in nome del Padre, del Figliouolo e dello Spirito Santo.
Foggia ,seconda Domenica dell’Avvento, 13 Dicembre 1925.
+ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Amministratore Apostolico di Foggia
(Dalla”Gazzetta delle Puglie “ si rileva che con il personaggio interamente nudo – senza neppure l’effimero attenuante della foglia di fico -, l’artista intese rappresentare il Combattente, e, con l’altro ricoperto da una parvenza di mutandina, il Lavoratore italiano )
Per maggiore chiarezza facciamo seguire in appendice il testo dei documenti cui è fatto cenno nella nostra pastorale:
Copia della lettera inviata all’Ill.mo sig. Commissario Prefettizio della Città di Foggia.
Foggia 27 Agosto 1925.
Ill.mo Sig. Commissario,
Ho appreso con il più vivo compiacimento che anche in questa Città di Foggia, la quale tanto si distingue per nobili sentimenti di Fede e Amor Patrio, sarà innalzato un monumento ai nostri soldati eroicamente caduti in difesa della Patria e per la sua grandezza nell’ultima guerra.
Tale iniziativa non può non avere l’approvazione e il plauso di tutti, e specialmente di coloro che sono preposti a curare l’educazione e la progressiva elevazione morale del nostro popolo, il cui animo per tali opere, in maniera costante e tangibile, viene informato alla gratitudine verso quelli che s’immolarono sul campo del dovere, ricevendo ad un tempo dal loro esempio sprone ed incitamento a spendere nobilmente la vita.
E’ perciò mio ardente desiderio che il monumento stesso nulla abbia che non corrisponda appieno all’altezza del suo fine – cioè all’educazione ed alla formazione del cuore del popolo; nulla che ne offenda l’ingenuità dell’animo e il sentimento delicato della modestia, ma che invece, in ogni sua parte, sia perfetto magistero di castigatezza, di moralità e di fede, che l’amor patrio mirabilmente rafforzano e fecondano.
Né questo potrà in alcun modo essere di pregiudizio all’arte, chè anzi rientra nei fini altissimi cui essa è ordinata.
Mi giunge notizia che fu già presentato un bozzetto che dovrà essere esaminato e discusso e che in esso qualcuno dei personaggi è raffigurato in completa nudità, il che certamente eserciterà sulla fantasia soprattutto dei fanciulli e delle giovanette, influenza non buona. Non si deve dimenticare , e , sarei per dire, autorizzare, con esso, la morbosa e sfrontata spudoratezza impostaci d’oltr’alpe, e contro la quale chi oggi presiede alla cosa pubblica va spiegando opera superiore ad ogni lode.
Questo mio desiderio, che godo constatare pienamente consone a tale opera spiegata dall’autorità civile, mi affretto a far presente alla S.V. Ill.ma, che con tanto senno presiede alle sorti di questo importante Capoluogo, cui tocca dare il buon esempio a tutti i comuni della sua vasta circoscrizione.
Aggiungo pure, per esprimerle interamente , il mio pensiero, il voto che non manchi nell’insieme del monumento qualche cosa che degnamente simboleggi quella Fede, la quale corroborò e sorresse i nostri Eroi nel supremo cimento, e che è valido conforto ai loro cari superstiti.
Ho voluto molto anticipatamente esternarLe il mio pensiero- che non dubito sarà conforme a quello della S.V. – per non trovarmi a suo tempo nella dolorosa impossibilità di partecipare con il Clero e con i fedeli alla festa inaugurale che per sua natura dovrebbe essere festa della cittadinanza tutta intera.
Nella ferma speranza che la S.V. farà valere tutta l’efficacia dell’opera Sua in favore di quanto Le ho esposto, La ossequio e La ringrazio, mentre godo potermi raffermare di Lei
Devotissimo
F.to FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Amministratore Apostolico di Foggia
Ill.mo Sig
COMMISSARIO PREFETTIZIO DEL COMUNE DI
-FOGGIA-
———
Copia della seconda lettera inviata all’Ill.mo Sig. Commissario Prefettizio della Città di Foggia.
Baronissi, (Salerno), 27 ottobre 1925
Ill.mo Sig.Commissario,
Circa due mesi or sono Le feci tenere una lettera in ordine al progetto del monumento in memoria dei nostri gloriosi Caduti, che doveva erigersi in Foggia.
In essa io Le manifestavo le ansie e le preoccupazioni del mio animo, rese più vive dalla coscienza del mio ministero episcopale, per essere venuto a conoscenza che s’iniziavano trattative per l’esecuzione di un bozzetto per nulla rispondente a quella missione educativa, che – anche dal lato della purezza e della castigatezza dei costumi- sì fatti monumenti debbono compiere, per assicurare alla Patria generazioni degne del sacrifizio, che con essi si intende sublimare.
Non avendo fino a questo momento ricevuto dalla S.V. Ill.ma alcuna esplicita assicurazione, che mi tranquillizzi, intorno ad un punto di sì grave importanza, che potrebbe compromettere l’unanime partecipazione di ogni ceto di cittadini alla festa inaugurale, sono a sollecitare dalla Sua cortesia un cenno di riscontro, che valga a dissipare ogni timore.
Con ogni deferenza La ossequio e mi dichiaro
Devotissimo
f.to FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Amministratore Apostolico di Foggia
All’Ill.mo Sig.
COMMISSARIO PREFETTIZIO DEL COMUNE DI
-FOGGIA-
———
Copia della lettera di risposta dell’Ill.mo Sig. Commissario Prefettizio della città di Foggia.
MUNICIPIO DI FOGGIA
N. di Prot.16771 P. I. Addì 3 Novembre 1925
Risposta alla nota del 27 ottobre 1925.
OGGETTO: Bozzetto per il Monumento ai Caduti
Debbo significare a V.E.Rev.ma che lo speciale Comitato per l’erigendo Monumento ai Caduti, non essendosi più riunito non ha potuto prendere in considerazione i rilievi a suo tempo comunicatimi in merito al bozzetto già presentato.
Nella fiducia che possa aver luogo quanto prima la riunione di detto Comitato, assicuro V.E.. che non mancherò di fargli presente le raccomandazioni che Ella ha creduto di rivolgermi.
Con la maggiore considerazione
Il Commissario Prefettizio
f.lo Tomaiuoli
A.S.E.Rev.ma
FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di troia e Amministratore Apostolico di
-FOGGIA-
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Da “La Gazzetta di Puglia” del 10 dicembre 1925
CRONACA DI FOGGIA
Il Monumento dei Caduti affidato allo scultore Cataldi.
Foggia,9
Il Gabinetto del Commissario Prefettizio al Comune comunica:
Nella sala del Consiglio Comunale si è riunito ieri sera il Comitato Tecnico per il Monumento ai Caduti in Guerra, sotto la Presidenza del Commissario Prefettizio al Comune, Comm. Dott. Edoardo Tomaiuoli, assistito dal Segretario Sig. Dott. Giovanni Leone, e con l’intervento dei Signori Onorevoli Ing. Gaetano Postiglione, On. Avv. Ettore Valentini, Comm. Avv. Alberto Perrone, cav. Ing. Carlo celentano-Ungaro. Ing. Eduardo Russo, Cav.Uff.Vincenzo Gaito, Avv. Giovanni Raho, Cav.Prof.Nicola Rosiello, Francesco Gentile. Salvatore Zaccheria. Romeo Fuiano, Fortunato Trucci.
Dopo ampia ed appassionata discussione, il Comitato ha, con voto di plauso, unanimente approvato il bozzetto presentato dallo scultore comm. Prof. Amlrto Cataldi di Roma. Dando a lui l’incarico della esecuzione dell’opera.
Il Cataldi si è impegnato a consegnare l’opera entro dieci mesi.
Lettera Pastorale per il XV Centenario del Concilio di Efeso
(Foggia, 1 maggio 1931)
Il S. D. rievoca le verità di fede proclamate nel Concilio di Efeso sulla divinità di Cristo, sulla maternità divina di Maria e sul primato del Papa ed invita a celebrare solennemente la fausta ricorrenza del detto Concilio.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/635, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Manifesto stampato (formato: cm. 45-70).
FORTUNATO MARIA FARINA
Per grazia di Dio e della Sede Apostolica
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
E Amministratore Apostolico di Ascoli Satriano e Cerignola
AL CLERO E AL POPOLO DELLE NOSTRE DIOCESI
IL XV CENTENARIO DEL CONCILIO DI EFESO (431 – 1931)
Fratelli e figliuoli carissimi,
quest’anno si è aperto per tutta la Cattolicità con i più felici auspici di bene, perché una ricorrenza veramente straordinaria e che sarà feconda di moltissimi frutti viene a rallegrare l’animo dei figli devoti della Chiesa. Intendiamo dire della ricorrenza quindici volte centenaria del Concilio Ecumenico XII, che celebratosi in Efeso nell’anno 431, definiva contro gli errori di Nestorio e di tutti gli eretici futuri la divina maternità della SS.ma Vergine Maria, come necessaria conseguenza dell’unità di persona divina di N. S. Gesù Cristo Uomo – Dio, vero ed unico Figlio di Dio e di Maria. Il Concilio di Efeso che noi commemoriamo è quindi il Concilio di Maria, ed è appunto questa nota mariana della celebrazione centenaria, che fa maggiormente gioire il nostro cuore e ci è pegno di molteplici favori divini, che per intercessione della Divina Madre pioveranno su tutta la chiesa.
Quest’anno è dunque anno mariano, e noi ardentemente desideriamo che tutti nostri figli rinnovino il loro spirito cristiano nella pietà, nell’amore e nella devozione alla Grande Regina, perché la devozione a Maria è fecondissima di bene nella vita presente ed è segno sicuro di predestinazione in ordine alla vita futura.
Avremmo voluto noi fin all’inizio dell’anno rivolgere a tutti voi la nostra parola, ma molteplici lavori hanno finora assorbito la nostra attività. Al Centenario Efesino infatti si è mirabilmente congiunta nella nostra città di Foggia la celebrazione del “°= Centenario delle Apparizioni della Madonna dei Sette Veli, e la nostra cura pastorale è stata dedicata a quelle feste che, preparate spiritualmente dalla grande Missione predicata dai P. P. Liguorini, hanno già avuto la prima grandiosa manifestazione nel giorno anniversario della ! Apparizione della Madonna, il 22 Marzo u. s.
Ora, all’aprirsi del Mese di Maggio, che la pietà profonda del popolo cristiano ha scelto per dedicarlo interamente ad onorare l’Augusta Madre di Dio, non possiamo fare ameno di rivolgere a voi la nostra parola che, rievocando il faustissimo avvenimento, ecciti il vostro spirito a santificare quest’anno mariano con tutte quelle opere di pietà e di zelo, che vi infervorino sempre più nell’amore a Gesù, nella devozione a Maria, e nell’attaccamento filiale al Sommo Pontefice che efficacemente ha promosso questa celebrazione in tutta la chiesa. E questo noi tanto più volentieri lo facciamo, perché riconosciamo che il pensiero e il desiderio dell’Augusto Pontefice, il quale dalla celebrazione Efesina, oltre una rifioritura di bene nella Chiesa, spera per l’intercessione della Vergine Santa, debellatrice di tutte le eresie, che ritornino quanto prima all’Unità della Cattolica Fede quei popoli orientali che ne sono divisi, i quali tutti, se al Concilio di Efeso nella persona dei loro Vescovi acclamarono alla suprema autorità di S. Celestino, Successore di . Pietro, purtroppo in seguito si separarono dalla pietra fondamentale della vera Chiesa, che è la S. Sede Romana.
Gli insegnamenti del Concilio Efesino
È quanto mai opportuno rievocare nell’ora presente le splendide affermazioni di fede del Concilio Efesino, che viste a 15 secoli di distanza, ci fanno ammirare e magnificare l’opera della Provvidenza Divina che governa e guida le sorte della Chiesa nel mare tempestoso di questo mondo.
La prima fondamentale affermazione del Concilio riguarda la Divinità della persona adorabile di N. S. Gesù Cristo. Nel secolo IV le speculazioni della scuola teologica antiochena avevano aperto la via ad una dottrina erronea sulla divina persona di Gesù Cristo, separando in essa nettamente quanto si appartiene alla divinità e alla umanità, sino al punto di negare l’unità fisica di persona ed ammettere, contro la tradizione della Chiesa, che in Gesù Cristo vi sano due persone, l’umana e la divina unite tra di loro solo con vincolo morale e giuridico. Era così distrutta la unione ipostatica delle due nature . l’umana e la divina nell’unica persona divina del Verbo, e per conseguenza era aperta la via a tutte le negazioni. Principale e di immediata evidenza quella che riguardava la Maternità divina di Maria SS.ma. Se infatti, secondo la dottrina Nestoriana, in Gesù Cristo vi sono due persone, Maria non può in nessun modo chiamarsi Madre di Dio, perché il figlio generato da lei è semplice uomo e non Dio.
A questa negazione del patriarca Nestorio, dalla quale il popolo cristiano comprese il grave pericolo che correva la verità della fede, il Concilio radunato nella Cattedrale di Efeso, dedicata alla Madre di Dio, perché il Figlio, che Ella aveva generato secondo la natura umana, è dal suo primo istante vero figlio di Dio, avendo il verbo per opera dello Spirito Santo assunto nel seno purissimo di lei una natura umana integra e perfetta, che unì a se in unità di persona. I trasporti di gioia della cristianità per queste due solenni affermazioni furono indescrivibili; e tutto il popolo di Efeso, al chiudersi della prima Sessione del Concilio la era del 22 giugno del 431, con fiaccole ed incensieri fumiganti accompagnò i Padri, e specialmente S. Cirillo d’Alessandria alle loro abitazioni.
La terza affermazione del Concilio di Efeso riguarda il Primato del Papa. Quando il Concilio si radunò, già Papa S. Celestino I sin dall’anno precedente aveva dato la sua sentenza di condanna alla nuova dottrina, rivendicando la purezza della fede attaccata dall’eresia. Questa condanna rinnovò egli nel glorioso consesso, per mezzo dei suoi legati, tra i quali il prete Filippo ebbe modo di esaltare ed affermare energicamente il primato del Papa, giudice infallibile di tutte le controversie religiose che possono sorgere nella Chiesa.
I primi de insegnamenti del Concilio riguardano adunque l’oggetto fondamentale della verità rivelata, che è Gesù Cristo benedetto, a cui viene intimamente associata Maria nella sublime dignità di Madre di Dio, che è la fonte di tutti i privilegi di grazia onde il Signore l’ha arricchita per il bene dell’umanità. Del terzo insegnamento è oggetto il Custode infallibile di quella fede, che solo può condurci al posto dell’eterna salvezza.
Dobbiamo perciò, figliuoli carissimi vivamente rallegrarci nel Signore per questa celebrazione centenaria che ci dà l’occasione di ravvivare la nostra fede nell’adorabile mistero dell’Incarnazione di N. S. Gesù Cristo e che ci fa meglio apprezzare e più intensamente amare il Pontefice Romano, valido difensore della verità cattolica.
Questa celebrazione deve farci approfondire nella conoscenza e nell’amore di Gesù Cristo. Egli al dir dell’Apostolo è l’immagine dell’invisibile Dio, il primogenito di tutte le creature, perché in lui sono state fate tutte le cose in cielo ed in terra, visibili ed invisibili, tutto è stato creato per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è il mediatore tra Dio e gli uomini, che esinanì se stesso fattosi ubbidiente sono alla morte e morte di croce, pacificando con il suo sangue tute le cose, quelle che sono sulla terra come quelle che sono nei cieli.
Però se senza timore di errare noi vogliamo andare a Gesù, rivolgiamo a Maria, la cui sublime dignità di madre di Dio è l’astro più fulgido del Concilio Efesino. Per Mariam ad Iesum: aria è la via, la porta che ci introduce nel cielo dell’amore, che è Gesù Cristo. Maria continua nella Chiesa la sua sublime missione di dare Gesù alle anime. Rinfervoriamoci quindi nella divozione a Lei, Madre di Dio e Madre nostra, “umile ed alta più che creatura, termine fisso di eterno consiglio” e nell’unione con Gesù troveremo il mezzo più potente per fuggire il peccato, santificare la nostra vita e salvarci.
Ma un apostolato speciale siamo noi chiamato a compiere con la celebrazione efesina. L’autorità suprema della Santa Sede, del Pontefice Romano, così energicamente asserita ed acclamata ad Efeso, purtroppo, nell’Oriente stesso, oggi, da vari secoli no è più riconosciuta, e lo scisma ha travolto ed allontanato dalla Cattedra di Verità interi popoli. Il S. Padre promovendo in quest’anno la celebrazione centenaria, vuole chieda tutta la cattolicità si elevi fervida la preghiera a Dio, che per intercessione della Vergine SS.ma, tanto venerata ed amata anche dai dissidenti, affretti l’auspicato giorno in cui figli prodighi ritornino tutti alla casa paterna, all’unità della fede, all’unico ovile ed all’unico pastore. A far tanto sono tenuti tutti i figli devoti ed obbedienti della Chiesa; ma in modo speciale siamo tenuti noi, che molti secoli fa nella persona dei nostri antenati eravamo in intimi rapporti con quei popoli e con quella gloriosa Chiesa greca, che lasciò nel nostro popolo delle Puglie tradizioni indelebili e feconde di bene, e noi possiamo riassumere tutte nell’amore vivissimo ed intenso alla gran Madre di Dio. Se noi abbiamo dagli Orientali ereditato un così vivo culto a Maria SS.ma, è ben giusto che, specialmente nella presente ricorrenza, noi mediante l’intercessione di Maria, eleviamo sempre più fervida e perseverante la nostra preghiera a Dio per il ritorno all’unità cattolica di tante anime, unite a noi nell’amore a Gesù e a Maria, ma purtroppo staccate dal corpo visibile della Chiesa per a negazione di obbedienza e di riconoscimento al
Supremo Pastore, successore di . Pietro, costituito da Gesù Cristo unico supremo capo visibile di tutta la Chiesa.
Animati da questi sentimenti di amore e di solidarietà fraterna per la salvezza delle anime, accingiamoci a celebrare con tutto il fervore del nostro spirito cristiano la cara solennità centenaria che ci rinfervori nell’amore al Signore e nella pratica delle virtù cristiane, e ottenga a tanti popoli separati la grazia che siano snebbiate le loro menti dalla caligine dell’errore e dalla pertinacia neo scisma, ed insieme siano appianate tutte le difficoltà che si oppongono ad una unione concorde e duratura.
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Programma per la celebrazione centenaria del Concilio Efesino
1. In tutte le parrocchie si celebrino con particolare solennità il Mese di Maggio e il Mese di Ottobre, nelle Cattedrali il mese di Maggio rivestirà un carattere di festività eccezionale con predicazione quotidiana. Come frutto del centenario si cerchi i tutti i modi di promuovere e ripristinare tra i fedeli la recita del santo rosario nelle famiglie.
2. Per ravvivare lo spirito cristiano dei fedeli, nei capoluoghi delle Diocesi ed in tutti gli altri paesi si curi che sia predicato un corso di spirituali esercizi in apparecchio ad una delle principali festività della SS.ma Vergine, da stabilirsi d’accordo con noi. Pel giorno della festività si promuoveranno una Comunione Generale e manifestazioni opportune secondo i luoghi e le circostanze.
22 Giugno
(Dove non è possibile farla tal giorno, si anticipi al 21 domenica) – Nelle Cattedrali e nella Chiesa principale del luogo, si canti un solenne Te Deum in ringraziamento del fausto avvenimento. La sera tutte le case siano illuminate a festa, a ricordo della manifestazione di fede avvenuta ad Efeso, e in ogni famiglia cristiana si reciti il Santo Rosario.
3. Con speciale cura e conveniente preparazione sia celebrata la Giornata Mariana Pro Oriente, per ottenere cioè il ritorno dei dissidenti orientali alla Chiesa Roana. Per questa giornata sarà preparato un programma a parte, che, comunicheremo a tempo debito.
4. Infine raccomandiamo che con maggiore dimostrazione di affetto e filiale attaccamento sia celebrata il 29 giugno festa del Papa, e che in tal giorno si abbia cura particolare di illustrare ai fedeli l’opera svolta continuamente dal Pontificato Romano per l’integrità della Fede e per l’unità della Chiesa e si raccolga l’obolo di S. Pietro.
Foggia, dal Nostro Palazzo Vescovile
Il 1 Maggio 1931
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
e Amministratore Apostolico di Ascoli Satriano e Cerignola
Lettera Pastorale in riferimento al decreto di scioglimento
delle associazioni giovanili di A. C. da parte del Fascismo
(Foggia, 24 giugno 1931)
Col più profondo rammarico per il decreto di scioglimento delle Associazioni Giovanili di A.C. da parte del Fascismo, il S. D. invita i parroci e gli Assistenti ecclesiastici a lavorare con più ardore nelle altre branche di A.C., assicurando nello stesso tempo ai giovani che, proprio per tale doloroso evento, essi saranno oggetto di sue maggiori e particolari cure pastorali.
Fiorita d’Anime, 5 luglio 1931 – VIII – N. 12-13.
Lettera Pastorale
di S.E. Mons. Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
e Amministratore Apostolico di Ascoli Satriano e Cerignola
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
In quest’ora tanto dolorosa, che eravamo ben lungi dal pensare si dovesse abbattere su la nostra patria, che la pace religiosa rendeva oggetto d’invidia presso i figli di altre nazioni, non può mancare a tutti voi la parola del vostro Padre e Pastore, apportatrice di luce e di conforto.
Il Santo Padre ha affidato alla nostra immediata direzione, tutte le opere di Organizzazione Cattolica, le quali, per loro natura, aventi per unico fine l’apostolato della Fede e l’incremento della vera vita cristiana, già facevano capo al Vescovo, ma ora a lui più strettamente si ricongiungono e da lui, più direttamente, saranno rette e guidate.
L’Azione Cattolica quindi, che non è se non la cooperazione organizzata dei fedeli più ferventi all’apostolato gerarchico della Chiesa, e che per ciò è antica quanto la Chiesa stessa, continua ad essere e deve perdurare nel suo funzionamento quale fu tracciato dalla Chiesa e dal suo Capo Visibile, il Papa.
Il decreto di scioglimento, che tanto ci ha contristato, riguarda soltanto le associazioni giovanili, non comprende le altre branche dell’Azione Cattolica: Uomini Cattolici, Donne Cattoliche, Consigli Parrocchiali ecc. le quali permangono. I Parroci per ciò e gli Assistenti Ecclesiastici, con rinnovato zelo e con più intenso spirito di abnegazione, lavorino perché queste branche funzionino con maggiore ardore e regolarità, sforzandosi di supplire all’apostolato, che viene a mancare per le associazioni disciolte.
Del pari sono compresi nel decreto i Terz’Ordini, le Confraternite, le Pie Unioni, quale l’Apostolato della Preghiera, le Figlie di Maria, i Luigini, i Gerardini, gli oratori, i Ricreatori, le Congregazioni Mariane ecc. E per ciò in quest’ora, soprattutto, in cui il Papa ci domanda di rendere più intensa la preghiera, che fu sempre la prima ed invincibile arma della Chiesa, raccomandiamo in modo particolare l’Opera dell’Apostolato della Preghiera: la vorremmo vedere funzionare, nella sua integrità e nel suo vero spirito, in tutte le nostre parrocchie e nei principali centri di vita religiosa di queste quattro illustri diocesi.
Raccomandiamo del pari che nelle parrocchie si dia vita e regolare funzionamento alla Confraternita della Dottrina Cristiana prescritte dal Diritto Canonico (Canone 711 – paragr. 2) e alla retta formazione dei catechismi per i fanciulli e delle catechiste per le giovanette. Come nelle lontane Missioni il catechista è il primo e più valido cooperatore del Missionario, così i nostri catechisti, nelle nostre parrocchie, bene istruiti nella Dottrina Cattolica e educati, sotto il patrocinio e sull’esempio della Vergine SS., all’amore forte e generoso per Gesù Cristo e per le anime, saranno i primi e più validi cooperatori di ogni parroco e di ogni sacerdote votato all’apostolato.
Approssimandosi intanto la festa dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, si illustrino ai fedeli le bellezze e la perennità dell’apostolato cattolico e si ravvivi nel cuore di tutti la fiamma dello zelo. Ricordando poi quando è prescritto in tale giorno nel Codice del nostro Concilio Regionale (can. 45) vogliamo che quest’anno la festa del Papa si compia con maggiore cura e le si dia un carattere di particolare importanza. In ogni omelia si esponga con efficacia e chiarezza la dottrina cattolica intorno al Papa e si conchiuda accennando alle grandi benemerenze del Regnante pontefice Pio XI, specie verso l’Italia, che tanto Egli ama, e si esortino tutti a pregare per Lui. La sera nella principale chiesa di ogni Comune e in tutte le case religiose si faccia un’ora solenne di adorazione per il Papa e secondo tutte le sue intenzioni.
Ed ora a voi, amatissimi giovani e a voi infaticabili circoline dell’Azione Cattolica, che tante consolazioni apprestate, al nostro cuore di Pastore e di Padre e che sempre rispondeste ad ogni nostro appello per le opere di bene, vada l’assicurazione che, anche dopo disciolti i nostri circoli, voi formerete l’oggetto precipuo delle nostre cure pastorali e di quelle dei nostri parroci. Non desisteremo neppur un sol momento dall’amarvi e dal proclamare alto al cospetto degli uomini la purezza e la santità dei vostri intenti e questa testimonianza non potrà mancarvi con senso di doverosa lealtà anche da parte delle Autorità Civili , il cui rispetto e il cui ossequio vi fu sempre non invano inculcato.
Per voi saranno le nostre predilezioni perché a noi vi affida e vi indirizza e vi raccomanda il Vicario stesso di Gesù Cristo. Voi docili alla voce di lui, stretti intorno a noi, pastori delle anime vostre, con la Preghiera, con il Sacrificio, con la docilità e l’ubbidienza alle nostre direttive, affrettate per la Chiesa e per l’Italia il bene inestimabile del ritorno della pace vera e della concordia degli animi in maniera stabile e duratura.
Con questo voto imploriamo su tutti la benedizione del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia – Episcopio – 24 Giugno 1931
Fortunato M.a Farina
Vescovo di Troia e Foggia
e Amm.re Ap.co di Ascoli Satriano e Cerignola
Lettera pastorale per il XIX Centenario della Redenzione
(Mercoledì delle Ceneri, 1 marzo 1933)
Esortazione sul modo di prepararsi alla celebrazione del centenario della Redenzione del genere umano.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 20, N. 258a
* Manifesto stampato (formato: cm. 60×100).
IL DIVINO CENTENARIO
Fratelli e Figlioli dilettissimi,
Cade quest’anno – come già il Sommo Pontefice ha solennemente annunziato a tutto il mondo – il decimonono centenario di quel giorno memorando, in cui Gesù Cristo nostro divino Signore, reclinando il Suo Capo adorabile, dopo gli spasmi della Sua lunga agonia, si abbandonava volontariamente alla morte, ponendo l’ultimo suggello alla grande opera della nostra Redenzione.
Centenario di un fatto, ch’è il centro di tutti i fatti dell’universo centenario di un giorno ch’è il giorno cui si rannodano tutti i tempi della storia umana; centenario dell’atto più solenne della Divina Carità verso l’umanità prevaricatrice. Da questo atto emanò, emana ed emanerà ogni salvezza ed ogni speranza a quanti figliuoli di Adamo furono e saranno pellegrini fra i triboli di quest’esilio, fino all’ultimo dei giorni. Anzi centenario non di un fatto e di un atto solo, ma di un sublime complesso di cose grandi, quali quelle che con la Divina Redenzione intimamente si connettono: l’istituzione della SS. Eucaristia, l’istituzione del sacerdozio, Maria dichiarata nostra Madre ai piedi della Croce, la risurrezione di Gesù Cristo, il conferimento della potestà delle chiavi agli Apostoli, il conferimento del Primato a S. Pietro e ai suoi Successori, l’Ascensione di Nostro Signore, la discesa dello Spirito Santo e la prima predicazione apostolica: in una parola, tutto quel complesso di meraviglie, che costituiscono quel “mistero ascoso dai secoli in Dio” alla cui contemplazione potentemente si esalta l’Apostolo nella sua lettera agli Efesini (111. 9 .19).
Con l’animo profondamente compenetrato della grandezza infinita di queste sacrosante ricorrenze. Noi – facendo eco all’augusta voce del Papa – non possiamo astenerci dal rivolgervi la nostra paterna parola all’aprirsi di questa Santa Quaresima, per esortarvi, con tutte le forze del nostro cuore, approfittare con fervido impegno di questo “tempo accettevole” e di questi “giorni di salute” (2 Cor. VI. 2) per prepararvi ai gaudii della prossima Pasqua e alle solenni celebrazioni che, lungo tutto l’anno, ci richiameranno incessantemente al pensiero la straordinaria ricorrenza.
UN PERICOLO DA EVITARE
Se in ogni tempo, infatti, la Divina Carità, fatta eloquentemente manifesta nel sublime mistero della Redenzione, ci obbliga a “riamare colui che tanto ci ama”, quest’obbligo più clic mai, ci stringe in quest’anno, in cui quel mistero rivive sotto il nostro sguardo non solo – come ogni giorno – nella realtà soprasensibile della vita del Corpo Mistico Gesù Cristo e nel profondo mistero dell’incruento Sacrificio dei nostri Altari; ma anche, in certo qual modo visibilmente, nel fascino di una di quelle celebrazioni centenarie, cui è tanto sensibile l’anima moderna.
Sia lungi, però, dal nostro cuore, il facile pericolo di ridurre la pratica celebrazione di tanto centenario alla nuda e – se mai – sentimentale commemorazione di questi divini eventi, come si fa di ogni evento ormai passato nei freddi e morti domini della storia: poiché il mistero della redenzione, compiutosi or sono diciannove secoli, sulla vetta insanguinata del Calvario, è tuttora vivente ed operante nella dovizia inesauribile dei suoi frutti di cui è feconda la Divina “Sposa del Crocifisso, la Santa Chiesa Cattolica nostra Madre.
Ond’è che, per render degna dell’evento la nostra celebrazione dovremmo farla consistere tutta nello sforzo generoso di profittare largamente di quel tesoro di grazie e di benedizioni che ebbe, nel mistero della Croce, nel Cuore trafitto del Divino Crocifisso, quell’inesauribile sorgente da cui tutt’ora emanano le larghe onde della celeste misericordia.
I FINI DELLA REDENZIONE
Due fini, o piuttosto uno solo, distinto in due gradi di progressiva perfezione, ebbe Gesù Cristo Nostro Signore nel mistero della redenzione: tali finiscono espressi da Lui stesso nella parabola del Buon Pastore, là ove dice di esser venuto al mondo affinchè le sue pecorelle “abbiano la vita, e l’abbiano sovrabbontemente: ut vitam habent et abundantius habeant”. (Jo. X. 10).
L’uno è quello di salvare le anime dalla schiavitù del peccato, e quindi strapparle alla morte eterna e rigenerarle alla vita soprannaturale della grazia; l’altro, quasi ridondanza del primo, è di dare alle anime dei redenti quella sovrabbondanza di grazie, che valgano, mercè l’indispensabile cooperazione della loro libera volontà, ad elevarle fino alle vette della santità.
Ond’e che sempre, parlando alle turbe, Nostro Signore non si limita soltanto ad additar come termine delle loro aspirazioni la liberazione dal giogo del peccato, ma – pur non invitando tutti alla pratica dei consigli — tutti invita a un ideale di perfezione, che trascende ogni limite cui la nostra debolezza, da se sola, potrebbe ardire di tendere. “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che è nei cieli” (Mt. V, 48).
Alla quale divina parola, facendo eco l’Apostolo, annunziava agli Efesini che quanti siamo stati redenti, siamo stai da Dio eletti “affinchè siamo santi e immacolati nel cospetto di Lui nella carità» (Ef. I. 4), così come tutto l’organismo della Chiesa da Dio non è stato costituito se non perché “ci riuniamo tutti nell’unità della fede e nel riconoscimento del figlio di Dio, giungendo alla maturità di uomo perfetto, alla misura di età della pienezza di Cristo” (Ef. IV, 13).
Or non sono molti anni, l’augusta parola del Santo Padre, richiamava questa dottrina alla nostra riflessione, quando, nell’enciclica su S. Francesco di Sales, – esaltando il magistero di questo grande precettore ed apostolo della santità fra le anime viventi in mezzo al mondo, – asseriva che la santità è meta cui tutti i seguaci di Gesù Redentore possono e devono aspirare; “Né poi qualcuno pensi che soltanto a pochi eletti spetti ciò, mentre agli altri sia lecito fermarsi i certo grado inferiore di virtù. Sono tenuti a questa legge tutti, nessuno eccetto”. (A. A. S. XV 50). Il che Egli stesso ripeteva ora è circa due mesi, quando, nell’esaltare il B. Andrea Uberto Fournet e la Ven. Maria di S. Eufrasia Pellettier, all’onore degli altari, usciva in queste chiarissime parole: “C’è chi dice che la sanità non sia vocazione comune: essa invece è vocazione comune a tutti; tutti vi sono chiamali”. “Estote perfecti”, è Gesù Cristo a tutti ha proposto sé medesimo come l’esemplare da imitare, la guida da eseguire, il maestro da ascoltare.
Nè questo fine si proponeva Nostro Signore soltanto nei riguardi di poche o di molte anime; ma abbracciava ne Suo Cuore divinamente regale e magnifico tutte le anime di tutti tempi, cui apprestava nel proprio Sangue un lavoro inesauribile di rigenerazione e di salute. “Venit f’ilius homis salvum facere quod perierat” (Mat. XVIII, 11).
L’APOSTOLATO
Egli, però, non volle che l’uomo restasse estraneo al grande ministero della salvezza delle anime, ma dispose che i tesori della divina Redenzione non si diffondessero direttamente alle anime dalla scaturigine del suo Cuore, ma vi giungessero attraverso altri cuori, che Egli costituiva depositari e dispensatori di tante dovizie, per questo appunto egli volle intorno alla Sua Croce un nobile corteggio di anime grandi, che si associassero ai suoi spasimi redentori: per segnarci, cioè, che ogni anima cristiana e chiamai a cooperare con Lui alla salvezza propria e a quella di tu gli uomini suoi fratelli, innanzi tutto associandosi alle sue suppliche divine, e poi portando personalmente i tesori della divina grazia in mezzo alle anime, mediante l’apostolato esterno, esercitato secondo la vocazione e le possibilità di ognuno.
Era così istituito l’Apostolato gerarchico ed ausiliario della Chiesa, al di sopra dei quali – posto in un ordine a sé, quale si conveniva a Colei che in tutta la divina economia della Redenzione aveva sortito un ufficio che la collocava al disopra di ogni creatura e umana ed angelica – l’apostolato (se così convien chiamarlo) di Maria, fatta universale Mediatrice di ogni grazia, perché Corredentrice, in quanto più che ogni altra creatura associata agli spasimi redentori di Gesù Cristo, e, per ciò stesso donata qual Madre agli uomini dall’esplicita e non mai abbastanza benedetta parola dell’Uomo Dio.
LA NOSTRA CELEBRAZIONE
Di fronte a tanta dovizia di così grandi e consolanti verità, risalta, senza neppur dirlo, quanto sarebbe meschina e povera la nostra commemorazione, se essa si riducesse come accennavamo in principio, ad una sterile e nuda ricordanza, più o meno nutrita di superficiale sentimentalismo.
Al fine adunque di venire incontro, quant’è possibile, alla buona volontà delle anime vostre – Fratelli e Figliuoli dilettissimi – Noi sentiamo il dovere di additarvi le vie maestre, per dir così, lungo le quali bisogna incanalare i nostri desideri e le sante aspirazioni che le nostre anime nutrono di profittare il più largamente che sia possibile dei divini frutti di quella Redenzione, che in modo straordinario quest’anno commemoriamo.
E ci affrettiamo a dichiararvi tutto il nostro pensiero in poche parole, dicendovi che questo centenario deve essere Anno di rigenerazione e di salute; anno di fervore e di santità; anno di generoso, attivo e fecondo apostolato.,
Di rigenerazione e di salute per compiere la Parola di Gesù : “Ut vitam habeant” di fervore e di santità, per accogliere l’altra: “Et abundantius habeant”; di generoso, fecondo e attivo apostolato, per rispondere all’ardente di Gesù, che mai non si spegne nei secoli: “Ho sete di anime : Sitio”.
RIGENERAZIONE E SALUTE
Anno, adunque innanzi tutto, di rigenerazione e di salute.
Si apre il tempo della S. Quaresima, il tempo, cioè, dei più insistenti richiami, delle più efficaci esortazioni, delle più opportune circostanze ad iniziare un vita nuova, conforme ai dettami della legge di Gesù Cristo.
Sia vostro impegno in questo anno di salute e di benedizione, il frequentare assiduamente la chiesa, per ascoltarvi la divina parola; sia vostro proposito, fin d’ora, il prepararvi al S. Precetto pasquale, con generosa ed energica volontà di vincere ogni ostacolo che vi sembri frapporsi al compimento di questo soavissimo dovere, sia quest’ostacolo il rispetto umano, o una lunga catena di colpe che vi paia impossibile spezzare, o una certa accidia spirituale, che vi fa rimandare di anno in anno la regolarizzazione della vostra coscienza con l’eterno Giudice.
Pensiamo con salutare timore alla severa parola con cui l’Apostolo ammonisce gli Ebrei: “La terra che beve la pioggia frequentemente cadente su di se, e che tuttavia produce spine e triboli, è reproba e prossima alla maledizione: e la sua fine è il fuoco.” (Ebr. VI. 7, 8).
Se infatti – neppure alle sovrabbondanti effusioni di grazia che ci inonderanno in questo sacro tempo, risponderemo facendo frutti degni di penitenza, chi ci assicura che Dio non chiuda per sempre sul nostro capo il fonte delle sue misericordie?
FERVORE E SANTITÀ
Rinnovati a salute, pero, non ci fermeremo, ne riterremo di non aver nulla da fare in questo sacro tempo, se – vedendoci alieni da una vita di gravi colpe o di deplorevole trascuratezza spirituale – saremo tentati di adagiarci in quello stato di fervore nel quale ci troviamo, senza sforzarci di progredire. “Chi è giusto diventi ancora più giusto; e chi è santo si santifichi ancora” (Ap. XXII. 11).
Sia, quindi, nostro impegno il frequentare i sacrosanti misteri della divina Liturgia, e sopra tutto il divin sacrificio della Messa, da Gesù Nostro Signore lasciato alla Chiesa, sua Sposa diletta, appunto perchè per esso “fosse rappresentato il sacrificio che Egli era per consumare una sola volta sulla croce, e ne permanesse la memoria sino alla fine del mondo, e affinché ne fosse applicata la salutare virtù in remissione di quei peccati che da noi quotidianamente si commettono” (Conc. Trid. XXII. c. 1.)
LA SANTA COMUNIONE
E con la frequenza del Divin Sacrificio, quella altresì della Comunione, che raccomandiamo sia per tutti costante e periodica, secondo le proprie disposizioni ed il consiglio del proprio confessore.
All’uopo torniamo a raccomandare vivamente la pia pratica della S. Comunione riparatrice nei primi venerdì in onore del S. Cuore, congratulandoci con tutte le anime (e sono ormai molte) le quali già li praticano in queste nostre diocesi.
LA DIVOZIONE AL CROCIFISSO
Una divozione desideriamo particolarmente richiamata in onore quest’anno: quella del Crocefisso. E non già con un solo aumento di ossequi esteriori al santo Segno della nostra Redenzione: ma piuttosto e sopratutto con una più intima conoscenza di Gesù Nostro Signore, considerato nel sublime mistero dell’Amor Suo infinito.
Rendersi, cioè, familiare la pratica dei santi, la meditazione del Crocifisso. Da quel divino libro, scritto col Sangue di Gesù Redentore, impareremo tutti i tesori della vera scienza, colà compendiata nella sintesi più eloquente; il domma, che trova nel mistero dell’Uomo-Dio morente il Capo della Chiesa, la Fonte della Grazia, la Scaturigine dei Sacramenti, il Tempio Augusto della SS. Trinità; la morale, che vi scorge il sigillo inviolabile della Legge Nuova, di là promulgata a tutte le genti: l’Ascetica, che trova nel Divino paziente il più perfetto modello di tutte le virtù, lo stimolo più efficace alle generose risoluzioni, l’ausilio più potente alla vacillante debolezza della nostra povera volontà vulnerata. E dalla meditazione del Crocifisso ridondi alla nostra vita quotidiana il fervore di una fede più viva, di una speranza più sicura, di una più ardente ed operante carità.
LE FESTE LITURGICHE
Perchè poi non scorrano sotto i nostri occhi senza frutto più abbondante del solito le commemorazioni liturgiche di quei misteri che formano un sol complesso con l’unico mistero della Redenzione, vi esortiamo a partecipare con rinnovata fede e con più intenso amore alle straordinarie solennità onde quest’anno, circonderemo tutte le feste che hanno con quel mistero più visibile attinenza.
MARIA MEDIATRICE
Anzi, per far che anche le feste mariane di quest’anno, tutte s’inquadrino nel ciclo della Redenzione, ed anche perché le nostre celebrazioni di quest’anno non restino senza un perenne ricordo della singolare pietà nostra verso la Vergine Maria, da noi solennemente riconfermata, in modo tutto particolare, Madre e Regina di queste due diocesi, a noi commesse, ci è caro annunziarvi che speriamo poter quest’anno chiudere il mese di maggio con una festa mariana particolarmente intonata alla fisionomia di questo centenario, la festa, cioè, di Maria Mediatrice Universale di ogni grazia, la cui Messa e il cui Ufficio ci ripromettiamo ottenere al più presto per le nostre Diocesi dalla S. Congregazione dei Riti.
E ci ripromettiamo inoltre, entro quest’anno giubilare, consacrare nella città di Troia alla SS. Vergine, sotto questo titolo, l’antica chiesa delle Grazie, i cui restauri volgono al termine (e già abbiamo avuto la consolazione di consacrarne le nuove campane); e di inaugurare nella città di Foggia le artistiche vetrate di quella Cattedrale, nonché di benedire la prima pietra della sua nuova sagrestia, con l’aula capitolare, il tesoro, la casa parrocchiale e le relative sale catechistiche.
Sarà un bel serto di omaggi a Maria Mediatrice.
Al bagliore sovrumano di tanta dignità della nostra Celeste Madre ed amatissima; al fecondo calore di vita emanante da Gesù vivente nell’Eucaristia e, con sempre novella sovrabbondanza di misericordia, operante nel Santo Sacrificio dei nostri altari, sbocceranno, senza dubbio, dai nostri cuori, olezzanti fiori ed ubertosi frutti di santità, e sarà pago il voto del Redentore: “Ut abundantius habeant”.
IL PROGRAMMA DELL’APOSTOLATO
Bisognerà, tuttavia, a completare la perfezione delle nostre celebrazioni centenarie, non restringere a noi soltanto, con un meschino egoismo spirituale, il termine delle nostre aspirazioni di bene: ma dobbiamo altresì dilatare la nostra carità in un desiderio attivo, generoso e fecondo apostolato.
APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
Apostolato, innanzi soprattutto, di preghiera, come quello che essendo da una parte il più efficace fra tutti gli apostolati, ed essendo il più facile ed il più accessibile a tulle le anime da tutti può e deve praticarsi.
Torni, adunque, in quest’anno di benedizione, la frequenza dei vecchi tempi alle pubbliche preghiere parrocchiali; rientri nelle nostre famiglie il pio costume della recita del Santo Rosario in comune, quale pratica rinnovazione quotidiana della loro consacrazione al Cuore Divino di Gesù per mezzo della Madonna, Madre sua santissima e dolcissima Madre nostra; si allarghino le intenzioni della nostra preghiera ad abbracciare tutte le intenzioni del Sacro Cuore trascendendo così la meschina cerchia di quelle solite petizioni temporali, onde sono affollate la gran parte delle preghiere nostre di tutti i giorni.
APOSTOLATO DELLA SOFFERENZA
Apostolato ancora della sofferenza. I poveri sopratutto e quanti hanno da Dio il dono di una croce palese o nascosta (malattie, trepidazioni, angustie di ogni genere, ond’è così ricca la vita di ogni giorno) si uniscano a Gesù paziente, sull’esempio di Maria Addolorata, per affrettare con l’umile e prezioso contributo delle loro lagrime 1’avvento del Regno del Sacro Cuore in questa società moderna, che sembra aver smarrito le vie della pace, proprio perché altrove ha preteso trovarla, che in Colui che della pace è Principe e Signore. Riempiranno così di gioia il Cuore di Gesù Cristo, e d’ineffabile consolazione il proprio cuore, sperimentando la verità della divina promessa: «Venite a me Voi tutti che siete travagliati ed oppressi: io vi ristorerò».
Ne va trascurato ancora specialmente da quelli che per le loro condizioni sociali o fisiche, meno sono esposti alle sofferenze della vita: la mortificazione volontaria.
Astenersi da un divertimento anche lecito ed onesto; bandire dalla nostra mensa il superfluo o il troppo delicato; dal vestire quanto sa di vanità e di soverchia ricercatezza, non strettamente richiesta dalla nostra condizione di vita; privarci di qualche comodità non necessaria alla nostra sanità, ecco mille piccoli accorgimenti, con cui potremo venire in soccorso alle anime dei nostri fratelli. E sarà perfetta la nostra penitenza, se il risparmio realizzato con le nostre astinenze lo devolveremo in elemosina a prò dei poveri o ad incremento di opere di carità o di zelo, perchè, allora, al merito della mortificazione, aggiungeremo quello della misericordia, memori che l’esercizio di questa virtù, secondo l’insegnamento dello Spirito Santo, è uno dei più efficaci mezzi di espiazione e di riparazione dei peccati: Tale fu sempre l’insegnamento dei Padri, che vollero il digiuno dei penitenti, refezione dei poverelli (S. Leone Magno) ai «quali la nostra carità tornerà ben più utile ed accetta di certa larva di carità, inventata dal mondo, la quale non è frutto di sacrificio e di generosità, ma avanzo di feste, così dette di beneficenza, che, prima di essere un sollievo materiale alla povertà, ne sono quasi una crudele irrisione, sicché a tali benefattori si potrebbe ripetere l’amara parola dell’antico Giobbe: «Consolatores onerosi omnes vos estis» (XVI. 2).
APOSTOLATO DELL’AZIONE
Apostolato, infine, di opere e di attività: buon esempio, parola che invita al bene, esercizio della nostra influenza per condurre a Dio quanti possiamo (padri, madri, fratelli, amici, superiori, padroni, dipendenti: qual largo campo di apostolato alle vostre attività, pur senza uscir dalla cerchia ove Dio vi pose a vivere!) carità illuminata, che sovvenga i corpi per guadagnare le anime… Chi varrà mai a segnare tutti i sentieri lungo i quali potranno incamminarsi le anime nostre, se ci lasceremo invadere da quel santo fuoco che strappava dal cuore di Paolo il celebre detto: «Charitas Christi urget nos?»
Il quale invito, se a tutto le anime rivolto, deve risuonare in modo tutto speciale al cuore di quanti, degnati da Dio da una vocazione speciale, fanno dell’apostolato una più o meno solenne professione di vita: i sacerdoti, i religiosi, gli ascritti a tutti i sodalizi cattolici.
Moltiplichiamo i nostri sforzi di bene a prò di tutti i nostri fratelli, e vedremo coronate le nostre umili fatiche da quei frutti di salute e di benedizione che il Padre Comune si ripromette da quest’anno centenario per tutta quanta l’umana famiglia.
IL GIUBILEO
Fra poco più di un mese, la Porta Santa, al tocco del martello papale, aprirà i suoi battenti alle turbe anelanti pace e misericordia dal Cuore aperto del redentore.
Anche da queste nostre Diocesi partirà un pellegrinaggio, come poi a suo tempo più distintamente annunzieremo, alla volta della Città Santa, cui la Provvidenza ci pose tanto vicini.
Nutriamo nel cuore la dolce speranza di veder numerosi i nostri figli, stretti intorno a Noi, pellegrinare fra le tombe degli apostoli e dei martiri, per arricchirsi nell’anima di quei tesori di ineffabile misericordia che il Signore ci apre con regale magnificenza in questo Giubileo.
Termineremo il nostro cammino ai piedi del trono del Papa, nel quale Gesù Cristo vive sensibilmente in mezzo a noi col suo magistero infallibile, attraverso i secoli.
Prepariamoci a tanta ventura, non già con il facile entusiasmo con cui ci si prepara a un viaggio interessante, ma con il raccolto fervore di chi si appresta a un solenne atto di penitenza e di santificazione.
Che l’Anno Santo sia per tutti noi l’Anno della nostra rigenerazione spirituale, l’Anno della nostra santificazione e delle grandi fatiche per la santificazione di tutti i nostri fratelli, onde le nostre diocesi siano sempre più salutarmente rinnovate.
Questo augurio, questo il voto, questo il desiderio più ardente del nostro cuore, al cui compimento preghiamo sia benignamente propizio il Signore Mediatrice la Vergine Santissima al cui patrocinio Noi, sin d’ora, affidiamo la felice riuscita di quest’anno centenario confermando con la Sua, la nostra benedizione, che con tutta l’effusione dell’anima nostra, vi impartiamo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo. Amen.
+ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Foggia, dal nostro Palazzo Vescovile, Mercoledì delle Ceneri, 1 marzo 1933.
A sempre più facilitare l’attuazione pratica di quanto siamo andati esponendo nella Nostra Lettera Pastorale, raccogliamo qui le seguenti
DISPOSIZIONI
1. I Rev.mi Parroci e Rettori di Chiesa affiggano la presente Pastorale alle porte dei templi, e nelle sacrestie avendo cura di farlo in maniera che si possa facilmente leggere dai fedeli.
Nelle prime due domeniche di quaresima, nella santa Messa la spieghino e la commentino al popolo; ed altrettanto facciano i revv.di Assistenti Ecclesiastici, Direttori o Padri Spirituali di tutti i sodalizzi cattolici, proponendo il pensiero religioso agli ascritti dei terz’ordini, delle associazioni cattoliche, Confraternite ecc.
2. Nelle Chiese ove si conserva il Santissimo Sacramento, e nelle quali non ha luogo la predicazione per l’intera Quaresima, dopo la divota recita del Santo Rosario, ha esposto il SS Sacramento, prima della visita serotina, si faccia al popolo almeno un quarto d’ora di meditazione sulla passione di nostro Signore Gesù Cristo.
All’uopo consigliamo l’aureo libretto del P. Ignazio del Santo Costato intitolato “Alla Scuola di Gesù Appassionato” edita dalla Pia Società di San Paolo (£ 200) oppure “ Ai piedi del Crocifisso” di S. Alfonso M. De Liguori – edito dalla Società Ed. Internaz. – (£300).
Raccomandiamo che la lettura sia fatta in modo che il popolo possa sentirla e comprenderla: quindi sicuri di farla dal pulpito o dall’altare, e di illustrarla con qualche opportuna spiegazione. Si intende che la durata di un quarto d’ora è assegnata per fissare un minimo, non già per limitare lo zelo di quanti vogliano e sappiano fare di più.
3. Nei centri ove ha luogo la predicazione quaresimale, tutte le altre chiese, ove non si predica, devono aver terminate, le funzioni vespertine o serotine almeno mezz’ora prima dell’ora assegnata per la predica nella chiesa principale.
Tutti i parroci e rettori di chiesa si facciano un dovere di esortare ripetutamente e con zelo i propri fedeli affinchè vadano ad ascoltare la parola di Dio.
4. In tutti i venerdì di quaresima e nel primo venerdì di tutti gli altri mesi dell’anno, le Chiese che posseggono reliquie della passione debitamente autenticate, le tengano esposte solennemente alla venerazione dei fedeli.
In quelle chiese che hanno qualche altare dedicato al SS. Crocifisso, sia questo altare prescelto per tale esposizione, e vi si compiano particolari funzioni, tra le quali primeggi sempre la divota celebrazione del SS. Sacrificio della Messa con Comunione.
5. Il pio esercizio della Via Crucis sia compiuto non solo in quaresima, ma in tutto l’Anno Giubilare, con maggior frequenza solennità e divozione.
6. Le suore e le pie insegnanti preposte agli asili d’infanzia, nonché i catechisti e i sacerdoti preposti ai catechismi parrocchiali, durante quest’anno, e particolarmente nella quaresima, raccontino e spieghino ai fanciulli la vita e soprattutto la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo, facendo delle riflessioncine proporzionali alla loro capacità e alle loro condizioni, con l’intento di stimolarli e ricambiare con atti di abnegazione e di virtù, proporzionati alla loro età, l’amore infinito di Gesù Cristo per noi.
All’uopo raccomandiamo vivamente, tutti i Rev.mi Parroci di curare l’incremento ed il metodico ed ordinato funzionamento dei catechismi parrocchiali, soprattutto per i maschietti, che per la loro naturale vivacità e per la maggiore libertà di cui godono, sono più che mai esposti al pericolo di trascurare l’istruzione catechistica.
E ci sembra opportuno segnalare qui, allo zelo dei Rev.mi Parroci, un’opera che va diventando sempre più urgente: la preparazione alla Prima Comunione degli adolescenti ed anche, talvolta adulti che ancora non l’hanno fatta.
Ove le loro attività non bastassero, potrebbero avvantaggiarsi della collaborazione degli ascritti alle organizzazioni cattoliche, ricordando bene, però, che tale collaborazione, non sostituisce del tutto l’0pera del sacerdote, e quindi non ci dà diritto a disinteressarci di quanto essa va compiendo, ma c’impone piuttosto il dovere di dirigerla, sostenerla, aiutarla e incoraggiarla validamente.
7. Si promuova sempre più nel popolo la conoscenza della vita di N.S. Gesù Cristo e del suo amore infinito per noi. A questo fine sia indirizzata la pia pratica del Mese del Sacro Cuore, che, quest’anno, vogliamo compiuta con più fervore e solennità.
In tutte le Parrocchie, poi, prescriviamo che nel presente Anno Giubilare, nel giorno che si crederà più indicato sia fatta “la Giornata del Vangelo” per la diffusione del Libro Divino e anche di vite illustrate di nostro Signore Gesù Cristo adatte ai vari ceti di persone.
A tal uopo ogni parroco prenda sin d’ora gli opportuni accordi con le suore della Pia Società di San Paolo (presso la Chiesa di Santo Stefano – Foggia), e informi poi la propria Curia vescovile della giornata prescelta e del programma concretato per la buona riuscita di tale giornata.
8. Si divulghi sempre più tra i fedeli, specie con le omelie e coi catechismi domenicali, la conoscenza esatta della dottrina del nostro S.Alfonzo intorno alla necessità della preghiera, e si spieghino le varie specie di essa e i varii modi di farla, inculcando soprattutto l’orazione mentale del Rosario meditato. Bisogna far cadere il vieto pregiudizio che la meditazione sia un esercizio per le sole anime elette, o per le sole persone dotate di molta cultura.
In ogni Parrocchia, poi, ove non è eretto il centro dell’Apostolato della Preghiera,lo si eriga, curando l’ascrizione cosciente ad esso di quelle anime che sono in grado, dietro opportuna preparazione, di comprenderne le eltre e sante finalità; ove già il centro sia eretto, si curi di infondergli novella vita, considerandolo come l’anima di tutte le altre organizzazioni della Parrocchia, le quali da esso devono attingere quello spirito di preghiera che è il segreto della fecondità di ogni apostolato.
9. Si inculchi la Comunione frequente e si spieghino accuratamente le condizioni necessarie perché sia fatta bene e fruttuosamente, nell’intento soprattutto di spianar la via a molte anime buone, che solo una inesatta conoscenza di tal dottrina tiene lontano da una pratica, per cui mezzo potrebbero assicurarsi la perseveranza nello stato di grazia e giungere in breve a grande perfezione.
10. Si promuova con sempre maggior zelo la Comunione Riparatrice del primo venerdì, spiegando, al popolo la grande promessa del S.Cuore a S.Margherita Maria, e diffondendo i varii opuscoli che ne illustrano l’importanza e l’efficacia.
Si curi, con diligente preparazione, la consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore cercando in ogni modo di far comprendere la natura, l’importanza pratica e i mirabili effetti di quest’atto di omaggio al Cuore di Gesù. Senza una tale diligenza, è molto facile che la consacrazione delle famiglie al S.Cuore si riduca alla semplice cerimonia della solenne benedizione e relativa esposizione di un quadro, e niente più.
11. Prescriviamo che in tutte le parrocchie delle due diocesi con particolari funzioni e pi pratiche siano celebrate in maniera più solenne degli altri anni, oltre il Giovedì e Venerdì Santo e la Pasqua, anche le seguenti sacre ricorrenze:
a) La Novena e l’Ottava di pentecoste, in onore dello Spirito Santo, Ricordandoci tale solennità il centenario della inaugurazione (per dir così) ufficiale della S.Chiesa e quello della prima benedizione Apostolica, le preghiere e le funzioni a tal uopo promosse, abbiano come fine precipuo d’impetrare da Dio il trionfo del Papa e della Chiesa, la santificazione del Clero e l’incremento delle Vocazioni.
b) L’Ottava del Corpus Domini, con l’intento di accrescere sempre più nei fedeli l’amore alla SS. Eucarestia ( e come Sacramento e come Sacrificio) e commemoremo così il centenario di questo supremo dono di Dio alla povera umanità.
c) L’Ottava del S. Cuore, con spiccato carattere di riparazione, implorando la conversione dei peccatori e la liberazione dell’umanità dai molti e profondi disagi che la travagliano. Si potrebbe molto opportunamente spiegare al popolo, in questa ottava, la mirabile Enciclica del S.Padre Pio XI sulla riparazione, che comincia con le parole “Miserentissimus redemptor” .
d) L’Ottava che precede la festa della Regalità di N.S. Gesù Cristo, con spiccato intento missionario, pregando per la conversione degli infedeli e per l’incremento di tutte le opere missionarie. Prescriviamo, inoltre, che nelle nostre due Cattedrali e nella Collegiale di S.Marco in Lamis – promotori i Revv.mi capitoli e i relativi Arcipreti. Di comune intesa – a chiusura di uno di questi quattro ottavari, a loro scelta, abbia luogo l’esposizione del SS. Sacramento in forma di quarantore, cui vogliamo sia data la massima solennità possibile, con apposito corso di predicazione e con la partecipazione di tutte le confraternire, associazioni sodalizi cattolici. Le Quarantore si chiuderanno con una solenne processione eucaristica.
12. Tutti i pii esercizi della Passione di N. S. Gesù Cristo si chiudano sempre con un affettuoso e riconoscente ricordo dei dolori della madonna; e le due feste dei suoi santi dolori, siano celebrate quest’anno con straordinaria devozione. La pia pratica, poi, del mese mariano abbia come fine di far sempre meglio conoscere la Madonna quale nostra Corredentrice, e si chiuda solennemente con la festa di Maria mediatrice universale di tute le grazie.
Durante la presente quaresima, nei giorni consentiti, nelle sante messe e sacre funzioni e omesse le altre collette, si appongani quella dello spirito Santo e quella Pro petitione lacrymarum.
Lettera Pastorale: Il memoriale perenne della Redenzione
(Troia, 7 marzo 1934 – Festa di S. Tommaso d’Aquino)
Ringraziamento al Signore per l’Anno Santo che sta per chiudersi. Il centenario della Redenzione si chiude come commemorazione, ma non tramonta come realtà, che resta tutta intera nel Mistero della SS. Eucaristia.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 20, N. 258bis
Libretto stampato.
FORTUNATO M. FARINA
PER GRAZIA DI DIO E DELLA SANTA SEDE APOSTOLICA VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
AL VENERANDO SUO CLERO E AL DILETTO SUO POPOLO
SALUTE E BENEDIZIONE
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
E’ per compiersi 1’anno dal giorno in cui il Sommo Pontefice schiudeva ai popoli bisognosi di grazia la Porta Santa della Basilica Vaticana, per il grande Giubileo commemorativo del decimonono Centenario della Redenzione.
Rifulgeva allora, innanzi ai nostri occhi, il Segno della Croce, come il purpureo vessillo del Divin Rè, cui tutta doleva convergere la nostra meditazione durante l’Anno Santo, che s’apriva: e Noi non mancammo di farci eco della augusta voce del Vicario di Gesù Cristo, richiamandovi appunto, nella nostra pastorale della Quaresima, ad una più intensa e pratica divozione verso l’augusto Segno della nostra salute.
Non occorre che richiamiamo ancora una volta alla vostra memoria le tanto divote processioni del SS. Crocifisso per le vie di tutti i Comuni delle nostre due diocesi, i misteriosi eventi che le resero indimenticabili, i frutti sovrabbondanti di conversioni e di fervore, che le seguirono: voi ne avete impresso nel cuore il ricordo, e non sarà facile che esso se ne cancelli, perché allora noi tutti ci sentimmo — con indicibile commozione — quasi sfiorati da un sensibile tocco di soprannaturale. Oggi, a un anno di distanza, mentre è per chiudersi il grande, straordinario Giubileo, che resterà scritto a caratteri d’oro nelle pagine gloriose della storia della Chiesa, tutto l’orbe cattolico sente il bisogno di esprimere a Dio il proprio ringraziamento per tanta copia di benedizioni.
Ed appunto per additarvi in che cosa noi dovremo far consistere il nostro ringraziamento, affinchè esso sia accetto al Divin Cuore di Gesù, nostro Redentore amatissimo, e ci renda degni di sempre nuove grazie, Noi abbiamo sentito il bisogno di rivolgervi, ancora una volta, fratelli e figliuoli dilettissimi, la Nostra parola di Pastore e di Padre.
Prima però di additarvi i pratici propositi che devono formare la solida base del nostro ringraziamento. Noi dobbiamo chiarirvi alcune premesse indispensabili a tale intento.
Il migliore ringraziamento
V’è un Mistero, che racchiude in se la sintesi di tutti misteri della nostra santa Religione: e la Trinità delle Divine Persone nell’Unità perfettissima della Divina Natura : e l’ineffabile nodo che stringe in arcano connubio personale la Divina Natura e 1’umana; e l’inestimabile tesoro dei meriti sempre vivi di un Dio Crocifisso; e la sublime realtà di un divino amore sempre operante per la santificazione della creatura; e il mirabile commercio tra l’umanità e la Divinità attraverso i palpiti sacerdotali di un Cuore Divino e Umano, “semper vivens ad interpellandum prò nobis” (Hebr – VII 25): e l’abissale umiltà di un Dio fattosi nostro compagno e nostro cibo, nostra consolazione e nostra ricchezza.
Questo mistero, voi 1’avete compreso, fratelli e figliuoli dilettissimi, è il Mistero della SS. Eucaristia.
Tra non molti giorni la centenaria commemorazione della Redenzione del genere umano passerà dalla realtà della vita alle fedeli, ma morte pagine della storia: sarà un ricordo.
Resta tuttavia la realtà del mistero commemorato nel divino ed inestimabile dono, che, quasi testamento supremo del suo amore infinito, Gesù lasciava all’umanità fin dalla grande vigilia del suo sacrificio redentore.
Il centenario della Redenzione, dunque, si chiude bensì come commemorazione. ma non tramonta come realtà, che resta tutta intera nel SS. Sacramento in cui è ricapitolato tutto il contenuto degli eventi, che abbiamo così solennemente celebrati.
Dalle pagine della S. Scrittura a quelle dei Padri e dei Dottori, il Mistero della SS. Eucaristia non ci vien presentato che come indissolubilmente legato al mistero della Croce.
I Vangeli inquadrano la sua istituzione nella mesta e grandiosa cornice della Passione. S. Paolo esplicitamente insegna che ”ogni volta mangeremo questo pane e berremo questo calice, annunzieremo la morte del Signore, finchè Egli verrà”(Cor. XI. 26) S. Agostino chiama 1’Eucaristia “Sacramento del ricordo” (contra Faustum Munich XX. 21) S.Tommaso il “memoriale della morte del Signore”, in cui “recolitur memoria passionis Eius”. La liturgia, alla quale aggiunge, la sua auto rità, — se l’autorità umana è lecito aggiungere a quella della ”Lex supplicandi” il nome del Genio che la compose, prega innanzi al SS. Sacramento con una supplica, che è tutta un ricordo vibrante della Passione: “O Dio, che sotto il velo del grande Sacramento ci lasciasti il ricordo della Tua Passione, ne concedi la grazia di venerare i sacri misteri del tuo Corpo e del tuo Sangue in tal guisa, che sentiamo continuatamente in noi l’effetto della tua Redenzione”.
Se tale e tanta è la connessione tra il mistero della Redenzione e quello dell’Eucaristia. è ben giusto che il frutto precipuo, e potremmo dire anche unico, per quanto molteplice, di queste straordinarie celebrazioni giubilari, sia un orientamento più deciso, più fervido, più generoso di tutta la nostra vita verso il S.S. Sacramento dei nostri altari.
L’Emanuele
In questo augusto Sacramento, in fatti, il più ineffabile e profondo Mistero di Amore della nostra Religione, il Redentore Divino vive in mezzo a noi, avverando così tutti i giorni l’antica parola del Profeta che gli attribuì il nome di Emanuele, che significa appunto “Dio con noi” (Is. VII – 14). Potrebbe dirsi che nulla abbiamo da invidiare a quanti, diciannove secoli or sono ebbero la ventura di avvicinarlo e di godere della sua intimità.
Se a noi non è concesso, come fu ad essi, di godere sensibilmente della vista di Lui e del fascino, che emanava dalla Sua Santissima Umanità, è dato per altro, in compenso, poterlo sempre avvicinare, a nostro agio, in tutte le ore e unirci a Lui in una maniera molto più stretta ed ineffabile per mezzo della Santa Comunione, e fruire di quella stessa virtù, misteriosamente risanatrice, che fluiva della sua amabile Persona, quando visibilmente passava in mezzo alle turbe. Ed Egli, intanto, come allora, anche adesso, nella santa Eucaristia, compie a nostro riguardo la sua missione di Redentore, per quanto in maniera diversa.
Christus heri, et hodie ipse et in saecula (Hebr. XIII – 8)
Allora redense tutta l’umana famiglia spargendo il suo Sangue in remissione dei peccati di tutti: nella Santa Eucaristia Egli viene applicando perennemente, di momento in momento, a quanti vengono a Lui, i frutti e i tesori di tal Redenzione.
Sicché la Sua opera di santificazione e di salvezza, svolta in un campo molto ristretto e potremmo dire quasi in miniatura, durante il breve ciclo della sua vita mortale, si perpetua e si riproduce senza interruzione attraverso i secoli, mediante la Sua vita eucaristica, in un campo vasto e sterminato quanto la terra.
Dal tabernacolo, in fatti, ripete in maniera, potremmo dire, anche più efficace le sublimi lezioni di umiltà e di distacco dai beni del mondo, date dalla mangiatoia e dalla grotta di Betlem: e a noi e concesso di poter accedere a Lui, realmente vivente sotto i veli eucaristici, con una libertà ed una confidenza di gran lunga superiore a quelle di cui godettero e i semplici pastori della Giudea e i Sapienti venuti dll’Oriente.
Egli, in questo Sacramento di amore, accoglie egualmente tutti, piccoli e grandi, in tutte le ore, ed ha per tutti le stesse dolci e soavi attrattive, per quanto tacite e misteriose, di quando, diciannove secoli or sono, apparve e stette su questa terra sotto le sembianze di amabile bambino.
E così. ovunque si conservano le sacre specie eucaristiche, sono rinnovate e perpetuate le grandi lezioni di forte e serena rassegnazione nel dolore e nelle contrarietà, di santa operosità nel nascondimento e nel silenzio, già da Lui date nell’esilio di Egitto o tra le pacifiche mura della casetta di Nazareth.
Dalla secreta solitudine del tabernacolo Egli insegna ancora, come già nel deserto, la forza tutta soprannaturale e invincibile della preghiera e della mortificazione.
E intanto, in tutte le parti del mondo, ovunque si conserva la Santa Eucaristia, Egli chiama a se i fanciulli, per le anime, che prevaricarono, parole di misericordia e di rigenerazione, come già per la Maddalena, per la povera adultera e per il buon ladrone: suscita in giovani cuori le fiamme dell’apostolato, ripetendo ad essi misteriosamente, ma non meno efficacemente, il “Vieni e seguimi: Da oggi innanzi io vi farò pescatori di uomini” (Matt. IV. — 19) già ripetuto ai suoi Apostoli; accende in molte anime il celeste amore per la purezza verginale. Come quando, per la prima volta, al mondo corrotto, che non era in grado di comprenderlo, (Quid potest capere capiait: Maty. XIX — 12) parlò con accenti arcani di una vita tutta angelica, vissuta quaggiù, non ostante la corruzione della carne e il fomite della concupiscenza, funesto retaggio del peccato.
E in virtù dell’Eucaristia il mistero della Croce, il Sacrificio del Calvario, misticamente si rinnova e si perpetua in tutte le ore, mediante la celebrazione della santa Messa: e Gesù, incessantemente, da ogni altare, ripete per essa al Padre, a prò dell’umanità peccatrice, le stesse parole di misericordia e di amore, pronunziate dalla Croce a prò dei suoi carnefici.
Fratelli e figliuoli dilettissimi, non solo, dobbiamo credere alla verità della reale presenza di Gesù nella Santa Eucaristia, ma dobbiamo esserne così profondamente compenetrati e vivere così intensamente di essa, da formarne tutta la vita della nostra vita spirituale e soprannaturale.
Il pensiero che qul Gesù, di cui ci parlano i Santi Vangeli, è sempre qui con noi, pronto a ripetere a prò di ognuno di noi le stesse meraviglie narrate nelle sacre pigine e che anche oggi, come allora, Egli non pone altra condizione perché si possa fruire dei Suoi tesori divini se non una fede viva e una confidenza illimitata “Si potes credere ommia possibilia sunti credenti” Mar. IX 22. Deve formare tutto il nostro conforto e tutta la nostra dovizia, durante i giorni di questo nostro terreno pellegrinaggio.
Il Magistero della Storia
Dall’ora avventurata della istituzione dell’Eucaristia sino ad oggi, la storia della Chiesa, attraverso diciannove secoli, non fa che confermarci come sia sempre incessantemente vero che Gesù, dall’Eucarestia, riversi sulle anime i tesori delle grazie, con una dovizia pari, ed anche maggiore, dei giorni della sua vita mortale.
La fortezza dei martiri dei primi secoli; la innumerevole schiera di vergini, candidi gigli germinati a migliaia in mezzo alla corruzione più sfibrante e nauseante del mondo pagano; la sapienza dei Padri e dei Dottori, effondente sempre nuova e più fulgida luce nella lotta contro gli errori pullulanti di età in età sin dai primi secoli; tutta questa incantevole fioritura di fortezza, di bellezza, di verità, tutta è germogliata al fecondo calore del Sole Eucaristico.
Da essa attinse il primo alimento, lo zelo dei grandi apostoli delle varie età successive, da S. Agostino, apostolo degli Angeli, a S. Francesco Saverio, sino alle nobili ed eroiche figure dei più insigni missionari dell’età nostra.
Intorno al Tabernacolo si formarono i santi monaci, che divennero i grandi Pontefici dell’età più travagliata della Chiesa, fra i quali emerge S. Gregorio VII.
E così, del pari, le fiamme restauratrici, di cui arse il cuore di S. Domenico e quello di S. Francesco d’Assisi, trassero vita ed alimento dal loro amore ardente pel Redentore, sempre vivo e palpitante sotto le specie eucaristiche.
Dall’Eucaristia ebbero ispirazione e vita le grandi opere di carità e di zelo, istituite da S. Vincenzo dei Paoli, dal Beato Cottolengo e dal Beato D. Bosco, opere che formano una delle manifestazioni più belle, non meno che tangibili, del soprannaturale nell’età nostra.
Ed i santi pastori di anime, quali S. Carlo, S. Alessandro Sauli, S. Francesco di Sales il nostro S. Alfonso, e l’umile Curato d’Ars, in tempi ili lotta e di rilassatezza e pervertimento dei cuori, non trovarono mezzo più efficace per la salvezza e la rinascita spirituale dei loro popoli, che il ricondurli ai piedi di Gesù nella santa Eucaristia, donde, anche a prò di queste turbe di anime doloranti e fameliche. Egli ripetette le stesse maraviglie del Vangelo, sicché i ciechi riebbero la vista, i sordi l’udito, gli storpi furono raddrizzati, a tutti fu annunziato efficacemente il Regno di Dio. (cfr. Luc. VII – 22).
E se oggi è dato assistere — pur dopo lunghi decenni di laicismo e di materialismo — al mirabile fermento di spiritualità, che opera in seno alla società presente quel rinnovamento di vita religiosa, contro cui invano l’inferno oppone, in un disperato sforzo, le torbide correnti dell’anarchismo e del sensualismo; se c’è dato allietarci nel contemplare il non più visto ardore di apostolico zelo, onde son pervase le folte schiere dei militi dell’Azione Cattolica, — pacifico esercito ormai schierato alla conquista delle anime da un capo all’altro dell’orbe — dobbiamo cercare la recondita fonte di tante meraviglie nella SS. Eucaristia, in cui gli ultimi Pontefici, hanno più che mai costantemente additato all’umanità il supremo rimedio di tutte le sue aberrazioni.
Andiamo dunque al Tabernacolo e la SS. Eucaristia sia al termine ultimo e supremo a cui si diriga e da cui tragga alimento tutta la vita interiore e soprannaturale delle anime nostre.
La S. Messa e la S. Comunione
Studiatevi, o figliuoli amatissimi, di intensificare ed irrobustire sempre più la vostra divozione per la SS. Eucaristia, non solo col rendere più frequenti le vostre Comunioni e più assidua la vostra partecipazione al santo Sacrificio della Messa, ma anche col porre ogni cura per comunicarvi con più profondo spirito di fede e di divozione, facendo tesoro del tempo preziosissimo assegnato al ringraziamento, e studiandovi poi di trasformare tutte le vostre giornate in una remota preparazione o in un prolungato ringraziamento alle vostre Comunioni, che devono costituire come il punto centrale di riferimento di tutte le vostre azioni, anche le più ordinarie della vita, in modo da poter ripetere con S. Paolo: “Omne quodqunque facitis in verbo aut in opere, omnia in nomine Domini Iesu Cristi”. Qualunque cosa o diciate o facciate, tutto sia in nome del nostro Signor Gesù Cristo. (Col. III – 17).
Perchè le nostre Comunioni ci siano maggiormente profittevoli, alla frequenza dobbiamo congiungere la diligenza più accurata per trarre da esse il maggior vantaggio possibile, e quindi non contentarci semplicemente delle disposizioni rigorosamente richieste per non profanarle con orribile sacrilegio, ma porre ogni impegno a ben preparare l’anima nostra a sì eccelso favore con il raccoglimento interiore, con l’orazione e con l’esercizio di tutte le virtù. E, del pari, dopo esserci uniti per mezzo di esse a Gesù, nella maniera la più ineffabile, dobbiamo studiarci di alimentare sempre, spiritualmente, questa unione, durante il giorno, e serbare di Lui, nostro Redentore Divino, fattosi, per amore, cibo spirituale delle anime nostre, grato e costante ricordo.
La visita al SS. Sacramento
Il vincolo più efficace a conservare e rinsaldare tale unione, la maniera più proficua per attestare a Gesù, nostro Ospite Divino, la riconoscenza del nostro cuore, ed attingere da Lui nuovo conforto nelle lotte e nelle prove piccole o grandi delle nostre giornate, è la Visita al Santissimo Sacramento.
Dal visitare Gesù nella SS. Eucaristia nessuno si può esimere senza dare prova di deplorevole ed esiziale indifferenza verso di Lui e segno di grave tiepidezza, La visita a Gesù Sacramentato e allo stesso tempo ringraziamento per le sante Comunioni fatte per lo innanzi e ottima preparazione per quelle da fare in avvenire.
Ne si opponga a tal dovere la facile obbiezione delle circostanze che ci impediscono di compierlo.
Anche l’infermo, dal letto delle sue sofferenze, può visitare spiritualmente Gesù Sacramentato, e portarsi con l’anima ai piedi di Lui ed effondere nel suo Cuore Divino i propri sentimenti ed attingervi conforto ed aiuto: possiamo dire che non vi è distanza tra la SS. Eucaristia e l’anima piena di fede e di amore.
Da ogni Tabernacolo Gesù incessantemente ripete a tutti il suo invito amoroso “Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis et ego reficiam vos” (Mat. XI. 28) Venite a me tutti voi, che siete affaticati e aggravati, ed io vi ristorerò. Il solo trattenerci, animati da spirito di fede, alla presenza del S.S. Sacramento, arricchisce l’anima di grazie e di aiuti soprannaturali.
In quel momento, forse, non lo sentiamo, nè ce ne avvediamo: ma, quando, più tardi, in quel cimento, interno od esterno, noi riportiamo vittoria della tentazione; quando vinciamo quelle ripugnanze, che vorrebbero distoglierci da un atto di virtù: quando, all’occasione, riceviamo quei lumi insperati e pigliamo sante determinazioni, tutto ciò si compie in virtù della grazia segreta, di cui Gesù ha tacitamente arricchito la nostra anima per ricompensarla della piccola visita fattagli al santo Tabernacolo.
Nè ciò deve stupire, poiché dalla Persona Divina del Redentore, realmente presente nell’Eucaristia, anche oggi come diciannove secoli fa, promana quella misteriosa virtù risanatrice delle infermità dello spirito soprattutto, della quale ci parlano i santi Vangeli, — “Virtus de Illo exibat et sanabat omnes.” (Luc. VI – 19).
Esempi illustri
Talvolta anche anime non ancora arricchite del dono inestimabile della fede in Lui o nella Sua reale presenza eucaristica, furono degnate di simili doni spirituali dalla sua munificenza inesauribile.
Nel secolo scorso, fra i tanti, avemmo due grandi convcrtiti: il celebre Cardinale Manning — venuto dall’eresia anglicana alla Chiesa Cattolica, nella quale poi fu Arcivescovo primate di Londra e Cardinale — ed Ermanno Cohen, insigne musicista ebreo, che, convertitosi a Parigi e ricevuto il battesimo, fu poi religioso carmelitano col nome di Fra Agostino del SS. Sacramento e apostolo infaticabile dell’Eucaristia non solo in Francia, ma anche in Inghilterra e in Germania. Sia l’uno come l’altro solevano raccontare come il primo segreto impulso verso la fede vera l’avevano avuto quando, una volta, a caso, entrati per curiosità o per altri motivi umani, in una chiesa cattolica, il loro sguardo, senza volerlo, si era fermato sul Santissimo Sacramento, che, in quell’ora, era solennemente esposto sull’altare. Per questo, più tardi, insigniti del sacerdozio, nutrirono sempre per l’Eucaristia un culto ed un amore specialissimo e ne furono apostoli infaticabili.
Nè bisogna credere che tali episodi siano singolari o almeno infrequenti: proprio in questi giorni, un religioso della Compagnia di Gesù, reduce dalle Missioni del Colorado, in America, ci diceva come molte volte veniva ai Missionari, qualche protestante che domandavano di entrare nella Chiesa Cattolica, attestando che il primo impulso e la prima ispirazione al passo salutare l’aveva sentita, nell’intimo dell’anima sostando, a caso, innanzi al SS. Sacramento solennemente esposto in qualche tempio cattolico.
Come celebreremo il Centenario dell’Eucaristia
Il grado di corrispondenza, mediante la Santa Comunione e la Visita a Gesù Sacramentato, al dolce invito con cui Gesù Eucaristico ci chiama a se, è l’indice più sicuro del fervore della vita cristiana di un popolo e dello zelo dei suoi sacerdoti. E’ questa, fratelli e figliuoli dilettissimi, una grande verità che, seriamente da noi meditata, ci risparmierà tante illusioni e orienterà il nostro zelo verso quelle forme di apostolato — sia pure meno appariscenti, ma certo più efficaci e sostanziali — che hanno il loro sbocco in una maggiore, più cosciente, più pratica divozione al SS. Sacramento.
Per questo, facendoci interpetri dei paterni desideri del cuore del Papa, al chiudersi di questo Anno Santo — anno di misericordia e di grazia — Noi v’invitiamo tutti a celebrare col più forte e riconoscente slancio di amore l’Istituzione della SS. Eucaristia.
Vogliamo pertanto che tutti, sacerdoti e fedeli, nei due giorni assegnati, — il 15 Marzo pei soli sacerdoti dell’uno e dell’altro clero e il 18 Marzo per tutti i fedeli — compiano con profonda divozione e con grande solennità un ora di adorazione a Gesù Sacramentato, in ringraziamento dell’istituzione della SS. Eucaristia e del Sacerdozio.
Il Sacerdozio e l’Eucaristia
II Sacerdozio e l’Eucaristia — istituiti insieme e uniti tra loro in maniera indissolubile, poiché l’uno vive per l’altro e viceversa — insieme devono essere celebrati e commemorati, come ha sapientemente disposto il Papa.
Questa commemorazione, però, non deve ridursi a una più o meno formalità, ma, come vi dicevamo in principio, deve essere feconda di frutti salutari e duraturi, e riaccendere in tutti l’amore e la venerazione ne per Gesù sempre vivente in mezzo a noi, nella Eucaristia con la sua Divinità e con la sua Umanità santissima e nel Sacerdozio col suo magistero e coi suoi poteri divini.
Il catechismo
Affinchè tale amore sia forte e generoso e non rimanga sterile, risolvendosi in un vuoto sentimentalismo, è necessario rendere sempre meno imperfetta la nostra conoscenza di Gesù Cristo, mediante lo studio della sua dottrina e la meditazione del suo Vangeli. Di qua l’importanza delle due Opre, da Noi sì caldamente raccomandatevi con la nostra notificazione del 6 Gennaio u. s.: l’Opera, cioè delle vocazioni Ecclesiastiche e quella della Dottrina Cristiana.
L’amore per Gesù Cristo, e in conseguenza, per la Divina Eucaristia, non può andar disgiunto dalla conoscenza di Lui, perche l’amore è, come la volontà da cui procede, intimamente dipendente dalla conoscenza, conoscenza che reclama il magistero del Sacerdote, cosi come la presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, reclama del pari l’opera del sacerdote.
Per questo la conoscenza di Nostro Signore Gesù Cristo è egualmente sempre necessaria quanto l’amore per Lui. Conoscenza e amore, che, in via ordinaria e generale, vanno sempre in proporzione diretta fra loro, sicché mai potrà darsi intenso amore verso Gesù Cristo, senza una intima conoscenza di Lui, attinta se non dallo studio delle discipline teologiche — a ben pochi possibile ed accessibile — almeno dall’esatta nozione di quanto la fede ci insegna per mezzo del magistero della Chiesa, condensato nelle mirabili pagine del catechismo.
Occorre conoscere la vita di Gesù Cristo, il Suo Cuore, la Sua Dottrina e quindi la sua Chiesa — Eppure, oggi ancora, dopo diciannove secoli, quanta ignoranza intorno a Lui anche in mezzo al nostro popolo, e non solo fra le classi più umili, ma anche fra molti che appartengono al ceto colto e più elevato.
Nelle due ore solenni di adorazione da Noi indette — in cui pregheremo tutti, uniti un cuor solo ed un’anime sola col Vicario di Gesù Cristo — vogliate formulare generosi e pratici propositi per lavorare con ardore, e ognuno per la sua parte, a l’incremento di queste due grandi opere, dalle quali tanto bene ci ripromettiamo per queste due amatissime diocesi.
Le opere eucaristiche
Con indicibile consolazione dell’animo nostro abbiamo in questi giorni salutato e benedetto nella nostra Cattedrale di Troia il sorgere della santa Istituzione delle « Lampade viventi», una specie di turno di adorazione perpetua, compiuto, per parte dei fedeli di buona volontà, all’altare del SS. Sacramento, opera, già in qualche modo. ideata e tradotta in atto dal Santo Curato d’Ars, mediante la quale egli iniziò e compì così bene la rinnovazione spirituale della sua parrocchia.
Speriamo, il 22 del corrente mese, dopo 1’ora solenne di adorazione, inaugurare in Foggia l’esposizione quotidiana Solenne del SS. Sacramento nella chiesetta di Santa Teresa, accanto alla quale, presso la tomba della Ven.le Suor Maria Celeste Crostarosa, che consumo la sua terrena esistenza in un olocausto di amore per il Salvatore Divino, si va ricostituendo, sotto nuovi auspici, l’antico Monastero del SS. Salvatore da Lei fondato in Foggia.
Ivi, a piè del trono di Gesù Sacramentato, ad integrare l’adorazione e la salmodia, che a nome di tutto il popolo, le Religiose claustrali eleveranno, il Redentore Divino, siamo sicurissimi che non mancherà mai una folta schiera di “lampade viventi della città di Foggia”.
La “Stella Mattutina”
Ed ora, miei fratelli e figliuoli dilettissimi, non possiamo astenerci, nel concludere, dall’additarvi la Madonna. Conoscere ed amare sempre meglio Gesù, essere consumato da questo amore celeste, e sentirne tutta la dolcezza, è dono affatto soprannaturale, che non può venirci e non possiamo sperare da altri, se non da Lei, costituita da Dio Mediatrice universale di tutte le grazie, prima fra tutte, precorrente a tutte quella della conoscenza e dell’amore di Gesù, il frutto benedetto del suo seno verginale. Come per Maria Gesù e venuto e si è donato a noi, così a noi non è concesso poter andare a Lui se non per mezzo di Maria. Questo ci spiega perchè i luoghi ove la sacra mensa eucaristica è più frequentata da turbe innumerevoli di fedeli, e ove Gesù in Sacramento è più onorato, sono i grandi santuari della Madonna, ove, d’ordinario, l’altare di Maria è anche l’altare del SS. Sacramento, come nella nostra Cattedrale di Foggia.
Ecco perchè i santi, che furono più accesi di amore per Gesù Cristo e ne parlarono con accenti di celestiale dolcezza e di amore profondo, come S. Bernardo, S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Francesco di Sales e il nostro S. Alfonso, furono sempre i più teneri divoti della Madonna, maestri e dottori della sua divozione.
Fra i titoli più belli, con cui la divozione dei fedeli invoca la Madonna, ve n’è uno che esprime questa sublime missione di Lei con un simbolo stupendo.
“Stella Mattutina”
Come la lucentissima stella del mattino precede il sole con i suoi fulgori e par quasi che lo inviti ad ascendere l’orizzonte per effondere sulla natura intorpidita la feconda letizia della sua luce e del suo calore: così Maria precede nell’animo nostro la venuta di Gesù Cristo, sia che Egli venga a noi nella corporale realtà della S. Comunione, sia che venga nella spirituale realtà di ogni nuova effusione di grazia, che ci arricchisce e ci santifica.
Se dunque, è doveroso che, nel prossimo Giovedì santo, tutti ricordiamo con amore e con riconoscenza il decimonono centenario dell’istituzione della SS. Eucarestia e del Sacerdozio, è del pari doveroso che nel giorno seguente, nel Venerdì santo, con eguale riconoscenza, genuflessi ai piedi della Croce, commemoriamo col centenario del nostro riscatto il centenario del dono ineffabile fattoci da Gesù nell’ora suprema della sua vita mertale: la Madonna, data a tutti noi come Madre e costituita a prò delle anime nostre Tesoriera e Mediatrice universale di tutte le grazie, da Lui meritateci con la sua Redenzione.
Imprimiamo sulla mano benedetta di tanta Madre il bacio della riconoscenza e dell’amore filiale delle anime nostre, implorando della sua materna mediazione come primo dono, più ambito e più necessario, per essere partecipi dei frutti della Redenzione, conoscere ed amare sempre meglio Gesù, vivente fra noi nella SS. Eucarestia e nei suoi Sacerdoti.
Così facendo, fratelli e figliuoli dilettissimi, noi potremo ben dire che il XIX Centenario della Divina Redenzione lascerà nelle anime nostre indelebili tracce, e apporterà all’amatissimo Signor Nostro Gesù, la ineffabile consolazione di veder sempre meglio compiersi quel voto ardente del Suo Cuore divino, voto che Noi proponemmo alla vostra meditazione fin dall’inizio di questo Anno Santo e che torna più che mai opportuno ricordarvi ancora alla sua chiusura: “Ut vitam habeant, et abuntantius habeant” (Io X – 10). Con questo augurio ed in questa speranza, quale pegno dei Divini favori e del Nostro paterno affetto, v’impartiamo la Nostra pastorale Benedizione nel Nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Dal nostro Episcopio di Troia — il 7 marzo 1934
Festa di S. Tommaso d’Aquino
+ FORTUNATO MARIA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
-1. Giovedì, 15 marzo, nelle ore pomeridiane, i componenti del clero di Troia, di Foggia, di S. Marco in Lamis e di Biccari, facciano in comune un’ora di adorazione, in ringraziamento dell’istituzione del Sacerdozio e della grazia inestimabile della santa vocazione, implorando perdono per le passate infedeltà, e incorrispondenze e proponendo di riparare con una vita più zelante e più santa per l’avvenire. Si uniscano in spirito al Santo Padre che in quello stesso pomeriggio compie tale pia pratica nella Basilica Vaticana insieme col clero di Roma.
I sacerdoti che si trovano isolati, nelle parrocchie degli altri Comuni delle due diocesi, compiano egualmente la pia pratica da soli nella propria chiesa. Quante grazie potranno ottenere per loro e per il loro popolo in quest’ora passata in intimità di fede e di amore ai piedi del tabernacolo ricordando la propria ordinazione meditando le esortazioni del pontificale romano, riandando la vita trascorsa.
-2. Domenica, 18 Marzo, nelle ore, pomeridiane o della sera, in tutte le chiese parrocchiali si faccia compiere dai fedeli un’ora solenne di adorazione in ringraziamento dell’istituzione dell’Eucaristia e del Sacerdozio. Tale ora sia predicata e si inculchi ai fedeli di attestare la propria riconoscenza al Signore con una divozione più profonda per Gesù Sacramentato e con l’iscriversi alla S. Lega “Pro Clero”.
Le comunità religiose femminili, che non hanno facilita di recarsi alla pubblica, chiesa, potranno compiere tale pratica nella propria chiesa o oratorio.
In Foggia potranno compierla anche le due chiese di S. Pasquale e di S. Maria della Croce, benché non parrocchiali. Nella Cattedrale di Foggia tale ora solenne di adorazione avrà luogo nel pomeriggio del 22 Marzo, anniversario della prodigiosa apparizione della Madonna dei Sette Veli, con la partecipazione di tutto il clero scolare e regolare e dei fedeli di tutte le parrocchie. Essa sarà predicata da Noi e si chiuderà con una processione eucaristica, con la quale il SS. Sacramento sarà portato alla chiesa di S. Teresa e posto per la primi volta sul trono già preparato per l’esposizione solenne quotidiana.
-3. Nel prossimo giovedì santo, 29 Marzo, i sacerdoti, che celebrano, nella S. Messa, e gli altri, nella S. Comunione, preghino in modo particolare per l’incremento della vera vita eucaristica e sacerdotale.
Si esortino del pari i fedeli a offrire in quel giorno la S. Comunione per il Clero e secondo nostre particolari intenzioni.
Per comodità di coloro che sono obbligati al lavoro, si è chiesto ed ottenuto che nelle chiese parrocchiali delle due diocesi si possa oltre la messa solenne, celebrare di buon mattino, una messa piana nell’ora più comoda pei lavoratori, con l’amministrazione, s’intende, della S. Eucaristia.
Tale concessione però è limitata alle sole parrocchie dei Comuni agricoli: e in S. Marco in Lamis alla sola Chiesa Collegiata, nella città di Troia, alla sola Cattedrale: e in quella di Foggia alla Cattedrale, a S. Giovanni Battista, a S. Michele Arcangelo, a S. Luigi e a S. Anna.
I predicatori, la sera, nella loro predica facciano particolare e pratico ricordo della duplice istituzione: l’Eucaristia e il Sacerdozio.
-4. La sera del venerdì santo, 30 Marzo, nelle chiese parrocchiali, ove non si compie la pia pratica della Desolata, si trattenga per circa mezz’ora divotamente il popolo ai piedi di qualche divota effigie della S.S. Vergine e si commemori il dono inestimabile a noi fatto dal Redentore Divino nel legarcela come Madre e si inculchi di onorarla ogni giorno ripristinando la pratica salutare della recita in comune del santo rosario nelle famiglie, meditando i misteri.
-5. In tutte le parrocchie si promuova la diffusione e la lettura del S. Vangelo e si prenda anche occasione della pia pratica del mese del Sacro Cuore per illustrare piamente’, almeno i fatti più importanti della vita di N. S. Gesù Cristo.
Si ripristini poi o si istituisca, (ove non è ancora eretto), il Centro Segretariato dell’Apostolato della Preghiera, ponendo quest’Opera come base e come fondamento della Lega Pro-Clero e per le Vocazioni, della Confraternita della Dottrina Cristiana e delle Associazioni di Azione Cattolica.
Notificazioni del Ven.le Mons. Farina
Notificazione
(Foggia, 20 agosto 1925)
Il S. D. invita a raccogliere in ciascuna Messa di domenica 23 agosto 1925 l’obolo di S. Pietro, che sarà offerto al S. Padre, in occasione dell’Anno Santo, dal pellegrinaggio diocesano, che muoverà da Foggia con un treno speciale nel pomeriggio del 27 corrente.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/618, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Foglio dattiloscritto senza firma autografa del S.D. (formato: A4).
NOTIFICAZIONE
Domenica prossima 23 corr., in tutte le chiese si raccolga in ciascuna messa l’Obolo di S. Pietro. Curino i molti reverendi parroci e rettori di raccomandarlo caldamente ai fedeli, e di spiegare loro l’alto e nobile scopo cui esso è destinato, cooperare cioè alle molteplici e sante opere di carità e di zelo di cui il Papa è iniziatore e promotore.
Si annunzi inoltre come l’obolo raccolto sarà offerto al Santo Padre dal nostro pellegrinaggio diocesano, che muoverà da Foggia, con treno speciale nel pomeriggio del 27 corrente.
Si esortino i fedeli ad unirsi spiritualmente ai pellegrini mediante la preghiera, prescriviamo intanto che in tutte le chiese ed oratori nei quali si conserva il Santissimo Sacramento, nei giorni 28,29, 30, e 31 del corrente mese e nel 1° del prossimo settembre, la sera, prima delle benedizioni, si recitino le litanie dei Santi per i quattro fini principali, pei quali il Papa vuole, che, in modo particolare si preghi in quest’anno santo, e per la buona riuscita del nostro pellegrinaggio. Si promuova inoltre per gli stessi fini nella domenica30 Agosto una comunione generale.
L’obolo raccolto lo si trasmetta al più presto alla Curia Vescovile.
20 Agosto 1925
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Amm. Ap. di Foggia
Notificazione in occasione della solennità di Pentecoste
(Foggia, 22 maggio 1926)
Il S. D. invita i Parroci e Rettori di Chiese a parlare durante le SS. messe della dignità del Sacerdozio e a invitare i fedeli perché la Chiesa abbia santi sacerdoti.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43/744, Circolari-Notific. (1844-1934).
* Minuta autografa, con firma pure autografa del S. D., scritta su due facciate rigate (formato: protocollo)
NOTIFICAZIONE
Prendendo occasione dalla Solennità della Pentecoste che ricorda l’inizio e l’inaugurazione ufficiale del ministero apostolico i M. Reverendi parroci e i Rettori di Chiesa parlino al popolo della sublime dignità del sacerdozio e spieghino come la missione da Gesù Cristo affidata ai suoi apostoli si compie e si svolge nella Chiesa per mezzo dei sacerdoti.
Dicano del dovere che si ha dai fedeli di pregare perché la Chiesa abbia sacerdoti ripieni di zelo e di spirito apostolico e della necessità d’implorare grazie di santificazione pei sacerdoti che già abbiamo, e nuove vocazioni al sacerdozio di anime generose e sante.
Esortino a questo fine a santificare l’ottava della Pentecoste e soprattutto tre i giorni delle prossime Quattro Tempora facendo conoscere come questi giorni di penitenza e di preghiera sono principalmente istituiti dalla Chiesa per ottenere da Dio sacerdoti ripieni dello Spirito Suo.
1°= in tutta l’ottava della Pentecoste nella visita serotina si canti il Veni Creator con l’orazione dello Spirito Santo e nei tre giorni delle Quattro Tempora si reciti anche le litanie dei Santi.
2°= pel venerdì delle Quattro Tempora nella Chiesa Parrocchiale di San Giovanni Battista, ove si venera la prodigiosa effigie dell’Addolorata, è stata da noi indetta una giornata solenne di preghiera per il clero. Tutto il giorno vi sarà esposto solennemente il S. S. Sacramento e desideriamo che i fedeli e i sodalizi religiosi e le organizzazioni cattoliche vi compiano un turno di adorazione. La sera poi l’ultima ora di adorazione sarà da Noi predicata.
3°=Nel prossimo mese di Giugno, consacrato al Sacro Cuore di Gesù, ci sarà sommamente grato se ciascun parroco e rettore di chiesa vorrà, a sua scelta, consacrare un giorno a speciali preghiere e funzioni.
Foggia, 22 Maggio 1926
+Fortunato Maria
Vescovo
Notificazione
(Foggia, 26 luglio 1926)
In ossequio all’augusto volere del S. Padre il S.D. indice preghiere e iniziative di informazione sulla persecuzione contro i cattolici del Messico.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/623, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm. 35×50)
INVITO A PREGARE PER I NOSTRI FRATELLI DEL MESSICO
MONS. FORTUNATO M. FARINA – VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
NOTIFICAZIONE
La persecuzione contro i cattolici del Messico, a prò dei quali già altra volta fu sollecitata la carità delle comuni preghiere, si è fortemente acuita, sino a riportarci col pensiero alla persecuzione di Giuliano l’apostata nei primi secoli della Chiesa.
Sua Eminenza il Cardinale Segretario di Stato con una lettera in data del 2 corr., diretta agli Ecc.mo Rappresentanti Pontifici presso le varie nazioni manifesta il profondo dolore del Santo Padre per la grave condizione in cui si trovano i cattolici messicani, e allo stesso tempo insiste perché i fedeli di tutte le parti del mondo nel prossimo 1 Agosto, che ci ricorda la prima gravissima tribolazione della Chiesa nascente per la carcerazione di S. Pietro, suo primo Pontefice, elevino fervidi e concordi preghiere per il ritorno della pace religiosa in quel generoso paese.
Assai più che la mia parola riuscirà efficace quella dell’illustre Porporato e per ciò riporto, senz’altro, la sua Lettera:
Ill.mo e Rev.mo Signore,
Continuano a pervenire alla Santa Sede notizie gravi circa le dolorose vicende della Chiesa nella Repubblica del Messico, dove sotto l’ipocrita forma di una pretesa legalità si va compiendo da coloro che detengono il Governo di quella sventurata nazione una vera e propria persecuzione contro la religione cattolica.
Non è necessario che io ricordi alla s. V. Ill.ma e Rev. Ma i fatti gravi e dolorosi che si vanno ogni giorno moltiplicando in quella repubblica, poiché mentre gli emissari di altre religioni si permette la più ampia libertà, ai cattolici questa libertà è negata, in modo che disonorerebbe qualsiasi popolo civile.
Il governo messicano, infatti, non solo si ostina nel non permettere la permanenza nel Messico del rappresentante Pontificio; ma è giunto perfino ad Espellere il Delegato Apostolico Monsignor Caruana, adducendo motivi falsi e calunniosi.
Si continuano inoltre a scacciare da quella Repubblica i sacerdoti, i religiosi stranieri e le stesse suore, nel modo più inumano come si userebbe appena verso i più volgari malfattori.
Si è pure pervenuto a limitare arbitrariamente il numero dei sacerdoti anche nativi del Messico e il numero delle Diocesi, a chiudere collegi e seminari e ad imporre ai sacerdoti, per esercitare i ministero, condizioni inaccettabili alla loro coscienza.
Le chiese poi dalle quali vennero violentemente strappati i sacerdoti vengono occupate dall’autorità civile sotto pretesto che sono abbandonate.
Come è noto alla S. V., Sua Santità vivamente addolorata che una porzione così eletta del suo gregge si trovo soggetta a siffatta persecuzione, nell’allocuzione concistoriale del 14 dicembre 1925, dopo aver manifestato il suo vivo dolore, ha detto che nelle presenti distrette della Chiesa messicana, doveva mettere ogni sua fiducia nella Divina Bontà, alla quale ogni giorno rivolgeva la sua fervida preghiera.
Ultimamente poi il Santo Padre indirizzava una Sua lettera autografa all’E.mo Signor Cardinale Vicario incaricandolo di invitare i fedeli di Roma ad unirsi a lui in queste preghiere per gli angustiati fratelli messicani.
Nella medesima lettera Sua Santità manifestava i desiderio che tutto il mondo cattolico imitasse l’esempio dei cattolici romani, e tale desiderio venne largamente assecondato.
Ora però, continuando le angustie dei fratelli messicani è necessario che si aumentino le preghiere per loro.
Perciò l’Augusto Pontefice mi ha incaricato di interessare vivamente la S. V. affinché faccia con ogni sollecitudine presente a codesto Episcopato tale Suo desiderio, e, così tutti i fedeli vengano invitati ad unire le loro preghiere a quelle del Santo Padre.
Vuole poi Sua Santità che queste preghiere vengano indette per il primo agosto, festa di S. Pietro in Vincoli.
Non sfuggirà certamente alla S. V. l’opportunità di questa data, che ricorda la preghiera di tutti i fedeli nelle distrette della prima persecuzione, preghiera che ottenne così miracoloso intervento del Signore.
Un’altra circostanza si aggiunge, quella dell’inizio in detto giorno del grande perdono della Porziuncola: che quest’anno avrà maggiore solennità per la ricorrenza del VII Centenario Francescano.
Tutte queste circostanze influiranno senza dubbio affinché la preghiera di tutti i fedeli per la cessazione della persecuzione e per il perdono dei colpevoli, sia più fervorosa ed accetta a Dio.
Il Santo Padre ha, in fine, disposto che queste stesse intenzioni siano aggiunte alle altre intenzioni nella Bolla che estende l’Anno Santo a tutto il mondo.
Profitto della presente circostanza per raffermarmi coi sensi di distinta e sincera stima
Di V. S. Ill.ma e Rev.ma
Servitore
PIETRO Card. GASPARRI
In ossequio quindi all’augusto volere del S. Padre prescriviamo:
1. Che nella prossima domenica, 1 Agosto, in tutte le chiese ove si conserva il SS. Sacramento sia promossa una comunione generale e che prima della messa parrocchiale o della messa più frequentata dai fedeli (per le chiese non parrocchiali) si esponga il SS Sacramento e si celebri l santo Sacrificio Coram Sanctissimo e dopo si canti il Miserere e l’orazione Ne Despicias; – e che la sera dello stesso giorno prima della benedizione serotina si recitino le Litanie dei Santi coi versetti ed orazioni consuete.
2. Che nelle due sere precedenti alla detta domenica e così pure nell’omelia festiva di essa domenica i M. M. Rev.di Parroci e Rettori di chiesa spieghino e commentino ai fedeli la lettera di Sua Eminenza il Cardinal Segretario di Stato quale ci è riferito negli Atti degli Apostoli, parlino dell’efficacia della preghiera e esortino ad essa.
Prendano anche occasione di annunziare l’Indulgenza della Porziuncola con la quale s’inaugura l’anno del centenario francescano e invitino i fedeli a guadagnarla
È nostro vivo desiderio poi, pur non intendendo farne obbligo nel primo Venerdì del prossimo Agosto tutte le preghiere e le funzioni che si sogliono compiere in onore del Sacro Cuore di Gesù siano principalmente dirette a prò dei cattolici del Messico e in riparazione delle offese che il Cuore Divino di Gesù riceve dalle sette avverse alla sua Sposa immacolata la Chiesa. Che nelle chiese ove è eretta la Via Crucis ci si compia solennemente il Pio Esercizio e lo si chiuda con la recita delle Litanie del Sacro Cuore e con la benedizione del Santissimo Sacramento. E che i fedeli offrano un digiuno ecclesiastico ed altra opera di penitenza e diano qualche elemosina per la propagazione della Fede.
26 Luglio 1926
Intanto benedico tutti nel Signore implorando le più elette grazie.
+ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la festa dell’Assunzione della B. V. Maria
al clero e al popolo della città di Foggia
(Foggia, 12 agosto 1926)
A causa dei lavori di riparazione al tetto e al campanile della Cattedrale la festa dell’Assunta sarà celebrata senza alcuna manifestazione esterna. Il S. D. legge questo avvenimento come un invito della Madonna, nell’Anno Santo che si celebra in Diocesi, a rinnovarsi interiormente e a santificarsi, per guadagnare l’indulgenza del grande Giubileo.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/621, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Manifesto stampato (formato: cm. 50×70).
Mons. FORTUNATO MARIA FARINA
Per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero e al Popolo della Città di Foggia
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
La festa dell’Assunzione della S. . Vergine, così ricca di santi e salutari ricordi per tutta la cristianità e molto più per questa nostra città, – che so gloria di appartenere in modo affatto particolare alla S. S. Vergine, venerata nella prodigiosa e antica effigie dei Sette Veli, che ricorda sì augusto e glorioso mistero, – mi obbliga a rivolgervi, sia pure brevemente, la mia parola di Pastore e Di Padre.
Gli altri anni, con grande pompa e solennità ci era dato celebrare nella nostra basilica Cattedrale l’augusta ricorrenza, e il prodigioso ed antico tavolo, che sotto i suoi fitti veli nasconde la riproduzione del glorioso mistero dell’Assunzione, era, secondo l’antica e pia consuetudine, portato solennemente in processione per le principali vie della città. Quest’anno, invece, abbiamo dovuto rassegnarci a celebrare senza alcuna pompa esteriore la festa della nostra Augusta patrona, a causa delle riparazioni, che si stanno eseguendo da parte del nostro Comune, al tetto e al campanile della Cattedrale, danneggiati da un fulmine, come a tutti voi è ben noto.
Abbiam dovuto per ciò rimandare la solenne processione, a quando, rifatti a nuovo, mediante la vostra generosità, il pavimento e le pareti dello storico tempio, ci sarà concessa la consolazione, di riportarvi a nostra Madonna, che se lo elesse quasi a sua dimora in mezzo a noi, donde, come da un trono di misericordia e di amore, continuamente elargisce i tesori delle sue grazie e ci fa sperimentare la sua materna protezione.
So bene che è stato per tutti voi un gran sacrificio vedere, quest’anno, passare il 15 Agosto senza, quasi nessun segno di festa in onore della vostra cara Madonna. Difficoltà non lievi, malgrado il buon volere di tutti, attardarono le riparazioni del tetto, senza delle quali non è possibile metter mano ai restauri interni del tempio. Ma la forte energia e lo slancio generoso di chi oggi regge il nostro Comune, tali difficoltà ha saputo affrontare e tutto fa sperare vicino il giorno, in cui si potrà alacremente metter mano ai restauri. – per questi fu sollecitato il vostro obolo e al nostro appello rispondeste generosamente; fra giorni si inizierà la pubblicazione degli oblatori e delle vostre offerte versate; ma per quanto la somma raccolta va intorno alle novanta mila lire, pure si è ancora ungi dalla cifra del preventivo che oltrepassa le centocinquanta mila lire. Il sacrificio quindi d’ogni festa esteriore era per noi doveroso, affinché eliminata ogni altra spesa, tutto converga a vedere presto la nostra Basilica Cattedrale rinnovata e trasformata in un tempio segno di pietà e delle nobili tradizioni di questa città. Le più cospicue famiglie e il gentile Comitato delle Signore dettero bellissimo esempio di cristiana pietà nel sottoscrivere e nel raccogliere offerte e mi è sommamente caro esprimere loro la mia riconoscenza col voto fervidissimo che sì valido aiuto non abbia a venir meno finchè a tutti non sarà dato allietarci dell’opera felicemente compiuta. E la nostra gratitudine si estende anche agli illustri rappresentanti del Comune e ai Signori Governatori della Cappella della S. S. Vergine, che senz’altro stabilirono di devolvere per i restauri interni del tempio le somme, che da essi era solito elargire per la festa del 15 Agosto.
Il Nostro Anno Santo
Il vero cristiano però dallo svolgersi degli eventi umani e contingenti, deve sapersi elevare sino a Dio, causa prima ed assoluta, che tutte le cose dispone con amore e con sapienza infinita. E noi perciò dobbiamo nelle ragioni che c’imposero, quest’anno, il sacrificio della festa solenne del 15 Agosto, saper scorgere un monito della nostra amorosa Provvidenza Divina, che c’invita a prepararci nel raccoglimento e nel silenzio, rimosse tutte le distrazioni di festeggiamenti esteriori, a guadagnare l’indulgenza del grande Giubileo, e a compiere efficacemente la rinnovazione e la santificazione interiore delle anime nostre.
Si può dire che sia la Madonna, la cara Madonna nostra, che si fa a noi interprete augusta dei divini voleri, e con misterioso ed efficace linguaggio, ci inviti a desistere da ogni festa clamorosa in suo onore, sicchè mentre da un a parte ci adoperiamo per restaurare ed abbellire il suo tempio in questa città, non sia minore la nostra cura e il nostro zelo nel rinnovare, purificare ed abbellire il mistico tempio delle anime nostre.
Voi sapete come il Papa Pio XI, sommamente desideroso del bene di tutti i suoi figli, abbia esteso in quest’anno il Santo Giubileo a tutto il mondo: ed io non ho saputo trovare occasione più bella per annunziarvelo solennemente e per esortarvi a guadagnarlo, che questa della grande solennità dell’Assunzione della S. S. Vergine, che per la nostra Diocesi è, per così dire, la festa massima, essendo la nostra festa patronale.
Auspice adunque la Madonna benedetta, mediatrice presso Dio di tutte le grazie, di cui hanno bisogno le anime nostre, ognuno di voi s accinga a purificare la propria coscienza mediante una confessione fatta con particolare cura e diligenza, e che segni un vero rinnovamento della vita spirituale. E questo rinnovamento interiore, questa intima purificazione delle coscienze vi unisca sempre più strettamente a Gesù Cristo vivente per noi nascosto nella Santa Eucarestia, e renda tutti voi assidui alla santa Comunione e ve la faccia riguardare come il cibo e a medicina, senza cui le anime nostre non possono conservare la vita soprannaturale della grazia e risanare dalle morali infermità.
Quest’anno sia davvero per ognuno di voi l’anno santo, cioè l’anno della propria santificazione, l’anno di una vera e salutare rinascita spirituale.
Il Centenario Francescano
A spronarci a sì nobile arringo torna assai propizia la celebrazione centenaria della morte di S. Francesco di Assisi, cui anche la nostra città si va preparando mediante l’opera solerte e superiore ad ogni lode del Comitato a ciò da noi deputato.
Questo santo, che in modo particolare è gloria e vanto della patria nostra, ci insegna e ci incita col suo esempio a compiere in noi quella trasformazione spirituale, che egli giovane, a ventiquattro anni, sorretto dalla protezione della S. S. Vergine, Regina degli Angeli, seppe compiere in maniera così ammirabile, da divenire immagine vivente di Gesù Cristo e uno dei più grandi ed efficaci banditori e divulgatori della sua Divina Dottrina.
Affinché la celebrazione di tal centenario sia compiuta da voi come la vuole il Papa, e cioè mediante un riavvicinamento Gesù Cristo sull’esempio di S. Francesco, fuggendo e detestando il peccato e attendendo dalla pratica delle virtù cristiane, specie dell’umiltà e della purezza dei costumi e del distacco dai bei e dai godimenti materiali, ho disposto che nella seconda metà di Settembre venga predicata in tutta la città una grande missione per mezzo dei figli del grande Poverello. A tal uopo già ho preso i primi accordi coi due Re.mi Padri Provinciali delle due famiglie francescane della nostra città e a tempo debito sarà mia cura darvi di tale missione particolareggiate notizie, sicuro che tutti indistintamente vi avvarrete di sì potente mezzo di santificazione e di adopererete con zelo , degno, del grande santo che si commemora, affinché sappiano avvalersene anche coloro, che la schiavitù delle umane passino o l’eccessiva cura delle cose terrene tiene lontano da Gesù Cristo.
L’opera delle Missioni e la nostra Borsa Missionaria
Il Santo Padre vuole poi che il nostro zelo, si estenda anche a tanti milioni di uomini, che sono ancora privi della luce della Fede e della grazia del santo Battesimo. Con apposita Enciclica pubblicata nel febbraio ultimo. Egli ingiunge a noi Vescovi di far conoscere ai fedeli delle nostre diocesi il dovere che incombe tutti i credenti di coopera efficacemente all’opera delle Missioni Cattoliche presso gli infedeli e con la preghiera e con l’obolo della carità. Tra i fini del santo Giubileo e come opera di pietà da promuovere addita in primo luogo questa, che ha per oggetto la Propagazione della Fede nel Mondo.
Per rispondere all’espresso desiderio del papa, Vicario di Gesù Cristo, abbiamo stabilito di raccogliere fondi occorrenti per costituire, come già hanno fatto molte diocesi del Mezzogiorno d’Italia una borsa di studio per mantenere in educazione un giovane, che si consacra all’opera delle Missioni fra gli infedeli presso il Seminario Meridionale per le Missioni Estere. Tali borsa di studio si intitolerà alla Madonna dei Sette Veli e sarà perenne ricordo del nostro Anno Santo e delle nostre feste centenarie in onore di S. Francesco d’Assisi. Già la nostra Diocesi è stata messa nell’elenco delle diocesi, che hanno fissato la costituzione della propria borsa missionaria, e si è avuto da alcune pie persone un’offerta iniziale di £. 300. Nella prossima solennità dell’Assunzione sarà chiesto, per opera così santa, l’obolo in tutte le messe e così sarà praticato ogni ano, finchè non sarà raggiunta la somma richiesta. È aperto presso la nostra Curia Vescovile un apposito registro ove vengono consacrati i nomi di tutti gli oblatori: si possono iscrivere anche i defunti, i quali avranno parte ai particolari suffragi e alle opere di zelo che dai Missionari, quotidianamente si compiono. Le offerte si possono trasmettere a noi o per mezzo dei nostri parroci o dei rettori di chiesa o direttamente per mezzo della nostra Curia Vescovile.
Col cuore ripieno delle più liete e migliori speranze, perché fondate sulla potenza del Patrocinio di Maria , Vergine Potentissima, nutrendo ferma fiducia che il presente anno giubilare voglia essere per tutti anno di santificazione e di salute, vi benedico nel nome del + Padre e del + Figlio e dello + Spirito Santo.
+FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Foggia, 12 Agosto 1926
Istruzioni e disposizioni
1. Il Giubileo è un’indulgenza plenaria con l’aggiunta si speciali facoltà concesse ai Sacerdoti nell’Amministrazione del Sacramento della Penitenza. Tale indulgenza che, nell’Anno Santo, si poteva acquistare soltanto da chi pellegrinava a Roma, visitando le quattro basiliche romane, è stata dal Santo Padre estesa pel corrente anno 1926 a tutte le diocesi. (costituzione Apostolica del 25 Dic. 1925).
2. il Giubileo può acquistarsi da tutti anche se già l’avessero acquistato a Roma (ad eccezione di quelli di Roma e suburbio)per ben due volte, l’una per sé o per i defunti, la seconda solamente per i defunti.
3. Le opere prescritte sono la S. Confessione e Comunione (che non siano già prescritte per precetto)e si devono fare cinque visite a quattro chiese designate, per cinque giorni consecutivi o interrotti. Per la nostra città le chiese designate sono S. Domenico, S. Giovanni battista, S. Pasquale e S. Anna.
4. Le Suore viventi nelle comunità, e i degenti negli ospedali, visiteranno per cinque giorni, quattro volte al giorno, la chiesa od oratorio del Pio Luogo. Le Confraternite, le Pie associazioni ed altri simili corpi morali, come pure i parrocchiani col proprio parroco o con altro sacerdote sa lui deputato, potranno fare queste visite per due giorni soltanto, purchè in ciascuno dei due giorni si visitino processionalmente le chiese designate.
5. È necessario in ciascuna vita pregare secondo tutte le intenzioni del S. padre, (cui ultimamente egli ha aggiunto le gravi necessità dei cattolici del Messico), e basta recitare devotamente in ogni visita cinque Padre, Ave e Gloria od altra preghiera equivalente.
6. Presso la Curia Vescovile sono a disposizione appositi libretti con tutte le istruzioni concernenti il S. Giubileo e le preghiere per le visite alle quattro chiese.
7. Diamo facoltà ai parroci come al Rev.mo canonico Penitenziere e al nostro Rev.mo Delegato di ridurre o commutare le visite in altra pia opera per gli infermi, e per i vecchi e per quanti sono gravemente e legittimamente impediti di compiere le visite prescritte.
Notificazione
(Foggia, 25 luglio 1927)
E’ una comunicazione, che riporta la Circolare Prefettizia, riguardante le monete fuori corso.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/625, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm. 35×50).
NOTIFICAZIONE
I Rev.mi Signori Parroci e Rettori di Chiesa portino a conoscenza dei fedeli il contenuto della presente circolare Prefettizia e facciano anche conoscere che col 31 dicembre del corrente anno oltre i biglietti da VENTICINQUE anche quelli da CINQUE e da DIECI lire non hanno più corso.
“Per effetto del R. D. Legge 23-6-1927 N.1148, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale N. 160 del 13 corrente, le monete di argento da £.2, da £.1 e da centesimi 50 di conio nazionale, che non saranno presentate alle Casse dello Stato, per il cambio con altra valuta avente corso legale nel Regno, entro il 30 settembre 1927 saranno prescritte.
Gli scudi di argento da £.5 cesseranno di aver corso legale col giorno 30 settembre 1927.
Decorsi i suddetti termini, e verificatasi la prescrizione delle monete di cui trattasi, sarà senz’altro vietata la circolazione delle monete stesse.
Sarà anche proibito a chiunque, dopo i suddetti termini, di raccogliere, incettare e detenere, comunque, i predetti scudi da £. 5, nonché le monete divisionali di argento da £ 2,1, e centesimi cinquanta, salvo gli esemplari detenuti in numero limitato, per raccolte e collezioni.
I trasgressori di tale divieto subiranno la confisca delle monete di cui venissero trovati in possesso e saranno inoltre passibili delle penalità sancite negli art. 1,3,e 4 del D. L. 1-10-1917 N. 1550.
Prego portare quanto sopra a conoscenza del pubblico con apposito manifesto”.
Per maggiore comodità del pubblico si tenga affissa la presente notificazione all’ingresso delle Chiese.
Foggia, 25 Luglio 1927
+FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Notificazione
per la chiusura del Congresso Eucaristico Nazionale di Bologna
(Baronissi, 4 settembre 1927)
Domenica 11 settembre, in concomitanza con la chiusura del detto Congresso, il S.D. invita i parroci a promuovere al mattino una Comunione Generale e alla sera un’ora di adorazione. durante l’omelia si parli della necessità della comunione frequente e durante l’adorazione si illustri la pia pratica della visita al SS. Sacramento.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43/745, Circolari-Notific. (1844-1934).
* Minuta autografa con firma pure autografa del S.D., scritta su due facciate quadrettate (formato: protocollo).
NOTIFICAZIONE
Nella domenica, 11 Settembre, si chiuderà in Bologna il grandioso Congresso Eucaristico Nazionale, col quale la patria nostra tributerà solenne omaggio di adorazione e di amore a Gesù Cristo nostro Signore e nostro Re.
La nostra diocesi vi sarà rappresentata, ma intanto è nostro desiderio che la gran maggioranza dei suoi figli, i quali non possono recarvicisi, ci partecipino di lontano, tributando ognuno, nella parrocchia nativa, a Gesù Sacramentato, quell’omaggio, che non gli è consentito tributargli nella storica città di Bologna, al chiudersi della grande assisi in suo onore.
Prescriviamo per ciò che in tutte le parrocchie di questa diocesi si promuova per la mattina del giorno 11 corrente una comunione Generale e la sera dello stesso giorno vi si compia un’ora solenne di adorazione, chiudendola, ove sarà possibile, con la processione eucaristica, nell’interno della chiesa. E poiché fine del Congresso è il procurare in tutti un accrescimento di fervore nella pratica del vero culto della santa Eucarestia, centro irradiatore di vita soprannaturale, prescriviamo che nell’omelia domenicale del giorno 11 si parli della necessità della Comunione frequente, e la sera nell’ora di adorazione si illustrino efficacemente la pia pratica della visita a Gesù in Sacramento e i grandi vantaggi, che essa apporta. Si cerchi di riaccendere in ogni cuore un amore pratico e fattivo per Gesù Cristo, perennemente presente in mezzo a noi mediante la Santa Eucarestia.
Nella visita serotina in questi giorni si dia al popolo l’annunzio di quanto dovrà svolgersi nel giorno 11 c. c. vi si predispongano gli animi.
Assai lodevole cosa sarebbe se a rendere più fruttuosa e numerosa la Comunione Generale nella sera due tre giorni che la precedono vi si predichi un triduo eucaristico per la Comunione frequente secondo le norme e i temi fissati dal Sommo Pontefice Pio X di venerata memoria.
Nella ferma fiducia che con ogni impegno e con vero zelo si cercherà di eseguire queste nostre prescrizioni e raccomandazioni di cuore. Benediciamo tutti.
Baronissi, 4 settembre 1927
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per l’ottava di preghiere
per l’unità della Chiesa e la conversione di tutti gli erranti
(Foggia, 12 gennaio 1928)
In obbedienza al S. Padre Pio XI, che invita ad una crociata di preghiere per l’unione delle chiese dissidenti alla Chiesa cattolica e per la conversione degli Ebrei, dei Musulmani e degli infedeli, il S. D. prescrive nelle sue due diocesi l’Ottava di preghiera, dettando norme dettagliate per la fruttuosa riuscita di questa iniziativa.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/626, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm.35×50).
MONS. FORTUNATO M. FARINA – VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
NOTIFICAZIONE
Il Santo Padre Pio XI, sollecito dell’eterna salvezza di tutti i popoli, dopo di aver promossa la solenne giornata missionaria alla festa di Gesù Cristo Re, c’invita ora ad una grande crociata di Preghiere per l’unione delle chiese dissidenti della Chiesa Cattolica e per la conversione degli Ebrei dei Musulmani e degli Infedeli.
Dopo aver raccomandata la nobile causa in un discorso rivolto ai giovani universitari cattolici, pubblica ora un’Enciclica con la quale, dopo aver spiegato quale sia la vera Chiesa di Gesù cristo, invita tutti coloro che ne sono ancora fuori a entrarne a far parte, ed esorta caldamente quelli che già hanno la sorte di appartenervi ad adoperarsi con la preghiera e con le opere sante, affinché e pecorelle erranti fuori dell’ovile di Gesù Cristo, vengano a Lui, Pastore Eterno delle anime nostre, che ha redente col suo Preziosissimo Sangue.
Ripugna alla vera carità – così dice il Papa – non prendersi cura degli altri uomini che vanno errando lungi dall’ovile – e per ciò invita tutti i cattolici ad elevare preghiere fervide ed intense, affinché si affretti il giorno auspicato dal Cuore Divino di Gesù in cui tutti gli uomini formino un solo ovile sotto di un sol Pastore.
Noi per ciò mossi dall’esempio dei nostri confratelli, i Vescovo d’Inghilterra e di America, prescriviamo che in queste nostre due diocesi dal 18 gennaio, festa della cattedra di S. Pietro in Roma ai 25 gennaio, festa della conversione di S. Paolo Apostolo, si faccia un’ottava di pubbliche preghiere per l’Unità della Chiesa e a conversione di tutti gli erranti.
Le organizzazioni cattoliche, i Pii Sodalizii, le Confraternite, facciamo a gara nel promuovere funzioni religiose e pubbliche preghiere, ispirate però alla sodezza di pietà mediante la frequenza dei sacramenti, e non già a vane pompe esteriori.
I sacerdoti spieghino ai fedeli il dovere di rendersi apostoli con la preghiera e attendendo seriamente alla mortificazione dei sensi e delle proprie passioni.
Questa pia pratica della Ottava di Preghiere per l’Unità della Chiesa, già promossa dai figli del Terz’Ordine Regolare del nostro Patriarca S. Francesco, che così forte sentì la fratellanza universale di tutti i popoli, è stata benedetta, incoraggiata da moltissimi Vescovo e dallo stesso S. Padre.
Presso la Curia Vescovile vi è in deposito un opuscolo che spiega i frutti, le origini e il metodo di questa pia pratica. No intanto prescriviamo le norme seguenti, fiduciosi che potremo un giorno allietarci nel costatarne i buoni frutti ottenuti.
1. in tutte le messe, dal 18 al 25 gennaio (inclusive) tralasciate le altre collette, si appongano, tamquam pro re gravi quella dello Spirito Santo e quella ad tollendum Schisma.
2. Dai due Rev.mi Capitoli cattedrali e da quelli delle Collegate e Ricettizie, dopo l’ufficiatura del mattino, si reciti in comune il Veni Creator Spiritus coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo, e dopo l’ufficiatura del pomeriggio, le litanie Lauretane.
3. In tutte le chiese ove si conserva il S. S. Sacramento, negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina, o in altro tempo che si creda pi opportuno, si reciti la corona del rosario della Beata Vergine coram Sanctissimo, come nel mese di Ottobre, e lo si faccia seguire dalle Litanie Lauretane e dal canto del Veni Creator Spiritus coi relativi versetti e orazioni.
4. Nella domenica infra octavam , che quest’anno cade il 22 gennaio, si promuova dai Rev.mi Parroci e dai Rettori delle chiese anzidette, una Comunione Generale e una giornata oppure un’ora solenne di adorazione, a seconda che s giudicherà più opportuno.
Sin dalla domenica precedente e durante le sere dell’ottava si esortino i fedeli, giusta i desideri del S. Padre a pregare e offrire atti di mortificazione ed opere di carità e di zelo e soprattutto la S. Comunione per l’unione delle Chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei, dei Musulmani e degli Infedeli. Si riassuma e si spieghi loro la recente enciclica del S. Padre per l’unità della Chiesa. Si consiglia nel venerdì dell’ottava o in altro giorno, un digiuno ecclesiastico e un’elemosina a prò delle Missioni.
5. le comunità religiose, oltre le pie pratiche di cui sopra, in uno degli otto giorni, compiano in comune il Pio Esercizio della Via Crucis e lo chiudano con la recita delle litanie del S. S. Nome d Gesù.
Foggia, 12 Gennaio 1928
+FORTUNATO M.
VESCOVO
Notificazione al Clero e al Popolo della Città di Foggia
(Foggia, 19 marzo 1928)
Il S. D. fa un secondo appello per la raccolta di fondi, necessari per completare il restauro della Cattedrale.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/627, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Manifesto stampato (formato: cm. 50×70).
Mons. FORTUNATO MARIA FARINA
Per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo della Città di Foggia
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
l’imminenza del 22 Marzo, giorno tanto ricordevole e caro per tutti noi, mi invita a rivolgervi la mia parola, più dell’usato sollecita e premurosa.
È questo il giorno che ci ricorda la miracolosa apparizione e i rinnovati prodigi della nostra Madonna dei Sette Veli, quando in ore assai travagliate per questa nostra città, Essa, con segni straordinari, volle assicurarla della sua protezione e confermargliela miracolosamente.
Giorno memorando per tutti voi, avventurati figli di questa città, in cui, auspice il nostro inclito S. Alfonso dei Liguori, fu scritta una delle pagine più tenere della vostra vita religiosa, ed anche giorno particolarmente ricordevole per me, perché mi rammenda i vincoli che mi uniscono a questa diocesi, i quali, per disposizione del Signore, mi furono imposti ed io assunsi fidente, due anni or sono, nella cara festa della vostra Madonna.
Da allora intanto, come a tutti voi è noto, a nostra Cattedrale, che è la basilica della nostra Madonna, è restata chiusa non tanto per riparare i danni causati dal campanile e alla parte orientale del tetto della caduta di un fulmine, quanto per restaurarla radicalmente e renderla degna di una città, quale la nostra, ricca di fede e che è sulla via di rapido e grandioso sviluppo.
Voi rispondeste generosamente al mio appello e in questi due anni furono raccolte circa cento venti mila lire, che furono erogate tutte per la pavimentazione di marmo e per gli stucchi e la dipintura della volta e delle pareti.
Il Comune, mediante l’opera solerte ed efficace dell’Ill.mo Sig. Podestà, meritevole di altissimo encomio, ha concorso largamente assumendosi la riparazione dei danni causati dal fulmine e quella delle gravi avarie statiche della sagrestia e dell’aula capitolare, e curando, a sue spese, il nuovo impianto elettrico, e quello idraulico, nonché i lavori di falegnameria.
E similmente gli illustrissimi Signori Amministratori della cappella della Madonna vollero che si compissero a cura della loro amministrazione i restauri e la dipintura di essa Cappella e quelli del grande organo, e il degnissimo ingegnere direttore dei restauri, Cav. Ettore Bellezza, non solo non volle dal Comitato compenso alcuno, ma invertì nei restauri della Cappella del SS. Crocefisso, quello dovutogli dall’imprenditore dei lavori, Signor Francesco Palmieri.
Mediante, si concorde e generoso concorso la massima parte dei lavori sono stati eseguiti, urge intanto che siano menati a termine nel più breve tempo possibile, perché è desiderio di tutti che a sacra effigie della Madonna torni presto nel suo storico tempio.
È necessario per ciò, come già vi annunziai a l’aprirsi della anta Quaresima, un nuovo appello alla vostra generosità.
I lavori già eseguiti per conto del Comitato, che mi ha assistito ed aiutato con paziente solerzia in si nobile opera, ascendono a oltre Centosessanta mila lire ma non sono stati interamente pagati e già qualche debito fu contratto. Inoltre, i finestroni del sacro tempio, che già da anni avevano bisogno di essere rifatti, oggi sono in condizioni tali, che devono essere assolutamente sostituiti con finestroni nuovi e se non ricchi ed istoriati, per lo meno solidi e decorosi che non disdicano col rimanente del tempio, tutto messo a nuovo.
Urge, è vero, che la nostra Cattedrale si riapra ma è necessario che il suo restauro sia completo e non a metà.
Sarebbe assai disdicevole per la nostra città, che conta circa centomila abitanti, il dichiararsi insufficiente a mettere insieme circa ottanta mila lire per far si che il restauro del suo massimo tempio sia completo in tutti i sensi. Ciò sonerebbe insufficienza di fede, insufficienza di slancio e di generosità, che ci metterebbe in perfetta antitesi coi nostri padri, che alla Madonna eressero la bella basilica a Lei dedicata, e che il tempo e le vicende avevano poi ridotta bisognevole di radicali restauri, degni del grande sviluppo cui si avvia la nostra città.
Perché adunque la Madonna nostra, possa al più presto far ritorno nel suo tempio augusto, io lancio un nuovo appello a tutti voi, miei fratelli e figli dilettissimi, cui mai mi rivolsi invano. Ognuno dia, e dia generosamente, sicuro che la Vergine Benedetta, nostra augusta Madre e Patrona, non ci lascerà vincere in generosità.
Comprendo che tocca a me dare il buon esempio e per ciò elevo da tremila a diecimila lire la mia offerta personale.
Già qualcuno fra voi, dopo il primo annunzio da me datone, il giorno delle Ceneri, è venuto a portarmi la sua seconda offerta per la Madonna, ed io nutro ferma fiducia che tutti seguiranno il loro esempio. Niuno deve ricusarsi dal più umile a chi più sta in alto, ognuno deve dare in proporzione adeguata alla propria condizione.
I componenti del Comitato Esecutivo, coadiuvati da altri, da essi espressamente incaricati, cureranno la raccolta delle offerte.
Io ho deputato i rappresentanti l’Ill.mo Rev.mo Mons. Luigi Cavotta, Can.co del nostro Capitolo Cattedrale, il quale tutte le sere sarà a disposizione dei fedeli, nei locali a pianterreno dell’atrio del nostro Seminario.
Ed io stesso, per quanto gli altri gravi doveri pastorali me lo permetteranno, andrò in giro per venire personalmente a sollecitare la vostra carità: non dobbiamo vergognarci di farci mendichi per la nostra cara Madonna.
Il giorno di Pasqua e nelle due domeniche precedenti, sarà chiesto l’obolo in tutte le chiese; che nessuno si ricusi; così pure esortiamo ad invertire in offerta pei restauri le piccole somme destinate dalla vostra pietà per acquisto di fiori o di cerei.
Auspice il glorioso Patriarca S. Giuseppe e i nostri santi Patroni Guglielmo e pellegrino, alla cui protezione affidiamo non solo l’opera dei presenti restauri ma, altresì quella del decoroso mantenimento e dello splendore del culto della nostra Cattedrale, per prepararci così alla celebrazione del secondo centenario dell’apparizione della nostra Madonna, che ricorre nel 1931, con tutta l’effusione del cuore vi benedico nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, 19 Marzo 1928
+FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per il Concilio plenario
dei Vescovi della Regione Pugliese nella Cattedrale di Molfetta
(Foggia, 30 marzo 1928)
Il S. D. ordina di eseguire le disposizioni varie ordinate dal Legato Pontificio Card. Donato Sbarretti, Prefetto della S. Congregazione del Concilio per le diocesi della Regione Pugliese.
Archivio della Curia diocesana di Troia, Scatola V, N. 4
* Locandina stampata (formato: cm. 28×40).
FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
NOTIFICAZIONE
al Clero ed al popolo delle due Diocesi
Avendo gli Ecc.mi Vescovi di questa regione pugliese supplicato il Sommo Pontefice, S. S. Pio XI, per celebrare il concilio plenario della medesima regione, e degnatosi il S. Padre di accogliere favorevolmente tali preghiere e designare altresì, come Suo Legato a letere, con facoltà di convocare e presiedere il Concilio stesso, l’E.mo Signor Cardinale Donato Sbarretti, Prefetto della S. Congregazione del Concilio, il quale, in forza dell’Autorità Apostolica per ciò ricevuta, ha già indetto il Concilio per la seconda domenica dopo Pasqua, 22 aprile p. v., da tenersi nella Cattedrale di Molfetta, non possiamo non annunziarvi, con lietissimo animo, così grande e straordinario avvenimento, che ha il nobilissimo e santissimo fine di promuovere tra noi, per la maggior gloria di Dio e per il maggior bene delle anime: l’incremento della fede, la riforma dei costumi, la rimozione di tutti gli abusi, la composizione di ogni controversia e l’osservanza di una sola e medesima disciplina.
E poiché per ottenere tutto ciò è necessario giovarsi di tutti quei mezzi che valgano ad attirare benigno lo sguardo del clementissimo Dio, affinché per intercessione della Beatissima Vergine Maria, del purissimo Suo Sposo S. Giuseppe e di tutti i Santi Patroni delle diocesi pugliesi, faccia scendere la più larga copia delle sue celesti grazie e benedizioni sull’E.mo Presidente, sugli Ecc.mi Padri, Consultori e tutti quelli che converranno e su tutti i lavori del medesimo Concilio, ordiniamo di eseguire fedelmente quanto già è stato espressamente ordinato, per tute le diocesi di Puglia, dall’E.mo Cardinal presidente del Concilio:
1. Da oggi sino al giorno del Patrocinio di S. Giuseppe da tutto il Clero secolare e regolare S. Messa e nelle pubbliche preghiere si apponga la colletta de Spiritu Sancto pro re gravi;
2. Nelle Cattedrali, in tutte le chiese parrocchiali, in quelle ove si conserva la SS.ma Eucarestia, in quelle dei regolari ed in tutti gli oratori delle religiose, una volta alla settimana nel giorno che si stima più opportuno, si reciti la terza parte del Rosario con le Litanie dei Santi ed il Veni Creator Spiritus;
3. Nelle tre domeniche: 1, 8, 15 aprile i M. Rev. Parroci, volta per volta, diano annunzio e spiegazione del Concilio ed esortino vivamente i fedeli alla preghiera, al digiuno, ai SS. Sacramenti della Confessione e Comunione e ad ogni altra pia opera, affinché il Concilio cominci e prosegua felicemente ed apporti i più copiosi frutti.
4. La Beatissima Vergine Maria, Madre nostra amatissima e S. Giuseppe suo castissimo Sposo, alla cui tutela e patrocinio è affidato il Concilio, siano propizi e clementi.
Foggia, 30 marzo 1928
FORTUNATO M.
Vescovo
Notificazione al Clero e al Popolo della Città di Foggia
(Foggia, 18 maggio 1928)
Il S. D. annuncia con gioia che per la solennità della Pentecoste la Cattedrale, terminato ormai il restauro, sarà riaperta al culto. Anche il Sacro Tavolo della Madonna dei Sette Veli farà ritorno nella sua secolare Basilica. Invita i fedeli a onorare Maria con una vita santa.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/629, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Manifesto stampato (formato: cm. 50×70).
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Per grazia di Dio e della Santa Sede ApostolicaVescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo della Città di Foggia
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Col cuore ripieno di speranza e di gioia mi è grato darvi l’annunzio che per la prossima solennità della Pentecoste sarà riaperta al culto la nostra Cattedrale e l’effigie della nostra cara Madonna farà solennemente ritorno nella sua secolare Basilica.
Un complesso di circostanze, fra cui la visita del nostro augusto Sovrano, a cui la nostra città si prepara, mi hanno persuaso ad affrettare il sospirato avvenimento, non ostante che non ancora il restauro possa dirsi interamente compiuto in tutte le sue parti.
Mi è parso peraltro assai bello e promettente riaprire il nostro maggior tempio, che è dedicato all’Augustissima Vergine, nell’ultima domenica di questo mese, che la pietà dei fedeli universalmente a Lei consacra, domenica che quest’anno coincide con la grande solennità della Pentecoste.
La Pentecoste è tra le maggiori solennità dell’anno ecclesiastico, e in essa campeggia la figura sovrumana di Maria, quale mediatrice universale dei doni di santificazione dello Spirito Santo a prò di tutta la Chiesa.
Il riaprirsi così della nostra Cattedrale diviene argomento di speranza di una più intensa rinascita spirituale per le anime nostre e per questa città, tanto visibilmente, nei secoli andati, protetta da Maria, alla quale io solennemente la riconsacrerò in quel giorno, dopo il Pontificale.
Tutto ciò riempie il mio animo di gioia e di santa letizia perché lo stringersi e il risaldarsi dei vincoli, che ci uniscono alla S. S. Vergine, nostra Celeste Madre e Patrona, sarà sorgente per tutti noi di bene ineffabile e farà discendere su questa città, con maggiore abbondanza, le grazie ed i tesori della Misericordia Divina.
Nel pomeriggio adunque del sabato, 26 corrente, la sacra effigie della Vergine, muovendo dalla Chiesa di S. Domenico, sarà trionfalmente potata in processione e farà ritorno in Cattedrale. La processione seguirà l’itinerario diverso da quello consueto; e varrà annunziato in apposito programma.
Il sacro tempio sarà poi aperto al pubblico a l’alba della domenica di Pentecoste e il suono festante delle campane ne darà il lieto annunzio; a quel suono dal cuore di ogni foggiano dovrà elevarsi assai fervida una preghiera ed una lode alla Vergine benedetta, nostra Celeste Patrona, affinché il suo materno patrocinio i maniera sempre più efficace si afferma sulla nostra città, produca il essa un salutare risveglio e una vera rinascita spirituale.
In quella domenica dovrebbe ognuno farsi un dovere i accostarsi ai Santi Sacramenti della Confessione e della Comunione, tributando così alla Vergine l’omaggio più gradito al suo cuore di Madre. Negli otto giorni successivi alla Pentecoste sino a tutta la domenica, 3 giugno, il sacro tavolo sarà esposto sull’altare maggiore alla pubblica venerazione e si svolgerà un ottavario solenne, in cui da tutte le parrocchie della città, con turno quotidiano, si verrà dai fedeli i pio pellegrinaggio a venerarlo e si promuoveranno Comunioni generali. Nella domenica seguente, festa della S. S. Trinità, l’ottavario sarà chiuso con un secondo pontificale e con Te Deum di ringraziamento come nel giorno della Pentecoste.
E così la nostra Madonna avrà fatto ritorno nella sua storica basilica e avrà ripreso il suo posto sull’altare della ricca cappella, costruita e dotata per il suo culto dai nostri padri.
Il nostro compito però non sarà così assolto, ci rimane da condurre a termine il restauro, curando che il sacro tempio abbia dei finestroni decorosi ed artistici, quali si addicono ad una basilica e provvedendo per il pagamento del residuo non ancora soddisfatto, delle spese sostenute sinora, residuo che va intorno alle ventimila lire. A chi vuole con amore e con vero spirito di fede tutto sarà facile.
Ma oltre al decoro materiale del tempio della Madonna, incombe a noi il dovere di promuoverne il culto e la divozione e di onorarla con una vita veramente cristiana e sempre più fervente. La Vergine S. S. ma deve poter riconoscere in noi i suoi figli, i quali vivono unicamente dell’amore di Lei, consumati dal desiderio di piacere ai suoi occhi materni, e di meritare sempre più la sua protezione e i suoi celesti favori. Dovremo per ciò adoperarci perché il suo altare, mediante la celebrazione quotidiana dei divini misteri, la solenne venerazione della sua effigie e le altre sacre funzioni, e soprattutto mediante la frequenza ai Santi Sacramenti, divenga fonte e sorgente copiosa di vita soprannaturale per tutti noi, per la nostra città, per l’intera diocesi e anche per le popolazioni vicine. Io no mancherò di tempo in tempo a sollecitarvi a procedere sempre innanzi nel conseguimento di sì nobile fine, e ve ne additerò ogni volta i mezzi pratici e più atti per raggiungerlo.
Intanto a ricevere le offerte e così anche le oblazioni per la celebrazione delle sante messe durante l’ottavario, rimane incaricato il Rev.mo Mons. Luigi Cavotta, Canonico della nostra Cattedrale.
Nella ferma fiducia che la riapertura del nostro maggior tempio, e il ritorno della misteriosa effigie della nostra Madonna dei Sette Veli nella sua secolare basilica, dopo due ani di ansiosa attesa, segni per la nostra città un forte risveglio di vita religiosa, il quale sia preludio alla grandiosa celebrazione del secondo centenario dell’apparizione della S. S. Vergine, avvenuta nel 1731, e di cui fu testimone anche l’insigne Dottore della Chiesa, S. Alfonso dei Liguori, con tutta l’effusione dell’anima vi benedico nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, 18 maggio 1928
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la Giornata Missionaria
(Foggia, 10 ottobre 1928)
Il S. D., ricordando la prossima festa di Cristo Re e le indicazioni del S. Padre, richiama il clero e i fedeli al dovere dell’apostolato, raddoppiando con nuovo slancio gli sforzi ed i sacrifici per ottemperarvi. Dà indicazioni, oltre che per la Giornata Missionaria, anche per la giornata in favore degli emigranti.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/630, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm. 35×50).
MONS. FORTUNATO M. FARINA
Per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
NOTIFICAZIONE
L’avvicinarsi della festa di GESU’ CRISTO RE deve essere a tutti noi stimolo ed incitamento ad adoperarci efficacemente per la salvezza e la santificazione delle anime dei nostri fratelli. Non si ama davvero GESU’ CRISTO, se non si lavora a condurre a Lui altre anime e a dilatare il suo pacifico regno fra gli uomini.
Il PAPA, che tiene su questa terra le veci di Gesù Cristo, si rende preso di noi interprete delle brame del Suo Cuore divino e vuole che, all’approssimarsi della grande solennità, sia da tutti noi meglio conosciuto e compreso il dovere dell’apostolato, raddoppiando con nuovo slancio gli sforzi ed i sacrifizi per ottemperarvi.
A questo fine Egli prescrive che nella terza domenica di questo mese (21 Ottobre)in tutto l’orbe cattolico vi sia una grande Crociata di preghiere e di offerte per la conversione degli infedeli, rimuovendo pubbliche funzioni e raccogliendo l’obolo e procurando nuovi scritti alla Pontificia Opera della Propagazione della Fede, che è la Prima delle Opere Missionarie. e similmente vuole che nella prima domenica dell’Avvento si raccolga in tutte le chiese l’obolo per l’assistenza religiosa dei nostri fratelli emigrati e si preghi per il bene delle loro anime, affinché la loro permanenza in terra straniera, lontano alle loro anime e di pregiudizio alla loro eterna salvezza. Per essi il Papa ha eretto l’Opera per l’Assistenza spirituale agli emigranti e un apposito sodalizio di sacerdoti missionari, votati a questo apostolato.
Facendo soltanto appello allo zelo di tutti voi, miei fratelli e figliuoli dilettissimi, prescriviamo:
PER LA GRANDE GIORNATA MISSIONARIA DEL 21 OTTOBRE
1. In tutte le messe e pubbliche funzioni dal 21 al 28 Ottobre, omessa le altre collette, si appongano, Tamquam pro re gravi, quella Pro – Fidei Propagatone e quella dello Spirito Santo; e in tutte le chiese, ove si conserva il S. S. Sacramento alla funzione del mese del S. Rosario si aggiunga la preghiera del . padre Pio XI per la conversione degli infedeli e la recita delle litanie del Sacro Cuore.
2. In tutte le parrocchie si organizzi per il giorno 21 Ottobre una Comunione Generale e una solenne funzione eucaristica per impetrare la conversione degli infedeli e l’incremento delle opere missionarie. nelle case religiose si faccia allo stesso fine un’ora di adorazione al S. S. Sacramento.
3. Tutti i Parroci, Rettori di Chiese secolari e regolari e tutti gl’Istituti religiosi hanno l’obbligo di preparare convenientemente tale giornata mediante istruzioni ed esortazioni rivolte ai fedeli e ai propri dipendenti, e di illustrare le missioni e de il dovere dell’apostolato con apposite prediche o conferenze. Si facciano un dovere di diffondere e di spiegare, in tempo utile, tutte le stampe di propaganda inviate loro, a questo fine, direttamente da Roma.
4. Si promuovano mediante appositi delegati o zelatori, le iscrizioni all’Opera della “Propagazione della Fede” o in forma di soci ordinari (L. 2,60 all’anno), o di soci speciali (L. 26 all’anno), o di soci perpetui (L. 200 per una volta tanto) o di suffrago per i defunti (L. 100 per una volta tanto).
5. Si raccolgano offerte durante le S. Messe e le sacre funzioni, e si raccolga, nelle città, anche l’obolo alla porta delle chiese per mezzo di appositi delegati.
6. Tutte le offerte raccolte si spediscano nel più breve tempo possibile alla propria Curia Vescovile, che dovrà trasmetterle all’Ufficio Centrale di Roma, che ne farà l’elenco in omaggio al S. Padre. Intanto sul nostro giornaletto diocesano “Fiorita d’Anime” saranno pubblicate partitamente quelle di ciascuna chiesa e di ciascuno Istituto.
7. Si curi di spedire direttamente a Roma la cartolina a stampa col relativo questionario già riempito (e propriamente all’Ufficio Centrale della Propagazione della Fede – Roma, Piazza Mignanelli, 22).
PER LA PRIMA DOMENICA DELL’AVVENTO
1. In tutte le chiese, in ogni messa, si esortino a pregare per i nostri emigrati e si raccolga l’obolo per l’Opera dell’Assistenza degli Emigranti. Le offerte raccolte si trasmettano alla Curia Vescovile, che le farà pubblicare singolarmente e le trasmetterà a Roma.
2. Si faccia comprendere ai fedeli il dovere che si ha di assistere spiritualmente i nostri cari fratelli lontani, la cui Fede è esposta a tanti cimenti, mentre sono privi di tanti conforti e di tanti aiuti spirituali si cui noi godiamo stando qui in patria.
Sicuri che, in tutte e due queste ricorrenze, le nostre due Diocesi, come sempre , in santa emulazione di bene, risponderanno con rinnovato ardore al santo appello per il trionfo di Gesù Cristo in molte e molte anime, con tutto il cuore benediciamo quanti in qualsiasi maniera si adopreranno per il nobilissimo intento.
+ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per l’Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(Foggia, 12 gennaio 1929)
Il S. D. nell’anno del giubileo Sacerdotale di Pio XI, per essere in comunione con il S. Padre, indice l’Ottava di preghiere per implorare il ritorno di tutti gli eretici e gli scismatici alla vera Chiesa di Gesù Cristo, presentandola come un’opera di vera carità verso chi erra lontano dall’ovile di Cristo.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/631, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm. 35×50).
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA – Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Approssimandosi la solennità della Cattedra di S. Pietro in Roma, che ricorre il 18 del corr., mese, in questo ano, i cui ricorre il Giubileo Sacerdotale del santo Padre Pio XI, sentiamo più forte il dovere di adoperarci affinchéè in queste due diocesi si compia con maggiore fervore l’Ottava solenne di preghiere per l’Unità della Chiesa e la conversione di tutti gli erranti.
Ci invita a tanto lo stesso Santo Padre, il quale, nella vigilia del S. natale, nel ringraziare il Cardinale Decano degli auguri che gli porgeva per la grande solennità e per il suo Anno Giubilare, da pochi giorni iniziato, diceva quali fossero le trepidazioni e le ansie del suo cuore di Padre peri molteplici bisogni della Cristianità e per tanti tuttora erranti fuori del mistico Ovile di Gesù Cristo. Pastore Eterno delle anime, da Lui redente col Suo Preziosissimo Sangue. E ancora una volta con rinnovato ardore ripeteva come tutta la sua fiducia fosse riposta nella preghiera e domandava a tutti che in questo anno specialmente gli venisse in aiuto con questo mezzo soprannaturale, al quale Gesù Cristo ha fatto del suo Vangelo promessa di indefettibile efficacia.
Come primo tributo di omaggio al Papa, in questo ano in cui da tutte le diocesi si fa a gara per tributargli i sentimenti di amore e di ubbidienza e di inconcusso attaccamento, che sono dovuti al Vicario di Gesù Cristo in terra, prescriviamo, che, in queste nostre due diocesi, l’Ottava solenne di preghiere, che va dal 18 Gennaio, festa della Cattedra di S. Pietro in Roma, al 25 dello stesso mese, festa della Conversione di S. Paolo Apostolo, sia fatta con tutto il fervore e col maggior slancio di fede possibile.
Ottemperando ai voleri del Santo padre e in santa emulazione con i Cattolici di Inghilterra e di America, in tutte le Chiese (anche regolari) di queste nostre diocesi si promuovano divote funzioni e pubbliche preghiere e s’inculchi soprattutto la frequenza dei SS. Sacramenti per implorare il ritorno di tutti gli eretici e gli scismatici alle vera Chiesa di Gesù Cristo.
Sull’esempio dei Figli del Terz’Ordine Francescano di quelle Nazioni, tutti i fedeli e le nostre organizzazioni cattoliche e pii sodalizi e le confraternite si facciano promotori di questa Santa Crociata di preghiere e secondino in tutto lo zelo dei propri parroci e dei propri padri spirituali o assistenti ecclesiastici.
I sacerdoti spieghino ai fedeli il dovere di rendersi Apostoli con la preghiera e con l’esercizio della mortificazione cristiana e facciano ben comprendere quanto il Papa diceva che ripugna, cioè alla vera carità non prendersi cura degli altri uomini che vanno errando lungi dall’Ovile.
Le nostre organizzazioni cattoliche cureranno la diffusione di un opuscolo che spiega i frutti le origini e il metodo di questa pia pratica.
Noi intanto prescriviamo le norme seguenti, fiduciosi che anche queste nostre dilette diocesi possano un giorno avere larga parte al merito delle numerose conversioni di cui ogni anno la Chiesa è allietata quale frutto pratico di questa Santa e Apostolica Crociata di Preghiere.
1. in tutte le messe dal 18 al 25 gennaio (inclusive) tralasciate le altre collette, si appongano, tamquam pro re gravi, quella dello Spirito Santo e quella ad tollendum Schisma.
2. Dai due Rev.mi Capitoli Cattedrali e da quelli delle Collegiate e Ricettizie, dopo l’ufficiatura del mattino, si reciti in comune il Veni Creator Spiritus coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo e, dopo l’ufficiatura del pomeriggio, le litanie Lauretane e l’antifone coi versetti e l’Oremus prescritto dal Papa Benedetto XV.
3. In tutte le Chiese ove si conserva il SS. Sacramento, negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina, o in altro tempo che si creda più opportuno, si reciti la corona nel mese di Ottobre, e lo si faccia seguire dalle litanie Lauretane e dal canto del Veni Creator Spiritus coi relativi versetti e orazioni.
4. Nella domenica infra octavam , che quest’anno cade il 20 gennaio, si promuova dai Rev.mi Parroci e dai Rettori delle Chiese anzidette, una Comunione Generale e una giornata oppure un’ora solenne di adorazione, a seconda che si giudicherà più opportuno.
5. Sin dalla domenica precedente e durante le sere dell’Ottava si esortino fedeli, giusta i desideri del S. Padre, a pregare e offrire atti di mortificazione ed opere di carità e d zelo e soprattutto la S. Comunione per l’unione delle Chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei, dei Musulmani e degli infedeli. Si consiglia nel venerdì dell’Ottava o in altro giorno , un digiuno ecclesiastico o un’altra mortificazione e un’elemosina a pro delle missioni.
6. Le comunità religiose, oltre le pie pratiche di cui sopra, in uno degli otto giorni, compiano in comune il Pio Esercizio della Via Crucis e lo chiudano con la recita delle Litanie del SS. Nome di Gesù.
Foggia, 12 Gennaio 1929
+FORTUNATO M.
VESCOVO
N. B. La presente notificazione sia letta e spiegata al popolo o nella Messa Festiva o in altra funzione, che si cederà più indicata per maggior concorso dei fedeli.
Notificazione per il Cinquantesimo di Sacerdozio di Pio XI
(27 ottobre, Festa di Cristo Re, 1929)
Dopo aver richiamato il significato della Festa di Cristo Re, il S. D. ricorda il 50° di Sacerdozio di Pio XI, per la cui ricorrenza è stato indetto in tutte le diocesi del Mondo un Giubileo straordinario. Per rendere fruttuoso questo evento di grazia invita clero e fedeli ad un intenso lavoro spirituale. Nella stessa notificazione il S.D. fa cenno al Suo 25° anniversario di Sacerdozio con parole che rivelano il suo cuore di Pastore, cui preme soprattutto la salvezza delle anime.
Archivio della Curia diocesana di Troia, Scatola V N. 5
* Foglio stampato, composto da 4 pagine (formato: cm. 35×50).
FORTUNATO M.A FARINA
per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Avrei voluto rivolgervi la mia parola all’aprirsi della Santa Quaresima scorsa, ma molteplici e gravi circostanze mi impedirono allora di tradurre in atto il mio proposito.
Riparo oggi all’involontaria omissione, nella grande solennità di GESU’ CRISTO RE: né si poteva offrire occasione più bella di questo giorno, in cui la Chiesa con tutto l’incanto e la solennità della sua Liturgia, celebra le Regale Sovranità del Redentore Divino su di noi e su tutto l’universo; celebrazione che comprende ancora quella della nostra liberazione dalla schiavitù di Satana e del peccato, le cui catene furono spezzate appunto in virtù di quel Sacrifizio per cui il nostro Redentore, già Re dell’universo per il supremo dritto della sua divinità, diveniva nostro Re anche per titolo di conquista.
UN DOVERE
Nella Festa della Divina Regalità mi è sommamente caro, adunque, ricordare a voi tutti il dovere che abbiamo di affermare in noi il Regno di Gesù Cristo Signor Nostro, rinunziando per sempre al peccato e alle passioni, e rivestendoci dell’uomo nuovo, quale fu creato da Dio, adorno di giustizia e di santità, cioè dello splendore di ogni virtù.
In questo duplice lavoro di purificazione e di santificazione consiste infatti l’affermarsi del Regno di Gesù Cristo in noi, e questo lavoro deve durare quanto tutta la nostra vita, senza soste e senza posa.
E’ per questo che la la Chiesa nostra Madre – ben sapendo quanto la nostra natura debole e fiacca sia miseramente inclinata all’acquiescenza ed all’inerzia – con sollecitudine veramente materna, non tralascia occasione per riscuoterci dal torpore, rianimare le nostre sopite energie ed incitarci a riprendere con lena sempre novella il lavoro della nostra purificazione e della nostra santificazione, quasi ripetendoci di tanto in tanto la calda parola di San paolo: “Jam tempus est de somno surgere! E’ tempo ormai che vi destiate!
IL GIUBILEO DEL SANTO PADRE
Ecco perché il Santo Padre Pio XI, che la Provvidenza Divina pose nell’età nostra a reggere la Sua Chiesa – volendo che il giubileo universale, con cui il mondo cattolico commemora il cinquantesimo anniversario del Suo sacerdozio, fosse per ogni cuore un efficace risveglio al salutare lavoro per l’affermazione e la dilatazione del Regno di Gesù Cristo – indisse un vero e proprio Giubileo Straordinario, schiudendo a vantaggio delle anime quei tesori spirituali di cui la Chiesa è depositaria, ed eccitandole così al salutare lavoro di purificazione e di santificazione.
Da ogni parte del mondo, rispondendo al santo appello, traggono a Roma in pio pellegrinaggio i fedeli di ogni diocesi, per attestare al Papa l’amore che li lega a Lui – Vicario di Gesù Cristo in terra – e pere compiere, secondo il Suo paterno desiderio, la loro spirituale rinnovazione, guadagnando le straordinarie indulgenze del Santo Giubileo.
Anche queste nostre due Diocesi strette coi vincoli, di santa fratellanza, nel settembre ultimo compirono il loro pellegrinaggio a Roma, e umiliarono al Papa l’omaggio del loro amore filiale, la protesta del lro attaccamento alla Sua Augusta Persona e l’offerta dell’obolo della loro carità, per aver parte alle opere grandiose di bene, che Egli compie in tutto il mondo.
E noi avemmo la ventura di baciare la Sua Mano, di ascoltare la Sua parola amorevole e penetrante, che – mentre ci diceva tutta la compiacenza del Suo Cure – ci incitava, con espressioni fervide ed efficaci, a dedicarci con novella lena alla dilatazione del Regno di Gesù Cristo nelle anime nostre e nel mondo, vivendo una vita sempre più pura e più santa.
Quelli però che parteciparono al nostro pellegrinaggio diocesano, e che godettero allora dei frutti del santo Giubileo, in proporzione del numero dei fedeli delle nostre due diocesi, non furono che una modesta rappresentanza.
Ma il Papa, nella paterna Sua carità, ha pensato anche a quell’innumerevole moltitudine di figli suoi, che non avrebbe potuto recarsi alla Città Eterna per guadagnare il Santo Giubileo, ed ha voluto perciò che simultaneamente esso fosse indetto anche in tutte le diocesi del mondo.
Ecco perché io, nella grande solennità che in questo giorno ricorre, facendomi eco della parola del Papa, mi fo sollecito di chiamarvi tutti ad aver parte a quei frutti di salute, esortandovi a compiere quelle pratiche salutari ordinate ad ottenere mediante la nostra purificazione e santificazione, il dilatarsi e il raffermarsi Regno di Gesù Cristo in noi ed intorno a noi.
LE PRATICHE GIUBILARI
Prima fra esse è la confessione, che deve tergere l’anima da ogni peccato e farla rinascere ad una vita nuova.
A ben disporla a questa risurrezione e rinnovazione spirituale sono ordinate particolari preghiere, e ingiunte visite a determinate chiese, insieme con l’esercizio della penitenza mediante il digiuno.
A complemento di tali opere è prescritta la Comunione e l’obolo per le S. missioni, poiché è ben giusto che, distrutto nell’anima nostra il regno del peccato, noi ci adoperiamo a far regnare in essa Gesù Cristo, e ad estendere il Regno di Lui in tutti i cuori e presso tutte le nazioni.
Ancor mi suona nell’anima la voce del Papa che ci esortava a rivestirci di Gesù Cristo, e a dilatare il Suo Regno nel mondo, rendendoci tutti in qualche maniera suoi apostoli, esercitando soprattutto il duplice apostolato della preghiera e del buon esempio, con una vita cristiana profondamente sentita e intensamente praticata.
A questo io vi esorto, o miei Figliuoli dilettissimi e allo stesso tempo prego voi, Sacerdoti dell’uno e dell’altro Clero, che mi siete Fratelli e cooperatori amatissimi nel ministero di salute a pro delle anime di queste due diocesi, a raddoppiare il vostro zelo e a non risparmiarvi fatiche e sacrifizi, perché il santo Giubileo sia guadagnato da tutti, e siano conseguiti gli altissimi fini cui mirò il Santo Padre nell’indirlo.
HAEC COMMENDA FIDELIBUS…
A tal fine io vi raccomando con tutto il cuore di istruire i fedeli intorno alla natura e all’eccellenza di spirituali vantaggi che per esso si conseguono, si accingano con fervore a guadagnarli.
Si approssima più che mai propizio il mese di novembre ad aggiungere ai tanti altri, un motivo ben efficace sul cuore del nostro popolo per indurlo a guadagnare il Santo Giubileo.
Il nostro popolo, infatti, così ricco di pietà e di devozione verso le Sante Anime del Purgatorio, sarà ben lieto di poter loro applicare, in questo mese appunto ad esse consacrato, gli ampi suffragi che col Santo Giubileo si guadagnano. Né meno propizio si approssima a noi il mese di dicembre, che cominciando con la novena dell’Immacolata e consacrato quasi per intero a preparare durante il sacro Avvento i nostri cuori alla venuta del Redentore – più che mai si presta ad iniziare una tal preparazione con quella totale purificazione delle anime nostre, che si consegue mediante il Santo Giubileo.
Le molte e molte prove del vostro zelo pastorale già datemi in tante occasioni dilettissimi Fratelli dell’uno e dell’altro Clero – mi danno una tal sicurezza che, anche in questa, voi vi adopererete efficacemente presso i fedeli affinché tutti si avvantaggino del Santo Giubileo, che io già godo di un “ingente gaudio” – per dirla con lo Spirito Santo – nel pensare agli ubertosi frutti di salute che le nostre due diocesi ne riceveranno.
Non mi si può fare dono più gradito che lavorare per la salvezza e la santificazione delle anime.
…E UN ALTRO GIUBILEO
Questo, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, il primo motivo che mi ha spinto a rivolgervi pubblicamente la mia parola.
Ma non è l’unico.
Sono venuto a conoscenza che l’una e nell’altra diocesi si preparano particolari festeggiamenti per commemorare i primi venticinque anni del mio sacerdozio, non ha guari, compiuti.
Malgrado io avessi desiderato che la mia persona scomparisse, e che tutto fosse incentrato nel tribunale omaggio al Papa, voi avete voluto, con delicato ed affettuoso pensiero, onorare Lui, Pastore universale della Chiesa, onorando anche me, che presso di voi lo rappresento, quale pastore immediato e particolare delle anime vostre.
Io sono commosso per questa vostra spontanea e delicata manifestazione di affetto, e tanto più commosso, in quanto me ne sento immeritevole: ed è viva la mia riconoscenza per tutti voi, nel cui cuore alberga tanto affetto e tanta devozione verso il vostro Pastore.
I MIEI DESIDERI
Voi ben sapete, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, come l’unico, ardente desiderio del mio cuore sia quello di veder fiorire in queste due diocesi, che il Signore mi ha affidato e che io amo con tutte le mie forze, la purezza dei costumi, l’incanto delle virtù cristiane e l’osservanza esatta ed amorosa della santa legge del Signore.
Non mi potreste adunque far festa più gradita, non potreste farmi dono più accetto, che concorrendo con tutto il vostro impegno a quest’opera di santificazione collettiva, coll’adoperarvi a compierla prima di tutto, ognuno in sé stesso.
E giacché, per una ineffabile disposizione della Divina provvidenza, viene a coincidere il solenne annunzio del Santo Giubileo Straordinario nelle nostre diocesi, proprio con l’inizio delle feste per il venticinquesimo della mia prima messa, io non so che esortarvi a profittare largamente di questo grande mezzo di salute che la Chiesa nostra Madre mette a nostra disposizione.
Nessuna consolazione più grande potreste darmi in questa ricorrenza doppiamente giubilare, poiché la vostra santificazione e il profilo delle anime vostre – che io amo come e più della mia propria – e l’unico scopo, l’unico fine a cui ho sempre indirizzato tutte le fatiche, le immolazioni e le pene del gravoso quanto sublime ministero che il Signore mi ha affidato.
INTIMITA’
E come questa festa non è che un dolce ed affettuoso omaggio di figli al padre, così io avrei sommamente a cuore che esse non varcassero i confini di una intimità tanto più gradita, quanto più schietta, perché aliena da ogni pompa e da ogni convenzionalismo.
L’OPERA MISSIONARIA
Non meno di tutto questo, desidererei che evitaste ogni spesa per festeggiarmi, ma che invece destinaste alle opere di zelo quel denaro che avreste destinato a spendere per me.
Voi sapete quanto mi stia a cuore un’opera che va sorgendo in queste diocesi, e che io ho sempre considerata come un segno della predilezione specialissima della Madonna per noi: il Seminario delle Missioni Africane, che appunto alla Vergine Santissima s’intitola. L’opera, già iniziata da tempo, benedetta e incoraggiata dal S. padre, è già molto progredita mercé della vostra generosa collaborazione, ma attende ancora altro per il suo compimento.
Compitela, e in quest’anno giubilare voi mi avrete fatto un dono, che mi sarà più caro di ogni altro dono, che mi sarà più caro di ogni altro dono poiché esso non solo sarà un attestato del vostro affetto verso la mia povera persona, ma sarà un dono altresì sommamente gradito al Cuore di Colei
Che voi tutti ed io amiamo col più tenero affetto di figli. E il Santo Padre, che ben a ragione è salutato “il Papa delle Missioni” ne esulterà di gaudio inesprimibile.
Così queste feste giubilari continueranno, in qualche modo, perennemente, poiché il nostro Seminario Missionario e l’opera di evangelizzazione dei poveri infedeli, che da esso trarrà novello incremento, resterà perenne e vivo ricordo della presente celebrazione.
L’AZIONE CATTOLICA
Un ultimo dono vi chiedo in queste feste giubilari, ed è che voi assicuriate la perpetuità dei frutti di santificazione che vi apprestate a conseguire. “Se qualcuno avrà messo mano all’aratro e guarda indietro, costui non è degno del regno dei Cieli…
Mezzo sovrano per assicurare la perpetuità di questi frutti è uno sforzo concorde disciplinato e organizzato, quale è concretato in quella magnifica compagine che è l’azione Cattolica.
a quelli che vi sono già ascritti raccomando, adunque, che sempre e più e sempre meglio vivano lo spirito delle loro organizzazioni, che è per eccellenza, anzi esclusivamente spirito di apostolato. Ai non ascritti raccomando di dare all’Azione Cattolica il loro nome e l’opera loro. Ai sodalizi religiosi non inquadrati nell’Azione Cattolica raccomando di aggregarsi ad essa in uno dei tanti modi consentiti dagli Statuti così sapientemente dettati con l’intento appunto di unificare tutte le opere cattoliche in una sola compagine, che pur conservando ad ognuna di esse la propria fisionomia e la propria autonomia – le renda saldamente compatte nell’unico programma di “collaborazione del laicato cattolico all’apostolato gerarchico della Chiesa”.
Vi ho aperto con paterna franchezza i sensi dell’animo mio. A voi il rispondere generosamente ai miei desideri.
Né dimenticate, in queste feste, di pregare la Madonna che ricopra col Manto della Sua Materna Protezione il vostro Pastore, affinché Egli possa compiere il meglio che gli è possibile nell’adempimento dell’arduo ministero che gli è confidato, sicché nel giorno del suo eterno giubileo, Egli possa ripetere al Giudice divino: “Quos dedisti mihi custodivi, et nemo ex eis periit”. Ho custodito coloro che Tu mi hai confidato, e niuno di essi è perito”
Questo, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, è l’unico desiderio del mio cuore, questo ancora l’augurio paterno che vi rivolgo, e nella speranza che esso divenga una felice realtà, vi benedico con tutta l’effusione dell’animo mio NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIUOLO E DELLO SPIRITO SANTO.
Il dì della festa di Gesù Cristo Re.
FORTUNATO MARIA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Re dei secoli immortale ed invisibile,
a Dio solo onore e gloria nei secoli dei secoli. Amen (S. Paolo: Tim. 1,17)
Notificazione – Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(documento non datato: si desume a. 1930 )
E’ un breve documento, in cui ai motivi essenziali che ispirano questa crociata di preghiera, il S. D. ne aggiunge altri, determinati dalle dolorose contingenze dell’ora presente in cui la figura angelica del S. Padre viene attaccata con plateali e sfacciate calunnie.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/674
* Foglio stampato (formato: A4).
OTTAVA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DELLA CHIESA
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Sabato prossimo, 18 corr., con la Festa della Cattedra di S. Pietro in Roma, si inaugura l’OTTAVA SOLENNE DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DELLA CHIESA, che si chiude il 25 corr., con la festa della conversione di S. Paolo.
Ogni anno vi abbiamo caldamente esortati a compierla con zelo ardente, da veri figli della Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, fuori della quale non vi è salvezza.
Quest’anno ai motivi essenziali che ispirano sempre questa crociata di preghiere, altri se e aggiungono determinati dalle dolorose contingenze dell’ora che attraversiamo. Voi sapete come una propaganda empia e sacrilega tenda a strappare al cuore del Sommo Pontefice l’affetto dei suoi figli, denigrandone con plateali e sfacciate calunnie l’angelica figura fiammeggiante di inesausta carità. La nostra OTTAVA DI PREGHIERE vuole e deve essere come una fervente reazione soprannaturale a questo satanico tentativo. Il raddoppiato fervore, lo zelo generoso dei nostri Sacerdoti, dei membri della Nostra Azione Cattolica, dei semplici fedeli nel pregare per il gran ritorno di tutta l’umanità al cuore paterno dell’Unico Pastore dell’Unico Ovile, dica al S. padre il grande amore di cui lo circondano i suoi figli, ed implorino al Suo Spirito addolorato le celesti consolazioni. Auspice intanto del Divino fervore scenda su tutti la nostra Pastorale benedizione.
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
1) In tutte le SS. Messe – tolte le collette vigenti, si appongano, tamquam pro re gravi, la colletta dello Spirito Santo e “ad Tollendum schisma”.
2) Ogni sera, in tutte le chiese, ove si è soliti impartire la benedizione Eucaristica, si reciti il S. Rosario coram Sanctissimo, si recitino le preghiere proprie dell’Ottava, e si concludano col canto del Veni Creator Spiritus.
3) I Rev.mi Capitoli Cattedrali o Collegiali chiudano l’ufficiatura del mattino con la recita della preghiera indetta da Benedetto XV e del Veni Creator Spiritus; e quella vespertina con le litanie lauretane.
4) Le Comunità religiose facciano, in uno dei giorni dell’Ottava la Via Crucis per l’Unità della Chiesa.
5) Si ricordi ai fedeli che – per venerata disposizione di Pio XI s.m. – le preci di chiusura della S. Messa (le tre ave Maria, la Salve Regina e l’Oremus Refugium con l’invocazione a S. Michele) sono ora in modo particolare dirette a sollecitare dal cielo la conversione della Russia.
6) Per rendere più solenne la chiusura dell’Ottava, si coniglia di trasportarla alla Domenica 26 Gennaio.
[1] Si indica questa data, in quanto il 18 gennaio 1930 era sabato. Anche il 18 gennaio 1936 cadeva di sabato, ma nel gennaio 1936 abbiamo un’altra Notificazione sullo stesso tema, mentre nel 1930 manca questa Notificazione che Mons. Farina soleva fare ogni anno.
Notificazione per l’indizione di preghiere speciali di riparazione
per la persecuzione religiosa in Russia
(Troia, 11 marzo 1930)
Il S. D., facendo suo l’accorato appello del S. Padre, che invita ad una crociata di preghiere per espiare e riparare le nefande scelleratezze contro Dio e i fedeli della Russia, indice una serie di iniziative concrete durante il triduo di preparazione alla festa di S. Giuseppe e nel giorno stesso della festa.
In calce al documento c’è una nota brevissima, in cui il S. D. promulga per le sue due diocesi, nella festa di S. Giuseppe, i canoni del Concilio Regionale Pugliese, tenutosi a Molfetta l’anno 1928.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat. 41/632, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato cm. 40×50).
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DIOCESI DI TROIA E FOGGIA
NOTIFICAZIONE
Il Santo Padre, in data 2 febbraio u. sc. – denunciando, in una sua vibrante ed accorata lettera al Suo Cardinal Vicario, la furibonda persecuzione scatenata contro ogni religione, anzi contro ogni idea di Dio dai governanti delle immense regioni della Russia – manifestava il Suo vivo desiderio che in tutte le diocesi si promuovessero nella festa di S. Giuseppe, Patrono universale della Chiesa, speciali funzioni in riparazioni degli innumerevoli sacrilegi che si perpetrano in quell’infelice paese, e per impetrare a quei popoli la pace e la libertà religiosa.
Siccome non si potrebbe esporre l’urgenza di tale crociata di preghiere con maggior concisione ed efficacia riportiamo i brani più salienti dell’importantissimo documento pontificio, che tanti echi ha suscitato in tutta la stampa mondiale, anche non cattolica.
Signor Cardinale,
“ Ci commuovono profondamente le orribili e sacrileghe scelleratezze che si ripetono e si aggravano ogni giorno contro Dio e contro le anime nelle innumerevoli popolazioni della Russia, tutte care al Nostro cuore, anche solo per il tanto che soffrono, ed alle quali appartengono tanti devoti e generosi figli e ministri di questa santa Chiesa apostolica romana, devoti e generosi fino all’eroismo ed al martirio”.
Dopo aver enumerato tutto quanto i Sommi Pontefici hanno fatto per salvare la Russia da tanta jattura, Egli prosegue:
questa empietà sacrilega si accanisce non soltanto contro i sacerdoti e i credenti adulti, fra i quali, accanto ad altre vittime fedeli al culto di Dio, Noi salutiamo in modo particolare, Nostri carissimi figli, sacerdoti e religiose cattoliche, imprigionati, deportati, condannati ai lavori forzati, con due dei loro Vescovi, i Nostri Venerabili Fratelli Boleslao Sloskan e Alessandro Frison e col Nostro rappresentante per il rito slavo, l’Esarca cattolico Leonilda Fiorodov; ma gli organizzatori delle campagne di ateismo e del “fronte antireligioso” vogliono soprattutto pervertire la gioventù, abusare della sua ingenuità e della sua ignoranza – ed in luogo impartire istruzione, scienza e civiltà, che del resto, come l’onestà, la giustizia e il benessere stesso, non possono prosperare e fiorire senza la religione, l’organizzano nella “Lega dei Senza Dio militanti”, dissimulando la decadenza morale, culturale ed anche economica con una agitazione altrettanto sterile che inumana, in cui i figli sono istigati a denunziare i genitori, a distruggere e insozzare gli edifizi e gli emblemi religiosi e soprattutto a contaminare le loro anime con tutti i vizi e con le più vergognose aberrazioni materialistiche, i cui promotori, volendo colpire la religione e Dio stesso,, procurano la rovina delle intelligenze e della medesima natura umana”.
Il Santo Padre enumera quindi i Suoi frequenti richiami alla riparazione e all’espansione rivolti ai cattolici in molti Suoi documenti, aggiungendo che Egli non ha mai trascurato di pregare il Signore per il popolo russo.
!ma richiede una riparazione – aggiunge tuttavia il Papa – più universale e più solenne la recrudescenza, come la pubblicità ufficiale di tante bestemmie ed empietà. Nelle ultime feste del Santo Natale non soltanto sono state chiuse molte centinaia di Chiese e si sono abbruciate numerose iconi, si è imposto il lavoro a tutti gli operai e agli alunni delle scuole e si sono soppresse le domeniche, ma si è giunti al punto di costringere i lavoratori delle officine – uomini e donne – a firmare una dichiarazione di apostasia formale e di odio contro Dio , sotto pena di essere privati delle loro tessere per il pane, per il vestiario e per l’alloggio, senza le quali ogni abitante di quell’infelice paese è ridotto a morire di fame, di miseria e di freddo; ed inoltre in tutte le città ed in numerosi villaggi si sono organizzati infami spettacoli carnevaleschi, come quelli che i diplomatici stranieri hanno avuto sotto gli occhi nella stessa Mosca, nel centro della capitale, durante le ricorrenze natalizie: si vedevano passar carri sui quali erano in gran numero, vestiti coi paramenti sacri, dei ragazzacci che prendevano a scherno la Croce e vi sputavano sopra; su altri carri automobili si erano innalzati grandi alberi di Natale, ai quali erano appesi per il collo numerosi fantocci rappresentanti i Vescovi cattolici e ortodossi. Nel centro poi della città, altri giovinastri compivano ogni specie di atti sacrileghi contro la Croce.
Pertanto, allo scopo di far Noi stessi, nel modo migliore possibile, atto di riparazione per tutti questi attentati sacrileghi, ed al fine altresì di invitare alla riparazione i fedeli di tutto il mondo, abbiamo determinato, Signor Cardinale, di recarci, nel giorno festivo di S. Giuseppe, il 19 del mese di Marzo nella nostra Basilica di S. Pietro e di celebrarvi sulla Tomba del Principe degli Apostoli una Messa di espiazione, di propiziazione e di riparazione per tante e così atroci offese al divi Cuore nonché per la salute di tante anime messe a così dure e difficili prove e pel sollievo del nostro dilettissimo popolo russo, perché cessi finalmente questa grande tribolazione, e perché individui popoli facciano quanto prima, ritorno sull’unico ovile dell’unico Salvatore, il Signore Nostro Gesù Cristo. Dopo aver domandate al suo Sacratissimo Cuore perdono e pietà per le vittime e per gli stessi carnefici Noi imploreremo la SS. E Immacolata Vergine Maria Madre di Dio, il Suo castissimo Sposo S. Giuseppe, Patrono della Chiesa Universale, gli speciali protettori dei Russi e cioè i SS. Angioli, S. Giovanni Battista, S. Nicola, S. Basilio, S. Giovanni Crisostomo, i Santi Cirillo e Metodio, come pure tutti gli altri Santi ed in modo particolare S. Teresa del Bambino Gesù, a cui Noi abbiamo in modo speciale affidato l’avvenire di quelle anime.
“mentre pertanto la invitiamo Signor Cardinale, a dare le opportune disposizioni per questa solenne supplicazione, Noi abbiamo certa fiducia che non soltanto il clero e il popolo della Nostra Roma, ma anche tutti i nostri Venerabili Fratelli nell’Episcopato Cattolico e tutto il mondo cristiano si uniranno alle Nostre Suppliche, o nel giorno stesso, o in altro giorno festivo indicato”.
DISPOSIZIONI
In ossequio adunque, al riferito desiderio del S. Padre si dispone quanto segue:
1) Nei giorni 16-17-18- e 19 marzo,, in tutte le Messe si aggiunga “tamquam pro re gravi” la colletta “Contra persecutore Ecclesiae”.
2) La sera dei giorni 16-17- e 18 in tutte le Chiese ove si conserva il SS. Sacramento, si farà precedere la Benedizione vespertina dalla recita del S. Rosario col SS. Esposto, seguita dalla preghiera “A TE, O BEATO GIUSEPPE”.
3) IL GIORNO 19, IN TUTTE LE Chiese anzidette si promuova una comunione generale, secondo le intenzioni del S. Padre.
4) La sera del 19, poi si faccia un’ora solenne di adorazione e si chiuda con la recita delle Litanie dei Santi secondo le stesse intenzioni del S. Padre.
5) Nella città di Foggia – oltre la suddetta ora di adorazione – che avrà luogo in tutte le Chiese di cui sopra – se ne farà un’altra nella sola Cattedrale la sera del 22 marzo, alla presenza della prodigiosa Icone della Madonna dei Sette Veli, che in quel giorno trovasi solennemente esposta.
6) I Rev.di Sacerdoti, durante le funzioni suddette, curino di far comprendere al nostro popolo, come noi, invocando dalla bontà di Dio la cessazione del flagello che colpisce attualmente il popolo Russo, combattiamo efficacemente contro un gravissimo pericolo non solo religioso, ma anche sociale, che minaccia le nazioni sorelle, dove il bolscevismo tenta di penetrare col suo programma sovvertitore di quei principi religiosi e morali che sono cardini della civile convivenza.
Per facilitare e aiutare tale opera di propaganda, sarà distribuito al prezzo di pochi centesimi un foglietto a stampa pubblicato dalla Giunta Centrale dell’Azione Cattolica Italiana a commento ed illustrazione della lettera del . padre.
+FORTUNATO MARIA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Con la festa di S. Giuseppe restano promulgati anche per le nostre diocesi di Troia e Foggia i canoni del Concilio Regionale Pugliese tenutosi a Molfetta l’anno 1928
+FORTUNATO MARIA
VESCOVO
Troia, 11 Marzo 1930
Notificazione per la ricorrenza centenaria
dell’apparizione della Madonna dei Sette Veli
(Vigilia dell’Assunta 1930)
Gratitudine alla Vergine Maria per la sua materna protezione durante il terremoto del 1731. Finestroni della Cattedrale di Foggia istoriati. Progetto di costruzione di due nuove Chiese: S. Michele Arcangelo e SS. Salvatore.
Archivio della Curia diocesana di Troia, Scatola V, N. 6
Dall’Archivio di Troia – scatola V n. 6
* Manifesto stampato (formato: cm. 70×100).
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Amministratore Apostolico di Ascoli e Cerignola
Al Clero e al popolo della città di Foggia
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Particolarmente cara e benedetta torna quest’anno la festa dell’Assunta per questa nostra Città, la quale – avendo sperimentato la potente protezione della Madonna nel recente terremoto, che tanti lutti ha seminato anche nella nostra provincia – e tutta pervasa da un solo palpito di riconoscenza verso la sua celeste Signora e Protettrice, che ancora una volta le ha dato prova della sua materna predilezione.
Si avvicina ora per l’appunto la commemorazione due volte centenaria di quegli straordinari avvenimenti che, nei giorni luttuosi di un terribile disastro tellurico abbattutosi su Foggia, fermarono tra la SS. Vergine e questo popolo quasi un patto con cui la nostra celeste Protettrice si impegnava di non più permettere al terremoto di funestare questa Città, se i suoi abitanti avessero saputo tornare alla pratica della vita cristiana, da cui prima di quel flagello si erano purtroppo allontanati.
Noi siamo testimoni che la Madonna non ha mancato alle sue promesse. E’ ben necessario adunque che anche noi manteniamo le nostre.
La cristiana solidarietà che ci lega alle innumerevoli famiglie che nei vicini paesi colpiti dal terremoto piangono sui cadaveri di tante persone care, trepidano per la sorte di tanti cari feriti, di cui gran numero gemono tuttora nei nostri Ospedali cittadini, ci vieta di manifestare con pompe esteriori e clamorose la nostra riconoscenza alla Madonna. Ma in ben altro modo noi possiamo e dobbiamo manifestarla.
Noi possiamo e dobbiamo manifestare la nostra riconoscenza alla Madonna, purificando le nostre anime dal peccato, corroborandole con la grazia dei Santi Sacramenti – specie dell’Eucarestia e abbracciando un tenore di vita sempre più conforme alle massime e agl’insegnamenti datici da Gesù Cristo nel Santo Vangelo.
Pertanto, nell’imminente solennità dell’Assunzione, tutti si facciano un dovere di accostarsi ai Santi Sacramenti della Confessione e della Comunione con profondi sensi di cristiana pietà, e tutti vengano a visitare la Madonna al Suo S. Altare.
A questo fine, nella notte che precede la festa, è indetta per soli uomini una veglia di preghiere nella nostra Cattedrale.
Essa si inizierà questa sera, giovedì, 14 agosto, alle ore 10, con l’esposizione solenne del SS. Sacramento, la quale sarà seguita dalla recita delle quindici poste del S. Rosario meditato, intramezzato da scelta musica cantata dalla Scola dell’Istituto “Maria Cristina di Savoia”.
Mezz’ora dopo la mezzanotte sarà celebrata la S. messa con Comunione Generale, seguita dal canto solenne del Te Deum e dalla benedizione con il SS. Sacramento.
Nessuno dei nostri uomini manchi a questo solenne attestato di omaggio e di riconoscenza all’Augusta Regina del Cielo.
A testimonio perenne, poi, questa riconoscenza verso la Madonna, che noi lasceremo in retaggio ai nostri figli, perché abbiano sempre fede nelle sue promesse di materna protezione, di comune intesa con l’Illustrissimo Signor Podestà e con i Signori Governatori della Cappella, abbiamo stabilito di far costruire nella nostra Cattedrale degli artistici finestroni istoriati, devolvendo a tal fine la somma che era destinata per i festeggiamenti esteriori, che i recenti luttuosi eventi ci vietano di celebrare.
Questo primo fondo però, che ascende ad oltre ventimila lire, non è sufficiente a coprire l’intera spesa necessaria per tale opera, onde occorre che venga completato mediante le spontanee oblazioni della pietà dei singoli.
Noi esortiamo pertanto tutti quelli che vorranno onorare con esteriori segni di pietà la nostra Madonna, di destinare a quest’unico nobile scopo quel denaro che avrebbero avuto in animo di spendere in altri modi. E speriamo che per il prossimo anno, in cui celebreremo solennemente il secondo centenario della prodigiosa apparizione della Vergine SS. Dei Sette Veli a S. Alfonso e a tutto il popolo foggiano, si possa da noi inaugurare questa nuova opera, che resterà monumento perenne e della immutabile fedeltà di Maria alle sue solenni promesse, e della nostra eterna riconoscenza verso la Madonna, la cui materna predilezione è per la nostra città argomento di incrollabile fiducia e di gloria imperitura.
Mi è poi sommamente grato, in prossimità di queste feste della nostra Madonna, il portare a vostra conoscenza che, proprio sotto la protezione di Lei, durante la sua novena, ha avuto la sua soluzione un importante problema imposto alla nostra considerazione dal magnifico sviluppo edilizio, che sta trasformando totalmente l’aspetto della nostra città, rendendola ben degna della sempre maggiore importanza che i nuovi tempi, quasi giorno per giorno, le vanno conferendo.
È noto come tra le autorità Ecclesiastiche e Civili corressero da tempo trattative circa la demolizione di due chiese – la parrocchia di S. Michele Arcangelo e la Chiesetta del SS. Salvatore, le quali si trovano nell’area destinata all’erigendo nuovo Palazzo del Podestà – e circa la sistemazione da dare alla ricostruzione di esse, in modo che meglio rispondessero alle cresciute esigenze spirituali della città che si va estendendo rapidamente in nuovi quartieri.
Mercè la illuminata e generosa comprensione da Noi incontrata sia nell’Illustrissimo Sig. Podestà, che con tanto amore regge le sorti di questo Capoluogo, al cui sviluppo ha consacrato con tenace abnegazione tutte le sue energie; sia ancora in Sua Eccellenza il Sig. Prefetto della Provincia, che nulla ha risparmiato per agevolare l’armonia degl’interessi religiosi e civili della nostra Città, si è stipulato adunque formale convenzione, per cui il Comune s’impegna a versare l’indennizzo corrispondente al valore delle Chiese demolende, oltre un contributo finanziario rateale allo scopo di facilitare la costruzione delle nuove Chiese.
Intanto nell’attesa che le nuove chiese siano ricostruite la salma della Venerabile Suor Maria Celeste Crostarosa, che presentemente è custodita nella Chiesa del S.S. Salvatore, verrà trasferita nella Chiesa di S. Domenico, e la Parrocchia di S. Michele Arcangelo sarà trasferita provvisoriamente nella Chiesa di S. Chiara, adibendosi a casa canonica quei locali dell’ex Convento di S. Chiara che, ai sensi della legge 27 maggio1929, dovranno essere retrocessi dal Comune all’Autorità Ecclesiastica.
Le due chiese verranno poi definitivamente sistemate come segue:
la nuova chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo sorgerà sulla via Vincenzo Capozzi, e sarà grande più del triplo di quella che viene demolita. Ne cureranno la costruzione i Revv.di Padri Giuseppini, che in pochi anni si sono guadagnati la stima e la benevolenza della cittadinanza per il loro zelo e la loro operosità spiegata sia nella rettoria della Chiesa di S. Maria della Croce, sia nella direzione dell’Orfanotrofio Provinciale Maschile “Maria Cristina di Savoia”. Alla nuova Chiesa i benemeriti Padri annetteranno anche quelle opere di assistenza religiosa e morale a pro dei figli del popolo, che hanno fatto sorgere in Roma, nel quartiere tiburtino, ove, non sono molti anni, furono chiamati a fondare la nuova parrocchia dell’Immacolata.
In sostituzione poi della Chiesa del SS. Salvatore, ne sorgerà altra molto più ampia su di un suolo fronteggiante Via Lorenzo Scillitani, ove vanno sviluppandosi i nuovi rioni della città, e in essa si custodirà il Corpo della Ven. le Crostarosa, che si conserva tuttora incorrotto.
Ne curerà la costruzione e ne assumerà la custodia la benemerita Congregazione religiosa dei Redentoristi, popolarmente chiamati Liguorini dal nome del loro fondatore, S. Alfonso M.a de’ Liguori, il quale fu più volte in Foggia, e durante i luttuosi giorni del terremoto del 1731 fu l’angelo consolatore di questa Città. A Lui per l’appunto si riconnette uno dei fatti più memorandi della storia della nostra città, perché fu proprio durante una delle sue prediche, nella Chiesa di S. Giovanni, che la Madonna si degnò apparire a lui e a tutto il popolo della Sacra Icona Vetere.
I Redentoristi curano al presente la causa di beatificazione della Venerabile Crostarosa, venerandola come loro Confondatrice, perché da Essa S. Alfonso ebbe l’ispirazione e l’impulso a fondare la sua Congregazione di Missionari, oggi tanto diffusa, specialmente all’estero ove conta più di trecento case.
Per fare, però, che le nuove chiese siano degne dei tempi nuovi e possano attestare decorosamente ai nostri posteri la fede sincera e generosa della fiorente età in cui la Provvidenza ci ha posto, non è sufficiente il fondo costituito dall’indennizzo dato dal Comune per la demolizione delle due chiese e dalle contribuzioni per la costruzione delle nuove.
Per questo noi facciamo pieno assegnamento nella Provvidenza Divina, che saprà ispirare ai volenterosi di concorrere col loro obolo a un’opera di tanta importanza e di tanto merito, qual è quella di due istituzioni religiose che daranno indubbiamente grande impulso alla vita spirituale della nostra città e la faranno progredire di pari passo con il suo meraviglioso sviluppo materiale.
In tal fiducia e con questo augurio, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, imploriamo concordi dalla SS. Vergine che non ci privi mai dell’innegabile conforto di quella materna protezione di cui ogni giorno andiamo sperimentando l’efficacia e la tenerezza, e impegniamoci, con sempre maggior vigore, a corrisponderLe con amorosa e generosa fedeltà.
Auspice intanto dei celesti favori, scenda su tutti la pastorale benedizione, che – con paterno affetto – v’impartiamo nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, Vigilia dell’Assunzione 1930
FORTUNATO MARIA
VESCOVO
Notificazione per le feste centenarie di Maria SS. dei Sette Veli
(Foggia, 7 agosto 1931)
Per le circostanze dolorose a causa degli interventi fascisti, a tutti noti, si omette di celebrare con solennità esterna la festa patronale del 15 agosto di quell’anno e si pone fiducia nella potente intercessione di Maria perché si possa celebrare solennemente nella Chiesa di S. Giovanni Battista, nel successivo marzo 1932, il centenario dell’apparizione della Madonna dei Sette Veli a S. Alfonso.
Fiorita d’Anime, 12 agosto 1931 – VIII – N.15
Per le feste centenarie
di Maria SS. dei Sette Veli in Foggia
——————
NOTIFICAZIONE
Al Clero e Popolo della Città di Foggia
Le feste patronali del 15 agosto p.v., che in quest’anno centenario avrebbero dovuto celebrarsi con splendore straordinario in questa nostra Città, in modo così speciale protetta dall’Augusta Madre di Dio, per circostanze dolorose a tutti note non potranno per ora svolgersi anche esternamente con quella eccezionale solennità che tutti vagheggiavamo, che speriamo invece lo si possa alla chiusura del medesimo anno centenario, nel marzo dell’anno prossimo. Fu infatti nel 1732 che la nostra Madre Celeste si degnò apparire nella Chiesa di S. Giovanni Battista al suo divotissimo servo S. Alfonso Maria dei Liguori, venuto qui a predicare attratto dalla fama delle apparizioni della Madonna dei Sette Veli, iniziatesi nel 1731. Confidiamo che la potente intercessione di Maria faccia superare tutte le difficoltà che si oppongono per una pacifica e leale composizione delle cose, in modo che la Chiusura delle feste centenarie, che già tanto frutto di bene hanno apportato ai fedeli, sia anche un inno di ringraziamento alla Vergine, Regina della Pace.
Anche la funzione della solenne consacrazione della nostra città alla Madonna con l’offerta di una simbolica chiave d’oro, fusa con le spontanee oblazioni di oggetti di oro da parte dei fedeli, e che resterà sempre sospesa ai piedi del Sacro Tavolo, viene differita alla chiusura delle feste nella prossima primavera.
Per la medesima prossima solennità delle feste patronali avrebbe dovuto del pari avere luogo la solenne inaugurazione dei finestroni istoriati a completamento dei restauri della Casa della Madonna, quale è la nostra Cattedrale. Soltanto però in questi giorni si è potuto conchiudere il contratto con una delle più accreditate Fabbriche d’Italia, specializzate per tali lavori, e speriamo che entro questo anno anche quest’altro complemento dei restauri della nostra Cattedrale sia compiuto. Durante le prossime feste resteranno esposti nella sala dell’Esposizione sotto il Portico della Villa i bozzetti già disegnati, e che rievocano avvenimenti religiosi e civili della storia cittadina. Facciamo di nuovo appello a quanti amano il decoro della Casa di Dio di venirci in aiuto con le loro sia pur modeste offerte, le quali, con i fondi già raccolti e messi da parte l’anno scorso e con il sussidio straordinario che ci appresterà il Comune, potranno essere sufficienti a coprire la spesa non indifferente per l’esecuzione del progetto.
Sarà questo l’omaggio più gradito alla Madonna ed il ricordo più bello che noi lasceremo ai posteri dell’anno centenario dell’apparizione della Madonna dopo il terremoto del 1731, omaggio che ci farà guardare sempre con occhio di speciale predilezione dalla Augusta nostra Patrona.
Infine, perché non passino senza una solennità esterna straordinaria le prossime feste patronali, abbiamo fissato che la nostra Città commemorerà solennemente il XV Centenario del Concilio di Efeso il giorno 16 agosto nel qual giorno avrà pure luogo la Giornata Mariana di preghiere pro Oriente cioè per ottenere da Dio, per intercessione della Vergine Maria, il ritorno alla Chiesa Romana dei dissidenti, separati nei secoli scorsi per eresia e per scisma dalla Santa Sede Romana.
Sarà questo un altro omaggio al Signore ed alla Madonna, che ci otterrà benedizioni abbondanti e che riuscirà di particolare gradimento al cuore del Santo padre Pio XI, il quale, tra i frutti della Commemorazione Efesina, si ripromette, per le preghiere dei fedeli, il ritorno al vero ovile di N. S. Gesù Cristo di tanti milioni di fratelli separati da noi per il rotto legame della sottomissione ed ubbidienza al Sommo Gerarca della Chiesa, il Successore di S. Pietro.
Foggia, dal Pal. Vescovile, il 7 Agosto 1931
Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Amministratore Apostolico di Ascoli Satriano e Cerignola
Notificazione per la Giornata Missionaria del 18 ottobre 1931
(Foggia 15 settembre 1931)
Esortazione ai fedeli sull’appello dell’Ecc.mo Mons. Carlo Salotti, Segretario del S. Congregazione per la Propagazione della Fede, per la Giornata Missionaria, allegato alla Notificazione.
Fiorita d’Anime, 20 settembre 1931 – VIII – N.17
La giornata missionaria: 18 ottobre 1931
NOTIFICAZIONE
Comunichiamo al Rev.mo Clero e fedeli delle Nostre Diocesi il fervido appello che l’Ecc.mo Mons. Carlo Salotti, Segret. della S. Congregazione di propaganda Fide, ha lanciato al mondo perché tutti i cattolici si preparino degnamente alla grande Giornata Missionaria del prossimo 18 ottobre.
La riuscita di questa festività, che è nel suo carattere eminentemente cattolica, in massima parte dipenderà dalla preparazione che vi si prometterà; e perciò esortiamo vivamente tutti i nostri Rev. Sacerdoti e fedeli, specialmente gli ascritti alle Associazioni di Azione Cattolica, a prepararvisi accuratamente e ad incoraggiare l’elemosina della preghiera e dell’offerta che sarà devoluta ad esclusivo vantaggio della Pontificia opera della propagazione della Fede.
Pertanto vogliamo che nelle prossime domeniche, antecedenti la Grande Giornata, si parli al polo delle Missioni e degli obblighi dei cattolici di aiutarle in ogni modo, e che in ogni parrocchia si cerchi di illustrare l’argomento con qualche conferenza, possibilmente a proiezioni. Nei capoluoghi, dove vi sono più parrocchie, si terrà un’unica conferenza in tempo e luogo da destinarsi.
Confidando che tutti si adopereranno nel loro meglio per la riuscita della Grande Giornata, con tanto ardore apostolico voluta e promossa da regnante pontefice, benediciamo tutti nel Signore.
Foggia, 15 Settembre 1931
FORTUNATO M. A FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Amministratore Apostol. di Ascoli Satriano e Cerignola
Appello per la giornata Missionaria
Non è lontano il 18 ottobre, giorno destinato in quest’anno a raccogliere in tutto il mondo l’obolo dei fedeli per alimentare la vita e sviluppare l’incremento delle Missioni Cattoliche. È questa la giornata ormai storica e tradizionale, accolta con fervori di consensi e con unanime simpatia in ogni regione della terra, dove la Croce di Cristo, sfolgorante sulle guglie ardite delle Cattedrali o sulla cima di modeste capanne, ricorda la bellezza e le conquiste della Fede. Giornata di preghiera e di azione, di propaganda e di organizzazione rivolta a scuotere le coscienze illanguidite di tanti cattolici ed a rendere più vivo ed operoso l’entusiasmo di tutti coloro, i quali hanno compreso non esservi apostolato più bello e benefico di quello che si esercita in favore delle opere Missionarie.
I bisogni delle Missioni Cattoliche sono immensi. Nella Cina tuttora rosseggiante di sangue, occorre riparare sollecitamente i danni cagionati alle Chiese, alle scuole, ai collegi, agli orfanotrofi, alle abitazioni dei Missionari, dalle invasioni brigantesche, che si succedono con frequenza impressionate. Occorre fronteggiare la situazione dolorosa che periodicamente si rinnova a causa delle cavallette, distruggitrici delle principali risorse della vita, e delle inondazioni che vanno seminando, in vastissimi territori, la desolazione e la miseria più spaventosa. Occorrono mezzi abbondanti e generosi per difendere, aiutare i missionari, suore ed indigeni, che la sventura e la fede affratellano in un sentimento di solidarietà, per cui il pane del missionario diviso coi poveri indigeni, diventa il vincolo di quella unione, donde scaturisce il benessere morale e civile delle nazioni.
Nell’India, culla di antica civiltà, dove la nuova cultura intellettuale e religiosa va maturando i destini di quel popolo meraviglioso, urge fondare nuove e grandi chiese, che siano asilo di preghiera e di raccoglimento fecondo di opere virtuose; nuove scuole, dove, mercé i vantaggi dell’insegnamento, si possano attrarre alla verità del Vangelo le giovani generazioni; orfanotrofi ed ospedali che, dispensando i tesori della carità cristiana, facciano apprezzare agli infedeli ed agli erranti, la bontà rinnovatrice del cristianesimo.
Sono interi vantaggi dell’India che guardano con simpatia alle nostre missioni; e sarebbe facile la conquista di quei villaggi, se il numero dei Missionari ed i mezzi di cui potessero disporre, fossero proporzionati alle aspirazioni ed ai bisogni di quei abitanti.
Spese urgenti si domandano altresì per l’Africa, non più tenebrosa come si diceva una volta, una luminosa per la luce che in quasi tutte le sue regioni vi hanno disseminato i banditori del Vangelo. In virtù della nuova legislazione scolastica che i governi coloniali vi hanno importata, non è più possibile ai missionari insegnati tenere lezioni in aule costruite in legno o con materia friabile che non vengono più tollerate; ma è d’uopo edificare da un capo all’altro di quel continente una serie innumerevole di scuole, che per la solidità del materiale, per le necessità igieniche e per condizioni imposte ai maestri corrispondano intieramente alle recenti disposizioni legislative. Tutto ciò esige larghezza di mezzi e preparazione tecnica d’insegnanti d’ambo i sessi affinché le scuole dei missionari siano in grado di sostenere la concorrenza con quelle dei mussulmani e dei protestanti, ai quali dobbiamo contendere palmo a palmo, nel nome del diritto sacro alla evangelizzazione, quelle terre nobilitate dal sacrificio e bagnate dal sangue purissimo dei martiri dell’Uganda.
È dunque vista tutta un’ampia ed universale costruzione che non si può compiere senza mezzi adeguati. Se poi si pensi che qua e là, nei vasti campi delle missioni, sorgono collegi, nei quali si coltiva l’educazione morale e civile della gioventù: se si consideri che sono stati fondati Istituti Superiori e perfino Università Cattoliche, come quelle di Pekino e di Tokio, le quali debbono funzionare come centri di irradiazione intellettuale cristiana nella steminata repubblica cinese e nell’Impero Giapponese; se si riflette infine che un esercito poderoso di Missionari e di suore, che va al di là di 125.000 soldati sparsi su tutte le zolle dell’orbe, ed un altro esercito di gran lunga superiore di catechisti, che sono i fedeli collaboratori dei nostri missionari, hanno bisogno di essere alimentati e sostenuti nelle loro chiese, per cappelle, per le stazioni, per le scuole e per gli istituti di beneficenza; si comprenderà di leggieri quale e quanta somma si richieda per provvedere alle molte e svariate esigenze d’indole individuale, religiosa e sociale.
Nell’aprile di quest’anno 1931 l’Opera Pontificia della Propagazione della Fede ha potuto distribuire fra tutte le Missioni cattoliche del mondo ben 65.088.000 lire italiane, che sono state accolte con gratitudine commossa. Senonché i bisogni crescono di giorno in giorno. Vasti e popolosi Vicariati Apostolici che comprendevano 10 e perfino 20 milioni di abitanti sono stati divisi; e nei territori distaccati sono stati eretti nuovi vicariati e nuove prefetture Apostoliche che renderanno organizzate Missioni indipendenti, la cui opera era sollecitata dal desiderio di convertire i popoli abbandonati e tuttora immersi nelle tenebre del paganesimo e nelle follie dell’errore.
Per tutte queste ragioni s’impone una ripresa più vigorosa di propaganda. La crisi economica universale, che nell’ultimo anno ha avuto purtroppo la sua ripercussione nella raccolta dei fondi della propagazione della fede, ci deve spingere ad intensificare il nostro lavoro. Nel momento più acuto del travaglio economico sociale si è constatato che dove l’organizzazione dell’opera era ben costituita, poco o nessun danno è derivato dalla crisi. Ma dove quell’organizzazione mancava, o si è dimostrata difettosa, le offerte hanno subito una diminuzione notevole. Cotale constatazione ci stimoli a dare basi sempre più salde all’Opera Pontificia della Propagazione della Fede, e ad organizzare a tempo e con saggio metodo la giornata Missionaria del prossimo 18 ottobre.
L’Apostolato Missionario è un apostolato di civiltà. Perciò tutti coloro che hanno a cuore il progresso civile e morale dell’umanità non si disinteressino della riuscita di questa giornata che sarà il trionfo dell’ideale missionario. In quel giorno in ogni chiesa cattolica, in ogni oratorio, in ogni umile cappella si ravvivi la fede dei credenti e, attraverso un’onda di spiritualità purificatrice, s’innalzino fervide preghiere a quel Dio che fece sanabili le nazioni, affinché tutte siano redente nel Verbo e nel Sangue di Cristo. Parimenti in quel giorno i cattolici di ogni stirpe e razza, congiunti in una nobile gara di carità fraterna, diano generosamente il loro contributo per la più santa delle cause. Ogni offerta è pane che si porge ai valorosi apostoli della civiltà cristiana. Ogni obolo che quel giorno verrà versato, sarà la conquista di un’anima ai tesori della grazia e agli splendori della verità. E quanto sarà più cospicua la somma raccolta, tanto meglio si coopererà alla dilatazione del regno di Cristo che è regno di amore, di fratellanza, di libertà. Sarà questo il migliore attestato di riconoscenza, che il mondo cristiano e civile fornirà a questi araldi invitti, che nei pericoli, nei conflitti, nei saccheggi, sono rimasti, sentinelle avanzate del dovere, sul posto di combattimento senza mai ripiegare un lembo di quella bandiera gloriosa che Pio XI, il Pontefice magnanimo delle Missioni, ha affidato al cuore ed al valore dei suoi eroici missionari.
Roma dalla sede di propaganda Fide
20 agosto 1931
Il Presidente
Carlo Salotti
Arciv. Tit di Filippopoli di Tacia: Segretario di Propaganda
Il Segretario Generale
Luigi Drago
Protonotario Apostolico
Notificazione: Eco all’appello del S. Padre del 2 -10 -1931
(Foggia, 15 ottobre 1931)
Il S. D. invita ad accogliere l’appello del Sommo Pontefice, allegato in calce, per la crociata di pietà e di carità in favore degli indigenti.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/640, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Foglio stampato, composto da 4 pagine (formato: cm.24×34).
PER LA FESTA DI CRISTO RE – 25 Ottobre 1931
IL NOBILISSIMO APPELLO DEL SOMMO PONTEFICE PIO XI
PER UNA CROCIATA DI PIETÀ E DI CARITÀ
Fratelli e figli dilettissimi,
in questo giorno in cui, in preparazione alla solennità della Festa liturgica di Gesù Cristo Re immortale nei secoli, tutti concordi eleviamo a cielo le nostre preghiere e diamo il nostro obolo per la conversione degli infedeli e per la Propagazione della Fede nel mondo, sentiamo il dovere di far giungere a tutti voi la nostra parola, che vuole essere l’eco viva e palpitante della parola del Sommo Gerarca della Chiesa di Cristo, il quale, in data 2 Ottobre u. s., ha rivolto al mondo un nobilissimo appello, “appello come lo chiama il Santo Padre, ad una quasi crociata di carità e di soccorso” a favore di quanti, soprattutto fanciulli ed operai, umili e proletari, che all’avvicinarsi dell’inverno, più degli altri, in tutto il mondo, risentiranno degli effetti disastrosi di quella tremenda crisi economica, che sovrasta paurosamente sulla società umana in quasi tutte le Nazioni. E a fornire mezzi per tale crociata dovrà essere soprattutto lo spirito di sacrificio e di abnegazione, che dovrà ravvivarsi e intensificarsi nel cuore di tutti, specie di quanti hanno la ventura di essere cristiani.
Il Papa, nella cui anima risuona sempre la parola di Cristo a S. Pietro: “Se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle”, dall’alto della Sede Apostolica, sin dal secolo primo proclamata dall’illustre Martire S. Ignazio di Antiochia: “La Presidente della Carità”, continua a far sentire al mondo sconvolto quella parola di amore, di pace, di fratellanza, che è l’espressione viva di quel precetto dell’amore, che N. S. Gesù Cristo diede come caratteristica dei suoi discepoli e nel quale si compendia tutta la Legge di Dio.
Egli vuole che tutti, generosamente, con la PREGHIERA al Padre delle misericordie che provvede abbondantemente a quanti con fiducia gli domandano il pane quotidiano, con l’’AMORE ai nostri fratelli più bisognosi, viva immagine d Gesù che perpetua nei secoli la sua Passione; e col SACRIFICIO di quel che è necessario per aiutare i nostri fratelli, concorriamo alla salvezza e al soccorso di tanti indigenti, e specialmente dello stuolo innocente di bambini che più degli altri risentono terribilmente la crisi economica in quella tenera età, quando invece tutto dovrebbe sorridere, attorno a loro.
E noi, figli devoti ed obbedienti alla voce del Padre Comune, che è la voce stessa di Dio misericordioso, diamo tutta la nostra adesione a quanto il Papa desidera da noi.
Anzitutto preghiamo. La preghiera è onnipotente presso il Cuore di Dio, particolarmente quando l’amore al prossimo ne è il forte impulso. Preghiamo per la pace dei popoli, per il trionfo della giustizia e della carità, preghiamo per i poverelli, per gli afflitti ed angustiati e per quanti in qualunque modo soffrono: la nostra preghiera otterrà pazienza e rassegnazione, e riaprirà alla speranza le anime di quanti dolorosamente sono spinti alla disperazione.
Alla preghiera uniamo la carità vera e sentita per il nostro prossimo. Sarà questo un segno che nel nostro cuore arde l’amore verso Dio, se avremo compassione e soccorreremo, nella misura che ci è consentita, il nostro prossimo.
Tutti quindi dobbiamo venire in aiuto dei nostri fratelli più bisognosi, ed unendo alle provvidenze, già tanto sapientemente stabilite dal Governo per il prossimo inverno, anche la nostra offerta, la nostra collaborazione individuale, allevieremo tanti dolori occulti, soccorreremo tanti poveri vergognosi, verremo in aiuto di tanti piccoli che ci chiedono il pane della carità ed ai quali non sempre possiamo dare il necessario aiuto per difetto di mezzi sufficienti all’ingente bisogno.
Fate quindi capo, o figli dilettissimi, ai vostri parroci, ai vostri sacerdoti, alle opere di carità della Parrocchia, somministrando nella misura che le proprie forze consentono, quegli aiuti e quelle offerte che diventeranno il pane dell’affamato, il vestito per l’ignudo, la medicina per il malato, la consolazione di chi soffre.
A questo fine, sotto la direzione e la presidenza dei parroci, ai quali daremo particolari norme e più precise istruzioni, si costituirà in ciascuna Parrocchia – sotto gli auspici di S. Antonio da Padova, di cui ricorre l’Anno Centenario – un Comitato di Carità, che avrà il mandato di raccogliere e distribuire soccorsi, e sarà integramento e parte ad un tempo della Conferenza di S. Vincenzo dei Paoli, alla quale bramiamo che da tutti si dia maggiore vita e maggiore estensione. E in questo senso formuliamo il voto che lavorino anche i benemeriti Sodalizi dei terzi Ordini Secolari del Patriarca S. Domenico e del Patriarca S. Francesco d’Assisi, i quali tanto fioriscono nelle nostre Diocesi.
Ricordiamoci che quanto avremo dato ai poveri, lo avremo dato a Gesù Cristo stesso, il quale non mancherà di benedire copiosamente i benefattori dei membri più bisognosi del suo Corpo mistico, Egli che a chi avrà dato per suo amore promette in ricompensa il centuplo su questa terra e la vita eterna nel Cielo.
Di queste benedizioni celesti ci è pegno l’Apostolica Benedizione che il S. padre nel suo Appello impartisce a quanti generosamente corrisponderanno alla crociata di preghiere e di carità da Lui indetta.
A questa benedizione uniamo anche la nostra a voi tutti, con la fervida preghiera al RE DIVINO che presto sorga un’era di pace, di amore, di giustizia, di carità cristiana; che presto il suo regno si estenda su tutti gli uomini come preludio della pace eterna del Cielo.
Foggia, 15 Ottobre 1931
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Amministratore Apostolico di Ascoli Satriano e Cerignola
L’APPELLO PONTIFICIO
Il giorno 2 Ottobre, festa degli Angeli Custodi il S. Padre Pio XI ha diretto ai venerabili fratelli, Patriarchi, Primati, Arcivescovi, Vescovi e altri ordinari, aventi pace e comunione con la S. Sede, una lettera apostolica che è un alto e ispirato appello ad “una quasi crociata di carità e di soccorso” a lenire e alleviare la piaga della disoccupazione che si va di giorno in giorno estendendo in tutti i paesi e che l’inverno ormai imminente minaccia, purtroppo, di rendere più terribile e acuta.
Ecco la traduzione italiana del documento pontificio:
Un nuovo flagello minaccia, anzi già in gran parte colpisce il gregge a Noi affidato, e più duramente la porzione più tenere più teneramente amata, l’infanzia, gli umili e meno abbienti dei lavoratori ed i proletari.
La crisi finanziaria e la disoccupazione
Diciamo la grave angustia e crisi finanziaria che incombe sui popoli e porta in tutti i paesi ad un continuo e pauroso incremento della disoccupazione. Vediamo quindi forzati alla inerzia e poi ridotti alla indigenza anche estrema con le loro famiglie tante moltitudine di onesti e volenterosi operai, di null’altro più desiderosi che di guadagnare onoratamente col sudore della fronte, giusta il mandato divino, il pane quotidiano che invocano ogni giorno dal Signore. I loro gemiti commuovono il Nostro cuore paterno e ci fanno ripetere, con la medesima tenerezza di commiserazione la parola uscita già dal Cuore amatissimo del Divino Maestro sopra la folla languente di fame: Misereor super turbam (Marc. VIII,2) .
Vittime innocenti
Ma più appassionata si rivolge la Nostra commiserazione alla immensa moltitudine dei bambini, vittime le più innocenti di queste tristissime condizioni di cose, imploranti panem dum non erat qui frangeret eis (ier. Thren. IV,4) e nello squallore della miseria, condannati a vedere sfiorire quella gioia e quel sorriso che la loro anima ingenua cerca inconsciamente intorno a sé.
Ed ora si avvicini a l’inverno, e con esso tutto il seguito delle sofferenze e privazioni che la gelida stagione porta ai poverelli, e dalla tenera infanzia specialmente, per cui è a temersi che venga aggravandosi la piaga della disoccupazione che sopra abbiamo deprecato; di maniera che non provvedendosi alla indigenza di tante già misere famiglie e dei loro bimbi abbandonati, esse siano – che Dio non voglia! – sospinte all’esasperazione.
Crociata di carità e di soccorso
A tutto ciò pensa con trepidazione il Nostro cuore di Padre, e pertanto come già fecero in simili occasioni i Nostri predecessori Benedetto XV di s. m., alziamo la Nostra voce e indirizziamo il Nostro appello a quanti hanno senso di fede e di amore cristiano: l’appello ad una quasi crociata di carità e di soccorso. La quale mentre provvederà a sfamare i corpi darà insieme conforto ed aiuto alle anime, farà in esse rinascere la serena fiducia, sgombrandone quei tristi pensieri che la miseria suole infondere negli animi. Spegnerà le fiamme degli odii e delle passioni che dividono, per suscitarvi e mantenervi quelle dell’amore e della concordia, e il più stretto e più nobile vincolo della pace e prosperità individuale e sociale.
È dunque una crociata di pietà e di amore e senza dubbio anche di sacrificio quella a cui tutti richiamiamo, quali figli di no stesso Padre, Membri di una grande Famiglia ch’è la famiglia stessa di Dio tutti partecipi quindi come i Fratelli di una Famiglia stessa, sia della prosperità e della gioia, dell’avversità e del dolore che colpisce i nostri fratelli.
Richiamo ad un sacro dovere
A questa crociata richiamiamo tutti come ad un sacro dovere inerente a quel precetto tutto proprio della legge evangelica e da Gesù proclamato come precetto suo massimo e primo fra tutti i precetti, anzi compendio e sintesi di tutti gli altri, il precetto della carità che tanto inculcò a simile proposito e ripetutamente quasi tessera del Suo Pontificato in quei giorni di odii e di guerre implacabili il Nostro desideratissimo Predecessore.
Ora Noi l’additiamo di più questo soavissimo precetto, non solo come dovere supremo e comprensivo di tutta la legge cristiana, ma altresì quale atto e sublime ideale, proposto in modo più speciale alle anime più generose e più aperte a sensi della gentilezza e perfezione cristiana.
Né crediamo dovervi insistere con molte parole; tanto appare evidente che questa sola generosità di cuori, questo solo fervore di anime cristiane col loro impeto santo di dedizione e di sacrificio per la salvezza dei fratelli e segnatamente dei più compassionevoli e bisognosi, com’è lo stuolo innocente dei bambini, riuscirà a superare nello sforzo della concordia unanime le più gravi difficoltà dell’ora presente.
L’aggravio degli armamenti
E poiché da una parte effetto della rivalità dei popoli, dall’altra causa di enormi dispendi, sottratti alla pubblica agiatezza e quindi non ultimo coefficiente della straordinaria crisi presente è senza dubbio la corsa sfrenata agli armamenti, non possiamo astenerCi dal rinnovare la provvida ammonizione dello stesso Nostro Predecessore (Esortazione “des les dèbuts” 1 Agosto 1917) e Nostra (All. 24 dic. 1930, Lett. Aut. “Con vivo piacere “, 7 aprile 1922) dolenti che non sia stata finora ascoltata, ed esortiamo insieme voi tutti, o Venerabili Fratelli, perché con tutti i mezzi a vostra disposizione di predicazione e di stampa Vi adoperiate a illuminare le menti e aprire i cuori conforme ai più sicuri dettami della retta ragione e molto più ancora della legge cristiana.
Centri di distribuzione dei soccorsi
Ci arride il pensiero che ciascuno di voi possa essere il convegno della carità e generosità dei propri fedeli ed insieme il centro delle distribuzioni dei soccorsi da loro offerti. Che se in qualche diocesi si trovasse più opportuno, non vediamo difficoltà che facciate capo ai rispettivi Metropoliti oppure a qualche Istituzione caritativa di provata efficienza o di vostra fiducia.
Già vi abbiamo esortato ad usare tutti i mezzi per voi disponibili, la preghiera, la predicazione, la stampa ma vogliamo essere i primi a rivolgerCi anche ai vostri fedeli, per pregarli in visceribus Christi che vogliano rispondere con generosa carità al vostro appello, fin d’ora facendo tutto quello che voi vorrete mettendo nei cuori, dopo averli portati a conoscenza di questa Nostra lettera Apostolica.
Il gran mezzo della preghiera
Ma poiché tutti gli sforzi umani non bastano all’intento senza l’aiuto divino, innalziamo tutti fervide preci al Datore di ogni bene, perché nella sua infinita misericordia abbrevi il periodo della tribolazione e anche a nome dei fratelli che soffrono ripetiamo più che mai intensa la Preghiera che Gesù Ci ha insegnato Panem nostrum quotidianum da nobis hodie.
Divine promesse e benedizioni
Ricordino tutti a loro incitamento e conforto che il Divin Redentore riterrà come fatto a se stesso quel che noi avremo fato per i suoi poveri (Matt. XXV, 40) e che, secondo un’altra consolante parola, aver cura dei bambini per amor suo è come aver cura della stessa Sua persona (Matt. XVIII, 5).
La festa infine che oggi la Chiesa celebra ci fa ricordare quasi a conclusione delle Nostre esortazioni le commoventi parole di Gesù che dopo aver secondo la frase di S. Giovanni Crisostomo, innalzato mura inespugnabili a tutela delle anime dei bambini, soggiungeva: guardatevi dal disprezzare alcuno di questi piccoli poiché vi dico che i loro angeli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei Cieli (Matt. XIII,10).
E saranno questi Angeli che nel Cielo presenteranno al Signore gli atti di carità compiuti da cuori generosi verso i bambini e essi pure otterranno a tutti coloro che avranno preso a cuore una causa sì tata, le più copiose benedizioni.
Inoltre, avvicinandosi ormai l’annuaria Festa di Gesù Cristo, il cui regno e la cui pace abbiamo auspicato fin dagli inizi del Nostro Pontificato, Ci sembra grandemente opportuno che in preparazione di essa si tengano nelle varie chiese parrocchiali solenni tridui per implorare da Dio pensieri di pace e i suoi doni. In auspici dei quali impartiamo a Voi, Venerabili Fratelli e a tutti coloro che corrisponderanno al Nostro paterno appello, l’Apostolica Benedizione.
PIO PP.XI
2 Ottobre, festa degli Angeli Custodi
DISPOSIZIONI
1. In tutte le chiese dove si conserva abitualmente il SS.mo Sacramento si permetta un TRIDUO di preghiere in onore di Cristo Re, a cui si aggiungerà la recita delle litanie dei Santi, pregando secondo tutte le intenzioni del Sommo Pontefice.
2. Per la Festa, si promuova una Comunione Generale in tutte le Parrocchie. La sera si faccia un’ORA SOLENNE DI ADORAZIONE al SS. Sacramento, e si rinnovi l’atto di consacrazione del genere umano a Gesù Cristo Re, secondo la formula approvata dal S. Padre.
3. Sia durante il Triduo che nel giorno della Festa, si esortino vivamente i fedeli a pregare con intenzione particolare per i bisogni attuali della società, secondo il desiderio espresso dal S. padre nella Lettera Apostolica del giorno 2 corr.
4. Dal giorno 19 corr., sino a tutto il 25, omesse le altre collette si oppongano in tutte le messe(tamquam pro re gravi) quelle pro Fidei propagatione e quella pro quacumque tribulatione “N.13”.
Il giorno 25, in tutte le messe si raccolga un obolo come primo fondo pei Comitati di carità. L’obolo raccolto si rimetterà alla Curia Vescovile; che avrà cura di ripartirlo a misura che si costituiranno i Comitati.
Notificazione
al Rev.mo Clero delle Diocesi di Ascoli Satriano e Cerignola
(Foggia, 25 ottobre, nella festa di Cristo Re del 1931)
Il S. D., Amministratore Apostolico delle due suddette Diocesi, annuncia che il nuovo Pastore, Rev.mo P.Vittorio Consigliere, già eletto dal S. Padre nei primi giorni del settembre scorso, l’8 novembre sarà consacrato Vescovo da S. Em. il Card. Dalmazio Minoretti, Arcisvescovo di Genova, nella Chiesa Arcipretale di Sestri Ponente(Genova). E’ un avvenimento che chiama il Clero e tutti i fedeli alla preghiera e ad una vita santa.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/640, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm. 42×65).
FORTUNATO MARIA FARINA
Per grazia di Dio e della Sede Apostolica Vescovo di Troia e di Foggia
e Amministratore Apostolico di Ascoli Satriano e Cerignola
AL RE.MO CLERO E DILETTISSIMO POPOLO DELLE DIOCESI DI ASCOLI SATRIANO E CERIGNOLA
Fratelli e figli dilettissimi,
nei primi giorni dello scorso settembre, trovandomi in mezzo a voi, ebbi, per benigna disposizione della Provvidenza, il grande gaudio di annunziarvi io stesso di persona che il Santo Padre aveva posto termine al tempo della vedovanza di codeste due amate Diocesi, eleggendo il nuovo Pastore delle anime vostre nella persona di un Figlio del glorioso Patriarca S. Francesco, lustro dell’Ordine dei Cappuccini, il REV.MO P. VITTORIO CONSIGLIERE, DA SESTRI PONENTE, che per ben dieci anni con soddisfazione dell’Augusto Pontefice, è stato Predicato Apostolico al vaticano.
Voi tutti con giubili grande accoglieste sì fausto annunzio, il quale mentre da una parte vi riempì l’animo di riconoscenza verso il Sovrano Pontefice, che privava Se stesso di una persona così degna, per mandarla in mezzo a voi, dall’altra, avendo avuto conoscenza delle elette doti di mente e d cuore del novello Pastore, vi fece
concepire le più belle e fondate speranze che Mons. Consigliere avrebbe certamente seguite le orme gloriose ed apostoliche del veneratissimo suo Confratello Mons. Domenico Cocchia, la cui memoria so quanto sia in benedizione presso voi altri.
Oggi il vostro gaudio deve essere ancora più grande perché si avvicina il grande giorno in cui Mons. Consigliere riceverà la pienezza del Sacerdozio. Il giorno 8 del prossimo Novembre, Ottava della Solennità di tutti i Santi, per le mani dell’Eminentissimo Signor Cardinale DALMAZIO MINORETTI, Arcivescovo di Genova, nella Chiesa Arcipretale di SESTRI PONENTE(Genova), lo Spirito del Signore scenderà nella sua anima con tutti i suoi doni, conferendogli la pienezza dei poteri sacerdotali, di cui diventerà distributore fedele e prudente nella mistica Ca del Signore, a beneficio delle anime vostre.
Per questa faustissima ricorrenza è ben giusto adunque che il cuore di voi tutti giubili e nello stesso tempo si prepari a questa festa che deve stringere voi e me in un unico palpito ai piedi del Santo Altare per implorare abbondanti benedizioni sul novello Eletto.
E noi formuliamo il voto che Egli, rivestito della pienezza del Sacerdozio e dei doni dello Spirito Santo, rifulga in mezzo a voi per tutte le virtù che ornarono l’animo dei suoi illustri Predecessori e soprattutto il suo veneratissimo Confratello Mons. Cocchia, sicchè voi, vivificati dal fuoco del suo zelo e della sua carità serafica, siate docili alla sua voce che è quella del Buon Pastore, che imitiate gli esempi e santifichiate la vostra vita, perché non vi è mezzo migliore per onorare il proprio Vescovo quanto l’attendere alla santificazione propria, alla riforma dei costumi ed al trionfo di N. S. Gesù Cristo nelle famiglie e nella società.
Con questo voto noi ci uniremo tutti nella preghiera al Signore per il nuovo Vescovo, implorando per intercessione della Madonna, Madre della Misericordia e Regina di Ripalta, dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, dei gloriosi Martiri Protettori S Potito e S. Trifone, degli Angeli Tutelari delle Diocesi, benedizioni abbonanti sul Suo capo, benedizioni che si rifonderanno in una pioggia di grazie per le due diocesi, che nell’esultanza più pura e più cordiale vedono compiuto il voto ardente di avere presto il novello Inviato del Signore, che condurrà le anime per i pascoli eterni della giustizia e della carità.
Con tutto il cuore vi benediciamo nel nome del Signore.
Foggia, 25 Ottobre, nella festa di Cristo Re del 1931
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
e Amm.Apost. di Ascoli Satriano e Cerignola
DISPOSIZIONI
Nei Giorni 5, 6, e 7 del Prossimo Novembre:
1) nelle due Cattedrali, dopo il coro, esposto il SS.mo Sacramento, si canti il VENI CREATOR SPIRITUS, e le Litanie dei Santi, coi versetti e le Orazioni, e si chiuda la supplica con la Benedizione Eucaristica.
2) In tutte le chiese Parrocchiali ed in quelle in cui abitualmente si conserva il SS. Sacramento, nella funzione serotina si faccia altrettanto come nelle Cattedrali.
3) Omesse ogni altra colletta si appongano TAMQUAM PRO RE GRAVI quelle: De Spiritus Sancto e De B. Maria Virgine, e si esortino a pregare per il novello Pastore.
4)
Nel Giorno 8 Novembre:
1) alle ore 11 suoneranno a festa tutte le campane delle chiese per ricordare a tutti il fausto evento che circa quella stessa ora ha l suo coronamento.
2) La sera, nelle due Cattedrali e nella chiesa principale di ciascun Comune delle due Diocesi si canti il TE DEUM in ringraziamento
La presente notificazione sia letta al popolo durante la Messa della prossima Solennità di Ognissanti, e rimanga affissa alle porte delle chiese e delle sagrestie.
Notificazione sul S. Cuore di Gesù
(Foggia, 26 maggio 1932)
In ossequio all’appello dell’Enciclica del S. Padre Pio XI, che addita il S. Cuore di Gesù come fonte di misericordia infinita e di sicura salvezza, Mons. Farina invita a celebrare la festa del S. Cuore, e i giorni della sua ottava, con la preghiera, con la penitenza e con le opere di carità.
Fiorita d’Anime, 27 maggio 1932 – IX – N.10
Notificazione per le Diocesi di Troia e Foggia
Mons. Fortunato M.a Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Fratelli e Figliuoli direttissimi,
Con la lettera enciclica, rivolta a tutti i Vescovi e i fedeli del mondo, il Papa, dopo avere esposto i gravi mali che travagliano tutti i popoli nell’ora presente, ci addita il cuore divino di N. S. Gesù Cristo come fonte di misericordia infinita e di sicura salvezza.
Mentre la cupidigia dei beni terreni, prima radice di tanti mali, produce il grave disagio economico che affligge la gran maggioranza dell’umana famiglia, i nemici di ogni ordine sociale «audacemente si adoperano a rompere ogni freno, a spezzare ogni vincolo di legge divina ed umana, ad ingaggiare apertamente e in segreto la lotta più accanita contro la religione e contro Dio stesso, svolgendo il diabolico programma di schiantare dal cuore di tutti, perfino dei bambini, ogni sentimento religioso».
Mai come adesso la lotta contro Dio e la depravazione dei costumi, si organizzò, per così dire, in forma ufficiale, mediante leghe ed empie organizzazioni che si sviluppano e si diffondono sotto l’egida e con l’aiuto di governi iniqui e settari.
E il Papa perciò vuole che la prossima festa del Sacro Cuore di Gesù, che quest’anno capita il 3 giugno, festa che Gesù stesso volle istituita con particolari intenti di riparazione, sia in modo specialissimo santificata da tutti i fedeli con la preghiera, con la penitenza, con le opere di carità e così pure tutti i giorni della sua solenne ottava.
Or bene, poiché il Signore ha voluto risparmiata alla nostra patria la pubblica onta di tante iniquità, provocatrice della giustizia divina, di cui abbiamo fatto cenno innanzi, maggiormente ci incombe il dovere della riparazione, affinché sì grave fattura ci sia risparmiata anche per l’avvenire, e dobbiamo con sentimento di cristiana fratellanza, implorare da Dio misericordia per noi e per tutti i popoli.
Per questo, Noi, sommamente desiderosi che le nostre due diocesi non siano seconde alle altre nel rispondere all’appello del Vicario di Gesù Cristo e nel partecipare alla grande crociata di preghiera e di penitenza da Lui indetta, vogliamo che tutti i nostri figliuoli, sotto la guida dei parroci e dei nostri sacerdoti e dell’uno e dell’altro clero, con santa emulazione e con profondo sentimento di fede, santifichino, in tutti i modi loro concessi, la Festa del Cuore Divino di Gesù e la sua ottava mediante opere di cristiana pietà e mortificazione.
Gli infermi poi e i tribolati offrano i loro dolori, per le mani della Vergine SS.ma, quale olocausto di espiazione e similmente tutti quelli che in questo tempo sono sotto la dura prova dello scarso lavoro e dello scarso pane. Si confortino nella certezza che i loro sacrifici e le loro pene, cristianamente sopportate, concorreranno efficacemente ad affrettare l’ora della misericordia e della pace.
In esecuzione intanto dei sovrani voleri del Papa prescriviamo:
- Che si divulghi, innanzi tutto, il contenuto dell’anzidetta enciclica “Caritate Christi”. Le Associazioni di Azione Cattolica e tutti i Pii Sodalizi la leggano e la facciano leggere. I sacerdoti la riassumano e la spieghino al popolo nelle sante messe della prossima domenica 29 maggio ed esortino caldamente i fedeli perché si accostino in gran numero e con grande fervore, nella festa del Sacro Cuore e durante la sua ottava, ai Santi Sacramenti, unendo alla preghiera qualche mortificazione e qualche opera di carità in ispirito di vera penitenza. Si zeli anche di far celebrare delle messe con speciale scopo di riparazione.
- Nel giorno della festa del sacro cuore di Gesù nelle due cattedrali e nelle chiese collegiali con l’intervento di tutti i componenti dei singoli Capitoli, in quell’ora che si stimerà più adatta pei fedeli, si esponga il SS. Sacramento almeno per lo spazio di un’ora all’adorazione dei fedeli, chiudendosi la sacra funzione con la recita dell’Atto di riparazione, con il canto delle litanie del Sacro Cuore e del Salmo «Miserere» e con la processione eucaristica nell’interno della chiesa. Lo stesso si pratichi nella chiesa principale di ogni comune.
- Nelle parrocchie, specie quelle dei centri rurali, si curi nella festa anzidetta vi sia una messa a l’alba e almeno si amministri la S. Comunione anche a quell’ora per comodo di coloro che sono obbligati ad andare a lavoro.
- I Rettori delle Confraternite e dei Pii Sodalizi promuovano almeno nella domenica dell’ottava, la S. Comunione Riparatrice da parte di tutti gli ascritti.
- Durante l’Ottava del Sacro Cuore in tutte le chiese, ove si conserva il Santissimo Sacramento, si reciti ogni giorno il Santo Rosario col Santissimo esposto e si compia una funzione di riparazione col canto delle Litanie del Sacro Cuore e del Salmo «Miserere».
- In tutte parrocchie, in uno dei giorni dell’ottava, si promuova una comunione generale dei fanciulli e nelle ore pomeridiane si faccia compiere dagli stessi mezz’ora di adorazione. Similmente si cerchi, in ogni parrocchia, di dare maggiore vita ed impulso al proprio centro dell’Apostolato della Preghiera e lo si istituisca ove non è ancora istituito, e si curi l’ascrizione da parte di tutti gli Associati di Azione Cattolica.
- Le medesime funzioni si pratichino, come meglio sarà concesso, in tutte le Comunità e negli Istituti Religiosi, compiendo anche in qualche giorno dell’ottava il pio esercizio della «Vai Crucis»
Foggia, 26 maggio 1932 – X
Fortunato M.a Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Nelle chiese della città di Foggia il SS. Sacramento resterà esposto durante tutta giornata, col seguente turno per ciascuno dei giorni dell’Ottava:
3 Giugno: Cattedrale.
4 ” : S. Giovanni di Dio.
5 ” : S. Anna e S. Luigi.
6 ” : S. Angelo (S. Chiara).
7 ” : S. Francesco Saverio.
8 ” : Gesù e Maria.
9 ” : S. Stefano.
10 ” : S. Giovanni Battista.
In quest’ultimo giorno sarà fatto nelle ore pomeridiane da parte di tutte le Associazioni e Sodalizi Cattolici un pellegrinaggio all’anzidetta chiesa anche per interporre la materna intercessione della madonna Addolorata, che in altri giorni di pubbliche calamità e tribolazioni, intercedette per la nostra città e dette ad essa pegno della sua protezione.
Notificazione sulla Giornata Missionaria
(7 ottobre 1932)
Il S.D. esorta i fedeli a considerare la giornata missionaria come la grande giornata della carità spirituale in cui tutti adempiano al grave dovere che ci incombe, di venire incontro a tanti milioni di fratelli che non hanno il dono inestimabile della Fede.
Fiorita d’Anime, 5 – 20 ottobre 1932 – IX – N. 19 – 20
NOTIFICAZIONE
FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Rev.mo Clero e al dilettissimo popolo delle due Diocesi
Fratelli e figliuoli amatissimi, in questo mese di ottobre, già sacro per la commemorazione degli augusti misteri del S. Rosario e della Regalità di N. S. Gesù Cristo, ricorre anche la “Giornata Missionaria”, la quale, come era nei desideri del Papa, ha assunto l’aspetto di una giornata storica, destinata a tener vivo nelle anime dei fedeli il grande problema missionario.
Quest’anno essa ricorre nella IV domenica di questo mese del Rosario, e propriamente il 23 ottobre.
È mio vivo desiderio che essa, anche in queste nostre Diocesi, sia celebrata con maggiore zeloe con più vivo slancio di apostolato da parte del clero e di tutti i fedeli, e risponda sempre meglio ai motivi altissimi, che ne ispirano l’istituzione, tanto più che il Signore ha concesso a noi l’onore di avere il Seminario Meridionale per le Missioni di Africa.
Tale giornata dev’essere la grande giornata della Carità Spirituale in cui tutti adempiamo con maggiore generosità del solito al grave dovere, che ci incombe, di venire in aiuto di tanti milioni di fratelli travagliati dalla più grave indigenza, che possa mai darsi: la privazione cioè del dono inestimabile della Fede.
I nostri missionari per venire loro in aiuto, non si risparmiano fatiche e sacrifici, ma essi sono impari al grande bisogno e perciò di lontano protendono a noi le braccia e c’invocano cooperatori in questa grande opera di evangelizzazione dei popoli.
Noi dobbiamo rispondere al loro invito apprestando duplice aiuto: spirituale e materiale; cioè quello della preghiera che implori più abbondante la grazia di Dio a fecondare le loro fatiche, e quello del nostro obolo largo e generoso.
È vero che anche noi siamo in ristrettezze economiche; ma il dare con sacrificio e con generosità per il nobile scopo, animati da vero spirito di fede, è il modo migliore per propiziarci le misericordie divine – avendo il Signore promesso il centuplo su questa terra a chi avrà dato nel nome suo e per suo amore.
In quest’anno poi ricorre il decimo anniversario dell’elezione del Papa, il S. Padre Pio XI, che ha destinato alle Missioni la parte migliore della sua intelligenza e il palpito più grande del suo cuore: anche, quindi in omaggio a Lui – sempre profondamente accorato per tanti figli, che muoiono d’inedia, perché ancora fuori dalla Casa del Padre Comune, – sia più fervida e intensa la vostra corrispondenza al santo appello missionario. Intanto perché il nobile intento sia meglio raggiunto, impartiamo le disposizioni qui sotto riportate e con vera effusione benediciamo tutti nel nome del padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
7 ottobre 1932 – X – Festa della M. del Rosario
✝ Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- Sin dalla prossima domenica 16 ottobre, in tutte le messe, si preannunzi al popolo la Grande Giornata Missionaria, che dovrà essere più solenne degli anni precedenti in omaggio al Papa. Si invitino i fedeli a parteciparvi con slancio mediante la preghiera, la mortificazione, e l’obolo della carità.
- In tutte le parrocchie, secondando gl’impulsi dei due direttori diocesani, Rev.mo Can.co Teologo Bucci, Vicario Generale di Foggia, e Rev.mo Can.co Decano Petrilli, si costituisca coi componenti delle Associazioni di A. C. maschili e femminili la Commissione Missionaria e si organizzi la buona riuscita della Giornata Missionaria e l’ascrizione all’Opera Pontificia della Propagazione della Fede. Si promuova la partecipazione alle conferenze missionarie, che saranno indette nei vari centri e la diffusione della Stampa Missionaria.
- Dal giorno 16 Ottobre sino a tutto il giorno 30, nelle sante messe, tralasciate le altre collette, si appongano, tamquam pro re gravi, quella dello Spirito Santo e quella Pro-Fidei Propagatione.
- Nei giorni sopra indicati, in tutte le chiese, la sera, dopo la Recita del Rosario, si reciti la preghiera per la conversione degl’infedeli e si zeli che i fedeli, al mattino, offrano la santa Comunione a questo scopo, si promuovano comunioni generali, specie dei fanciulli.
- Gli otto giorni che vanno dal 23 al 30 Ottobre, festa di Gesù Cristo Re, siano per lo zelo dei Rev.mi Parroci, trasformati in ottava solenne di preghiere per la conversione del mondo infedele.
- Il giorno 23 in tutte le messe si raccoglierà l’obolo per la Propagazione della Fede e i Rettori di chiesa avranno cura di illustrare e caldeggiare presso i fedeli tale raccolta e di trasmettere, al più presto, il ricavato alla propria Curia Vescovile.
- La sera dello stesso giorno 23, nelle due Cattedrali e nella chiesa principale di ciascun Comune delle due Diocesi si faccia un’ora solenne di adorazione per la conversione degli infedeli e lo stesso si pratichi nella festa della Regalità di N. S. Gesù Cristo, chiudendo la pia pratica con l’atto di consacrazione del genere umano al Cuor S.S. di Gesù, con la formula prescritta del Papa.
- Le Comunità religiose potranno compiere tali opere di adorazione nei loro oratori e nei giorni, che ad esse riusciranno più agevoli.
Notificazione
al Rev.mo Clero e al dilettissimo Popolo delle due Diocesi
(Foggia, Festa dell’Epifania del 1933)
Il S. D. invita a vivere intensamente l’Ottavario di preghiere per impetrare la conversione degli eretici, sciasmatici e di quanti sono fuori della vera chiesa di Gesù Cristo. Il S. Padre in un’udienza particolare gli ha raccomandato di pregare e far pregare per il ritorno all’unità della Fede di tutti i fratelli dissidenti, essendo questa un’intenzione che gli sta particolarmente a cuore nell’ora presente.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.41/643, Notific.Vescovili (1844-1979)
* Locandina stampata (formato: cm 42×61).
NOTIFICAZIONE
FORTUNATO MARIA FARINA -VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Rev.mo Clero e dilettissimo Popolo delle due Diocesi
All’avvicinarsi della FESTA DELLA CATTEDRA DI S. PIETRO IN ROMA, che apre il solenne OTTAVARIO DI PREGHIERE, per impetrare la conversione degli eretici e degli scismatici e di quanti sono fuori della vera chiesa di Gesù Cristo, ci è grato invitare, anche quest’anno, i nostri diletti fratelli dell’uno e dell’altro Clero e tutti i nostri figlioli di queste amate diocesi, a compierlo con slancio di Fede e ardore di Carità sempre più viva.
Nell’ultima udienza particolare avuta dal Papa nel Maggio dello scorso anno, Egli vivamente ci raccomandò di pregare e di far pregare per il ritorno all’unità della Fede di tutti i nostri fratelli dissidenti e ci disse essere questa una delle intenzioni che Gli stavano più a cuore nel volgere dell’ora presente, perché vedeva chiaro, da molte circostanze, che la Provvidenza Divina vuole affrettata l’ora avventurata del ritorno all’unico OVILE DI GESU’ CRISTO di tante pecorelle che ancora ne sono fuori.
Nell’anno decorso di ebbero segnalate conversioni in massa di intere popolazioni, specie dopo questo solenne OTTAVARIO DI PREGHIERE, la cui pratica diviene sempre più universale nella Chiesa, e dapertutto il ritorno elle conversioni fu più vivo ed intenso.
Facciamo perciò a tutti il più caldo appello si stringerci in questi otto giorni, in una SANTA CROCIATA DI PREGHIERA E DI MORTIFICAZIONE e in modo tutto particolare ci rivolgiamo al Clero, alle Comunità Religiose, agli ascritti dei vari Terzi Ordini, alle Associazioni di Azione Cattolica, all’apostolato della Preghiera e all’opera S. Pietro Canisio.
Il nostro Zelo, per quest’opera santa di vera carità fraterna, valga ad ottenerci di vedere liberate le nostre diocesi dalla propaganda del male e dell’eresia e resa sempre più intensa in tutti i nostri figliuoli la vera vita cristiana.
PER QUESTO PRESCRIVIAMO QUANTO SEGUE:
- Nella domenica 15 Gennaio, in tutte le Omelie e nella spiegazione del catechismo sia agli adulti come ai fanciulli, si parli dell’ottavario di preghiere per L’Unità della Chiesa e per la conversione dei dissidenti, e si invitino tutti a parteciparvi, offrendo a questo fine le loro preghiere e le loro buone opere.
- Dal giorno 18 Gennaio sino a tutto il 25 Gennaio, omesse le altre collette, si appongano in tutte le SS. Messe e le sacre funzioni (tamquam pro re gravi) la colletta dello Spirito Santo e quella ad tollendum Schisma.
- Nei Capitoli cattedrali e Collegiali l’ufficiatura del mattino si chiuda con la recita dell’inno : Veni Creator Spritus con relativi versetti e orazioni; quella della sera con la recita delle Litanie Lauretane e le preghiere per l’Unità della Chiesa arricchite d’indulgenza dai Romani Pontefici.
- Nelle Parrocchie e nelle Chiese in cui si conserva abitualmente il SS Sacramento, esposto il SS. Sacramento si canti il Veni Creator Spiritus, si reciti la terza parte del S. Rosario – come per la pratica del mese di Ottobre, – e si chiuda con le Litanie dei Santi e la Benedizione. Alle preghiere che si trovano nell’apposito consueto libretto si aggiunga ogni giorno la recita della Preghiera alla Madonna per il ritorno degli Orientali alla Chiesa Romana, preghiera arricchita di indulgenze.
- In uno degli otto giorni si promuova una Comunione Generale ed un’Ora solenne di Adorazione. in tutti gli Asili di Infanzia si zeli la preghiera da parte dei piccoli e degli innocenti.
- Nella domenica dell’Ottava, 22 Gennaio si raccolga in tutte le Messe un obolo per la nostra Borsa Missionaria, INTITOLATA ALLA MADONNA DEI SETTE VELI E A S. FRANCESCO DI ASSISI.
- Nel venerdì dell’Ottava, 20 Gennaio, le Comunità Religiose compiano il pio esercizio della VIA CRUCIS e da tutti i fedeli si pratichi possibilmente il digiuno ecclesiastico, o altra mortificazione.
Nella ferma fiducia che tutti risponderanno con slancio di fede, con zelo ardente a questo santo appello, su tutti imploriamo le più elette benedizioni di Dio. Foggia dal Palazzo Vescovile, nella Festa dell’Epifania del 1933 – XI
✝FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sul digiuno quaresimale
(Foggia, 4 marzo 1933)
Il S. D., tenuto presente quanto sottoposto a lui da parte del clero, e considerando quanto concesso dal S. Padre per la diocesi di Roma, concede un mitigazione del digiuno quaresimale, invitando i fedeli a supplire detta mitigazione con opere di carità.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 42/699.
* Foglio dattiloscritto su carta intestata del Vescovo, con firma autografa del S. D. (formato: A4).
FOTUNATO MARIA FARINA
Per Grazia di Dio e della S. Sede Apostolica
Vescovo di Troia e Foggia
Alla Medesima Sede Immediatamente Soggetto.
Avendo preso nella dovuta considerazione quanto da diversi nostri fratelli del reverendo clero di queste diocesi Ci fu sottoposto in ordine all’obbligo del digiuno quaresimale e tenendo presente quanto dal Santo Padre fu concesso per la Sua diocesi di Roma, permettiamo, in queste due nostre diocesi di Troia e Foggia, a quanti sono obbligati al digiuno quaresimale, di poter fare uso, nella piccola refezione del mattino e in quella della sera, del latte, dei latticini e delle uova, rimanendo peraltro ferme tutte le altre prescrizioni ecclesiastiche circa il digiuno quaresimale. Coloro che si avvarranno di questa concessione suppliscano alla mancata rigidezza della mortificazione con qualche opera speciale di carità verso i poveri, secondo la propria possibilità, o con qualche altra opera di cristiana pietà, col consiglio del proprio parroco o confessore.
Pel nostro Seminario Diocesano e per le Comunità Religiose prescriviamo una piccola visita quotidiana speciale al SS. Sacramento recitando il Miserere per la conversione dei peccatori e le litanie del S.S Nome di Gesù secondo tutte le intenzioni del Santo Padre e le Nostre di queste due diocesi.
Foggia, dal Nostro Episcopio, il 4 marzo 1933.
✝Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sulla festa della Madonna dei Sette Veli
(Foggia, 12 marzo 1933)
La solenne festa della Madonna dei Sette Veli, pur celebrandosi liturgicamente il 22 marzo, viene differita al 30 aprile (2^ Dom. dopo Pasqua) in ricorrenza dell’Anno Santo e in coincidenza con l’inaugurazione delle artistiche vetrate nella Cattedrale.
Fiorita d’Anime, 15 marzo 1933 – X – N. 6
NOTIFCAZIONE
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo della città di FOGGIA
E’ ormai prossimo il 22 Marzo data che ricorda la protezione della Madonna a pro del nostro popolo, riconfermata con straordinari prodigi verificatisi sulla spianata prospiciente l’antica chiesa dei Cappuccini la mattina di tal giorno dopo il terribile terremoto del 20 marzo 1731.
Ogni anno, quando la celebrazione dei misteri della Passione del Signore non lo vieta, a causa dell’imminenza della S. Pasqua, con tutta la solennità del rito e con solenne processione e funzioni pontificali si commemora la memoranda giornata.
Quest’anno, non ostante che la Pasqua capiti alla metà di Aprile, la celebrazione solenne è ugualmente differita per la seconda domenica dopo la S. Pasqua, e rimane fissata per il 30 Aprile.
In ricorrenza dell’Anno Santo, che ci ricorda anche la Madonna data a noi quale madre di Gesù, nostro Redentore Divino, vogliamo che tale celebrazione rivesta un carattere di singolare solennità e coincida con l’inaugurazione delle grandi invetriate, artisticamente istoriate, di cui si è voluto decorare la basilica della nostra Madonna dell’Icona-Vetere.
Tutti gli accordi furono presi col Rev.mo Capitolo Cattedrale, con l’Ill.mo Podestà e coi Sig.ri Governatori della Cappella della Madonna. Speriamo che tale festa riesca solennissima e degna della vostra fede e della vostra divozione per la Madonna.
Il prossimo 22 Marzo pertanto sarà sempre liturgicamente celebrato e rimane egualmente per la nostra città, come negli altri anni, anche festa civile.
Nella Cattedrale le messe saranno celebrate in continuazione sin da l’alba ed è nostro desiderio che tutti voi altri, figli di questa avventurata città, particolarmente protetta da Maria, vi accostiate in quel giorno alla Santa Comunione, tanto più che già per le nostre diocesi è incominciato a decorrere il tempo utile per l’adempimento del precetto Pasquale.
È nostro desiderio poi che, come negli anni precedenti, anche in quest’anno si svolgano particolari funzioni, sul luogo stesso ove avvenne la prima apparizione della Madonna, attraverso i veli che ricoprono l’antica Icone. Per ciò alle ore 9 di quella mattina noi celebreremo messa bassa pontificale con assistenza dei Rev.di Padri Cappuccini, nell’antica loro chiesa, che tutt’ora rimane adibita in massima parte per usi profani, a causa dello spirito settario di altri tempi, e che tutto fa sperare sia presto un’altra volta ripristinata al culto dalla saggezza equanime del nuovo Regime.
Di là ci recheremo alla nostra Cattedrale per l’assistenza pontificale alla messa solenne.
Nel pomeriggio poi, alle ore 16, si muoverà dalla nostra Cattedrale un divoto pellegrinaggio cantando il rosario a venerare il luogo della prima apparizione. A tale pellegrinaggio, che sarà diretto e organizzato dalla Giunta Diocesana, è nostro desiderio che partecipino il clero secolare e regolare, i Terz’Ordini, e tutte le Organizzazioni Parrocchiali e i pii sodalizi nonché i fanciulli del catechismo.
Finalmente facciamo appello alla carità di tutti voi altri, nostri figli amatissimi, affinché diate il vostro obolo per concorrere alle ingenti spese, che si sostengono per le nuove artistiche invetriate, non ostante il concorso nostro personale e quello del Comune e del Governo della Cappella: si t5atta di rendere più bella e decorosa la nostra basilica, la casa della Madonna Nostra.
Nella ferma fiducia, che come già altra volta, anche questa risponderete concordi ed unanimi al nostro appello, vi benediciamo tutti nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, dal Palazzo Vescovile, 12 marzo 1933-XI
✝FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- I Parroci e Rettori di chiesa spieghino al popolo la presente notificazione e invitino tutti ad onorare con particolari ossequi la Madonna il prossimo 22 Marzo.
- Domenica 19 Marzo, e domenica 26 Marzo, sotto gli auspicii di S. Giuseppe, in tutte le messe si raccolgano particolari offerte dai fedeli in onore della Madonna a pro della nostra Cattedrale.
- Nel pomeriggio del 22 – alle ore 16 ogni parroco e rettore di chiesa conduca gli ascritti delle organizzazioni Cattoliche e dei pii sodalizi alla Cattedrale per partecipare al pio pellegrinaggio indetto con la presente notificazione. La sera di tal giorno poi in tutte le chiese prima della benedizione col S.S. Sacramento si canti il “Te Deum”.
Notificazione per l’apertura dell’Anno Santo
(Foggia, 14 marzo 1933)
Disposizioni per attuare in maniera sensibile ed efficace l’annuncio del grande avvenimento dell’Anno Santo.
Fiorita d’Anime, 15 marzo 1933 – X – N. 6
NOTIFICAZIONE PER LE DUE DIOCESI
di Troia e Foggia
Nel prossimo 2 Aprile, ricorrendo la domenica di Passione e il primo giorno dell’Anno Santo, al domani dell’apertura delle Porte Sante delle quattro Basiliche Patriarcali di Roma, affinché si dia in maniera sensibile ed efficace l’annunzio del grande avvenimento a tutto il popolo delle nostre due diocesi e ognuno sia invitato a santificarsi accostandosi ai santi sacramenti e rinnovandosi nella pratica di una vita veramente cristiana, prescriviamo:
- Nel pomeriggio della Domenica di Passione in tutti i Comuni delle due Diocesi si porti in processione nella forma più devota e solenne l’effigie del S.S. Crocifisso più venerata in quel luogo. Rientrata la processione in chiesa il predicatore dei S.S. Esercizi Spirituali spieghi l’importanza dell’Anno Giubilare e inviti tutti ad ascoltare la parola di Dio e ad adempiere con tutte le disposizioni dovute il S. Precetto Pasquale. Si chiuda la funzione con la benedizione e il bacio della santa reliquia.
- Nel pomeriggio o nella sera del giovedì seguente, 6 Aprile, nell’ora più comoda pei fedeli, esposto il S.S. Sacramento, si faccia dal popolo e dal clero un’ora solenne di adorazione, commemorando la Santa Agonia del Signore nell’Orto degli ulivi, e unendosi in ispirito al Papa, che in quello stesso giorno la farà nella basilica di S. Pietro. Anzi, giusta le sue prescrizioni, si offra quest’ora per quelle nazioni nelle quali la Chiesa oggi è tanto duramente perseguitata.
- Tale ora santa la si farà soltanto nella chiesa principale di ogni comune. In Foggia, oltre che nella Cattedrale, si potrà praticare anche nelle chiese parrocchiali di S. Giovanni Battista, S. Anna, S. Eligio, Gesù.-Maria, S. Luigi, S. Maria della Croce, S. Pasquale e l’Addolorata. In S. Marco in Lamis nelle tre parrocchie e nella chiesa dell’Addolorata. Si fa obbligo a tutti del clero di partecipare a quest’ora santa nel presbiterio e con le proprie insegne.
- Date queste speciali funzioni la predicazione degli Esercizi Spirituali si comincerà fin dal mercoledì 29 Marzo e la Comunione Generale di chiusala si farà nella festa dell’Addolorata, venerdì 7 Aprile.
- Per agevolare agli uomini l’adempimento del S. Precetto Pasquale nella notte tra il sabato e la domenica delle Palme nella chiesa che si giudicherà più adatta in ciascun Comune si pratichi l’adorazione notturna per soli uomini al S.S. Sacramento solennemente esposto, con la celebrazione della S. Messa mezz’ora dopo la mezzanotte, durante la quale avrà luogo la Comunione Generale.
Foggia, 14 Marzo 1933-XI
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sulla Festa di Maria Mediatrice
(Molfetta, Seminario Regionale Pio XI, 25 maggio 1933)
Annuncio della solenne consacrazione del Santuario di Maria SS.ma Mediatrice in Troia e della concessione da parte della S. Sede di poter celebrare ogni anno la festa della Madonna sotto il titolo di “Mediatrice Universale di tutte le Grazie”, fissata per il 31 maggio. Riflessioni teologiche sulla Vergine Maria, costituita mistico canale della Grazia, che Cristo ci ha meritato col Suo Sacrificio Divino.
Fiorita d’Anime, 1 giugno 1933 – X – N. 11
NOTIFCAZIONE
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al popolo delle due Diocesi
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
Col cuore esultante, al chiudersi di questo Maggio dell’anno in cui tutto l’orbe cattolico solennemente commemora il XIX centenario della Redenzione, ci è grato comunicarvi che il favore da noi implorato dalla S. Sede Apostolica di poter celebrare, ogni anno, nelle nostre Diocesi la festa della Madonna sotto il titolo di «Mediatrice Universale di tutte le Grazie» è stato benignamente concesso.
Così d’ora innanzi a perenne ricordo dell’ineffabile dono, che il Redentore Divino, dall’alto della Croce, fece a noi legandoci la Madre sua come madre noi ogni anno, al mistico ciclo delle feste mariane con cui la Chiesa onora la Vergine Santissima, aggiungeremo anche questa festa. Essa, infatti, quel dono ci ricorda e ce ne rivela tutte le inesauribili celesti dovizie.
Gesù affidandoci alla Madre sua come figli nell’ora stessa in cui Egli compiva la nostra Redenzione deponeva nelle mani di Lei a pro delle anime nostre, tutti i tesori infiniti di tal Redenzione, e ne costituiva questa Madre dolcissima, Tesoriera ed Arbitra, formando di Lei il mistico canale per cui essi dovevano trasmettersi a noi ed arricchirci delle soprannaturali dovizie di quella Grazia che Egli a noi aveva riconquistata col Suo Sangue Divino.
E in tal modo con lo stesso prezzo del nostro riscatto, cioè col Sangue dell’Agnello Immacolato riceveva il suo supremo suggello, l’eterno decreto con cui Dio nella sua Sapienza infinita aveva fissato che tutti i beni a noi venissero per mezzo di Maria.
Di fatto era giusto che come con la cooperazione di Lei mediante l’opera dello Spirito Santo, l’umanità aveva avuto il Redentore, così anche per mezzo di lei, mercè l’influsso santificatore dello Spirito Santo ogni anima fruisse dei frutti della Redenzione.
E la cara festa di Maria Mediatrice Universale di tutte le Grazie è fissata pel 31 Maggio, al chiudersi cioè del bel mese che la pietà dei fedeli a lei consacra e in quel tempo dell’anno liturgico in cui la Chiesa o si prepara a celebrare o già celebra, col sacro tempo della Pentecoste, l’opera meravigliosa di santificazione iniziata, mediatrice Maria, diciannove secoli or sono dallo Spirito Santo nel Cenacolo, e perpetuata poi nella Chiesa attraverso i secoli sempre per la mediazione di Lei.
Noi vogliamo, che verità così consolanti siano meditate da ogni nostro sacerdote e che ognuno di essi, in tutti i modi, che gli sono consentiti se ne faccia maestro e banditore presso le anime confidate alle nostre cure, sicché tali verità divengano la base e il fondamento della vera divozione verso la Madonna del nostro popolo.
Intanto – quale tributo di omaggio alla Madonna a nome delle due Diocesi, e quasi a rendere in esse più pratico e tangibile l’insegnamento di così belle e consolanti verità – nella vigilia del prossimo 31 Maggio, Noi consacreremo in Troia, con solenni festeggiamenti, l’antica Chiesa delle Grazie rifatta quasi ex novo intitolandola alla Vergine S.S. con sotto il titolo appunto di «Mediatrice Universale di tutte le Grazie».
Sarà questo Tempio auspicio di rinnovata protezione da parte di tanta Madre verso le due Diocesi, che cooperano generosamente a tributarLe questo omaggio, e sarà pegno di santa fecondità pel fiorente Seminario Missionario sorto con influsso vivificatore del Suo materno sorriso.
Rinnovati e ritemprati, così, nella divozione a Maria, che è la mistica Sposa dello Spirito Santo prepariamo a celebrare, sotto il magistero di tanta Madre e Maestra la solennità anche centenaria della Pentecoste. Richiamando quanto prescrivemmo nella Nostra ultima pastorale per l’Anno Santo, Noi vogliamo che sia la novena sia l’ottava di tale festa sia celebrata in tutte le Chiese delle nostre due Diocesi con straordinario splendore e con più vivo e profondo sentimento di vera divozione, pregando in modo specialissimo per la santificazione di tutto il Clero e per le Vocazioni sacerdotali.
Tanto curino i nostri sacerdoti, niuno eccettuato, dall’altare, dal pulpito, dal confessionale e alle loro sollecite cure rispondano con fervido slancio tutti i fedeli di qualsiasi ceto e condizione mentre tutti benediciamo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo
25 Maggio dell’Anno Santo 1933 – Festa dell’Ascensione
Molfetta, Seminario Regionale Pio XI.
✝ Fortunato Maria Farina
DISPOSIZIONI
- Il contenuto della presente notificazione sia spiegato e commentato al popolo di tutti i parroci e rettori di chiesa.
- I sacerdoti nelle diocesi nel prossimo 31 Maggio, celebrando, facciano la Messa della Madonna sotto il titolo di Mediatrix Omnium Gratiarum quale si trova nei nuovi messali nella rubrica pro aliquibus locis con Gloria e Credo e conformino alla Messa la recita del Divino Ufficio.
- I predicatori del Mese Mariano, i parroci, e i sacerdoti in genere spieghino al popolo la dottrina teologica insegnata dalla Chiesa mediante questo titolo.
- I fedeli della città di Troia pratichino nel giorno 29 Maggio possibilmente l’astinenza dalle carni e il digiuno ecclesiastico, o altra penitenza col consiglio del proprio parroco o confessore.
- In tutte le chiese sia praticata con speciale solennità la novena e l’ottava di Pentecoste pregando in modo tutto particolare pei sacerdoti e pei chierici e per l’incremento delle vocazioni. A questo fine soprattutto santificati con la preghiera e con la penitenza i tre giorni delle Tempore che capitano il 7, il 9 e il 10 del prossimo Giugno. I sacerdoti ne facciano vivissima raccomandazione ai fedeli.
Notificazione circa l’istituzione della Pia Opera
delle Vocazioni Ecclesiastiche e la Gara Catechistica Diocesana
(Troia, Festa dell’Epifania, 6 gennaio dell’Anno Santo 1934)
A ricordo perenne dell’Anno Santo il S. D. Mons. Farina istituisce due opere, che riguardano e favoriscono direttamente la più ampia e ricca applicazione dei frutti dell’Opera redentrice di Cristo e sono: l’Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche e la Gara Catechistica Diocesana, delle quali fa seguire, in appendice alla Notificazione, rispettivamente lo statuto e le disposizioni.
Fiorita d’Anime, 15 gennaio 1934 – XI – N. 1
NOTIFICAZIONE
DI S.E. MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
circa l’istituzione della Pia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche e la Gara Catechistica Diocesana
Fratelli e Figliuoli direttissimi,
Nella nostra pastorale della scorsa Quaresima Noi vi esortavamo a profittare largamente dei tesori della Grazia Divina messi più che mai a nostra disposizione dalla inesauribile misericordia di Dio nella straordinaria ricorrenza del XIX centenario della Umana Redenzione, che il Sommo Pontefice Pio X volle celebrato con un grande Giubileo, di cui anche le nostre Diocesi hanno goduto col pellegrinaggio dello scorso agosto.
Voi avete risposto all’appello con quella generosità di cui tante volte ci deste prova, e che costituisce uno dei più validi motivi di consolazione per il nostro cure, pur in mezzo alle gravi e continue tribolazioni del nostro ministero pastorale. Mai infatti, potremo dimenticare il trionfale omaggio di amore da voi tributato al SS. Crocifisso in tutti i Comuni delle nostre Diocesi, e quello anche più grande, perché più intimo e più reale – delle innumerevoli Comunioni della notte delle Palme. Né vogliamo celarvi la nostra ineffabile compiacenza per lo sviluppo della pia pratica dei primi Venerdì in molte parrocchie, da Noi seguito con attenzione attraverso le cronache di questo nostro benemerito Foglio diocesano.
Ora bisogna, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, che l’effusione sovrabbondante di questa grazia giubilare lasci in mezzo a noi tracce profonde e durature, quasi ricordo perenne dell’Anno Santo, già tanto ormai progredito verso la sua chiusura. E giacché la Redenzione è stata ed è il motivo dominante di queste grandiose celebrazioni centenarie. Noi abbiamo voluto che il ricordo di esse sia legato perennemente a due opere che riguardano e favoriscono direttamente la più ampia e ricca applicazione dei frutti dell’Opera redentrice alle anime: la Pia Opera delle vocazioni Ecclesiastiche e la Gara Catechistica Diocesana.
La Pia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche
La prima di queste due opere, favorendo con la preghiera e con l’obolo la retta e sana formazione dei sacerdoti, dà alla Diocesi e alla Chiesa il più valido aiuto per compiere la missione sua propria, che è appunto la continuazione dell’opera Redentrice di Gesù, completa, senza dubbio, anzi infinitamente sovrabbondante in sé stessa, ma non ancora completa nella sua progressiva applicazione alle anime, che si succedono nel tempo. Qual più valido aiuto, infatti, si può dare alla chiesa e alla diocesi in quest’opera divina, se non quello di aiutarla a formare santi, colti e numerosi ministri di salute e di grazia in pro delle anime redente?
Voi non ignorate, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, come il Seminario abbia sempre occupato il centro di tutte le nostre sollecitudini pastorali; come non Ci siamo risparmiati sacrifici personali e di ogni genere – non esclusi quelli finanziari – per dare al Pio Istituto regolarità, disciplina, ordinamenti scolastici, superiori, insegnanti, locali in tutto corrispondenti alle sue gloriose tradizioni e al suo nobilissimo e vitalissimo compito.
Orbene Noi siamo fermamente convinti con la piena fermezza della nostra fede che tutto questo non basterà a formare un solo sacerdote santo, se non feconderà la nostra povera seminagione l’onnipotenza della grazia di Dio. Ed è precisamente a una crociata organizzata di preghiere che innanzi tutto vi invita la Pia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche.
Occorre poi che le due diocesi si mettano in grado di aiutare da sé stesse anche economicamente le vocazioni povere, senza del quale aiuto non poche di esse, benché ricche di belle premesse, andrebbero perdute. Né va taciuto che in tal modo si concorre anche a svincolare sempre più il Clero da quegli obblighi che possono in qualunque modo legarlo alle proprie famiglie e gli sono d’ostacolo a una forma di vita sacerdotale più perfetta e più interamente consacrata in servizio della Chiesa per la salvezza e la santificazione delle anime.
E se non bastasse la santità dell’opera stessa ad eccitare il vostro amore, vi adeschi almeno il largo tesoro di favori spirituali che potrete guadagnare iscrivendovi ad essa e favorendola.
Le molte cose che abbiamo da dirvi ancora ci costringono di parlarvi di questo argomento che ci sta tanto a cuore, ripromettendoci di ritornarci sopra in qualche altra occasione. Non mancheremo però di seguire attentamente, attraverso le cronache di «Fiorita d’Anime», i progressi che l’organizzazione dell’opera farà nelle diverse parrocchie delle nostre diocesi.
La Gara Catechistica Diocesana
L’altra, la Gara Catechistica Diocesana, vuol essere il mezzo per rendere organico, fervide e fecondo il lavoro di insegnamento della Dottrina Cristiana in mezzo al popolo, che ne ha pur tanto bisogno, e soprattutto in mezzo ai piccoli. È proprio per attestare e consacrare questa Divina Dottrina che N. S. Gesù Cristo affrontò la morte ignominiosa della croce secondo la sua stessa Parola: «Ego in hoc natus sum, et ad hoc veni in mundum ut testimonium perhibeam veritati. Per questo son nato, e per questo son venuto al mondo, per render testimonianza alla verità» (Io. XVIII, 37). Né si potrà dir del tutto compiuta la formazione di un’anima cristiana fino a quando essa non abbia una cognizione della dottrina di Gesù Cristo proporzionata alla propria cultura geenrale e al proprio grado sociale: « Haec est vita aeterna, ut cognoscant Te solum Deum verum, et quem misisti, Jesum Christum. Questa è la vita eterna : che conoscano Te, solo Dio vero, e Colui che Tu mandasti, Gesù Cristo» (Io XVII, 3).
È dunque del tutto intonata al motivo dominante di quest’anno santo la indizione della gara catechistica diocesana.
La premura di far che la pubblicazione delle seguenti disposizioni giunga a voi in tempo per permettervi di organizzare quanto in esse esporremo, ci vieta di estenderci in quelle ampie considerazioni, che il grave argomento che trattiamo meriterebbe ed esigerebbe. Ci ripromettiamo di farlo nella nostra Pastorale in cuor nostro come a un commento di questi pensieri qui da Noi accennati di passaggio.
Non possiamo però, fare a meno di richiamare alla vostra attenzione tutta la fallacia di quella comoda, purtroppo, opinione che oggi va diventando comune in mezzo al popolo (e non in mezzo al popolo soltanto) esser cioè, specie per le nostre Diocesi superflua un’accurata organizzazione dei catechismi parrocchiali.
Non facciamoci illusioni: il nostro popolo è profondamente buono e fervidamente attaccato alla sua antica fede, ma se fosse più istruito nella dottrina cristiana esso sarebbe anche molto più buono. Né va trascurato che il saper rendere conto del proprio “credo” non è più indispensabile solo per i professionisti e per la gente colta, ma anche per le classi più umili perché l’istruzione elementare diffusa in mezzo alle masse rende tutti più bisognosi di una equivalente istruzione religiosa. E si tenga sempre presente l’insidia protestante, che specula molto spesso sull’ignoranza di molta ottima gente per istillarle nel cuore errori e pregiudizi, contro i quali una meno sommaria istruzione religiosa l’avrebbe resa invulnerabile.
Il programma limitatissimo assegnato per la gara di quest’anno e la sua destinazione ai soli fanciulli sono stati voluti espressamente per render facile l’attuazione di questo primo saggio di applicazione dei mezzi organizzativi e didattici moderni alle scuole catechistiche delle nostre diocesi. Negli anni venturi, con l’aiuto di Dio, contiamo rendere più vasto e completo il nostro lavoro.
Una cosa vogliamo sottolineata chiarissimamente: la gara vuol essere sprone alla istruzione delle masse, non già fomento di individuali ambizioncelle infantili, tanto più pericolose quanto più la tenera età dei piccoli alunni li rende disposti a lasciarsi profondamente influenzare da questi sentimenti che restano poi scolpiti per sempre nel loro carattere in formazione.
Niente, dunque, “solisti”. Volgiamo ottenere che ci si presentino masse, sia pur mediocremente preparate, anziché sparuti gruppetti di dottorini. Valuteremo dunque molto il numero dei presentati. Che se fra essi vi saranno alcuni o molti eccellenti, tanto meglio.
Il tempo, non ci consente dirvi altro in proposito.
Del resto abbiamo disposto che quanto noi non abbiamo potuto o non potremo dirvi, come pur desidereremmo, vi sarà detto di volta in volta secondo l’opportunità – per mezzo di “Fiorita d’Anime” dalle rispettive Commissioni Catechistiche Diocesane e dal Delegato dell’Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche che si manterranno così in continuo contatto con voi e vi aiuteranno nel compimento del nobile lavoro.
I nuovi compiti di “Fiorita d’Anime”
E giacché siamo in argomento, non possiamo dispensarci dal rivolgervi una parola relativa al nostro foglio diocesano.
Ricevemmo la Redazione di “Fiorita d’Anime” per gli auguri di Capo d’anno. Il Direttore ci fece una breve relazione del lavoro compiuto nel 1933, enumerandoci con tutta schiettezza innanzi tutto le deficienze e non mancando di sottolinearci le benemerenze acquistatesi dal Periodico in questo suo 10° anno di vita, che è stato altresì il primo della sua destinazione a foglio diocesano.
Noi non potemmo non riconoscere che, se difetti ci sono stati – soprattutto quanto alla regolarità dell’invio, della data di pubblicazione e quanto alle correzione delle bozze – tutto questo è dovuto in gran parte a delle gravi circostanze di famiglia che hanno impedito al Rag. Gaetano Sdanga, Redattore Capo del Foglio, di dare ad esso tutta quella preziosa opera da lui data fino ad alcuni mesi fa.
Ci è caro esprimere qui tutta la nostra riconoscenza al Rag. Sdanga per l’inestimabile contributo di operosità da lui dato a tante opere di apostolato delle nostre diocesi, e soprattutto a questo Foglio, del quale è stato uno dei fondatori ed il più valido sostegno: e facciamo i più fervidi voti di rivederlo al più presto, ricuperata l’antica serenità, tornare al più fecondo lavoro che ce lo ha reso tanto caro e benemerito.
Convinti che il nostro Periodico, per la sua funzione in qualche modo ufficiale assunta per nostro volere fin dall’anno passato, ha bisogno di un corpo redazionale che possa compiere metodicamente il suo delicato lavoro, abbiamo disposto che la Redazione di esso fosse affidata a un gruppo di Sacerdoti addetti al nostro Seminario Vescovile, i quali, posti come sono, per ragione del loro ufficio, in un ambiente raccolto e tranquillo, applicati ad una vita metodica di studio ed esenti da cure immediate di ministero pastorale, vi potranno attendere con tutta regolarità.
Essi stessi cureranno di affidarne l’amministrazione a qualche laico di nostra piena fiducia. La impaginazione e la stampa del giornalino, poi, resta affidato all’Associazione A. Manzoni di Foggia, che l’ha finora sempre curata con tanto zelo.
È nostro vivo desiderio che il periodico diocesano si diffonda largamente in mezzo al popolo. Che se esso non sembri rispondere del tutto alle esigenze di un foglio popolare, si tenga però conto della sua ampia destinazione e del fatto che esso conta il maggior numero dei suoi lettori ed abbonati nel Capoluogo della Provincia, e si comprenderà perché esso, accanto ad articoli semplici e alla portata di tutti, è pur costretto a non trascurare qualche articolo che interessi i ceti più colti.
Del resto, quest’anno aggiungerà interesse al foglio la maggiore aderenza alla vita delle diocesi, che otterranno mediante i comunicati degli organi direttivi le varie branche delle organizzazioni nostre.
Esso infatti sarà a servizio:
- delle due Rev.me Curie;
- della Pia Opera per le Vocazioni Ecclesiastiche;
- dell’Ufficio Catechistico Diocesano;
- delle Giunte Diocesane;
- delle Presidenze Diocesane dei vari rami dell’A.C.;
- della Direzione dell’Opera San Pietro Canisio per la preservazione della fede;
- e in generale delle Direzioni Diocesane di tutte le opere religiose e pii sodalizi delle due diocesi.
Il Periodico sarà dunque tramite ordinario di comunicazione tra i centri e la periferia, ed ogni sodalizio curerà di prendere visione in esso di quanto può interessarlo. Va senza dire che gli Uffici e le Direzioni di cui sopra non mancheranno di approfittare dei servigi del Periodico concorrendo così a renderlo sempre più aderente alla vita religiosa delle nostre diocesi.
Esso inoltre servirà a documentare, mediante le cronache, le attività parrocchiali e sociali. Ci teniamo a far sapere che non manchiamo mai di percorrerle, volta per volta, con grande interesse: e che dalla loro regolarità, dal loro contenuto e più ancora dal loro tono e dalla loro sobrietà rileviamo ogni volta attività e deficienze, che ci ripromettiamo, quando crederemo opportuno, anche di sottolineare.
Ecco quanto avevamo da comunicarvi come programma di quest’anno di lavoro, che ci si apre innanzi tutto ricco di promesse e di speranze.
A tutti giunga, perciò, il nostro paterno augurio di rispondere con generosità all’appello, per la gloria del Re Divino, per l’avvento del Suo Regno d’amore, per la santificazione delle anime nostre e dei nostri fratelli. Al che sia a tutti di aiuto la materna protezione della Madonna e la nostra Pastorale Benedizione, che di gran cuore impartiamo nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Troia, Festa dell’Epifania, 6 Gennaio dell’Anno Santo 1934.
✝ FORTUNATO Ma FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
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Statuto della Pia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche
- E’ istituito nelle Nostre due diocesi di Troia e di Foggia, per nostra ordinaria facoltà, la “Pia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche” a norma delle venerate disposizioni apostoliche espresse nella lettera del Sommo Pontefice Pio XI diretta all’Em.mo Card. Gaetano Bisleti il 1 Agosto 1922 – ed è da Noi posta sotto la celeste protezione dell’Augusta Nostra Patrona, la SS. Vergine Assunta.
- Scopo della Pia Opera è quello di promuovere ed aiutare le vocazioni al sacerdozio con la preghiera, l’obolo e l’azione.
- La Pia Opera è distinta in due sezioni diocesane, una per la Diocesi di Troia e l’altra per la Diocesi di Foggia, del tutto indipendenti l’una dall’altra, ed ambedue direttamente dipendenti dall’Ecc.mo Vescovo pro tempore, il quale nominerà per ciascuna delle sue sezioni un proprio Consiglio Direttivo presieduto da Lui stesso, ed un proprio Delegato, che avrà tutte le mansioni di esecuzione e di segreteria dell’Opera stessa. Il Consiglio Direttivo, dietro convocazione di S. E. Mons. Vescovo, si riunirà ordinariamente due volte all’anno in prossimità della “Giornata pro Seminario” e in prossimità della chiusura dell’anno scolastico.
- Gli ascritti si dividono in:
- Benemeriti, che danno una sola volta non meno di £. 500;
- Sostenitori, che danno non meno di £: 12 ogni anno;
- Ordinari, che danno non meno di £. 4 ogni anno;
- Aggregati, che danno non meno di £. 1 all’anno.
Le quote di cui alla lettera b, c, d, si possono versare anche – qualora si creda opportuno – in quattro rate, in ciascuna delle Tempora dell’anno.
5. Gli ascritti hanno l’obbligo:
- Di pregare ogni giorno per il santo fine dell’opera: la preghiera prescritta è un’Ave con la giaculatoria “Regina Cleri, Ora pro nobis”: gli ascritti però non si limiteranno a questa semplice preghiera, ma cureranno secondo le proprie possibilità, di rispondere più generosamente all’appello del Diivn Maestro “Rogate Dominum Messis…, offrendo a tal fine frequentemente la S. Messa, il S. Rosario ed altre pie opere specie nei tre giorni delle Quattro Tempora;
- Adoperarsi per render facile ai giovanetti, che danno buona speranza di riuscire nel sacerdozio, la via per raggiungere questo santo fine;
- Favorire la raccolta dell’obolo per aiutare le vocazioni ecclesiastiche.
6. È consigliato vivamente agli ascritti della Pia Opera di dare il loro nome anche alla Lega pro Clero, di cui cureranno l’incremento i Delegati della Pia Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche, d’accordo con i Direttori diocesani dell’Apostolato della Preghiera espressamente voluto dal Santo Padre.
7. A pro dell’Opera delle Vocazioni Ecclesiastiche, ogni anno, nella Festa dell’Assunzione di Maria SS. o nella Festa di Tutti i Santi o in quella dell’Immacolata Concezione si farà la Giornata pro Seminario, il cui fine sarà duplice:
- Quello di inculcare nel popolo la stima per il sacerdozio e il sentimento del dovere che ha ogni cattolico di concorrere, innanzi tutto con la preghiera e poi anche con l’obolo alla formazione dei sacerdoti;
- Quello di procurare dei fondi che valgano ad aiutare quei giovanetti che, pur dando ottimo affidamento circa la loro vocazione, non hanno i mezzi sufficienti per poter seguirla.
- Pertanto, in tal giorno si promuoveranno speciali e solenni funzioni (Ore di adorazione, SS. Messe, Prediche di circostanza ecc.) per implorare la Divina Grazia sul nostro Seminario Vescovile e su tutti i Seminari del mondo, affinché essi rispondano perfettamente al lor altissimo scopo; in tutte le Chiese, nessuna esclusa, ove si suol celebrare la S. Messa nei giorni festivi, si farà in tal giorno una straordinaria colletta, da mandarsi al Delegato della propria sezione diocesana dell’Opera, il quale ne curerà la registrazione nella contabilità apposita e la particolareggiata pubblicazione nel Periodico Diocesano “FIORITA D’ANIME”.
A tale questua daranno il loro zelo generoso agli ascritti della Pia Opera, dell’Azione Cattolica e della Lega pro Clero alla dipendenza dei rispettivi dirigenti, i quali avranno cura di stabilire d’accordo in antecedenza la parte di lavoro che resterà affidata a ciascuna organizzazione.
8. Sono stabilite a Pro dell’Opera altre entrate di cui all’apposito Regolamento da Noi approvato insieme col presente, e che sarà notificato direttamente agli incaricati della loro riscossione.
9. In ogni Parrocchia il Reverendo Parroco nominerà un Delegato o una Delegata Parrocchiale della Pia Opera, scelti a preferenza tra gli ascritti all’A. C. o alla S. Lega pro Clero, che serviranno anche da tramite fra il Delegato Diocesano della Pia Opera e le Parrocchie.
10. Si potranno ascrivere alla Pia Opera anche i defunti, affinché partecipino al frutto dell’apostolato dei sacerdoti aiutati dalla medesima Pia Opera e dalle preghiere e buone opere che si faranno dai beneficati per i loro benefattori.
11. Gli ascritti alla Pia Opera godono dei seguenti vantaggi spirituali:
- Partecipano al frutto delle preghiere, azioni e sacrifici che i nostri Seminaristi fanno tutti i giorni;
- Ricevono i frutti della S. Comunione, che in un giorno ogni settimana i Seminaristi fanno per i loro benefattori;
- Ogni anno, nell’Ottava dei Morti, celebra nella Cappella del Seminario un solenne funerale con Comunione generale in suffragio dei benefattori defunti;
- Ogni anno, nell’Ottava dell’Immacolata, si celebra nella Cappella del Seminario una Messa solenne per tutti i benefattori viventi, che parteciperanno i Seminaristi che offriranno per essi la loro Comunione:
- I Seminaristi pregano ogni giorno per le intenzioni speciali degli ascritti alla Pia Opera e particolarmente per coloro che ne fanno esplicita richiesta;
- I nomi degli ascritti, distinti per categoria, saranno conservati in apposito registro entro un’urna che resterà collocata permanentemente accanto all’altare della Madonna nella Cappella del Seminario.
- Gli ascritti della Pia Opera potranno lucrare le seguenti indulgenze concesse da SS. Pio X con decreto del S. Officio in data 29 maggio 1913 a qualunque sodalizio canonicamente erette dall’Ordinario e avente come scopo principale e immediato il promuovere e l’aiutare le vocazioni ecclesiastiche;
- Indulgenza plenaria –
- Applicabile anche alle anime del Purgatorio e lucrabile nel giorno dell’iscrizione da chi, confessato e comunicato, preghi secondo l’intenzione del Sommo Pontefice;
- In punto di morte, lucrabile da chi, confessato e comunicato, invochi almeno col cuore contrito il nome di Gesù, accettando la morte in espiazione dei propri peccati.
- Nel giorno del titolare dell’associazione (Festa dell’Assunzione della SS. Vergine); nelle feste dei SS. Apostoli, e in uno dei tre giorni delle Quattro Tempora, lucrabile da chi, confessato e comunicato, visita qualche chiesa, pregando secondo l’intenzione del S. Padre: anche questa indulgenza è applicabile ai defunti;
- Indulgenza 100 giorni – per qualunque opera buona compiuta ai fini della Pia Opera da chi vi è ascritto;
- Tutte le Messe applicate per gli ascritti defunti godono il vantaggio dell’altare privilegiato.
- Il Consiglio Direttivo di cui all’art. del presente Statuto è formato dall’Ecc.mo Vescovo pro tempore, dal Rettore del Seminario Vescovile, da due o tre Membri, e dal Delegato Diocesano, scelti dallo stesso Ecc.mo Vescovo.
Per la Forania di S. Marco in Lamis data la peculiare importanza di quel centro, sarà nominato inoltre un Vice Delegato Foraneo, il quale farà anch’egli parte del Consiglio Direttivo.
Troia, Festa dell’Epifania di N. S. 6 gennaio 1934- Anno Santo.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
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Disposizioni per la Gara Catechistica Diocesana per l’Anno 1934
- Disponiamo col presente Nostro Decreto che in ciascuna delle Nostre due Diocesi, di Troia e di Foggia, abbia luogo in quest’Anno Santo 1934 una gara catechistica diocesana (una per ciascuna Diocesi) cui dovranno partecipare tutte le scuole catechistiche parrocchiali.
Essa è posta sotto la protezione della SS. Vergine. Sede della Sapienza, e sarà regolata e diretta in c8iascuna delle due Diocesi da una propria Commissione Catechistica Diocesana, presieduta da Noi e dal rispettivo Nostro Vicario Generale, e costituita da quattro o cinque Membri da Noi scelti in seno al Clero. La Commissione Catechistica ha facoltà d’ispezione sulle Scuole Catechistiche Parrocchiali, facoltà che essa eserciterà per mezzo dei Sacerdoti suoi membri.
- I corsi dovranno essere inaugurati Domenica di sessagesima 4 febbraio. All’uopo sarà molto utile organizzare in ogni parrocchia con molta solennità la festa della dottrina cristiana, da celebrarsi la domenica precedente 28 gennaio. Tal celebrazione (opportunamente annunziata in precedenza) avrà per iscopo di ricordare ai padri e alle madri di famiglia lo stretto dovere che loro incombe di curare che i loro figli frequentino la scuola di catechismo; di animare le pie persone a prestar nell’organizzazione e nell’esecuzione dell’opera; di incitar tutte le anime buone della parrocchia a sostenerla con la loro preghiera.
- Per tal data ogni scuola catechistica sarà fornita di tutto il materiale didattico, conforme ai modelli da Noi prescelti e che essi potranno acquistare presso le Suore della Pia Società di S. Paolo (Via S. Lorenzo – Foggia). Nelle ispezioni eseguite per ordine della Commissione Catechistica Diocesana sarà richiesto e visitato anche il materiale didattico d’obbligo (registri ecc.).
- Per essere efficacemente coadiuvato nell’insegnamento della dottrina cristiana ogni parroco costituisca un collegio di catechisti, uomini e donne, e un sodalizio di cooperatori i quali con la preghiera e con la raccolta di offerte sostengano la vita del centro catechistico parrocchiale. I parroci però non possono né devono disinteressarsi della personale direzione delle scuole catechistiche parrocchiali, al che si richiede la loro continua presenza e vigilanza durante le ore di insegnamento. Possono tuttavia delegare a ciò qualche sacerdote di loro fiducia ma non mai un laico. Resta però sempre di loro tutta la responsabilità del buon andamento dei corsi.
Le associazioni di A.C. si adoperino in tutti i modi per fornire dalle proprie file il maggior numero di catechisti e di catechiste, alla qual cosa oltremodo gioverà il fattivo interessamento degli Assistenti Ecclesiastici Diocesani, sui quali contiamo assai. Raccomandiamo vivamente di metter da parte ogni gretto spirito di esclusivismo per concorrere tutti unanimi ad un’opera cui tutti quanti militano al servizio di Gesù Cristo sono ugualmente tenuti e interessati.
Le associazioni interparrocchiali di A.C. poi, sentiranno il dovere di mettersi secondo le disposizioni dei relativi Assistenti Ecclesiastici, a servizio di tutte le parrocchie, senza preferenze e senza esclusivismi.
I catechisti e i cooperatori formeranno per ogni parrocchia la Confraternita della Dottrina Cristiana voluta dal Diritto Canonico e arricchita di Privilegi ed Indulgenze dai Romani Pontefici.
Nelle nostre visite alle Parrocchie esigeremo sempre che ci sia presentata la Confraternita della Dottrina Cristiana a cui terremo pure possibilmente apposita esortazione.
- In ogni centro l’insegnamento sarà impartito per classi, che dovranno essere per quest’anno non meno di tre, con sezioni maschili e femminili possibilmente distinte. Come libri di testo si adottino quelli editi dalla Pia Società di S. Paolo, che ha il suo deposito in Foggia, Via S. Lorenzo.
- Nelle Parrocchie più popolose, con la nostra autorizzazione, si costituiranno altri centri d’insegnamento anche in chiese non parrocchiali, sotto la direzione del Rettore di esse. Fin d’ora in Foggia stabiliamo il centro di San Pasquale, sotto la direzione dei Frati Minori, e quella di S. Maria della Croce, sotto la direzione dei Padri Giuseppini.
- La partecipazione delle sezioni infantili di A. C. di ogni parrocchia alla gara nazionale sarà computata anche agli effetti della gara diocesana; pertanto fin d’ora disponiamo che agli esami delle sezioni minori presso ogni parrocchia intervenga anche qualche Membro della Commissione Catechistica diocesana. Si noti però che le parrocchie non sono mai dispensate dal tenera anche la scuola di catechismo per i fanciulli non iscritti alle sezioni minori dei vari rami dell’A. C., perché l’istruzione religiosa non può e non dev’essere patrimonio esclusivo degli organizzati nell’A. C., i quali sono un’èlite, e non mai la totalità. Pertanto disponiamo che no potranno presentare come partecipanti alla gara diocesana le proprie associazioni parrocchiali se non quelle parrocchie che presentano anche tutte e tre le classi catechistiche di cui all’art. 5 delle presenti disposizioni.
- Oltre la gara catechistica dei fanciulli, approviamo per le nostre diocesi e vivamente raccomandiamo la gara nazionale di cultura religiosa fra gli ascritti e le ascritte alle associazioni giovanili di A.C., secondo le norme dettate dai rispettivi Consigli Superiori. È però nostro volere che gli ascritti, di più ancora i dirigenti, oltre al partecipare essi stessi a detta gara, la zelino tra le quelli che non sono associati.
- Gli esami per l’assegnazione dei premi parrocchiali avranno luogo nella seconda quindicina di maggio. La data precisa nonché le norme che saranno seguite per la compilazione delle graduatorie saranno notificati a suo tempo. Fin d’ora però crediamo opportuno avvertire che nella valutazione non sarà tenuto conto della preparazione individuale di qualche alunno, ma a) della preparazione generale di tutte le scolaresche, b) del numero dei partecipanti in rapporto alla popolazione della parrocchie, c) del livello sociale e culturale dell’ambiente parrocchiale, sicché il premio sia dato non alla sezione più brillante, ma a quella che, considerate tutte le sue peculiari circostanze, darà prova di aver lavorato più intensamente, e più assiduamente. Inoltre avvertiamo che i premi saranno essenzialmente parrocchiali en non già personali; tuttavia non sarà lanciato senza ricompensa il lavoro e la diligenza dei singoli alunni. Ci ripromettiamo infine di dare anche ai catechisti un attestato di benemerenza.
Tutto questo però non dev’essere un mezzo per tener desto l’entusiasmo tra gli alunni. Si guardino bene perciò- noi li scongiuriamo con tutto il calore del nostro Cuore paterno – tutti quelli che danno opera a tale importantissimo compito di porre queste miserabili soddisfazioni umane come fine del loro lavoro, poiché, così facendo, defrauderebbero il S. Cuore della gioia di vedersi servito per amore i propri alunni della fecondità di un lavoro benedetto dalle più sovrabbondanti grazie del Signore.
Troia, Festa dell’Epifania di N. S., 6 gennaio 1934- Anno Santo.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la Cattedra di S. Pietro
e Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(Troia, 12 gennaio 1934)
In risposta all’invito del S. Padre, che chiede preghiere, il S. D., previa opportuna esortazione, emana le disposizioni per la fervorosa celebrazione dell’ottavario di preghiere in tutte le Chiese delle due diocesi.
Archivio della Curia diocesana di Troia, Scatola V, N. 13
* Locandina stampata (formato: cm. 45×60).
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Approssimandosi la solennità della Cattedra di S. Pietro in Roma, che ricorre il 18 del corr. mese, in questo anno, in cui ricorre il XIX Centenario della Nostra Redenzione, sentiamo più forte il dovere di adoperarci affinché in queste due diocesi si compia con maggiore fervore l’Ottava solenne di preghiere per l’Unità della Chiesa e la conversione di tutti gli erranti.
Ci invita a tanto la stessa continua sollecitudine del Santo Padre, il quale non cessa di cogliere tutte le occasioni per manifestare le trepidazioni e le ansie del suo cuore di padre per molteplici bisogni della Cristianità e per tanti tuttora erranti fuori del mistico Ovile di Gesù Cristo. Pastore Eterno delle anime, da Lui Redente col Suo Preziosissimo Sangue. E sempre Egli ripete che tutta la sua fiducia è risposta nella preghiera e domanda a tutti che in questo anno specialmente gli si venga in aiuto con questo mezzo soprannaturale , al quale Gesù Cristo ha fatto nel suo Vangelo promessa di ineffabile efficacia.
Come attestato della fedeltà con cui vogliamo tutti rispondere a tale invito del Papa, il quale ci esorta altresì a intensificare le nostre attività spirituali in questi ultimi tre mesi dell’Anno Santo prescriviamo, che, in queste nostre due diocesi, l’Ottava solenne di preghiera, che va dal 18 gennaio, festa della Cattedra di S. Pietro in Roma, al 25 dello stesso mese, festa della Conversione di S. Paolo Apostolo, sia fatta con tutto il fervore e col maggiore slancio di fede possibile.
Ottemperando ai voleri del Santo Padre e in santa emulazione con i Cattolici di Inghilterra e di America, in tutte le Chiese (anche regolari) di queste nostre diocesi si promuovano divote funzioni e pubbliche preghiere e s’inculchi soprattutto la frequenza ai SS. Sacramenti per implorare il ritorno di tutti gli eretici e gli scismatici alla vera chiesa di Gesù Cristo.
Sull’esempio dei Figli del Terz’Ordine Francescano di quelle Nazioni, tutti i fedeli e le nostre organizzazioni cattoliche e i pii sodalizii e le confraternite si facciano promotori di questa santa Crociata di preghiere e secondino in tutto lo zelo dei propri parroci e dei propri padri spirituali o assistenti ecclesiastici.
I sacerdoti spieghino ai fedeli il dovere di rendersi Apostoli con la preghiera e con l’esercizio della mortificazione cristiana e facciano ben comprendere quanto il Papa diceva che ripugna, cioè alla vera carità non prendersi cura degli altri uomini che vanno errando lungi dall’Ovile.
Noi intanto prescriviamo le norme seguenti, fiduciosi che anche queste nostre dilette diocesi possano un giorno avere larga parte al merito delle numerose conversioni di cui ogni anno la Chiesa è allietata quale frutto pratico di questa Santa e Apostolica Crociata di Preghiere.
- In tutte le messe dal 18 al 25 gennaio (inclusive) tralasciate le altre collette, si appongano, tamquam pro re gravi, quella dello Spirito Santo e quella ad tolllendum Schisma.
- Dai due Rev.mi Capitoli Cattedrali e da quelli delle Collegiate e Ricettizie, dopo l’ufficiatura del mattino, si reciti in comune il Veni Creator Spiritus coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo e, dopo l’ufficiatura del pomeriggio, le litanie Lauretane e l’antifone coi versetti e l’oremus, prescritto dal Papa Benedetto XV.
- In tutte le Chiese ove si conserva il SS. Sacramento, negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina, o in altro tempo che si creda più opportuno, si reciti la corona del Rosario della Beata Vergine, coram Sanctissimo, come nel mese di Ottobre, e lo si faccia seguire dalle litanie Lauretane e dal canto del Veni Creator Spiritus coi relativi versetti e orazioni.
- Nella domenica infra octavam, che quest’anno cade il 21 gennaio, si promuova dai Rev.mi Parroci e dai Rettori delle Chiese anzidette, un a Comunione Generale e una giornata oppure un’ora solenne di adorazione, a seconda che si giudicherà più opportuno.
- In precedenza e durante le sere dell’Ottava si esortino i fedeli, giusta i desideri del Santo Padre, a pregare e offrire atti di mortificazione ed opere di carità e di zelo e soprattutto la S. Comunione per l’unione delle Chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei, dei Musulmani e degl’infedeli. Si consiglia nel venerdì dell’Ottava o in altro giorno un digiuno ecclesiastico o un’altra mortificazione e un’elemosina a pro delle Missioni.
- Le comunità religiose, oltre le pie pratiche di cui sopra in uno degli otto giorni, compiano in comune il Pio Esercizio della Via Crucis e lo chiudano con la recita delle Litanie del SS. Nome di Gesù.
Troia, 12 gennaio 1934-XII
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
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N.B. – La presente notificazione sia letta e spiegata al popolo in qualche funzione, che sarà opportuna per maggior concorso dei fedeli.
Notificazione riguardo al digiuno quaresimale
(Foggia, 18 febbraio 1934)
Il S. D., tenuto presente quanto sottoposto a lui da parte del clero, e considerando quanto concesso dal S. Padre per la diocesi di Roma, concede un mitigazione del digiuno quaresimale, invitando i fedeli a supplire detta mitigazione con opere di carità.
Archivio della Curia dioces. di Foggia, Scat.43/752, Circolari-Notificazioni (1844-1979).
* Foglio dattiloscritto su carta intestata del Vescovo, con firma autografa del S. D.
(formato A4). E’ allegata anche la minuta autografa.
FOTUNATO MARIA FARINA
Per Grazia di Dio e della S. Sede Apostolica
Vescovo di Troia e Foggia
Alla Medesima Sede Immediatamente Soggetto.
Avendo preso nella dovuta considerazione quanto da diversi nostri fratelli del reverendo clero di queste diocesi Ci fu sottoposto in ordine all’obbligo del digiuno quaresimale e tenendo presente quanto dal santo Padre fu concesso per la Sua diocesi di Roma, permettiamo, in queste due diocesi di Troia e Foggia, a quanti sono obbligati al digiuno quaresimale, di poter fare uso, nella piccola refezione del mattino e in quella della sera, del latte , dei latticini e delle uova, rimanendo peraltro ferma tutte le altre prescrizioni ecclesiastiche circa il digiuno quaresimale.
Coloro che si avvarranno di questa concessione suppliscano alla mancata rigidezza della mortificazione con qualche opera speciale di carità dando, secondo la propria possibilità, un’offerta a prò dell’opera delle Vocazioni Sacerdotali per il tramite del proprio parroco o confessore; coloro che non possono suppliscano con altra opera di cristiana pietà secondo il loro consiglio.
Pel nostro Seminario Diocesano e per le Comunità Religiose prescriviamo una piccola visita quotidiana speciale al SS. Sacramento di Gesù secondo tutte le intenzioni del Santo padre e le Nostre per il bene di Gesù secondo tutte le intenzioni del Santo Padre e le Nostre per il bene dei queste due diocesi. Durante la piccola visita si reciti il Miserere.
Foggia, dal Nostro Episcopio, il 18 Febbraio 1934
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione circa l’estensione del Giubileo a tutto l’Orbe Cattolico
e le condizioni per lucrarlo nelle due diocesi di Troia e Foggia
(Foggia, 8 aprile 1934)
Richiamando la Costituzione Apostolica del 2 aprile 1934, con cui il S. Padre estende a tutto l’Orbe Cattolico il Giubileo della Redenzione, il S. D. invita i suoi figli a predisporsi alla celebrazione di questo evento di grazia. Seguono, alla fine, le norme per l’acquisto del S. Giubileo nelle due diocesi.
Fiorita d’Anime, 30 aprile 1934 – XI – N. 6
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
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NOTIFICAZIONE
circa l’estensione del Giubileo a tutto l’Orbe Cattolico
e le condizioni per lucrarlo nelle Diocesi a Lui soggette.
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Fratelli e Figliuoli dilettissimi.
Porto a vostra conoscenza, con ineffabile gaudio del mio cuore, che il Sommo Pontefice, con costituzione Apostolica del 2 aprile corr., si è degnato estendere a tutto l’orbe cattolico il Giubileo della Redenzione, che si è celebrato in Roma dal 2 Aprile 1933 al 2 Aprile 1934. L’augusta concessione va in vigore oggi, ottava della S. Pasqua, 8 aprile 1934, e resta in vigore fino a tutto il giorno dell’ottava della S. Pasqua, 28 aprile dell’anno venturo 1935.
Nel darvi il fausto annunzio, mi sorride all’animo il pensiero degli ubertosi frutti di santificazione, che voi saprete ricavare da questo tempo accettevole, da questi giorni di salute, che la Infinita Misericordia del nostro Signore e Salvatore Gesù mette a nostra disposizione; e mi torna sul labbro, come augurio e come speranza, la parola con cui vi annunziavo, l’anno scorso, l’apertura della Porta Santa delle Basiliche Romane: – Ut vitam habeant et abuntantium habeant.
Ho già in animo tutto un piano di opere di santificazione da tradurre in atto durante questo anno di benedizione per rendere più che mai facile alle vostre anime di avvantaggiasi delle straordinarie concessioni di grazia e di misericordia, a cui si schiude il Cuore Divino di Gesù Cristo, nostro Signore amatissimo. Di tali opere darò comunicazione diretta ai Rev.mi Sacerdoti, al cui zelo è affidata l’esecuzione dei miei disegni di bene a pro delle anime di queste due dilettissime Diocesi.
Mentre vi esorto a disporvi con grande buona volontà a far tesoro di tutte le grazie del Giubileo, non posso astenermi dal farvi notare che la salutare indulgenza dell’Anno Santo può lucrarsi quante volte si vuole, (anche da quelli che lo hanno già lucrato in Roma) purché si compiano le opere prescritte.
Non vogliate, dunque, fratelli e figliuoli dilettissimi, aspettare le Processioni giubilari, che si compiranno a suo tempo in tutti i comuni delle due diocesi, per guadagnare il S. Giubileo; ma – pur ripromettendovi di partecipare a queste solenni pratiche – da cui tanto frutto di benedizione ridonderà su tutta la grande famiglia di anime commessa alle nostre cure e su tutta l’umana società – affrettatevi a guadagnarlo privatamente più e più volte, tanto a favore dell’anima propria, quanto a favore delle Anime Sante del Purgatorio. Sarebbe oltremodo riprovevole la nostra condotta se all’appello del Re dei Re, il quale ci ha apprestato, nell’eccesso del suo amore, un così lauto convito di grazia e di misericordia, rispondessimo con la stessa deplorevole noncuranza con cui risposero gl’invitati alla simbolica cena della Parabola del Vangelo.
È ben vero che ci sono altri mezzi più facili per lucrare le Indulgenze Plenarie, concesse ai fedeli per pie opere e per determinate preghiere: ma non bisogna dimenticare che appunto per la loro estrema facilità tali opere e tali preghiere da noi non sempre si pongono con tutte quelle disposizioni interiori che si richiedono per guadagnare tali indulgenze. Tale rischio si evita facilmente per l’indulgenza del Giubileo, condizionata com’è a vare opere e preghiere, che – per la loro stessa molteplicità, novità e natura – sono più che mai atte ad eccitare in noi le interiori disposizioni richieste di vero dolore dei peccati, di distacco della colpa veniale e di sincero proposito di vita nuova.
D’altronde – e raccomandiamo al Rev.mo Clero di chiarir bene al popolo questo concetto – il Giubileo non è soltanto un’amplissima concessione di indulgenze, ma anche un solenne e grandioso omaggio di adorazione, di benedizione e di lode alla Misericordiosa Carità Redentrice dell’Uomo Dio; un plebiscito di riparazione al suo Cuore Divino per gli oltraggi innumerevoli cui è fatto segno dalla “scelesta turba” che, come si esprime la S. Liturgia, “clamitat Regnare Christus nolumus”; un pubblico attestato di fede, di speranza, di carità, verso di Lui, che è nostro Maestro, Mediatore, Beatitudine nostra; una concorde e solenne supplica secondo le intenzioni del Supremo Pastore della Chiesa, le quali rispondono ai più gravi ed essenziali bisogni della famiglia umana nell’ora presente, vale a dire la libertà della Chiesa, la pace e la vera prosperità dei popoli, l’incremento sempre più felice delle opere Missionarie, il ritorno dei dissidenti alla vera Chiesa di Gesù Cristo, la frustrazione dei diabolici conati degli Atei militanti, la riparazione di tutti i sacrileghi attentati, che da essi si commettono e la conversione degli infelici gregari di un così funesto esercito.
Vi adeschi a far tesoro – adunque – di questo tempo sacro di salute, di benedizione non soltanto la santa cupidità dei beni spirituali che potrete accumular per voi stessi e per le sante Anime del Purgatorio, ma anche il pensiero di poter concorrere efficacemente, alla restaurazione nella società della vera pace, che è la pace di Gesù Cristo, la quale sarà il prezioso retaggio dell’umanità, quand’essa avrà realizzato, con la sua concorde sudditanza al Redentore, l’auspicato Regno Sociale di Gesù Cristo:
Pax Christi in Regno Christi.
E perché questo voto si compia, vogliate tenere in particolar modo presente l’intenzione tante volte così vivamente raccomandata: la santificazione sempre più perfetta dei Sacerdoti e di quanti si avviano al sacerdozio, affinché – rese possibili forme di vita sacerdotale più disimpegnate da ogni preoccupazione del secolo – i ministri del Regno di Gesù Cristo spieghino sempre più ampio e più fecondo il loro apostolato.
La Madonna benedetta, Corredentrice delle anime e Munifica Custode e Dispensatrice di quei tesori di misericordia, che il Giubileo ci dischiude con straordinaria sovrabbondanza, compia i nostri umili e fervidi voti, ci ispiri santi propositi di bene, ci renda capaci di rispondere degnamente all’appello di Gesù Cristo, Re immorale dei Secoli, a cui sia onore e gloria.
Condizioni per lucrare il S. Giubileo
A norma della Costituzione Apostolica “Quod superiore anno” ed avvalendoci della facoltà – ivi a Noi concesse, stabiliamo le seguenti condizioni per l’acquisto del S. Giubileo nelle nostre due diocesi di Troia e Foggia.
- Designiamo per le visite giubilari le seguenti Chiese:
Per Troia: Cattedrale, S. Basilio, S. Vincenzo, S. Domenico e finché non si riapre al culto, S. Maria delle Grazie.
Per Foggia: Cattedrale, S. Giovanni Battista, S. Pasquale, S. Anna.
Per Orsara: Chiesa Parrocchiale, S. Salvatore.
Per Biccari: Chiesa Parrocchiale, S. Antonio.
Per Faeto: Chiesa Parrocchiale.
Per Celle S. Vito: Chiesa Parrocchiale.
Per S. Marco in Lamis: Chiesa Collegiata, S. Antonio Abbate, S. Bernardino da Siena, S. Addolorata.
- Per guadagnare il S. Giubileo occorre fare dodici visite alle chiese designate.
Pei Comuni ove sono designate quattro chiese, occorre fare tre visite per ciascuna chiesa.
Pei Comuni ove sono designate tre chiese, occorre fare quattro visite per ciascuna chiesa.
Pei Comuni ove sono designate due chiese, occorre fare sei visite per ciascuna chiesa.
Pei Comuni ove è designata una sola chiesa, occorre fare dodici visite a quell’unica chiesa.
Tali visite si possono fare sia nello stesso giorno, sia in giorni distinti. Quando le visite si fanno consecutivamente, dopo ciascuna occorre almeno uscire dalla chiesa visitata, ed indi rientrare per poter iniziare la seguente:
- In ogni visita giubilare, oltre le preghiere, che ciascuno vorrà liberamente fare di propria iniziativa, sono d’obbligo le seguenti:
5 Pater, Ave e Gloria all’Altare del SSS. Sacramento, più un altro Pater, Ave e Glora secondo le intenzioni del Papa.
3 Credo innanzi all’immagine del Crocifisso, con la giaculatoria: «Adoramus Te, Christe et benedicimus Tibi, quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum » o altra simile.
7 Ave Maria innanzi all’immagine della Madonna, con la giaculatoria: «Sancta Mater Istud agas ecc. » o altra simile. Un Credo all’Altare del SS.mo Sacramento.
Oltre le visite suddette, occorre – a lucrare il Giubileo – la Confessione e la Commissione. Si noti che la Confessioni occorre anche per quelli che sono in grazia di Dio, e non hanno materia necessaria; non basta la Confessione o la Comunione Pasquale, ma ne occorre una speciale.
- I singoli che sono impediti dal compiere le visite prescritte nel numero e nel modo innanzi detto, possono domandare una congrua riduzione o commutazione al confessore, presso il quale fanno la confessione per l’acquisto del Giubileo.
Facciamo inoltre facoltà di concedere caso per caso, anche citra confessionem e in pro di gruppi, le riduzioni o commutazioni di cui sopra:
- Ai Rev.mi Vicari Generali e Foranei delle due diocesi;
- Ai Rev.mi Parroci, anche a pro dei fedeli non appartenenti alla propria Parrocchia.
Tengano presente i sacerdoti tutti che tali concessioni (onerata eorum conscientia) non possono concedersi che per una giusta e proporzionata causa.
Inoltre non si può mai dispensare dalla Confessione e dalla Comunione né dalle preghiere ad mentem Summi Ponteficis. La Comunione può commutarsi in altra pia opera soltanto per gli infermi che sono impediti di riceverla. Agli effetti del Giubileo vale Comunione fatta per Viatico.
Le preghiere ad mentem Summi Ponteficis possono ridursi (ma non dispensarsi) soltanto per gli infermi che, per ragione della loro infermità, son in condizione di non poter farle tutte senza fatica.
- Si considerano impediti dal compiere le visite nel modo descritto: le monache, le religiose, le terziarie regolari, le pie fanciulle o donne dimoranti in Conservatori o Istituti, i carcerati e detenuti; i malati e coloro che li assistano, tutti quelli che per una qualsiasi giusta causa non possono compiere le visite nel modo prescritto (p. es. i contadini dimoranti permanentemente in siti molto distanti dall’istituto), gli operai di cui alla Costituzione «Qui umbratilem» del 30 gennaio 1933, i vecchi che anno superato il 70° annodi età. Tutti costoro possono domandare la riduzione o la commutazione delle visite dal confessore presso cui fanno la loro confessione per il Giubileo o – anche collegialmente – dai Rev.mi Sacerdoti di cui alle lettere a e b del N. 4.
- Ai seguenti riduciamo a una sola visita per ogni chiesa, ove son designate 4 o 3 chiese; a 2 per ogni chiesa, ove son designate 2 chiese; a 4 in una chiesa, ove è designata una sola chiesa, purché in tutte le visite si reciti complessivamente lo stesso numero di preghiere che si sarebbe dovuto recitare nelle 12 visite d’obbligo.
- Ai collegi, sia clericali sia religiosi, approvati dall’autorità ecclesiastica;
- Alle confraternite, ai pii sodalizi, e a quelle associazioni di laici, il cui scopo è di promuovere opere cattoliche;
- Ai giovani che vivono in collegio, o che si riuniscono, a scopo di istruzione o di educazione, ogni giorno o periodicamente (scolaresche, oratori festivi e quotidiani, ecc. ).
- A tutti i fedeli, che guidati dal parroco o da altro sacerdote da questi delegati, compiono collegialmente le visite giubilari.
Tale riduzione si intende data soltanto a condizione che tutti gli enti sopra enumerati, compiono le visite «insitituta pompa» anche se, incedano senza insegne.
- Curino i sacerdoti che reggono le chiese designate per le visite Giubilari.
- Che tali Chiese siano aperte tutti i giorni dalle prime ore del mattino, fino a sera (salvo le ore della canicola, ov’è consuetudine tenerle chiuse in tal tempo).
- Che vi si conservi permanentemente il SS. Sacramento .
- Che vi si tenga in luogo conveniente qualche decorosa immagine della Madonna e del SS. Crocifisso.
In apposita notificazione ai soli sacerdoti elencheremo le facoltà straordinarie ad essi conferite durante l’anno giubilare.
I Rev.mi Sacerdoti in tutte le Messe della domenica immediatamente seguente alla pubblicazione della presente notificazione spieghino chiaramente al popolo il suo contenuto e lo esortino ad avvantaggiarsi del S. Giubileo.
Assegniamo, infine, come caso da risolversi nella prossima tornata per il caso morale – nell’una e nell’altra Diocesi – il seguente:
Titius sacerdos interrogatur a fidelibus de conditionibus ad lucrandum Iubilaeum : queritur
- Quid Iubilaeum et quotuplex.
- Quaenam conditiones requisitae pro Iubilaeo praesenti.
- Quid de confessione (an dispensabilis vel commutabilis; an sufficiat confessio de praecepto paschali vel invalido).
- Quid de communione (an dispensabilis vel commutabilis a quonam et pro quibusnam an sufficiat viaticum).
- Quid de orationibus praescriptis (quaecum, quid, quando, ubi facendae utrum dispensabiles, redubiles, a quonam, pro quibusnam).
- Quid de visitationi (quod, ubi facenda, utrum dispensabiles, reducibile, commutatiles, pro quobus, a quonam; utrum ipso jure et pro quibusnam reductae).
Foggia, 8 aprile 1934.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la Giornata Missionaria
(Foggia, 11 ottobre 1934)
Il documento contiene due parti: un appello al Clero e uno ai fedeli. Seguono in appendice le disposizioni pratiche per una degna celebrazione della Giornata.
Fiorita d’Anime, 15 ottobre 1934 – XI – N. 14
NOTIFICAZIONE
FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Rev.mo Clero e al dilettissimo popolo delle due Diocesi
Fratelli e Figliuoli amatissimi,
Nell’imminenza della Giornata Missionaria rivolgiamo una parola di caldo appello al Clero e ai fedeli delle nostre due diocesi.
AL CLERO
In quest’occasione, o nostri amatissimi confratelli, che ci coadiuvate nel gravoso ministero pastorale, sia tra le file del clero diocesano che tra le file del clero regolare, dobbiamo ricordare a noi stessi, che tutta la nostra vita sacerdotale va riassunta in quest’unico programma : “trarre le anime alla conoscenza e all’amore di Dio”.
Il vero zelo, puro e disinteressato della salvezza delle anime è in ogni sacerdote l’indice più sicuro della sua fedeltà alla sua sublime vocazione e della santità della sua vita. Chi perciò rimane inerte e inoperoso di fronte a un miliardo e 276 milioni di uomini, nostri fratelli, che ancora giacciono nelle tenebre e nell’ombra di morte, perché non conoscono Gesù Cristo, unica fonte di salvezza, dà prova evidente di essere privo di ciò che è parte essenziale di una vita veramente sacerdotale.
È vero che a noi fu principalmente affidata la cura di queste anime che ci circondano e fanno parte delle nostre Diocesi, ma Gesù, il nostro Maestro Divino, che per mezzo dei suoi Legittimi Rappresentanti ci affidò sì eccelso mandato, per mezzo di questi stessi ci chiama oggi, pur rimanendo al posto assegnatoci, a lavorare anche, benché di lontano, a pro di tanti figli, che sono ancora fuori del suo mistico ovile.
Egli ci addita questo lavoro come uno dei mezzi migliori, più pratici e più efficaci, per insegnare a queste anime, di cui ci ha assegnato qui la cura diretta ed immediata, la maniera, come amarLo e come esercitare la carità, nella sua forma più elevata e più perfetta: la carità che è condizione necessaria per conseguire la vita eterna ed è l’unico mezzo per poter conquistare il Cielo.
Ognuno di noi perciò, all’appressarsi della grande Giornata Missionaria, deve tracciarsi un programma pratico e fattivo di lavoro che miri all’attuazione di questi tre punti:
- Pregare e far pregare con ardore per l’estensione del regno di Gesù Cristo sulla terra.
- Offrire e far offrire con generosità fiduciosa l’obolo a pro dell’Opera della propagazione della Fede, procurando che ogni fedele divenga ascritto cosciente e fattivo di tale Opera e costituendo gruppi di zelatori.
- Aiutare efficacemente la diffusione dell’idea missionaria, con la parola e con la propaganda fatta anche privatamente nelle conversazioni familiari e singolarmente, individuo per individuo, e con la distribuzione e lo smaltimento della stampa missionaria.
A questo nobile e santo lavoro desideriamo che tutti, niuno eccettuato, si consacrino con slancio veramente apostolico, specialmente poi i parroci, i rettori di chiesa e quanti sono preposti a qualche sodalizio religioso o associazione di A. C.
Noi indiciamo una vera gara, una santa gara del cui risultato faremo il rendiconto a comune conforto ed edificazione sul nostro periodico “Fiorita d’Anime”:
AI FEDELI
A voi poi, figliuoli dilettissimi, raccomandiamo con tutto l’ardore di rispondere generosamente all’appello che vi sarà rivolto dai nostri amatissimi sacerdoti.
Considerate che non vi dovrebbe essere cattolico che non sia ascritto all’Opera della Propagazione della Fede.
Abbiamo letto, non senza commozione, che vi sono piccole parrocchie di solo mille anime, appartenenti ad altre diocesi, ove tutti i fedeli figurano ascritti alle Opere Pontificie Missionarie, sicché in esse si raccolse in un anno oltre tre mila lire.
È vero che la crisi economica che si attraversa, costituisce un ostacolo, ma è anche vero che quando si ama, si sa anche imporsi dei sacrifizi. E poi, nonostante la crisi, si spende tanto, e spesso con danno delle anime, per sollazzarsi, per seguire la moda, per godersi la vita. Quanto si sperpera per il fumo, per il vino o altre bevande affini per il giuoco ecc…!
Apprendiamo invece a sacrificarci per compiere tutto il nostro dovere di cattolici veri e coscienti: ci assicureremo così le benedizioni di Dio per la vita presente e il possesso del Suo Regno per la vita futura.
Desideriamo che gli otto giorni che corrono dal 21 al 28 del presente mese di ottobre, consacrato alla Madonna del Rosario, siano come un ottava solenne di preghiere e di volontari sacrifici, compiuti sotto gli auspici della SS. Vergine, per ottenere l’estensione del Regno di Gesù Cristo su tutto il mondo.
Nella ferma fiducia che seconderete con generosità lo zelo dei nostri sacerdoti e le loro sante iniziative, vi benediciamo con tutta l’effusione del nostro cuore nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, 11 Ottobre 1934-XII – Festa della Divina Maternità di Maria SS.
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- Sin dalla prossima domenica 14 Ottobre, in tutte le messe si preannunzi al popolo la Grande Giornata Missionaria, che dovrà essere più solenne degli anni precedenti. Si invitino i fedeli a parteciparvi con slancio delle Associazioni di A. C. si concretizzi il programma pratico da attuarsi di comune intesa con le Commissioni Missionarie.
- I Rettori delle Confraternite promuovano con zelo la conoscenza del problema missionario, e curino la raccolta delle offerte soprattutto l’iscrizione dei propri Congregati all’Opera della Propagazione della Fede.
- Dal giorno 14 Ottobre sino a tutto il giorno 28, nelle sante messe, tralasciate le altre collette, si appongano, tamquam pro re gravi quella dello Spirito Santo e quella Pro Fidei Propagatione.
- Nei giorni sopraindicati, in tutte le chiese, la sera, dopo la recita del S. Rosario, si reciti la preghiera per la conversione degl’infedeli e si zeli che i fedeli al mattino, offrano la S. Comunione a questo scopo, e si promuovano comunioni generali specie dei fanciulli.
- Gli otto giorni che vanno dal 21 al 28 Ottobre, festa di Gesù Cristo Re, siano per lo zelo dei Rev.mi Parroci e Rettori di Chiesa, trasformati in ottava solenne di preghiere per la conversione del mondo infedele.
- Il giorno 21 in tutte le messe si raccoglierà l’obolo per la Propagazione della Fede e i Rettori di Chiesa avranno cura di illustrare e caldeggiare in tutte le messe tale raccolta e di trasmetterne al più presto, il ricavato alla propria Curia Vescovile.
- La sera dello stesso giorno 21, in tutte le parrocchie delle due Diocesi si faccia un’ora solenne di Adorazione per la conversione degl’Infedeli e lo stesso si pratichi nella Festa della Regalità di N. S. Gesù Cristo, chiudendo la pia pratica con l’atto di consacrazione del genere umano al Cuore SS. di Gesù, con la formula prescritta dal PapaLe Comunità religiose potranno compiere tali ore di adorazione nelle proprie chiese o oratori e nei giorni, che ad esse riusciranno più agevoli.
- Per diffondere la conoscenza delle opere Missionarie, ogni sacerdote si faccia zelatore del Periodico “Crociata Missionaria” che è economico quanto al prezzo ed è redatto in edizione attraentissima per le belle illustrazioni e per la spigliatezza dello stile.
- La stessa raccomandazione viene fatta a tutte le Comunità femminili specie a quelle che sono preposte all’educazione della Gioventù. Presso le due Rev.me Curie Vescovili vi è un deposito di molte copie di tale periodico, che vengono cedute al prezzo di 15 centesimi.
Notificazione riguardo al digiuno quaresimale[1]
(Foggia, 4 marzo 1935)
Il S. D., tenuto presente quanto sottoposto a lui da parte del clero, e considerando quanto concesso dal S. Padre per la diocesi di Roma, concede un mitigazione del digiuno quaresimale, invitando i fedeli a supplire detta mitigazione con opere di carità.
Archivio della Curia Diocesana di Foggia. Scatola 44 /779
* Foglio dattiloscritto su carta intestata del Vescovo con firma autografo del S.D. (formato A4).
FORTUNATO MARIA FARINA
Per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Alla Medesima S. Sede Immediatamente soggetto
Avendo preso la dovuta considerazione quanto da diversi Nostri Fratelli del reverendo clero di queste diocesi Ci fu sottoposto in ordine all’obbligo del digiuno quaresimale e tenendo presente quanto dal Santo Padre fu concesso per la sua Diocesi di Roma, permettiamo, in queste due diocesi di Troia e Foggia, a quanti sono obbligati al digiuno quaresimale, di poter fare uso, nella piccola refezione del mattino e in quella della sera, del altre, dei latticini, e delle uova, rimanendo peraltro ferme tutte le altre prescrizioni ecclesiastiche circa i digiuno quaresimale.
Coloro che si avvarranno di questa concessione suppliscano alla mancata rigidezza della mortificazione con qualche opera speciale di carità dando, secondo la propria possibilità, un’offerta a pro’ dell’opera delle Vocazioni Sacerdotali per il tramite del proprio parroco o confessore; coloro che non possono suppliscano con altra opera di cristiana pietà secondo il loro consiglio.
Pel nostro Seminario Diocesano e per le Comunità religiose prescriviamo una piccola visita quotidiana sociale del SS. Sacramento di Gesù secondo tutte le intenzioni del Santo Padre e le Nostre per il bene di queste due diocesi. Durante la piccola visita si reciti il Miserere.
Foggia, dal Nostro Episcopio, il 4 Marzo 1935 – XIII
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Si eccettuano dalla suddetta concessione, il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
Il Sost. Cancelliere
Sac. Mario Aquilino
Questa notificazione è identica alla notificazione n. 31 del 18-2-1934.
Notificazione per la chiusura dell’Anno Santo
(Troia, Giovedì Santo, 18 aprile 1935)
Premesso che per la chiusura dell’Anno Santo il Papa ha indetto un pellegrinaggio dei cattolici a Lourdes con un triduo di preghiere, il S. D. dispone che nelle due diocesi si partecipi spiritualmente a queste giornate di Lourdes con solenni celebrazioni pubbliche e che, per perpetuare i frutti dell’Anno Santo, si celebri con fervore il mese di maggio, dedicato alla Vergine Maria, e il mese di giugno, dedicato al S. Cuore di Gesù.
Archivio della Curia diocesana di Troia, Scatola V, N. 15
* Manifesto stampato (formato cm. 70×100).
NOTIFICAZIONE
di S. Ecc. Mons. FORTUNATOMARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al clero e al popolo delle due diocesi
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Volge al termine il grande Giubileo indetto per il centenario della nostra Redenzione e dei più augusti misteri della nostra Religione Divina.
Il Papa, nel discorso dell’ultimo concistoro, constatando quanto sia triste e grave di trepidazione l’ora che, al presente, il mondo attraversa, ci invita a riporre in Dio le nostre speranze e a fare fiducioso ricorso a Lui con la preghiera, dopo avere purificato le nostre anime dal peccato.
Già precedentemente Egli aveva invitato tutti noi suoi figli, a celebrare con frutto la chiusura del S. Giubileo e aveva, perciò, indetto presso il Santuario della madonna di Lourdes, per gli ultimi tre giorni, 26, 27 e 28 Aprile, un triduo di solenni preghiere e come un pellegrinaggio internazionale di tutti i cattolici, al quale, per così dire, parteciperà che ha già costituito, per la circostanza, quale suo Legato speciale.
Tutti quelli che non possono partecipare di persona alle solenni preghiere propiziatrici che in quei tre giorni si eleveranno al trono di Gesù Eucaristico sotto gli auspici della Madonna, Mediatrice Universale di Grazie e di Misericordia, in quella terra di benedizione è necessario che vi partecipino in ispirito il più largamente possibile, accostandosi ai Santi Sacramenti, attendendo con più ardore e con maggiore spirito di Fede alla preghiera e pigliando parte alle funzioni straordinarie che a questo fine ovunque sono indette.
Noi non dubitiamo che voi, fratelli e figliuoli dilettissimi, saprete unirvi spiritualmente ai cattolici di tutto il mondo in questa solenne supplicazione che vuol essere la degna corona di questo grande Giubileo che rimarrà scritto a caratteri d’oro nella storia della Chiesa, e che deve implorare i tesori di misericordia di cui il mondo ha bisogno nell’ora presente.
Per fare, però, che la partecipazione delle nostre diocesi alle celebrazioni di Lourdes abbia anche un carattere pubblico e, diremmo, ufficiale, Noi disponiamo che nella Chiesa Madre di ogni Comune ci sia, con l’intervento di tutto il clero, un’ora di adorazione in ciascuna delle sere del triduo solenne (26-27-28 Aprile); e che si faccia tutto il possibile perché il SS. Sacramento resti esposto all’adorazione dei fedeli durante tutta la giornata del 28 Aprile. La funzione serotina, poi, del 28 si chiuderà con una processione Eucaristica o nella Chiesa stessa, o tanto meglio – all’aperto, a cui si esorti il popolo a partecipare recando candele accese, il più largamente che sia possibile, per imitare così in qualche modo le caratteristiche processioni “aux flambeaux”, che formano una delle più suggestive manifestazioni di pietà che si svolgono alla grotta di Lourdes.
Per rendere più ricche di frutti le nostre visite al SS. Sacramento in quei giorni 26-27-28 Aprile – commutiamo le visite e le preghiere per l’acquisto del Giubileo in un’ora intera d’adorazione davanti al SS. Sacramento solennemente esposto o, dove tale esposizione non vi sia, chiuso nel Tabernacolo in qualunque Chiesa, purché oltre la preghiera vocale o mentale che ciascuno farà secondo la propria disposizione – si recitino 6 Pater, Ave e Gloria secondo l’intenzione del Sommo Pontefice, fermo restando sempre l’obbligo della Confessione e della Comunione per l’acquisto del Santo Giubileo.
Nella Chiesa Madre di ogni Comune, e specialmente nelle nostre due Cattedrali e nella Chiesa Collegiale di S. Marco in Lamis è nostro desiderio che il SS. Sacramento rimanga solennemente esposto durante tutti i tre giorni come in occasione delle SS. Quarantore, e che vi sia il relativo corso di predicazione Eucaristica.
Ci attendiamo dallo zelo del clero e dalla devozione dei fedeli in quei giorni un concorso straordinario di anime alla Santa Comunione.
Nessuno vorrà credere, però, che chiuse le grandi celebrazioni giubilari, si possa smettere il fervore concepito. E a tutti noto infatti la severa parola di Gesù Cristo: “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volta indietro è atto al regno dei Cieli”.
Occorre dunque che i frutti dell’anno santo si perpetuino mediante la perseveranza.
A renderci più agevole tale virtù, ecco che il Signore ci apre dinanzi allo sguardo le dolci prospettive del mese Mariano, così ricco di pietà e così profumato di devozione.
Quale miglior mezzo per assicurarci la perennità dei frutti del Giubileo che quelli di affidarli alla protezione di Maria?
A tal uopo noi vi raccomandiamo vivamente, come un efficace ricordo dell’Anno Santo, la recita assidua del S. Rosario. Questa preghiera, che nella sua semplicità sublime, racchiude come in una perfetta miniatura, tutta la doviziosa copia d’insegnamenti e di nutrimento spirituale che è contenuto nel ciclo liturgico della Chiesa è – mediante la enunciazione dei misteri della nostra salute – un memoriale dell’Opera Redentrice, ed è altresì uno strumento efficacissimo per far valere al cospetto di Dio, per mezzo della Madonna a pro delle anime nostre e dei nostri fratelli il tesoro dei meriti infiniti che scaturiscono incessantemente da quei misteri.
Disponiamo pertanto che durante il mese di maggio, in tutte le chiese ove si conserva il SS. Sacramento, si reciti il S. Rosario ogni sera coram Santissimo, come nel mese di ottobre; e che le prediche o le pie letture che in tal mese sogliono farsi al popolo, trattino frequentemente i misteri del S. Rosario e il modo di recitare questa grande preghiera secondo lo spirito della Chiesa, insistendo in modo particolare sulla necessità di meditare i S. Misteri per ritrarre tutti i frutti che la pietà dei fedeli si ripromette da questa pia pratica tanto raccomandata dalla stessa Vergine Benedetta nelle sue più solenni apparizioni ad anime privilegiate.
Non meno che il mese di maggio, cercate, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, di santificare il mese di giugno. Nell’ora difficile che volge per tutta l’umanità l’unica speranza nostra è riposta in quel Cuore “Patiens et multae misericordiae”. Sia dunque il nostro mese di giugno tutto consacrato all’amore e alla riparazione, affinché – risarciti così, in qualche modo, i diritti della divina giustizia – si aprano sul nostro capo le fonti della divina misericordia, che è l’unica sorgente vera di pace e di prosperità.
Inoltre, perché resti in perpetuo un ricordo di quest’Anno Santo, in cui si sono commemorati i doni massimi dell’amore di Dio per l’umanità, noi disponiamo che ogni giovedì, dopo che campane avranno suonato come di consueto all’ora di notte, suonino a distesa per cinque minuti in memoria dell’istituzione della SS. Eucarestia e del Sacerdozio, che sono i due doni per mezzo dei quali Gesù Cristo perpetua in mezzo all’umanità i frutti della sua Redenzione. È oltremodo opportuno che per tale circostanza si scelga un concento di campane non usato per altri pii segni affinché esso serva efficacemente a richiamare alla memoria lo speciale scopo a cui è destinato.
A tale segno i fedeli abbiano cura di recitare tre Gloria Patri con la giaculatoria “Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e Divinissimo Sacramento” e un’Ave Maria, con la giaculatoria “Regina Cleri, ora pro nobis”.
Alla quale pia pratica Noi concediamo l’indulgenza di cinquanta giorni.
Voglia il Signore concederci così la grazia di vivere sempre nella frequenza dei SS. Sacramenti, voglia moltiplicare il numero dei santi Sacerdoti nelle nostre diocesi ed in tutta la Chiesa, affinché mediante l’Eucarestia ed il Sacerdozio tutta la terra ritorni a Gesù Cristo, e – nella serena pace della reciproca carità – spuntino per questa nostra povera terra giorni migliori, che ci siano arra dei gaudi della beata eternità.
Questa la nostra speranza ed il nostro augurio pasquale a voi, fratelli e figliuoli dilettissimi, che vi confermiamo con la Nostra pastorale benedizione nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Troia, dal nostro Palazzo Vescovile, Giovedì Santo 1935.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione
nel XXV anniversario del Decreto “Quam singulari” di Pio X
(Foggia, 9 agosto 1935)
Era doveroso non lasciare sotto silenzio questo Decreto, che stabilisce che i fanciulli devono accostarsi a ricevere la S. Comunione sin dal primo uso di ragione. Si invitano i parroci a preparare bene i bambini e le bambine alla Comunione del 15 agosto, pregando anche per la glorificazione del Servo di Dio Pio X.
Archivio della Curia diocesana di Troia – Scatola V – N. 16
* Locandina stampata (formato: cm. 40×65).
NOTIFICAZIONE
S. E. Mons. Fortunato Maria Farina
per grazia di Dio e della Santa Sede Apostolica
Vescovo di Troia e Foggia
Al Rev.mo Clero e Popolo delle Due Diocesi
Nella Solennità dell’Assunzione al Cielo della Vergine SS., per disposizione del nostro Santo Padre PIO XI, comunicataCi per mezzo della Sacra Congregazione dei Sacramenti, in tutto il mondo cattolico sarà commemorato il XXV del Decreto “Quam singulari” con una Comunione collettiva di tutti i fanciulli.
Era veramente doveroso non lasciare sotto silenzio il primo venticinquennio di quel Decreto provvidenziale, col quale la santa memoria del Papa PIO X – di cui ricorre quest’anno il Primo Centenario della nascita – poneva fine ad una questione dibattuta e stabiliva che i fanciulli dovevano accostarsi a ricevere la Santa Comunione sin dal primo uso di ragione, cioè da sette anni all’incirca, perché Nostro Signore potesse prendere possesso delle loro anime prima che la grazia battesimale fosse offuscata dalla colpa grave.
Abbiamo quindi con grande giubilo del Nostro cuore accolta la felice iniziativa, ripromettendoCi per le anime dei nostri piccoli quei mirabili frutti di bene, che in tutta la Chiesa si sono venuti raccogliendo in venticinque anni di lavoro per l’attuazione del provvidenziale Decreto.
Perciò esortiamo vivamente i Parroci e quanti li coadiuvano nel loro ministero di preparare con molta cura i bambini e le bambine della propria parrocchia alla Comunione del giorno 15, facendola offrire al Signore per le mani di Maria Santissima, secondo tutte le intenzione del Santo Padre, ed anche per la glorificazione del Servo di Dio PIO X, di cui il Signore si servì per ridare alla Chiesa tempi di fervore eucaristico degni in tutto di quelli della Chiesa primitiva.
A tale scopo suggeriamo quanto segue:
- In chiesa, nella funzione serotina della Novena della Madonna, i Parroci diano avviso a tutti di quanto sopra è esposto ed invitino i genitori a mandare i loro figliuoletti, perché possano essere meglio preparati alla Comunione.
- Esortino i medesimi genitori ad accostarsi insieme ai loro piccoli alla Sacra Mensa, per onorare degnamente la Madonna nella sua solennità più grande e per inculcare con il loro buon esempio la frequenza della Comunione ai loro figli.
- Provvedano, dove è possibile, che non manchino confessori straordinari per gli adulti, e dispongano che riesca devota ed ordinata la confessione dei piccoli.
- Nel giorno dell’Assunta, o dopo la Messa della Comunione generale oppure nel pomeriggio, si facciano rinnovare da tutti i fanciulli le promesse battesimali e la consacrazione alla Vergine Santa, inculcando la devozione a così cara Madre. Se nella Parrocchia principale ha luogo la (processione) della Madonna, si curi che tutti prendano parte al corteo, coadiuvati in questo dagli ascritti alle nostre organizzazioni di Azione Cattolica.
- Nella fiducia che la preghiera dei piccoli, in unione a Gesù Sacramentato e con l’intercessione della Vergine Santa, ottenga abbondanza di grazia sulla Chiesa e su tutta l’umanità, e specialmente in questi giorni implori la pace delle anime e l’amore fraterno fra tutti gli uomini assicurando giorni migliori alla civile società, benediciamo tutti ed in modo particolare quatti concorreranno alla migliore riuscita di questa iniziativa.
Foggia, dal Nostro Palazzo Vescovile, li 9 Agosto 1935
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
A Foggia, nella Chiesa di S. Domenico, la sera del giorno 13, martedì prossimo: alle ore 18,30 il Predicatore del Novenario Rev.mo Mons. Giacomo Sciavon terrà una solenne commemorazione del Servo di Dio Papa PIO X, che emanò il Decreto “Quam singulari”.
Notificazione per la Giornata Missionaria del 1935
(Baronissi, Festa del Rosario 1935)
Una parola di incitamento per celebrare con impegno questa Giornata. Si lavori con rinnovato ardore per la santa causa della diffusione del Regno di Cristo nel mondo. Seguono in appendice le disposizioni pratiche.
Fiorita d’Anime, 15 ottobre 1935 – XII – N. 19
LA GIORNATA MISSIONARIA CI TROVI TUTTI PRONTI A LAVORARE
GENEROSAMENTE PER SALVEZZA DEGLI INFEDELI
NOTIFICAZIONE
FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Rev.mo Clero e al dilettissimo popolo delle due diocesi
Fratelli e figliuoli amatissimi,
Si approssima, o dilettissimi, la grande GIORNATA MISSIONARIA MONDIALE, che quest’anno cade il 20 ottobre, domenica che immediatamente precede la festa di N. S. Gesù Cristo Re.
Per questa grande manifestazione missionaria, che raccoglie i cattolici di tutto il mondo in un unico palpito di amore per i milioni e milioni di fratelli che non conoscono N. S. Gesù Cristo e sono perciò privi della luce della Fede e della Civiltà cristiana, rivolgo a tutti voi una parola di incitamento particolare al lavoro per la santa causa delle Missioni, parola che avrei voluto rivolgervi appena di ritorno dal mio pellegrinaggio in Terra Santa. Infatti uno degli impulsi più forti provati dal mio cuore, pregando presso il Calvario e presso il S. Sepolcro, fu quello di lavorare con più ardore insieme con voi, miei amatissimi fratelli e figliuoli dilettissimi, per la conversione del mondo infedele e far si che i frutti della Redenzione siano applicati a tante e tante anime che ancora ne rimangono prive. Quello che più commuoveva l’anima mia era il constatare che nella stessa Palestina, ove Gesù benedetto sparse il suo Sangue, i cristiani sono una minoranza, mentre la maggioranza è costituita da musulmani e da ebrei.
Lavoriamo quindi con rinnovato ardore per la santa causa della diffusione del Regno di Cristo nel mondo, e moltiplichiamo le nostre preghiere, i nostri sacrifici e le nostre industrie del nostro zelo a pro delle Missioni; apprezzeremo di più così il tesoro inestimabile della fede che il Signore ci ha elargito e nell’ora trepida che il mondo attraversa, con la preghiera e con la penitenza, ci propizieremo la Misericordia del Signore, offrendo degna riparazione per i peccati con i quali di continuo viene provocata la Giustizia Divina. Impetreremo così al mondo il grande dono della pace, che è condizione particolarmente necessaria per l’incremento delle Missioni, mentre una conflagrazione armata, tra i tanti mali, paralizzerebbe, anzi sarebbe la vera rovina di tante missioni fiorenti, come si è dolorasamente provato nell’ultima guerra.
Interponiamo con grande fiducia, l’intercessione della Madonna in questo mese particolarmente dedicati al S. Rosario, col quale tante volte la Chiesa ha sperimentato l’aiuto efficacissimo di tanta Madre, e per mezzo di Lei facciamo valere al cospetto della SS. Trinità i meriti infiniti del Preziosissimo Sangue di Gesù Nostro Redentore Divino.
L’assistenza devota alla S. Messa, che rinnova ed applica i frutti del sacrificio del Calvario, la frequenza dei SS. Sacramenti, le visite più fervorose al SS. Sacramento, le opere di carità e di zelo per le Missioni commuoveranno a misericordia il Cuore del Signore ed imploreranno giorni migliori per il mondo, con l’attuazione piena della pace di Cristo nel Regno di Cristo, regno esteso per opera dei Missionari Cattolici sino agli ultimi confini del mondo.
Vi benedico con tutto l’effusione del mio cuore nel Nome del Padre del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Baronissi, Festa del Rosario 1935-XIII
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- Sin dalla prossima domenica 13 Ottobre, in tutte le messe, si preannunzi al popolo la grande Giornata Missionaria. Si invitino i fedeli a parteciparvi con slancio mediante la preghiera, la mortificazione e l’obolo della carità. Nelle adunanze delle Associazioni di A. C. si concretizzi il programma pratico da attarsi di comune intesa con le Commissioni Missionarie.
- I Rettori delle Confraternite promuovano con zelo la conoscenza del problema missionario, e curino la raccolta delle offerte e soprattutto l’iscrizione dei propri Congregati all’Opera della Propagazione della Fede.
- Dal giorno 13 Ottobre sino a tutto il giorno 27 nelle sante messe, tralasciate le altre collette, si appongano, TAMQUAM PRO RE GRAVI, quella dello Spirito Santo e quella Pro Fedei Propagazione.
- Nei giorni sopraindicati, in tutte le chiese, la sera, dopo la recita del S. Rosario, si reciti la preghiera per la conversione degli infedeli e si zeli che i fedeli offrano la Santa Comunione a questo scopo, e si promuovano comunioni generali, specie dei fanciulli.
- Gli otto giorni che vanno dal 20 al 27 Ottobre, Festa di Gesù Cristo Re, si celebri un solenne Ottavario Missionario secondo le norme stabilite nell’apposito foglietto, che i M. M. RR. Parroci dovranno ritirare nelle rispettive Curie.
- Il giorno 20 in tutte le messe si raccoglierà l’obolo per la Propagazione della Fede e i Rettori di Chiesa avranno cura di illustrare e caldeggiare in tutte le messe tale raccolta e di trasmettere, al più presto, il ricavato alla propria Curia Vescovile.
- La sera dello stesso giorno 20, in tutte le parrocchie delle due Diocesi si faccia un’ora solenne di Adorazione per la conversione degl’Infedeli e lo stesso si pratichi nella festa della Regalità di N. S. Gesù Cristo, chiudendo la pia pratica con l’atto di consacrazione del genere umano al Cuore SS. di Gesù, con la formula prescritta dal Papa.
- Le Comunità religiose potranno compiere tali ore di Adorazione nelle proprie chiese o oratori e nei giorni, che ad esse riusciranno più agevoli.
Per diffondere la conoscenza delle Opere Missionarie ogni Sacerdote si faccia zelatore del periodico “Crociata Missionaria”, che è economico quanto al prezzo ed è redatto in edizione attraentissima per le molte illustrazioni e per la spigliatezza dello stile.
La stessa raccomandazione viene fatta a tutte le Comunità femminili, specie a quelle che sono preposte all’educazione della Gioventù.
Notificazione alla Diocesi di Troia
(Baronissi, 31 ottobre 1935)
Il S. D. annuncia la grande Missione dei Padri Passionisti, la traslazione delle reliquie di S. Anzia a Troia e l’inaugurazione della tomba di Mons. Passero.
Fiorita d’Anime, 15 novembre 1935 – XII – N. 21
NOTIFICAZIONE
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Ho la consolazione di potervi annunziare che nella nostra città dal 24 Novembre fino all’8 Dicembre prossimo avrà luogo una grande Missione predicata dagli zelantissimi Padri Passionisti figli di S. Paolo della Croce, tanto legato alla nostra città per la sua amicizia col Santo Vescovo di Troia, Mons. Cavalieri e per l’apostolato da Lui svolto in mezzo ai nostri antenati alla prima alba della gloriosa giornata.
Sono sicuro che voi risponderete all’appello di Dio con quello slancio con cui avete sempre dato prova della vostra fede e della vostra generosità.
Ma più e più si accresce in me questa certezza, per la coincidenza della Santa Missione con un avvenimento che ci è pegno tangibile dell’immensa predilezione di Dio per la nostra cara Cittadina, anzi per l’intera Diocesi: la traslazione di una parte delle Reliquie di S. Anzia. Madre del nostro inclito patrono S. Eleuterio dal Monastero di Montevergine, ove è custodito il corpo della Santa Martire. Voi già sapete, infatti, come fin dallo scorso Giugno io – facendomi interprete dei fervidi voti del mio clero e di tutto il mio popolo – feci vive istanze all’Ecc.mo Abate di quell’insigne Monastero perché volesse concedere, alla nostra Cattedrale, parte delle preziose Reliquie di questa Santa per tanti titoli a noi legata da vincoli indissolubili.
Anche le Autorità Civili si unirono a me per sollecitare dall’Ecc.mo Abate di Montevergine un tanto favore. Ora, avendo Egli benignamente annuito a tanti e così fervidi voti, posso ufficialmente annunziarvi che le insigni reliquie della nostra Protettrice saranno qui recate dallo stesso Ecc.mo Abate il 1 Dicembre prossimo, proprio durante la Santa Missione, e saranno da noi ricevute con lo stesso fervido amore con cui i nostri padri ricevettero or sono poco più di otto secoli le venerande Ossa di S. Eleuterio e degli altri Santi nostri Patroni.
A chiusura poi del mese di Dicembre, che apriremo sotto così felici auspici, il giorno 31, alla vigilia delle grandi Quarant’Ore istituite dall’indimenticabile Mons. Fra Tommaso Passero, verrà solennemente inaugurato l’artistica Tomba in cui d’ora innanzi con più lustro e decoro riposeranno le venerate spoglie di questo insigne mio predecessore.
Affinché tutto questo insieme di eventi si compia con sovrabbondanza di frutti spirituali, io vi esorto vivissimamente a pregare durante il breve tempo che ci separa dall’inizio della Santa Missione.
Recentemente disposi che le Quarant’Ore che si sono celebrate nella Chiesa di S. Giovanni per la chiusura del mese del Santo Rosario si facessero con questa intenzione, al presente dispongo che con questa intenzione si celebrino anche le Quarant’Ore che avranno luogo nella Chiesa della Santissima Annunziata per la festa di S. Leonardo. Verrà inoltre fissato per turno nelle principali Chiese della Città un triduo di suppliche per sollecitare le più abbondanti benedizioni di Dio sulle Sante celebrazioni da cui ci ripromettiamo frutti abbondantissimi di grazia e di rinnovamento cristiano in mezzo al nostro popolo.
La risurrezione spirituale delle anime nostre mediante le salutari meditazioni delle verità eterne che ci verranno ricordate dalla S. Missione; il prezioso pegno della divina predilezione verso di noi, che ci verrà attestato dalla traslazione delle Reliquie di S. Anzia; il pubblico attestato di gratitudine verso la memoria di un degnissimo Pastore che durante gli anni del suo lungo governo si rese tanto benemerito della nostra diocesi, ci saranno argomenti di speranze novelle nelle angustie dell’ora presente, perché ci faranno toccar con mano le inesauribili dovizie di quella misericordia da cui solo il mondo aspetta la tranquillità e la pace.
Siano i fausti avvenimenti che ci apparecchiamo a celebrare il felice inizio d’un era novella per la nostra Diocesi, per l’Italia nostra, per tutto il mondo.
Questo il mio augurio e la mia speranza che confermo con la mia benedizione nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Baronissi, 31 Ottobre 1935
✝ Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- La presente notificazione sia letta e spiegata al popolo in tutte le Messe della festa di Ognissanti – e in quella della prossima domenica 3 Novembre.
- Dal primo Novembre prossimo sino a nuove disposizioni, nella città di Troia, in tutte le Messe, invece delle altre collette prescritte si apporteranno, tamquam pro re gravi, quella dello Spirito Santo e quella della Madonna sotto il titolo di Mediatrice Universale di tutte le Grazie.
Tutti gli iscritti alle Associazioni di A. C. d’intesa coi propri parroci, lavorino intensamente, con la Preghiera e con l’opera, per la buona riuscita della Santa Missione.
Notificazione in prossimità dell’Avvento
circa i doveri dei fedeli nelle presenti circostanze
(Foggia, 15 novembre 1935)
Il S. D. esorta tutti i fedeli, come cittadini e più ancora come cristiani, ad ottemperare con lealtà e generosa prontezza alle prescrizioni delle legittime Autorità, dando con slancio ed abnegazione tutto il proprio contributo alla prova irrefutabile di compattezza, di disciplina e di carattere, cui la Patria è chiamata nel momento presente. Dopo aver affermato che come cattolici si ha il dovere di dare tale contributo, animati da spirito di fede e con vedute altamente soprannaturali, Mons. Farina dà le disposizioni per la celebrazione del Sacro Avvento.
Fiorita d’Anime, 15 novembre 1935 – XII – N. 21
NOTIFICAZIONE DI S. E. MONS. VESCOVO
in prossimità dell’Avvento circa i doveri dei fedeli nelle presenti circostanze
In quest’ora storica che la nostra Patria attraversa, è dovere di tutti, e come cittadini e più ancora come cristiani, di ottemperare alle prescrizioni che vengono impartite dalle superiori legittime Autorità, e di ottemperarvi con tutta lealtà e con generosa prontezza.
È dovere di ognuno, che sente davvero di essere figlio d’Italia, non immemore delle avite virtù, consacrate nelle pagine della nostra storia antica e recente, dare con slancio ed abnegazione tutto il proprio contributo alla prova irrefutabile di compattezza, di disciplina e di carattere, cui la Patria è chiamata nel momento presente.
Come cattolici, poi, – ed è su questo che principalmente intendo richiamare l’attenzione del Rev.mo Clero e dei fedeli – si ha il dovere di dare un tale contributo, animati anche da profondo spirito di fede e con vedute altamente soprannaturali. Bisogna abbracciare tutte le limitazioni, le rinunzie, i sacrifici, che sono richiesti, intendendo anche, espressamente, di praticare la mortificazione e la penitenza che sono sostrato fondamentale e necessario per una vita cristiana meno superficiale e più profondamente vissuta: espiazione doverosa per i nostri peccati e per quelli dell’intera famiglia umana, coi quali di continuo viene provocata la giustizia di Dio e oltraggiato il suo amore e la sua misericordia infinita, di cui tanto si abusa.
Facendo così saremo buoni cittadini e più ancora ottimi cristiani, e metteremo a servigio della Patria non soltanto i frutti naturali del nostro sacrificio civicamente compiuto, ma ancora i preziosi frutti soprannaturali di un tal sacrificio compiuto con piena adesione del nostro spirito alle sublimi lezioni del Crocifisso e del Vangelo.
È, pertanto, nostra volontà che i Parroci, i Sacerdoti e tutti gli ascritti all’Azione Cattolica – i quali sono impegnati a cooperare più da vicino all’apostolato da Gesù affidato ai suoi ministri – divulghino, inculchino con tutti i mezzi che saranno a seconda delle circostanze ritenuti più pratici ed efficaci, il contenuto di questa nostra pastorale raccomandazione.
Vogliamo inoltre che la prossima predicazione del Sacro Avvento, la quale culmina nelle due novene dell’Immacolata e del S. Natale, abbia soprattutto come fine di esortare le anime alla fuga dal peccato e di inculcare loro il dovere della espiazione e della riparazione dovute per esso alla maestà di Dio. Si ricordi a tutti che per questo principalmente Gesù Cristo si fece uomo ed abbracciò tutte le umiliazioni della sua Incarnazione, Passione e Morte; e che noi abbiamo, in conseguenza, l’obbligo di partecipare ad esse in unione con Lui, dal momento che in virtù del Santo Battesimo siamo membra della sua Chiesa, suo mistico Corpo.
Affinché tutto ciò non rimanga limitato unicamente alle chiese ove le due novene sono predicate, facciamo obbligo a tutti i parroci e rettori di chiese, ove suole aver luogo la visita serotina al SS. Sacramento, di rivolgere brevemente al popolo ogni sera una buona parola, ispirandosi all’Enciclica del Papa sul dovere della Ripartizione («Miserentissimus Redemptor»), conchiudendo sempre col proporre al popolo qualche fioretto.
Si additi a tutti come modello di ogni anima riparatrice la Madonna Benedetta, che per antonomasia è detta l’Immacolata, cioè immune da ogni ombra di colpa, e l’Addolorata pienamente immolata con Gesù Cristo nel dolore per l’espiazione del peccato, affinché si riversassero sull’umanità prevaricatrice i tesori delle Misericordie Divine, di cui Essa fu, quindi, costituita Depositaria e Dispensatrice.
Foggia, 15 Novembre 1935-XIV.
✝ Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- Sino a nuovi ordini, a cominciare, dal 21 corr. – Festa della Presentazione della SS. Vergine – le collette imperate per la S. Messa saranno la 2a e l’11°, allo scopo d’implorare l’aiuto di Dio, nelle presenti necessità, e la vittoria contro le macchinazioni settarie ai danni delle anime e della vera pace tra i popoli, che è frutto unicamente dell’equità e della giustizia. Per la città di Troia, però, restano in vigore le collette già prescritte nella Notificazione del 31 ottobre u. s.
- In tutto il tempo del Sacro Avvento e nel tempo natalizio, sino alla festa della Sacra Famiglia, alla recita del S. Rosario e delle Litanie Lauretane, si faccia seguire la recita della preghiera “A Te, o Beato Giuseppe” e delle Litanie del Santo Patriarca, Patrono Universale della Chiesa.
- In tutti gli Istituti di educazione e negli Asili d’Infanzia si promuova agli scopi anzidetti la preghiera dei fanciulli e dei bambini, anche sotto forma di brevi adorazioni al SS. Sacramento.
Notificazione per l’Ottava di preghiere
per l’unità dei cristiani e la conversione di tutti gli erranti
(Troia, 1 gennaio 1936)
Particolare occasione per l’insistenza da parte del Servo di Dio sulla preghiera, che è la grande forza soprannaturale messa a nostra disposizione dalla Misericordia infinita di Dio, e sulla sua efficacia. E’ l’arma vincente, che la Chiesa ha sempre usato in tutti i suoi cimenti.
Fiorita d’Anime, 15 gennaio 1936 – XIII – N. 1
NOTIFICAZIONE DI S. ECC. MONS. VESCOVO
Per l’ottava di preghiere
per l’unità della Chiesa e la conversione di tutti gli erranti
Si avvicina il giorno della festa della Cattedra di S. Pietro in Roma, che ricorre il 18 Gennaio, e con essa si apre l’OTTAVA SOLENNE DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DELLA CHIESA E LA CONVERSIONE DI TUTTI GLI ERRANTI.
Quanto più le forze avverse, collegate insieme a servizio dell’inferno, ora più che mai, in forme svariate e sotto molteplici titoli, muovono guerra alla Chiesa ed attraversano il suo ministero di salute a pro degli uomini, tanto più noi dobbiamo unanime elevare al trono di Dio la nostra preghiera ad affrettare l’ora del trionfo della verità in tutte le menti, e dell’affratellamento universale di tutti i popoli in Gesù Cristo.
La preghiera è la grande forza Soprannaturale messa a nostra disposizione dalla misericordia infinita di Dio. Dell’efficacia di questa forza misteriosa tante volte Gesù ci parla nel suo Vangelo; di essa la Chiesa ha sempre fatto uso, specie nei suoi maggiori cimenti, e in virtù di essa riportò già tante vittorie. E’ giusto che da essa si riprometta le nuove vittorie cui oggi tende, nel sempre nuovo bisogno di espansione che costituisce uno dei segni più evidenti della sua perenne giovinezza. Come per il passato, così anche al presente e nell’avvenire, essa principalmente nella preghiera cercherà e troverà forza per compiere la sua sublime missione redentrice in mezzo agli uomini.
Per questo il Papa, ora più che mai, in ogni occasione vi esorta alla preghiera e ci ricorda le divine promesse di vittoria fatte a questa mistica arma, che vince e conquista, non già spargendo sangue e infliggendo ferite, ma soggiogando dolcemente gli intelletti e le volontà con la luce e la forza della grazia, di cui apre i tesori, e perciò con assai felice espressione Egli la definisce “la nostra onnipotenza”.
Raccomandiamo caldamente a tutti i nostri fratelli dell’uno e dell’altro Clero e a tutti i nostri figliuoli di queste amate diocesi di celebrare con rinnovato fervore e con intenso spirito di orazione, anche quest’anno, tale santo Ottavario, che si chiude con la Festa della Conversione di San Paolo, di cui ricorre il XIX centenario.
Nutriamo ferma fiducia che queste due diocesi possano avere larga parte al merito dei frutti di conversione dai quali ogni anno questa pia pratica – ormai diffusa in tutta la Chiesa e più volte benedetta dai Sommi Pontefici – suol essere coronata.
Sprona a rispondere generosamente al nostro appello, augurio di efficacia alla pia pratica, pegno dei divini favori, a tutti impartiamo con grande affetto la nostra Pastorale Benedizione.
Troia dal nostro Palazzo
1° Gennaio 1936 – XIII – Festa della Sacra Famiglia
✝Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
- In tutte le messe del 18 al 25 gennaio (inclusive), tralasciate le altre collette, si appongano tamquam pro re gravi, quella dello Spirito Santo e quella «ad tolllendum schisma».
- Dai due Rev.mi Capitoli Cattedrali e da quelli delle Collegiate e Ricettizie, dopo l’ufficiatura del mattino, si reciti in comune il «Veni Creator Spiritus» coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo; e dopo l’ufficiatura del pomeriggio le Litanie, Lauretane e l’antifona coi versetti e l’Oremus prescritto dal papa Benedetto XV.
- In tutte le Chiese ove si conserva il SS. Sacramento, negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina o in altro tempo che si crederà più opportuno si reciti la corona del Rosario della Beata Vergine, coram Sanctissimo, come nel mese di Ottobre, e si faccia seguire il canto delle Litanie Lauretane e del «Veni Creator Spiritus» coi relativi versetti e l’orazione.
- I Rev.mi Parroci e Rettori di Chiese promuovano in uno dei giorni dell’ottava, da essi giudicato il più opportuno, una Comunione e un’Ora solenne di adorazione o altra solenne funzione eucaristica.
- In precedenza e durante le sere dell’Ottava si esortino i fedeli, giusta i desideri del Santo padre, a pregare ed offrire atti di mortificazione ed opere di carità e di zelo e soprattutto la S. Comunione per l’unione delle Chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei, dei Mussulmani e degli infedeli. Si consiglia nel venerdì dell’Ottava o in altro giorno un digiuno ecclesiastico o un’altra mortificazione o una elemosina a pro delle Missioni.
- Le Comunità Religiose, oltre le pie pratiche di cui sopra, in uno degli otto giorni compiano in comune il pio esercizio della «Via Crucis» e lo chiudano con la recita delle Litanie del SS. Nome di Gesù.
- Caldeggino in modo particolare queste pie pratiche tutti gli ascritti al Terz’Ordine Francescano, poiché l’istituzione di questa ottava solenne di preghiere ha avuto origine da essi, ed essi ne sono stati i primi propagatori.
N.B. – A tutti i nostri figliuoli della Città di Foggia additiamo in modo particolare come centro di preghiere, specie durante questi quattro giorni, la chiesetta di S. Teresa, ove Gesù Sacramentato è quotidianamente esposto all’adorazione solenne. Abbiamo disposto che tutti i giorni dell’ottava vi celebri un maggior numero di SS. Messe. E’ nostro vivo desiderio che ognuno si faccia un dovere, durante questo ottavario di compiervi almeno qualche ora di adorazione per l’Unità della Chiesa e la conversione di tutti i dissidenti e dei poveri infedeli.
Notificazione per la Quaresima
(Foggia, 25 febbraio 1936)
La Quaresima è tempo di misericordia e di particolari grazie, che ci saranno date in proporzione dello spirito di fede, di raccoglimento, di orazione e di penitenza.
Fiorita d’Anime, 29 febbraio 1936 – XIII – N. 4(p. 1)
NOTIFICAZIONE PER LA S. QUARESIMA
Mons. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
Fratelli e Figliuoli dilettissimi.
S’inizia il sacro tempo della QUARESIMA: tempo di misericordia e di particolare grazia da parte di Dio, le quali ci saranno date in proporzione dello spirito di fede, di raccoglimento, di orazione e di penitenza, con cui ci saremo sforzati di santificare questi quaranta giorni, che sono in preparazione alle grandi solennità della Pasqua.
Il vero cristiano, che non soltanto di nome si gloria di appartenere a Gesù Cristo, fa della Quaresima il tempo della propria rinnovazione spirituale; si purifica dal peccato e si ritempra nella pratica di tutte quelle virtù, che Gesù ci insegna nel suo Vangelo.
Tale purificazione va compiuta mediante la mortificazione e la penitenza, per cui combattiamo in noi le passioni disordinate e ogni rea concupiscenza e ci sforziamo di rivestirci dell’uomo nuovo, quello creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità.
Per questo la Chiesa c’impone di mortificare la nostra carne col digiuno, di astenerci dai sollazzi e dai divertimenti che dissipano e snervano lo spirito, e spesso sono anche causa immediata di peccato.
Tutti siamo tenuti alla pratica di questa mortificazione purificatrice, anche quelli che per età o per altri giusti motivi sono dispensati dal digiuno ecclesiastico. Niuno è eccettuato e anche i fanciulli e gli infermi devono esercitarsi a questa rinunzia di sé stessi, gli uni con piccoli atti di abnegazione, proporzionati alla propria età e gli altri esercitandosi nella pazienza e abbracciando le proprie sofferenze con sentimento di espiazione e di riparazione per sé e per tutti gli uomini.
Alla purificazione, che è come il fondamento e la base della nostra rinnovazione spirituale, deve poi essere congiunto l’esercizio di tutte le cristiane virtù, soprattutto quelle dell’umiltà e della carità, che costituiscono la parte essenziale di una vita veramente cristiana e santa.
A compiere questo duplice lavoro di purificazione e di santificazione noi vi additiamo, fratelli e figliuoli dilettissimi, il Crocifisso, e vi esortiamo vivamente a meditare ogni giorno, per un po’ di tempo, la passione e la Morte di Gesù Cristo, Nostro Redentore Divino.
Il nostro S. Alfonso esperto conoscitore di anime e di cuori, dice, che chi pensa e medita per qualche minuto almeno, ogni giorno, la passione di Gesù, si salva. E infatti una tal meditazione, compiuta bene e con assiduità, ci fa detestare il peccato, ci distacca dai beni terreni, ci fa amare le umiliazioni, ci svela l’efficacia e la segreta virtù del dolore e dei patimenti, abbracciati con sentimento soprannaturale, e soprattutto alimenta nei nostri cuori il sacro fuoco della carità, verso Dio e verso il prossimo, nella quale è riposta l’essenza della perfezione cristiana.
Questo ci spiega perché tutti i santi, in ogni età, dagli apostoli a noi, formarono sempre del Crocifisso l’oggetto principale del loro studio e del loro amore e ce lo additano come uno dei mezzi più efficace di santificazione.
Se vuoi, o uomo, progredire di virtù in virtù, di grazia in grazia, medita quotidianamente la passione del Signore, ci ripete il grande dottore S. Bonaventura.
Nella meditazione, in fine, della Passione troveremo vero ed ineffabile conforto in tutte le congiunture più dolorose della vita.
Vogliate adunque, in questi quaranta giorni, essere assidui ad una pratica così salutare e vogliate anche frequentare la Chiesa per ascoltare la parola di Dio, che zelanti predicatori annunzieranno in tutti i comuni di queste nostre due diocesi, e accostatevi quanto più spesso potrete ai santi Sacramenti.
Procurate di essere tutti uniti come in un assedio amoroso di preghiere per far violenza al Cuore Appassionato di Gesù, affinché risparmi alla povera famiglia umana, nuovi flagelli, provocati con tanti peccati e iniquità e benedica la patri nostra, l’Italia, da Lui, sopra tutte le nazioni, benedetta e prediletta – e ci conceda che la prossima Pasqua sia Pasqua di pace vera per le anime e per tutti i popoli riconciliati con Lui, Re Universale e Salvatore del Mondo.
Con questa calda raccomandazione e con questo voto di vero cuore vi benediciamo nel nome del Padre del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, Festa di S. Mattia Apostolo, 25 Febbraio 1936-XIV
✝ Mons. FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- E’ permesso l’uso delle carni in tutti i giorni della Quaresima, eccetto: il mercoledì delle Ceneri – i giorni delle Tempora – e tutti i venerdì e sabato sino al mezzogiorno del Sabato Santo. Per quelli che sono obbligati al digiuno tale permesso dell’uso delle carni è limitato al solo pasto principale.
- Per questi stessi si permette anche l’uso delle uova e dei latticini, oltre che nel pranzo, anche nella colazione e nella cena, eccetto il giorno delle Ceneri e del venerdì Santo in cui se ne può fare uso solo nel pasto principale.
- Suppliscano i Fedeli alla mancata austerità del digiuno con particolari preghiere e con qualche speciale opera di carità, specialmente a vantaggio dei poveri, delle Missioni e delle Vocazioni. Il Seminario e le comunità Religiose facciano una visita quotidiana al SS.mo Sacramento, durante la quale recitino le Litanie del SS.mo Nome di Gesù secondo tutte le intenzioni del PAPA.
- Il precetto della Comunione Pasquale si può soddisfare dal primo giorno di Quaresima sino a tutto il 30 giugno.
- In tutte le parrocchie la sera, prima della visita al SS. Sacramento quando non si predica, per circa un quarto d’ora si legga e si commenti al popolo qualche libro che tratti della Passione del Nostro Signor Gesù Cristo. Presso le nostre Curie Vescovili abbiamo fatto venire e vi sono in deposito varie copie di un aureo libretto della Storia della Passione di N. S. Gesù Cristo, ricavata dai Santi Vangeli ed esposta a forma di meditazione.
- La Comunione dei fanciulli in adempimento del Precetto Pasquale sia distinta dalla funzione della prima Comunione e sia preceduta da almeno un triduo di Spirituali Esercizi predicati in forma adatta per essi.
- La Comunione agli infermi sia curata e zelata con particolare amore per mezzo degli ascritti alle nostre Associazioni di A. C.
- Alla festa di S. Giuseppe si premetta in tutte le parrocchie la novena con la recita della preghiera «A te, o beato Giuseppe» e delle litanie del Santo Patriarca, Patrono Universale della Chiesa.
- Nella terza domenica di Quaresima si faccia la festa del Papa con apposito discorso e si raccolga l’Obolo di S. Pietro, che dovrà poi subito essere trasmesso alle singole Curie Vescovili.
Notificazione al Clero e al popolo della città di Foggia
nel 1° centenario del miracolo dell’Addolorata
(Foggia, 1 luglio 1936)
Il legame della città di Foggia con Maria, che lungo il corso dei secoli ha protetto il popolo con segni e favori straordinari, ha avuto un altro momento prodigioso in occasione del colera del 1837. La Vergine Addolorata, venerata nella Chiesa di S. Giovanni Battista, non solo ha fatto cessare l’epidemia in breve tempo, ma ha volto in modo prodigioso i suoi occhi verso il popolo in preghiera.
Fiorita d’Anime, 30 giugno 1936 – XIII – N. 10 (p. 1)
MONS. FORTUNATO M. FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
al Clero e al popolo della città di Foggia
La nostra città è legata alla SS. Vergine con titoli, che sono incisi nelle pagine più salienti e più memorabili della sua storia.
La Madonna che vegliò maternamente sul primo sorgere della città e che dalla Sua Venerata Icone arrise a tutti i suoi fasti nel decorso dei Secoli, protesse questo suo popolo specialmente nei giorni di prova e di lutto con segni e favori straordinari del suo non mai smentito patrocinio. Una di queste pagine di dolore e di grazie della storia di Foggia sta per essere rievocata in una celebrazione centenaria a cui è mio vivo desiderio che sia rivolta l’attenzione di voi tutti miei dilettissimi figli di questa città: sacerdoti e fedeli.
Al cominciare dell’estate del 1837 il morbo del colera faceva strage in questa nostra città come in molte altre città d’Italia.
Furono giorni di panico e di pianto per il nostro popolo, il quale però mantenne viva la sua fede e ricordandosi che c’è sempre lassù per noi la Consolatrice degli afflitti, ricorse a Lei tanto più fiducioso, quanto più si vide nel colmo della calamità.
Una fede così grande non rimane delusa.
La Madonna si mostrò ancora e soprattutto in quella circostanza Madre tenerissima e non solo esaudì la preghiera del suo popolo facendo cessare in brevissimo volgere di tempo l’epidemia, ma volle confermare con segni prodigiosi ai suoi figli ch’Ella aveva fatto suo il loro dolore e il loro pianto.
La bellissima effigie dell’Addolorata, tanto venerata nella Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, fu vista in quei giorni volgere, amorosamente in lagrime, lo sguardo verso il popolo in preghiera – e il prodigio fu così manifesto e da tutti costatato che di esso fu redatto regolare e canonico processo.
Da quel giorno la divozione per la SS. Vergine, nell’augusto mistero dei suoi dolori venne sempre crescendo nel nostro popolo e quel prodigioso simulacro ebbe culto sempre più vivo e intenso. Il Capitolo Vaticano ne decretò la solenne incoronazione che fu eseguita con straordinari festeggiamenti nella nostra Cattedrale.
Il 15 Luglio del prossimo futuro anno 1937 ricorre il primo centenario di questo nuovo attestato prodigioso della predilezione materna della Madonna per il nostro popolo e noi vogliamo che esso sia celebrato con devoto e profondo senso di riconoscenza da tutta la cittadinanza. Vogliamo che la sua rievocazione serva ad accrescere e a meglio stabilire nel cuore di tutti i nostri figli la vera divozione per la SS. Vergine, e a farne loro meglio comprendere il valore e la vitale importanza in ordine alla vita soprannaturale.
Ci ripromettiamo, soprattutto, che questo affettuoso richiamo al culto dei dolori sofferti dalla nostra Madre celeste, faccia meglio comprendere ed approfondire la concezione cristiana del dolore e il valore inestimabile della Croce.
Per farci persuasi che la vita presente c’è data per seminare nel pianto e la futura per raccogliere nella letizia e che la nostra santificazione si compie nel sacrifizio generoso e costante delle nostre passioni, è mezzo efficacissimo la contemplazione di Maria Addolorata, la creatura più santa e più prediletta da Dio che fu anche la più sottoposta al crogiuolo della sofferenza.
Abbiamo perciò dato formale incarico a Mons. Luigi Cavotta, dignitario del nostro Capitolo Cattedrale e Presidente della Giunta Diocesana di curare con tutti quei mezzi che crederà più indicati e previa l’intesa col Rev.mo Arciprete della Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, la fruttuosa celebrazione di tale anno centenario, che avrà inizio il 15 del corrente mese e dovrà poi solennemente chiudersi il 15 Luglio del 1937. Facciamo voti che tutti rispondano con vero slancio di filiale pietà a quanto verrà stabilito.
E’ nostro desiderio intanto che a cominciare dal prossimo Agosto, nella terza domenica di ogni mese, i fedeli delle parrocchie e le varie congregazioni della città i pii sodalizi del Terz’Ordine si rechino in pellegrinaggio a venerare la prodigiosa effigie, e che nella Chiesa di S. Giovanni si svolgano speciali funzioni in onore della SS. Vergine.
Bramiamo inoltre che nel Maggio 1937 mediante un Congresso Mariano interdiocesano per le nostre due diocesi, si riaffermino sempre meglio nel nostro popolo le basi di una vera e soda divozione per la SS. Vergine.
La devozione alla Madonna è la grande ancora della nostra speranza.
La confidenza nella sua materna intercessione rasserena al nostro sguardo l’orizzonte per se stesso fosco e procelloso della vita nell’ora presente.
Non si onora la Regina del cielo senza che le nostre anime vengano elevate e santificate. Non si riannodano i dolci vincoli di amore tra il cuore dei figli bisognosi di grazia e il cuore della Madre che ne è la munifica dispensiera, senza che questa grazia si riversi in sovrabbondanza dal cielo.
«In Maria, ci dice la Chiesa, vi è tutta la grazia della via e della verità; in Lei ogni speranza di vita e di virtù».
Noi dunque nutriamo ferma fiducia che l’anno centenario della Misericordia di Maria al popolo di Foggia apporti a tutti frutti salutari di grazie particolari e in questa speranza impartiamo di cuore la pastorale benedizione.
Foggia, 1 luglio 1936
Festa del Preziosissimo Sangue
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la Settimana di studio e di preghiera
Pro Oriente Cristiano
(Troia, 29 agosto 1936)
In occasione della Settimana di preghiera e di studio, che si terrà a Bari, presso la Tomba di S. Nicola, a partire dal 13 settembre, per affrettare con la preghiera l’unione dei Cristiani d’Oriente con il sommo Pontefice, il Servo di Dio invita i fedeli a cooperare con la preghiera e l’azione.
Fiorita d’Anime, 31 agosto 1936 – XIII – N. 14 (p. 1)
NOTIFICAZIONE DI S. ECC. MONS. VESCOVO
PER LA SETTIMANA DI PREGHIERA E DI STUDIO
PRO ORIENTE CRISTIANO
Il 13 settembre si apre in Bari la Settimana di Preghiera e di Studio pro Oriente Cristiano, che si chiuderà il 20 settembre.
Essa avrà luogo presso la Tomba di S. Nicola, perché il grande Taumaturgo di Mira è venerato fervidamente anche dai nostri fratelli separati dell’Oriente, e rappresenta perciò quasi un anello di congiunzione tra la grande comunità dei veri seguaci di Gesù Cristo e quella delle numerose popolazioni strappate dallo scisma dell’ubbidienza del Successore di S. Pietro.
Scopo della Settimana è quello di affrettare con la preghiera l’unione dei Cristiani d’Oriente con il Sommo Pontefice, e di favorirla mediante una reciproca comprensione fondata sulla conoscenza delle dottrine, delle tradizioni e della mentalità dell’Oriente Cristiano.
Se tutti i cattolici sono tenuti a cooperare con la preghiera e l’azione alla felice riuscita di questa santa iniziativa, più che mai ci siamo tenuti noi pugliesi, che siamo così vicini all’Oriente da essere in continuo contatto commerciale e spirituale con esso, e che tanta parte della nostra storia teniamo legata alla storia dell’Impero Bizantino. Molti dei nostri Santi ci vennero dall’Oriente, come San Guglielmo e Pellegrino; dall’Oriente ci vennero le venerande Icone della Madonna, che sono ora oggetto del culto e dell’amore di tante nostre città: la Madonna dei Sette Veli è fra le più antiche e le più venerate di tali Icone bizantine.
Pertanto, affinché tutto il nostro popolo partecipi spiritualmente alla felice riuscita della Settimana, prescriviamo:
- Che dal giorno 8 settembre, festa della Natività di Maria, sotto la cui protezione poniamo i lavori della Settimana, fino al giorno 20, in tutte le SS. Messe si apponga la colletta dello Spirito Santo e ad tollendum schisma; e che in tutte le chiese ove si conserva il SS. Sacramento si reciti il S. Rosario coram Sanctissimo; come nel mese di Ottobre, si canti il Veni Creator Spiritus e si reciti la preghiera alla Madonna per l’Oriente Cristiano.
- Il giorno di Domenica, 13 settembre, si dia notizia al popolo della Settimana pro Oriente, e se ne illustri l’importanza, e si raccolga il suo obolo, che – trasmesso poi, sollecitamente alla rispettiva Curia Vescovile – sarà inviato al più presto al Comitato organizzatore della settimana.
- Le Comunità Religiose cooperino compiendo qualche particolare pratica e funzione religiosa e elevando ogni giorno speciali preghiere.
I sacerdoti seguano sui nostri quotidiani cattolici lo svolgersi dei lavori dell’importante convegno, che sarà coronato da un pellegrinaggio alla tomba di S. Nicola – presieduto da Sua Eminenza il Cardinale Lavitrano, Arcivescovo di Palermo.
Non si trascuri intanto di continuare le preghiere per la Spagna, secondo vi raccomandammo nella nostra ultima Notificazione.
La Madonna presenti i nostri voti al Cuore Santissimo di Gesù, e ci ottenga la grazia di vederli compiuti.
In tale fiduciosa speranza, vi benedico.
Troia, 29 Agosto 1936 – XIV.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per l’Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(Troia, 10 gennaio 1937)
Per vivere più intensamente questa crociata di preghiere ai soliti motivi di carità apostolica si aggiunge il fatto che il S. Padre è infermo, partecipe in larga misura alle perenni immolazioni della Vittima Divina.
Fiorita d’Anime, 15 gennaio 1937 – XIV – N. 1
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero e al Popolo delle Sue due Diocesi
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
approssimandosi la Solennità della Cattedra di S. Pietro in Roma – che ricorre il 18 del corrente Gennaio – sentiamo il dovere di adoperarci affinché in queste due Diocesi si compia con maggior fervore l’Ottava solenne di Preghiere per l’Unità della Chiesa e la Conversione degli erranti.
Ai motivi soliti di apostolica carità verso tante anime che errano lontane dal Centro indefettibile della vera Fede, uno se ne aggiunge tutto particolare di tenerezza e gratitudine filiale verso il Sommo Pontefice, in questi giorni di trepidazione per la Sua preziosa salute.
Il Papa è infermo. Sebbene – per grazia di Dio – lo stato della Sua infermità non desti per il momento eccessive preoccupazioni. Egli è tuttavia in preda a sofferenze indicibili, le quali – mentre non riescono a distoglierLo dal diurno lavoro per il governo della Chiesa – Lo fanno partecipare in larga misura alle perenni immolazioni della Vittima Divina.
Come lo stesso Santo Padre dichiarò col vivo della Sua voce nel Messaggio Natalizio radiodiffuso a tutto il mondo, quelle sofferenze Egli le offre all’Eterno Divin Padre per la conversione degli erranti e per la pace dell’umana società.
Sarà dunque per noi grande ventura associarci quest’anno più intimamente alle intenzioni del S. Padre in questa Ottava di preghiere, così come sarà supremo conforto per l’augusto cuore del Padre Comune il sapere che le sue sofferenze provocano intorno a Lui un più fervido slancio di preghiera per le intenzioni che formarono sempre il più ardente palpito del Suo apostolato.
Siamo perciò ben sicuri che quest’anno – più che mai – spinti tutti da tanti e così delicati motivi, i fedeli e le nostre organizzazioni Cattoliche, i Pii Sodalizi, i Terz’Ordini e le Confraternite si faranno promotori di questa santa Crociata di preghiere e seconderanno in tutto lo zelo dei propri Parroci, Padri Spirituali o Assistenti Ecclesiastici.
I Sacerdoti spieghino ai fedeli il dovere di rendersi apostoli colla preghiera e con l’esercizio della mortificazione cristiana e facciano ben comprendere quanto il Papa diceva, e cioè che ripugna alla vera carità non prendersi cura degli altri uomini che vanno errando lungi dall’Ovile.
Noi intanto prescriviamo le norme seguenti, fiduciosi che anche queste nostre dilette Diocesi possano un giorno aver larga parte al merito delle numerose conversioni di cui ogni anno la Chiesa è allietata quale frutto pratico di questa santa e apostolica Crociata di Preghiera.
- In tutte le messe dal 18 al 25 gennaio (inclusive) tralasciate le altre Collette, si appongano tanquam pro re gravi, quella del Papa (N. 4) e quella «Ad tollendum Schisma…»
- Dai due Revv.mi Capitoli Cattedrali e da quelli delle Collegiate e Ricettizie, dopo l’ufficiatura del mattino, si reciti in comune il Veni Creator Spiritus coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo, e dopo l’ufficiatura del pomeriggio, le Litanie Lauretane e l’antifona coi versetti e l’orazione prescritta da S. S. Benedetto XV.
- In tutte le Chiese ove si conserva il SS. Sacramento, negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina o in altro tempo che si creda più opportuno, si reciti la corona del Rosario della B. Vergine, coram Sanctissimo, come nel mese di ottobre, e la si faccia seguire dalla preghiera «A Te, o Beato Giuseppe» dall’«Oremus» Pro Pontefice dalle Litanie Lauretane e dal canto del Veni Creator Spiritus, coi relativi Versetti ed Orazione.
- Nella domenica infra octavam, che quest’anno cade il 24 gennaio, si promuova dai Revv.mi Parroci e Rettori delle chiese anzidette, una Comunione Generale e una giornata oppure un’ora solenne di adorazione, a seconda che si giudicherà più opportuno.
- In precedenza e durante le sere dell’Ottava si esortino i fedeli, giusta i desideri del S. Padre, a pregare ed offrire atti di mortificazione ed opere di carità e di zelo soprattutto la S. Comunione e il S. Sacrificio della Messa, per l’unione delle chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei, dei Mussulmani e degli infedeli. Si consiglia nel venerdì dell’Ottava, o in altro giorno, un digiuno ecclesiastico o un’altra mortificazione e un’elemosina per le Missioni.
- Le Comunità religiose, oltre le pie pratiche di cui sopra, in uno degli otto giorni compiano in comune il pio esercizio della Via Crucis e lo chiudano con la recita delle Litanie del SS. Nome di Gesù.
Troia. 10 Gennaio 1937-XV- Festa della Sacra Famiglia
✝ Mons. Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la S. Quaresima
(Salerno, 2 febbraio 1937)
Sebbene lontano a causa dell’infermità, il Vescovo fa sentire la sua vicinanza con questa notificazione, che tratta del tempo di preghiera, della sorgente della Divina Parola, dello spirito e delle opere di penitenza, e dei doveri dell’ora presente.
Fiorita d’Anime, 15 febbraio 1937 – XIV – N. 3 (p. 1)
NOTIFICAZIONE PER LA S. QUARESIMA
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Mons. FORTUNATO M. FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero e al Popolo delle Due Diocesi
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Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
benché lontano a causa dell’infermità, ci sentiamo più che mai vicini a voi col cuore e con la preghiera e siamo consumati dal desiderio che ciascuno di voi cammini degnamente nella vocazione, ricevuta dal Signore col S. Battesimo di santificarsi.
S’inizia il tempo più propizio per operare la nostra santificazione, il tempo che la Chiesa consacra alla penitenza e che Iddio misericordioso ha destinato ad una maggiore effusione di grazie sulle anime nostre: la S. Quaresima.
Ogni vero cristiano ne accoglie i salutari richiami e si prepara a trascorrerla santamente, come la Tregua di Dio concessa all’anima combattuta dai venti contrari delle passioni; come la mistica primavera in cui lo spirito deve rifarsi a nuovo ricuperando ed accumulando novelle energie per risorgere a vita divina con Gesù Cristo Risorto. Solo la santa austerità della Quaresima prepara nei cuori il gaudio della Pasqua Cristiana.
La Chiesa, mentre ci sprona a quest’opera di purificazione e di rinnovamento interiore, ne inculca i mezzi infallibili per compierla.
TEMPO DI PREGHIERA
Il primo e più indispensabile di essi e la Preghiera che nel piano ordinario della Divina Provvidenza ci dischiude i tesori della misericordia di Dio: da cui attingiamo la grazia che ci previene e ci assiste nelle opere salutari e ci fa perseverare nel bene intrapreso. Senza la preghiera il peccatore non ritrova la via perduta, il giusto s’illanguidisce nella pratica della virtù; l’uomo rimane solo nella spaventevole miseria a cui lo ridusse il naufragio del peccato.
La Quaresima segni la rivincita della preghiera sulla dissipazione del secolo e ci porti dalle bassezze dei terreni pensieri alle sante alture in cui l’anima si dilata nel libero respiro di Dio. Uniamo la nostra voce ai gemiti inenarrabili della Chiesa che non cessa di supplicare con lagrime la remissione e la grazia.
Se ogni elevazione dell’anima a Dio è santa, più accetta è quella preghiera che si compie in comune con la propria famiglia nel santuario domestico o con gli altri fedeli nel tempio partecipando alla sacra liturgia.
La forma più eccellente e proficua di preghiera, particolarmente indicata nella Quaresima, è la meditazione dei patimenti di Gesù Cristo Redentore, in cui, al dir dei SS. Padri, il cristiano trova abbondantemente il nutrimento della sua anima, il rimedio ai suoi mali, le risorse migliori alla sua miseria. Da questa meditazione non può andare disgiunta l’affettuosa contemplazione dei dolori di Maria, il cui ricordo ci è caro in modo particolare in quest’anno centenario del suo Miracolo.
ALLA SORGENTE DELLA DIVINA PAROLA
Conoscere Gesù Cristo e Gesù Cristo è la sapienza del cristiano, è la perfezione della virtù, è il fior fiore della scienza dei Santi (S. Bernardo). A questa conoscenza profonda di Gesù Cristo ci condurrà, oltre la preghiera, la Parola di Dio ascoltata con spirito di fede, altro mezzo che vi inculchiamo per santificare la Quaresima e preparare la mistica Pasqua delle anime vostre.
Non sono poche le anime, anche tra voi, miei diletti figliuoli, che vivono nell’indifferenza, nell’ignoranza e nel dubbio; che non sanno più giungere le mani e librare lo spirito nella preghiera. Vorremmo dire a ciascuna di queste anime che esse hanno estremo bisogno di luce per raccogliere preziosamente gli avanzi della loro fede e della loro speranza. E’ la parola di Dio che disperderà nel cielo della loro anima la notte dell’errore e farà risplendere il giorno sereno e puro della verità. Vi sono poi anime intorpidite nel vizio e prone agli incitamenti delle passioni che si desteranno dal letargo solo per la potenza di quella voce del Signore che spezza i cedri del Libano e scuote le profondità degli abissi; di quella parola divina che purifica, illumina e accende gli uditori, al dir di S. Ambrogio. Ogni parrocchia è una scuola aperta durante la Quaresima in cui i sacerdoti spezzano con più acceso zelo il pane della parola di Dio. Non mancate di nutrirne le anime vostre.
LO SPIRITO E LE OPERE DI PENITENZA
Finalmente la S. Quaresima deve essere santificata con lo spirito e le opere della Penitenza, in cui si completa la nostra opera di rinnovazione interiore.
La preghiera e la parola di Dio ci predispongono al regno di Dio, ma è la penitenza che ce ne fa varcare la soglia e ci ridona la giocondità della sua ineffabile amicizia.
Penitenza è piangere le proprie colpe e riformare se stessi; emendare in meglio la propria vita interiore ed esteriore; lasciarsi stemprare il cuore dalla verga del pentimento e ricondurre dalla mano dell’Altissimo nella via stretta dei divini comandamenti. Non v’è Quaresima né Pasqua vera per quell’anima che si rifiuta di entrare nel bagno salutare della penitenza cristiana.
A questa penitenza interiore, indispensabile per ogni anima consapevole delle proprie colpe, bisogna aggiungere le opere esteriori della penitenza che la Chiesa inculca in questo Sacro Tempo. Se la legge del digiuno ecclesiastico è stata molto temperata, e quest’anno anche più da noi, date le condizioni generali della sanità fisica, tutti però sono tenuti alla pratica della mortificazione nella misura che conviene alla propria età e condizione di salute.
Per espiare le colpe e premunirsi contro le tentazioni; per stornare l’ira di Dio provocata dai peccati ed attirare sulla terra la sua misericordia, la Chiesa non conosce altra via che quella dell’astinenza e della mortificazione.
DOVERI DELL’ORA PRESENTE
E’ con la preghiera e con la penitenza che compiamo in noi l’opera della redenzione: è con la preghiera e con la penitenza che cooperiamo nella maniera più efficace della salvezza dei nostri fratelli.
Ci conforti la parola e l’esempio che ci viene in questi giorni dal Vicario di G. Cristo, il quale allo zelo indefesso, per la salvezza delle anime, unisce l’offerta generosa delle sue lunghe sofferenze.
Nei prossimi grandi anniversari della sua elezione ed incoronazione vi esortiamo a pregare in modo particolare per lui e per tutte le sue intenzioni.
Mentre, proprio in questi giorni, il nostro amabile Redentore è più che mai segno di contraddizione: a Manila, nei tripudi del 33° Congresso Eucaristico Internazionale osannato ed acclamato Re universale dei secoli; a Mosca, nell’orrendo congresso degli atei militanti rinnegato e cercato a morte; stringiamoci in un assedio di amore intorno al suo Trono Eucaristico; suscitiamo un torrente di preghiere, una fioritura di opere sante che commuovano il suo Cuore ed affrettino sul mondo travagliato il trionfo della verità, della giustizia e della pace.
Con questo voto e nella speranza di essere nuovamente quanto prima in mezzo a voi, Vi benediciamo nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Salerno, 2 febbraio 1937
Festa della Purificaz. della SS. Vergine
✝ Mons. Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
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DISPOSIZIONI
- E’ permesso l’uso delle carni in tutti i giorni della Quaresima, eccetto: Il mercoledì delle Ceneri – i giorni delle Tempora – e tutti i venerdì e sabato sino al mezzogiorno del Sabato Santo.Per quelli che sono obbligati al digiuno tale permesso dell’uso delle carni è limitato al solo pasto principale .
- Per questi stessi si permette anche l’uso delle uova e dei latticini, oltre che nel pranzo, anche nella colazione e nella cena, eccetto il giorno delle Ceneri e del Venerdì Santo in cui se ne può fare uso solo nel pasto principale.
- Suppliscano i Fedeli alla mancata austerità del digiuno con particolari preghiere e con qualche speciale opera di carità, specialmente a vantaggio dei poveri, delle Missioni e delle Vocazioni. Il Seminario e le comunità Religiose facciano una visita quotidiana al SS.mo Sacramento, durante la quale recitino le Litanie del SS.mo Nome di Gesù secondo tutte le intenzioni del Papa.
- Il precetto della Comunione Pasquale si può soddisfare dal primo giorno di quaresima sino a tutto il 30 giugno.
- In tutte le parrocchie la sera, prima della visita al SS. Sacramento quando non si predica, per circa un quarto d’ora si legga e si commenti al popolo qualche libro che tratti della Passione di nostro Signore Gesù Cristo. Presso le nostre Curie Vescovili abbiamo fatto venire e vi sono in deposito varie copie di un aureo libretto della Storia della passione di N. S. Gesù Cristo, ricavata dai santi Vangeli ed esposta a forma di meditazione. E’ un libro adatto per le persone colte e per il popolo.
- La Comunione dei fanciulli in adempimento del precetto Pasquale sia distinta dalla funzione della prima Comunione e sia preceduta almeno da un triduo di Spirituali Esercizi, predicati in forma adatta per essi.Nelle parrocchie ove sono pochi sacerdoti la si faccia in due giorni distinti uno per i fanciulli e uno per le fanciulle.
- La Comunione agli infermi sia curata e zelata con particolare amore per mezzo degli ascritti alle nostre Associazioni di A. C.
- Alla festa di S. Giuseppe si premetta in tutte le parrocchie la novena con la recita della preghiera «A Te, o beato Giuseppe»e delle litanie del Santo Patriarca, Patrono Universale della Chiesa.
Nella terza domenica di Quaresima si faccia la festa del papa con apposito discorso e si raccolga l’obolo di S. Pietro che dovrà poi subito essere trasmesso alle singole Curie Vescovili
Notificazione per l’Ottavario di preghiere per l’unità della Chiesa
(Foggia, 13 gennaio 1938)
Il S. D. rivolge ancora un caldo invito per l’ottavario di preghiere, tanto raccomandato dal S. Padre. In questa circostanza si elevino preghiere di riconoscenza al Signore per il Papa, che, dopo le condizioni di salute poco confortanti dell’anno passato, ora è in condizioni migliori: prima che Egli concluda la Sua laboriosa giornata terrena, possa vedere avvicinarsi con ritmo sempre più celere l’ora in cui tutti gli uomini formino un solo ovile, con un solo Pastore.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: 41/655
* Manifesto stampato (formato: cm. 70×90).
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero e al popolo delle due diocesi
Fratelli i figliuoli dilettissimi,
l’imminenza della Festa della Cattedra di S. Pietro in Roma ci porge l’occasione di rivolgervi ancora una volta la nostra parola.
Questa festa celebrata con tanto fervore di pietà si dai primi secoli della Chiesa, dai cristiani delle catacombe, può considerarsi come la solennità liturgica della istituzione del Papato. Quei primi nostri fratelli, veri eroi della fede, veneravano nel Primato di San Pietro, non solo la rupe salda ed incrollabile che si erge sulla pietra angolare, Gesù Cristo, a fondamento della sua Chiesa, ma anche il vincolo di quella unione, oggi più che mai desiderata e sospirata da noi e da tanti dei nostri fratelli dissidenti.
Cene sono conferma i due congressi PANCRISTIANI tenuti i questi ultimi anni dai protestanti e le speciali preghiere che anche molti di essi promuovono per ottenere l’unità della Fede fra quanti si gloriano di essere seguaci di Gesù Cristo e si fregiano del nome di cristiani.
L’anno passato noi tutti, con cuore trepidante, per le condizioni di salute poco confortanti del Santo Padre, celebrammo con particolare fervore questa festa e la solenne Ottava di Preghiere, che essa apre, a pro dei nostri fratelli separati, allo scopo anche di apprestare conforto al suo cuore di Padre e Pastore universale della cera Chiesa di Gesù Cristo.
Quest’anno dobbiamo raddoppiare il nostro fervore, per attestare al Signore la nostra riconoscenza per avercelo conservato e per ottenerGli la consolazione, prima che la sua laboriosa giornata terrena si chiuda, di vedere avvicinarsi con ritmo sempre più celere l’ora avventurata in cui tutti gli uomini formino un solo ovile sotto la guida del magistero di Lui, Vicario in terra dell’unico ed eterno Pastore, Gesù Cristo.
Deve poi spronarci a tanto pensiero:
- che anche molti de nostri fratelli protestanti si uniscono a noi con la preghiera, durante questi otto giorni, implorando da Dio l’auspicata unione di tutti i credenti in Cristo;
- che ogni anno la pia pratica si diffonde sempre più e prende proporzioni sempre più larghe ed è coronata da numerose conversioni. Molte sono le pubblicazioni che la caldeggiano e in Roma, da poco, si è iniziata la pubblicazione di un nuovo periodico per divulgarla e far conoscere i frutti consolanti che produce;
- che il giorno in cui tutti i cristiani avranno un unico credo e formeranno fronte unico, la conversione dei poveri pagani, di tutto l’ancora immenso mondo infedele e degli stessi Ebrei e Musulmani, sarà accelerata in maniera insperata.
Valgano queste considerazioni ad accendere il nostro zelo, lo zelo per la salvezza delle anime c’è l’indice infallibile del vero amore per Gesù Cristo senza del quale non vi è salvezza: Qui non diligit manet in morte.
Prescriviamo intanto le seguenti norme, affinché nelle nostre due diocesi durante gli otto giorni che decorrono dalla Festa della Cattedra di S. Pietro in Roma a quella della conversone di S. Paolo Apostolo sia organizzata una vera CROCIATA DI PREGHIERA, affinché i voto ardente del cuore divino di Gesù: UT UNUM SINT, presto si compia:
- In tutte le messe dal 18 al 25 gennaio (inclusive) tralasciate le altre Collette, si appongano tamquam pro re gravi, quella del Papa (N.4) e quella “Ad Tolendum Schisma”.
- Dai due Revv.mi Capitoli Cattedrali e da quelli delle Collegiate e Ricettizie, dopo l’ufficiatura nel mattino, s reciti in comune il Veni Creator Spiritus coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo, e dopo l’officiatura del pomeriggio, le litanie Lauretane e l’antifona coi versetti e l’orazione prescritta da S: S. Benedetto XV.
- In tutte le chiese ove si conserva il SS. Sacramento negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina o i altro tempo che si creda più opportuno, si reciti la corona del Rosario della B. vergine, coram Sanctissimo, come nel mese di ottobre, e la si faccia seguire dalla preghiera “A Te, o Beato Giuseppe” dall’”Oremus Pro Pontefice” dalle litanie Lauretane e dal Canto del Veni Creator Spiritus, coi relativi Versetti ed Orazione.
- Nella domenica infra octavam, che quest’anno cade il 23 gennaio, si promuova dai Revv.mi Parroci e Rettori delle chiese anzidette, una Comunione Generale e una giornata oppure un’ora solenne di adorazione, a seconda che si giudicherà più opportuno.
- in precedenza e durante le sere dell’Ottava si esortino i fedeli, giusta i desideri del S. Padre, a pregare ed offrire atti di mortificazione ed opere di carità e di zelo e soprattutto la S. Comunione e il S. Sacrificio della Messa per l’unione delle chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei dei Musulmani e degli infedeli. Si consiglia nel venerdì dell’Ottava, o in altro giorno, un digiuno ecclesiastico o un’altra mortificazione e un’elemosina per le missioni.
- Le comunità religiose, otre le pie pratiche di cui sopra, n uno degli otto giorni compiano in comune il pio esercizio della Via crucis e li chiudano con la recita delle Litanie del s. Nome di Gesù.
Foggia 13 Gennaio 1938 – XVI – Ottava dell’Epifania
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
N. B. La presente notificazione sia letta e spiegata al popolo durante le Messe di domenica 16 gennaio e alle associazioni e sodalizi nella loro adunanza settimanale. Chi amasse avere il manualetto con le preghiere in esteso per i singoli giorni dell’Ottava di ne può fare richiesta a Roma, Via S. Paolo alla Regola n. 6, presso il Terz’Ordine Regolare di S. Francesco (£.1,00 la copia).
Notificazione per la S. Quaresima
(Foggia, 27 febbraio 1938)
Sono indicati due compiti per questa S. Quaresima: purificare la nostra coscienza dalle sue colpe, e santificarci mediante la pratica sincera e generosa delle virtù cristiane.
Fiorita d’Anime, 28 febbraio 1938 – XV – N. 3
NOTIFICAZIONE PER LA S. QUARESIMA
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Mons. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle Due Diocesi
FRATELLI E FIGLIUOLI DILETTISSIMI,
All’aprirsi di questo Sacro Tempo della Quaresima, non posso fare a meno di richiamare al vostro cuore l’invito dell’Apostolo: Vi esortiamo affinché non riceviate invano la grazia di Dio. Disse infatti: – Nel tempo accettevole ti ho esaudito e nel giorno della salute ti ho aiutato – Or ecco, questo è il tempo accettevole, questi sono i giorni della salute (2. Cor. VI). Chi può misurare, infatti, la piena maestosa delle grazie che dal Cuore di Dio, infinitamente ricco di misericordia, si riversa sulla terra peccatrice al supplice gemito della Chiesa, che “in cinere et cilicio” rivive la passione del Redentore negli augusti Riti della liturgia di questo Sacro tempo che la bontà di Dio ci concede?
Affinché dunque il voto dell’Apostolo si compia ad ineffabile consolazione del Cuore Divino di Gesù Cristo ed a bene preziosissimo delle anime nostre, vogliate impegnarvi seriamente a profittare di un tanto tesoro.
Due compiti dobbiamo assegnarci per questa Santa Quaresima: purificare la nostra coscienza dalle sue colpe, e santificarci mediante la pratica sincera e generosa delle virtù cristiane. E tanto più volenterosamente dobbiamo applicarci a questo duplice lavoro, in quanto la Chiesa, con materna sollecitudine, ci viene incontro con tutta la dovizia dei suoi aiuti in questo Sacro Tempo: la Divina Parola amministrata con insolita frequenza, i Sacri Riti tutti rivolti a suggerire profondi sensi di contrizione e di compunzione, la presenza, in ognuno dei Comuni delle nostre Diocesi, di Sacerdoti forestieri pronti ad accogliere quelle anime che al Sacro Tribunale della penitenza possono aver bisogno di una voce nuova o di un incoraggiamento straordinario.
Approfittare di questi doni della Chiesa significa innanzi tutto impegnarsi ad ascoltare assiduamente la Sacra Predicazione, con spirito di fede, ricco di docile abbandono alle ispirazioni dello Spirito Santo, e di profonda umiltà. Lungi, dunque, da noi quello spirito di ipercritica che ci porta alla predica come a una qualunque conferenza, più per giudicare che per imparare; o di semplice curiosità, che ci fa guardare alla predica come a un sano e gradito passatempo intellettuale. La nostra assiduità alla predica deve portarci ai piedi del Sacerdote nella convinzione assoluta che per quelle povere labbra umane parla il Maestro Divino, e che ai piedi della Verità per essenza l’unico nostro compito è imparare, meditare ed eseguire.
Né dobbiamo esibirci alla Divina Parola come quella strada aperta a tutti i passanti, di cui parla la Parabola del Vangelo, su cui cadde la buona semente, ma non ebbe tempo neppure di mettere radici, perché gli uccelli la beccarono e i passanti la calpestarono. Dobbiamo, invece, custodirla nel nostro cuore con raccoglimento e devozione. Ecco perché la Chiesa ci esorta ad astenerci, in questo sacro tempo, da sollazzi e divertimenti, anche leciti ed onesti, in ispirito di penitenza. Piange il cuore, purtroppo, nel constatare che tanti, i quali pur si dicono cattolici e vanno a Messa nei giorni festivi, non fanno poi nessuna distinzione tra questo tempo sacro e tutti gli altri tempi dell’anno.
Dobbiamo inoltre irrorare la divina semente della Parola di Verità, nel nostro cuore, con l’acqua fecondatrice della preghiera. Se necessaria è sempre la preghiera alla nostra vita soprannaturale essa lo è più che mai in questo sacro tempo in cui più piena e rigogliosa la nostra vita soprannaturale deve svolgersi ed esercitarsi. Quindi vi esorto con tutto l’ardore del mio cuore paterno a frequentare la S. Messa, con intenso spirito di fede nel suo valore infinito al cospetto della Maestà di Dio Onnipotente, a visitare quotidianamente il SS. Sacramento, compiendo di tanto in tanto anche qualche Ora di Adorazione, per riparare i tanti sacrilegi dei nemici e le tante freddezze degli amici nei riguardi del Divino Ospite dei nostri Tabernacoli; ad accostarvi spesso alla Sacra Mensa, a intensificare la vostra devozione verso la SS. Vergine, i cui dolori devono essere sempre presenti al vostro pio affetto durante questo Sacro Tempo, che ce l’addita ai piedi della Croce, accanto all’Uomo Dio, divenuta corredentrice del genere umano, e perciò stesso universale mediatrice di grazie e madre nostra. Non mancate di recitare ogni giorno il Santo Rosario, che è la preghiera più d’ogni altra accetta al Cuore Immacolato della Madonna. Quanto sarebbe bello se tutte le famiglie si raccogliessero ogni sera, nell’intimità del focolare, per recitare in comune questa soave e salutare preghiera!
Dobbiamo, infine esercitare la carità. I Libri Santi accoppiano molto spesso il digiuno e l’elemosina, come due aspetti paralleli della penitenza; difatti, se la penitenza vuol essere una espiazione e quasi un pio travaglio dell’anima per placare la giustizia di Dio, non v’è mezzo migliore per disporla al perdono, quanto il beneficare i poveri e i bisognosi, dal momento che Dio stesso ha solennemente detto che accetterà come fatto a Lui quello che faremo al minimo dei nostri fratelli, e che l’elemosina libera dalla morte, ci purga dai peccati e ci fa invenire la misericordia e la vita eterna.
Così facendo noi concorreremo efficacemente ad affrettare l’ora della misericordia di Dio, non soltanto verso la nostra povera anima, ma verso tutta l’umanità.
Fratelli e figliuoli dilettissimi, un chiarore di speranza palpita finalmente all’orizzonte dei popoli, dopo anni di trepidazioni profonde .
Voglia il Dio di ogni misericordia concedere alle preghiere del Sommo Pontefice e di tutti i fedeli che la prossima Pasqua porti ai popoli, che l’attendono, il gaudio della pace degli uomini tutti con Dio e fra di loro, affinché tutti affratellati, nella tranquillità dell’ordine, possano cooperare all’avvento del Regno di Cristo.
Con tale augurio ed in tale speranza, vi benedico con tutto il cuore, nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, Domenica di Quinquagesima
27 Febbraio 1938-XVI
FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
Lettura della Notificazione
La presente notificazione sarà letta e brevemente spiegata e commentata al popolo nella prima domenica della S. Quaresima in luogo dell’Omelia.
Digiuno ed astinenza
- Il digiuno quaresimale incomincia il mercoledì delle Ceneri ed obbliga in tutti i giorni, eccettuate le domeniche. Termina a mezzogiorno del Sabato Santo, 16 Aprile;
- Si deve osservare da tutti coloro che hanno compiuto il 21° anno d’età, sino a cominciare dal 60°;
- Nel mercoledì delle Ceneri, in tutti i venerdì e sabato e nel mercoledì delle quattro tempora (9 Marzo) vi è l’obbligo dell’astinenza della carne dal 7° anno di età, già compiuto in poi;
- Per benigno indulto Apostolico, durante la Quaresima, quelli che sono obbligati al digiuno, possono nella refezione della mattina e in quella della sera fare uso delle uova e del altre e dei latticini, eccetto il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
Si supplisca per tali benevoli mitigazioni all’antica astinenza con l’essere più diligenti alla preghiera e praticando in altro modo la mortificazione e l’abnegazione Cristiana. Si eserciti la carità e si dia secondo la propria possibilità qualche offerta per l’Opera delle Vocazioni e per altra opera di zelo. Le Comunità religiose faranno ogni giorno una visita a Gesù Sacramentato pregando secondo tutte le intenzioni del Papa e per la fruttuosa riuscita della S. Quaresima e delle varie settimane religiose indette per le nostre diocesi.
Comunione Pasquale
Il tempo utile per adempiere il precetto pasquale comincia, per benigna concessione, dalla prima domenica di Quaresima sino alla domenica della SS. Trinità ottava della Pentecoste.
Insegnamento del Catechismo e Prima Comunione
Si raddoppi lo zelo per l’insegnamento del catechismo: le funzioni di prima Comunione si svolgano durante il tempo assegnato per l’adempimento del Precetto Pasquale. Per gli adolescenti più adulti, dei centri agricoli, si faccia durante la S. Quaresima, prima che incalzino i lavori di campagna.
Adorazione notturna
Si consiglia questa pia pratica da compiersi per soli uomini: essa è assai opportuna per facilitare l’adempimento del precetto pasquale.
Si faccia anche in ogni Parrocchia una giornata per promuovere la santificazione della festa e per riparare le bestemmie.
Festa di S. Giuseppe
In tutte le chiese ove si conserva il SS. Sacramento si faccia almeno un triduo di particolari preghiere in preparazione alla festa di S. Giuseppe, e in tutti i giorni del mese di Marzo si reciti la preghiera «a te, o beato Giuseppe» e le litanie del S. Patriarca durante la funzione serotina.
Buona Stampa
Il Clero e le Comunità Religiose si faranno un dovere di promuoverla e daranno per primi l’esempio abbonandosi al quotidiano cattolico e al nostro periodico diocesano «Fiorita d’Anime».
E’ doveroso da parte di quanti sono votati all’Apostolato questo lavoro per la penetrazione del pensiero cristiano nelle menti e nelle coscienze.
Notificazione per l’Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(Foggia, 15 gennaio 1939)
Di anno in anno, specie nella nostra Italia, adesso soprattutto che si è costituita la Santa Lega per l’Oriente Cristiano, questa Ottava di preghiera viene celebrata con ardore sempre più intenso. Per questo si invitano il Clero e gli ascritti ai nostri sodalizi a promuoverla con rinnovato fervore.
Fiorita d’Anime, Gennaio 1939 – XVI – N. 1
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
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Nella ricorrenza dell’Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa il nostro Ecc.mo Pastore ha diramato la seguente notificazione facendo appello come ogni anno, al clero e ai fedeli della Diocesi per unirsi a questa crociata internazionale che divenne sempre più universale e cui partecipano anche molti non cattolici, sinceramente desiderosi d’un solo ovile e d’un sol pastore. Di fronte alla Chiesa Cattolica, tutta unita nella stessa fede e nella stessa legge con un sol capo visibile Pastore supremo, legittimo successore di S. Pietro sta il complesso di chiese nazionali scismatiche e il gruppo di oltre cento «comunioni» protestantiche. È così lacerato il corpo mistico di Gesù Cristo con la lontananza di numerosi popoli che erano una volta membra vive e benefiche in seno alla vera Chiesa; si dà così grave scandalo agli infedeli agli infedeli che dalle divisioni e talvolta dall’acredine che separano i confessori dello stesso Cristo prendono ragione per confermarsi nella loro infedeltà; si dà così larga preda all’ateismo militante perché non v’è niente di più facile del passaggio delle ultime sfumature della protesta alle prime colorazioni della negazione.
Ecco perché nel giro di pochissimi anni l’Ottava di preghiera per l’unità s’è propagata in tutto il mondo.
In essa già si trovano uniti tutti i credenti in Cristo.
Oggi nella preghiera; domani nella fede e nella legge.
Voglia Iddio coronare le sofferenze e le canizie auguste del Papa con questa luminosa realtà.
NOTIFICAZIONE
Con la festa della Cattedra di S. Pietro in Roma s’inizia la solenne Ottava di Preghiere per implorare il ritorno di tutti i nostri fratelli erranti all’unità della Chiesa Cattolica, la vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, alla quale noi abbiamo la grazia inestimabile di appartenere.
Dal 18 al 25 corrente dalle Diocesi del Mondo si eleveranno fervidi suppliche e pubbliche preghiere affinché il voto supremo del Cuore del Redentore si compia, e tutti gli uomini, di ogni stirpe e di ogni nazione, siano affratellati nella Verità e formino un unico gregge sotto la guida di Lui, Unico Pastore Divino e del suo Vicario in terra, il Papa.
Di anno in anno, specie nella nostra Italia, con ardore sempre più intenso, questa Ottava di preghiere viene celebrata, adesso soprattutto che si è costituita la Santa Lega per l’Oriente Cristiano, che speriamo vedere diffondersi anche in queste nostre diocesi. È quindi nostro vivo desiderio che tutti del Clero e che gli ascritti al Terz’Ordine Francescano, da cui la nostra pratica ebbe inizio, e gli associati ai nostri sodalizi cattolici la compiano e la promuovano con rinnovato fervore, anche con l’intento di apprestare nuovo argomento di conforto al cuore del Santo Padre, in questo anno sessantesimo del suo Sacerdozio e ventesimo del suo ministero Pastorale.
- In tutte le messe del 18 al 25 gennaio (inclusivo) tralasciate le altre Collette, si appongano tamquam pro re gravi, quella de «Spiritu Sancto» e quella «Ad tollendum Schisma».
- Dai due Revv.mi Capitoli Cattedrali e da quelli delle Collegiate e Ricettizio dopo l’ufficiatura del mattino, si reciti in comune il Veni Creator Spiritus coi versetti e l’orazione dello Spirito Santo, e dopo l’officiatura del pomeriggio, le Litanie Lauretane e l’antifona coi versetti e l’orazione prescritta da SS. Benedetto XV.
- In tutte le Chiese ove si conserva il SS. Sacramento, negli otto giorni anzidetti, alla visita serotina o in altro tempo che si creda più opportuno si reciti la Corona del Rosario della B. Vergine, coram Sanctissimo, come nel mese di ottobre, e la si faccia seguire dalla preghiera “A Te, O Beato Giuseppe”, dall’Oremus Pro Pontifice”, dalle Litanie Lauretane e dal canto Veni Creator Spiritus, coi relativi versetti ed orazione.
- Nella domenica infra octavam che quest’anno cade il 22 gennaio, si promuova dai Rev.mi Parroci e Rettori delle chiese anzidette una giornata oppure un’ora solenne di adorazione, a seconda che si giudicherà più opportuno.
- In precedenza e durante le sere dell’Ottava si esortino i fedeli, giusta i desideri del S. Padre, a pregare ed offrire atti di mortificazione ed opere di carità e di zelo e soprattutto la S. Comunione e il S. Sacrificio della S. Messa, per l’unione delle chiese dissidenti e per la conversione degli Ebrei, dei Musulmani e degli infedeli. Si consiglia nel venerdì dell’Ottava, o in altro giorno, un digiuno ecclesiastico o un’altra mortificazione e un’elemosina per le Missioni.
- Le comunità religiose, oltre le pie pratiche di cui sopra, in uno degli otto giorni compiano in comune il pio esercizio della Via Crucis e lo chiudano con la recita delle Litanie del SS. Nome di Gesù.
Foggia, 15 Gennaio 1939
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la S. Quaresima
(Foggia, 19 febbraio 1939)
La dolorosa congiuntura della morte del S. Padre Pio XI sia stimolo più forte per vivere intensamente questa S. Quaresima, che il Signore ci concede quale conferma del suo amore e della sua misericordia, implorando dall’immensa pietà divina un nuovo Pontefice, che sia caro al Cuore di Dio.
Fiorita d’Anime, Marzo 1939 – XVI – N. 1 (pag. 3)
NOTIFICAZIONE PER LA S. QUARESIMA
Mons. Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle Due Diocesi
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Quest’anno il sacro tempo della Quaresima si apre mentre la Chiesa è ancora in lutto, perché vedovata dal Suo pastore Supremo. Risuona incessante sul labbro dei suoi Sacerdoti, la preghiera, che implora dall’immensa pietà divina un nuovo Pontefice, che sia caro al Cuore di Dio per la sua sollecitudine Pastorale – e venerando a tutto il popolo per la saggezza del suo governo.
Tale dolorosa congiuntura sia stimolo più forte per ognuno di noi ad impiegare santamente questo tempo, che Iddio ancora una volta ci concede quale nuova conferma del suo amore e della sua misericordia infinita per le anime nostre.
La Quaresima è essenzialmente tempo di raccoglimento, di mortificazione, di preghiere, di rinnovazione spirituale. Con il raccoglimento e con la mortificazione ci disponiamo a quella vita di orazione e di intima unione con Dio, senza della quale ci riuscirà impossibile battere la via dell’eterna salvezza, acquistando e sviluppando in noi la vita soprannaturale della grazia. Né ci è dato potere in altro modo aiutare la Chiesa, nostra Madre, e ottenerle l’abbondanza dei celesti favori, di cui ha di continuo bisogno, specialmente in questi giorni, in cui, orbata del suo Capo Visibile, ne implora un altro dalla Misericordia Divina, che la regga con sapienza e fortezza attraverso le lotte dell’ora presente.
Per le mutate condizioni dei tempi è stata mitigata l’antica legge del digiuno, e potremmo dire, che di esso ormai rimane quasi solo un segno ed un ricordo sensibile, ma non per questo è venuto meno il dovere di mortificarci e di rinnegare noi stessi; anzi questo dovere è divenuto tanto più forte quanto più fu mitigata la disciplina esterna della penitenza.
Esso incombe sempre e per tutti, senza limitazione di età o di condizione di vita: incombe pei sani e per gl’infermi, per chi ha meno di ventun anni come per chi ne ha più di sessanta. Non potendo digiunare quanto ai cibi, digiuniamo astenendoci dai futili e vani discorsi, dai ricevimenti e dai sollazzi, che dissipano e snervano lo spirito, combattiamo in noi e fuori di noi il paganesimo rinascente in forme tanto svariate e seducenti, tutte in pieno contrasto con gli insegnamenti del Santo Vangelo. Siamo economici del nostro tempo, fuggendo l’ozio e impiegandolo santamente nell’adempimento più esatto dei doveri del nostro stato, in opere di bene e soprattutto attendendo più del solito alla preghiera e frequentando la chiesa per ascoltare con spirito di fede la parola di Dio, e partecipare al santo Sacrificio della Messa e frequentare i santi Sacramenti.
In tutti i Comuni delle due diocesi vi saranno corsi speciali di predicazione e in S. Marco in Lamis, una grande Missione predicata dai PP. Passionisti. Il Signore per mezzo dei suoi ministri rivolgerà a tutti il suo invito per risorgere oppure per rinnovarsi spiritualmente, che niuno chiuda il suo orecchio e faccia passare invano per la propria anima l’ora della Misericordia, che sta per sonare.
Le anime buone e in particolare gli ascritti alle varie categorie dell’Azione Cattolica collaborino disciplinati e concordi accanto ai propri Parroci e a tutti i Sacerdoti per rendere ubertosissimo il frutto della Sacra Predicazione e fare che non vi sia alcuno che trascuri di adempiere al precetto Pasquale con le disposizioni dovute. Implorino sin d’ora con fervide preghiere e in modo particolare con la recita del S. Rosario, la potente intercessione della Madonna, Mediatrice di tutte le grazie. E così l’alleluia della Risurrezione possa trovare ogni anima divenuta partecipe dei frutti della Redenzione, e risorta alla vita soprannaturale della grazia e rendere più perfetta la letizia della Chiesa nostra Madre, già allietata dalla nomina del Suo Nuovo Pastore Supremo.
Con questa viva speranza nel cuore vi benedico tutti nel nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
Foggia, Domenica di Quaresima 19 Febbraio 1939 (XVIII)
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
Lettura della notificazione
La presente notificazione sarà letta e brevemente spiegata e commentata al popolo nella prima domenica della Santa Quaresima in luogo dell’Omelia.
Digiuno ed Astinenza
- Il digiuno quaresimale incomincia il mercoledì delle Ceneri ed obbliga in tutti i giorni, eccettuate le domeniche. Termina a mezzogiorno del Sabato Santo, 8 Aprile.
- Si deve osservare da tutti coloro che hanno compiuto il 21 anno di età, sino a cominciare dal 60°.
- Nel mercoledì delle Ceneri, in tutti i venerdì e sabato e nel mercoledì delle quattro tempora(1° marzo) vi è l’obbligo dell’astinenza dalla carne dal 7° anno di età, già compiuto in poi.
- Per benigno indulto apostolico durante la Quaresima quelli che sono obbligati al digiuno, possono nella refezione della mattina e in quella della sera fare uso delle uova e del latte e dei latticini, eccetto il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
Si supplisca per tali benevoli mitigazioni dell’antica astinenza con l’essere più diligenti alla preghiera e praticando in altro modo la mortificazione e l’abnegazione cristiana. Si eserciti la carità e si dia secondo la propria possibilità qualche offerta per l’Opera delle Vocazioni o per altra opera di zelo. Le Comunità Religiose faranno ogni giorno una visita a Gesù Sacramentato pregando secondo tutte le intenzioni del Papa e per la fruttuosa riuscita della S. Quaresima e delle varie opere religiose promosse nelle nostre diocesi.
Comunione Pasquale
Il tempo utile per adempiere al precetto pasquale comincia, per benigna concessione, dalla prima domenica di Quaresima sino alla Domenica della SS. Trinità, ottava della S. Pentecoste.
Insegnamento del Catechismo e Prima Comunione
Si raddoppi lo zelo per l’insegnamento del catechismo: le funzioni di Prima Comunione si svolgano durante il tempo assegnato per l’adempimento del Precetto Pasquale. Per gli adolescenti più adulti, dei centri agricoli, si faccia durante la S. Quaresima, prima che in calzano i lavori di campagna.
Adorazione notturna
Si consiglia questa pia pratica da compiersi per soli uomini: essa è assai opportuna per facilitare l’adempimento del Precetto Pasquale.
Si faccia anche in ogni Parrocchia una giornata per promuovere la santificazione della festa e per riparare le bestemmie.
Venerdì Santo
Si zeli dagli ascritti all’Azione Cattolica ed ad altri Pii Sodalizi che da tutti, alle ore 15 del Venerdì Santo, sia ricordata con una breve preghiera l’ora in cui Gesù morì per noi sulla Croce, si diffonda a questo fine largamente la cartolina edita a Roma dall’Ufficio Centrale, Largo Cavalleggeri 33.
Per le Vocazioni
Si prescrive che dal primo giorno di Quaresima in poi tutte le nostre chiese, dopo la benedizione del SS. Sacramento, prima di recitare il “Dio sia benedetto” si recitino tre Gloria Patri al Cuore SS. di Gesù, e dopo ognuno si ripeta la seguente giaculatoria, arricchita dal S. Padre XI di 300 giorni d’indulgenza: Signore, mandate santi sacerdoti e ferventi religiosi alla vostra chiesa.
Preghiere per l’elezione del Sommo Pontefice
Finché non sarà eletto il nuovo Papa in tutte le messe e nelle sacre funzioni omesse le altre collette, si reciteranno quelle dello Spirito Santo e quella pro eligendo Summo Pontefice. I due Capitoli Cattedrali e quelli Collegiali e Recettizi dopo la loro ufficiatura reciteranno il “Veni Creator” e l’orazione “Pro eligendo Summo Pontefice”. Lo stesso si praticherà nelle chiese, ove si conserva il SS. Sacramento, quando si compie la pratica della visita serotina.
Quando poi giungerà la notizia dell’avvenuta elezione del nuovo Papa, ciascuna parrocchia ne darà l’annunzio al popolo suonando a festa per circa un quarto d’ora le proprie campane. La domenica seguente si farà una solenne funzione di ringraziamento col canto Te Deum e per circa 8 giorni si reciteranno nelle messe e nelle sacre funzioni invece delle due collette quella pro gratiarum actione e quella pro Papa. Compiuti gli 8 giorni, si ometterà la prima e resterà quella pro Papa, poi si aggiungerà la 21. Pro petizione lacrimarum, sino a nuove disposizioni.
Festa di S. Giuseppe
In tutte le chiese ove si conserva il SS. Sacramento si faccia almeno un triduo di particolari preghiere in preparazione della festa di S. Giuseppe, e in tutti i giorni del mese di marzo si reciti la preghiera “a te, Beato Giuseppe” e le litanie del S. Patriarca durante la funzione serotina.
Buona Stampa
Il Clero e le comunità Religiose si faranno un dovere di promuoverla e daranno pei primi l’esempio, abbandonandosi al quotidiano cattolico e al nostro periodico diocesano «Fiorita d’Anime».
È doveroso da quanti sono votati all’Apostolato questo lavoro per la penetrazione de pensiero cristiano nelle menti e nelle coscienze.
Notificazione per la festa di S. Francesco d’Assisi,
Patrono primario d’Italia
(Foggia, 21 settembre 1939)
Essendo stati proclamati, con Lettera Apostolica di Pio XII del 18 giugno 1939, Patroni Primari d’Italia S. Francesco d’Assisi e S. Caterina da Siena, ed avvicinandosi la festa del Poverello di Assisi, il Servo di Dio propone iniziative per celebrarla con speciale solennità.
Fiorita d’Anime, 30 settembre 1939 – XVI – N. 11
Festa di S. Francesco d’Assisi – Patrono primario d’Italia
NOTIFICAZIONE
di Sua Ecc. Mons. Fortunato maria farina
Al Clero e al Popolo della Città di Foggia
Fratelli Figliuoli dilettissimi,
Con lettera Apostolica del 18 Giugno 1939 il S. Padre Pio XII, felicemente regnante, accogliendo i voti dell’Episcopato Italiano, si è designato costituire e proclamare S. Francesco d’Assisi e S. Caterina da Siena Patroni Primari della nostra Patria. Nella cui storia religiosa e civile Essi rifulgano per la vasta orma lasciata dalla loro meravigliosa opera
Avvicinandosi ora la festa di S. Francesco d’Assisi, desideriamo che essa venga celebrata con speciale solennità dai nostri fedeli. La Città di Foggia, che nel 1926, non seconda alle altre città d’Italia, con slancio di Fede commemorò il settimo centenario della morte del sacrifico Patriarca, non può e non deve rimanere estranea alla nuova e solenne affermazione della santità e del patrocinio di S. Francesco d’Assisi, fatta dal regnante Sommo Pontefice; anzi nutriamo piena fiducia che la celebrazione di questo nuovo titolo di gloria del Santo riuscirà di efficace propiziazione presso il Trono dell’Altissimo per la nostra Patria nell’attuale momento di trepidazione internazionale, come appunto le feste centenarie del 1920 furono auspicio di favori particolari che si riversarono sulla nostra Nazione.
Per nostro desiderio i festeggiamenti, zelati dai figli di S. Francesco della nostra Città, svolgeranno nella nostra Basilica Cattedrale e nella Chiesa parrocchiale di Gesù e Maria e avranno carattere strettamente religioso , con l’unico scopo di riavvicinare le anime a Gesù Cristo, secondo il programma di apostolato che S. Francesco cercò di attuare dappertutto, particolarmente in Italia, proclamandosi “Araldo del gran Re dei re e Signore dei dominanti.
Pertanto un novenario di predicazione, in forma di Esercizi spirituali, sarà tenuto dai Padri minori e Cappuccini in preparazione alla solennità del 4 Ottobre. Vivamente esortiamo tutti ad approfittare di questo segnalato mezzo di santificazione, ma in modo tutto particolare rivolgiamo il nostro paterno invito agli uomini di ogni ceto della nostra Città, per i quali abbiamo disposto alla S. Veglia Notturna, che avrà luogo in Cattedrale la sera di sabato, 30 settembre.
Confidiamo che questa fede, celebrata con vivo spirito di fede e di penitenza, apporteranno un rinnovamento di vita spirituale in tutti e attireranno nell’ora presente particolari favori divini sulla nostra Patria e sulla nostra Città, che godrà di protezione più efficace da parte del Serafico Padre.
Con questi auspici di bene, vi benediciamo nel Signore.
Foggia, 21 settembre 1939-XVII
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e di Foggia
Notificazione nella Festa dell’Immacolata
al Clero e al popolo della Diocesi di Troia
(Troia, 21 novembre 1939)
Nel decimo anniversario della Consacrazione della Città e della Diocesi di Troia alla Madonna il Vescovo invita tutti i fedeli a fare un esame di coscienza ed a rinnovare gli impegni di questo solenne Atto.
Fiorita d’Anime, 3 dicembre 1939 – XVII – N. 15
Nella festa dell’Immacolata
NOTIFICAZIONE
di S. E. Mons. Fortunato Maria Farina – Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo della Diocesi di Troia
Fratelli e Figliuoli Direttissimi,
L’8 Dicembre prossimo, nella ricorrenza dell’Immacolata Concezione, si compie il primo decennio dalla data memoranda della consacrazione della nostra Città e Diocesi di Troia alla Madonna.
Nessuno, al certo, ha potuto dimenticare il grandioso slancio di fervore e la solennità magnifica che accompagnano lo storico atto. Un Principe di Santa Chiesa, l’Em.mo Cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli, presenziò il Sacro Rito. Tutta la cittadinanza, raccolta intorno al suo Vescovo e al suo Primo Magistrato nella esultanza unanime di cuori, era al cospetto della Cattedrale, sulla cui soglia la Vergine Maria, raffigurata nella preziosa immagine che la Madre di S. Alfonso e sorella di Mons. Cavalieri donò alla nostra Chiesa, riceveva l’omaggio della simbolica chiave della Città, che poi veniva deposta nella Mano della Statua dell’Assunta, titolare della Cattedrale, ed ivi è e resterà a perenne memoria dell’amoroso dominio della Vergine Santa su questa Città e su questa Diocesi.
Quell’atto non fu una semplice cerimonia di parata. Esso fu un impegno solenne, un unanime giuramento : sforzarsi costantemente di diventar degni di tanta Sovrana.
Alla distanza di dieci anni è doveroso celebrare con rinnovato slancio di fervore quella data, non già mediante esterne e clamorose commemorazioni, ma con interiore affetto e serietà d’intenti. Occorre fare come un collettivo esame di coscienza, per renderci conto del modo come mantenemmo i nostri impegni in questo primo decennio; occorre rinnovare i nostri cuori per renderli più fedeli nell’avvenire.
Pertanto – con tutto l’affetto del nostro Cuore paterno – Noi v’invitiamo, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, ad accorrere numerosi e compatti alla Sacra Predicazione che si svolgerà durante la Novena dell’Immacolata nella nostra Cattedrale. Essa coincide con l’inizio del Sacro Avvento, che è tempo di raccoglimento e di rinnovamento, giusta l’invito dell’Apostolo “Già è ora di sorgere dal sonno…”.deponete adunque per qualche tempo l’eccessiva sollecitudine delle cure del mondo e delle temporali preoccupazioni; lasciate per pochi giorni almeno la dissipazione dei futili divertimenti, e aprite l’orecchio delle anime vostre alla voce di Dio che, auspice la Madonna, verrà a sollecitare al bene i vostri cuori.
Fate che nel giorno della festa dell’Immacolata, la Celeste Regina veda tutti, assolutamente tutti i figli di questa città intorno all’altare eucaristico, per cibarsi delle Carni Divine di Gesù Cristo. Solo così noi potremo rinnovare veramente e sinceramente la nostra consacrazione alla Madonna, il cui fine ultimo è appunto quello di metterci più strettamente a contatto col Cuore di Maria, affinché Lei ci conduca a Gesù: ad Jesum per Mariam.
E quando a sera porteremo in trionfo Gesù Eucaristico, come in quella indimenticabile sera dell’8 dicembre 1929; quando io, vostro Padre e Pastore, pronuncerò di nuovo, alla distanza di 10 anni, quell’atto di consacrazione che ci faceva per sempre figli prediletti della Regina del Cielo e della terra, una nuova e più sovrabbondante effusione di grazia scenderà su questa Città che si gloria di essere tutta di MARIA. Effusione di grazia che rinnovi – è questo, o Fratelli e Figliuoli dilettissimi, l’augurio del vostro Vescovo – i fasti dell’operosa fede e della santità che rifulsero così frequenti tra le mura venerande della nostra Cattedrale.
Faccia il Signore che i voti paterni del nostro Cuore si compiano e li avvalori con la Sua benedizione che in Suo Nome v’impartiamo con tutto il nostro affetto.
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Troia, 21 novembre 1939
DISPOSIZIONI
- Per favorire la frequenza del popolo alla Sacra Predicazione in Cattedrale, tutte le chiese, anche parrocchiali, ove di solito ha luogo la Benedizione Serotina, cureranno che le loro funzioni abbiano termine un quarto d’ora prima dell’Ave Maria, e ciò a cominciare dal 1. Dicembre.
- Tutte le organizzazioni di A. C. nella loro adunanza di Domenica 26 novembre corr. curino la lettura della presente e studino i mezzi pratici e le sante iniziative che parranno più opportune per inculcare e favorire la frequenza alla predicazione non soltanto degli iscritti, ma di tutto il popolo.
- I Revv.di Parroci e Rettori di Chiesa, nella S. Messa della stessa Domenica 26 corr. leggano al popolo la presente, e ne illustrino col vivo della voce il contenuto, sottolineando la grande importanza della ricorrenza e il dovere di tutti di celebrarla con la più fervente pietà
La novena sarà predicata da P. Arcangelo dei PP. Cappuccini.
Notificazione per l’Ottava Solenne di preghiera
per l’Unità della Chiesa
(Foggia, 6 gennaio 1940)
A rendere più urgente il bisogno e più feconda l’efficacia di questa Ottava di preghiera concorrono l’ora presente, che accende in tanti paesi i bagliori della guerra, e le paterne sollecitudini del Vicario di Gesù Cristo.
Fiorita d’Anime, 21 gennaio 1940 – XVIII – N. 2
NOTIFCAZIONE
S. E. Mons. Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Anche quest’anno, – e con particolare premura – rivolgo a voi il mio appello per esortarvi a partecipare fervorosamente a la ”OTTAVA SOLENNE di PREGHIERA per l’Unità della Chiesa”.
A renderne più urgente il bisogno e più feconda l’efficacia concorrono le circostanze dell’ora presente e le paterne sollecitudini del Vicario di Gesù Cristo.
L’ora presente, pur nella terribile tensione degli animi, che accende in tanti paesi i funesti bagliori della guerra, anzi forse proprio per questo stesso immane disagio, che rileva tragicamente i veri sbocchi di una civiltà che si illuse di poter fare senza di Dio, e del suo Cristo e della sua Chiesa, eccita nei cuori delle masse dei nostri fratelli dissidenti una profonda nostalgia di quella unità di Fede e di Magistero, che fu il voto più ardente del Cuore del Divin Maestro e che ha in Roma il suo centro sfolgorante come un faro oggi più che mai visibile e inconcusso nel tumultuoso e tempestoso fluttuare delle vicende umane.
Di questa nostalgia, che l’anelito dello Spirito Santo diffuso ed operante in tutte le anime di buona volontà, è indice, fra tanti, proprio questa stessa Pia Pratica della ottava di preghiera, la quale ebbe origine non molti anni or sono, dal sincero fervore di un gruppo di anglicani di buona fede, viventi in comunità con la regola del Terzo ordine Francescano. Ed essi pei primi ne risentirono i salutari frutti, perché il Signore, quasi in premio della loro preghiera, additò loro in Roma il centro dell’unità e li convertì alla fede cattolica apostolica romana.
Di anno in anno la Pia Pratica trovò una crescente eco di consensi sino a quando – nel 1916 – fu approvata e raccomandata ed arricchita di indulgenze dal Sommo Pontefice Benedetto XV. Da allora essa divenne universale, e fu sempre più caldamente promossa, sempre più fervorosamente celebrata. E’ di questi giorni un autorevole appello dell’Eminentissimo Cardinale Eugenio Tisserant, Prefetto della Sacra Congregazione per la Chiesa orientale, preposto precisamente a quella parte della Chiesa Universale ove più da vicino si sente il bisogno dell’Unità: e in quell’appello l’Em.mo Porporato annunziava che il Santo Padre PIO XII nel benedire l’Ottava di quest’anno, prometteva che personalmente. Egli avrebbe celebrato con tale intenzione una Santa Messa durante il periodo di cui si svolge.
Confortato adunque da un sì augusto esempio e da un così significativo interessamento, rivolgo a voi miei fratelli e figliuoli dilettissimi, con il più vivo ardore, l’appello che ogni anno, fin dall’inizio del mio Episcopato, non ho mancato mai di rivolgervi.
Perché l’Ottava abbia i suoi frutti più abbondanti, vi esorto a non contentarvi soltanto di promuovere delle belle funzioni e di parteciparvi assiduamente. Esse devono essere la quotidiana adunata delle nostre anime ai piedi del Santissimo Sacramento, centro e pegno di unità e la collettiva espressione del nostro supplice fervore: ma d’altra parte non devono esaurire in se tutta la pratica dell’Ottava.
Perciò i parroci, i confessori, i predicatori, gli Assistenti di A. di A. C. e di Sodalizi Pii nonché i Direttori delle Congregazioni dei Terzi Ordini facciano profondamente comprendere alle anime loro confidate che l’Ottava di preghiera deve consistere principalmente nell’intensificare tutta la nostra vita interiore, mediante la frequenza più fervorosa dei Santi Sacramenti e l’uso della preghiera, nell’adempimento perfetto dei nostri doveri di stato, nell’esercizio delle virtù e particolarmente nell’offrire tutto questo tesoro di opere sante secondo le intenzioni dell’Ottava, per mezzo di Maria SS. Madre di Dio e Mediatrice Universale di ogni grazia.
Non manchi particolarmente quest’anno una speciale intenzione per tutti i persecutori della Santa Chiesa: non i fulmini della Divina Giustizia chiameremo sul loro capo superbo ma la clemenza delle Divine Misericordie che li converta e li salvi.
Tanta umanità di fervore non potrà non intenerire il Cuore Divino e certo affretterà sulla terra il ritorno della pace sospirata, i cui fondamenti veri sono soltanto in quella unità di tutti gli uomini in Cristo, che è il desiderio di quanti parteciperemo a questa santa OTTAVA di PREGHIERA.
Son certo che voi risponderete con fervoroso slancio a questo appello e sarà di sommo gaudio al mio cuore leggere nel noto periodico Diocesano la relazione di quanto nelle nostre parrocchie e nelle nostre associazioni si sarà fatto a questo fine.
Auspice intanto del divino compiacimento per i fervorosi propositi che la parola del vostro Vescovo susciterà nei vostri cuori, scenda su di voi la mia Pastorale Benedizione.
Foggia, 6 Gennaio 1940
Festa dell’Epifania
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la S. Quaresima
(Foggia, 2 febbraio 1940)
Il S. Padre, tenendo presente le travagliate condizioni dei fedeli nell’ora presente e tormentosa, che il mondo attraversa, ha mitigato l’antica disciplina del digiuno e dell’astinenza quaresimale. Queste mitigazioni non sono segno di deroga ai principi della vita cristiana, ma sono soltanto indice della materna pietà della Chiesa in questo particolare momento.
Fiorita d’Anime, 11 febbraio 1940 – XVIII – N. 3
NOTIFICAZIONE PER LA S. QUARESIMA
di S. Ecc. Mons. Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al popolo delle due Diocesi
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Il Santo Padre – con sollecitudine paterna – tenendo presenti le travagliate condizioni dei fedeli all’ora incerta e tormentosa, che il mondo attraversa – ha temperato ancora più le già mitigate prescrizioni dell’astinenza e del digiuno durante la santa Quaresima. Di ciò troverete notizia nella parte dispositiva, in calce alla presente nostra Notificazione.
Nel darvene comunicazione – tuttavia – mentre richiamiamo il vostro cuore a una grata considerazione della delicata pietà con cui la Chiesa si compenetra di tutte le difficoltà dei suoi figli e si affretta ad ovviarle, sentiamo altresì il dovere di segnalarvi che queste mitigazioni dell’antica disciplina del digiuno e dell’astinenza quaresimale non significano deroga, neppur minima, dai fondamentali principii della vita cristiana, che ha il suo simbolo supremo nella Croce. Esse sono soltanto indice della materna pietà con cui la Chiesa, alleviando il peso di certe osservanze secondarie, cerca rendere più agevole ai suoi figli il santificare, in ispirito di penitenza, le angustie, le privazioni e le tribolazioni di certi periodi più travagliati del nostro pellegrinaggio terreno, il che è essenziale nella vita cristiana.
E’ a questo pensiero che noi vorremmo potervi richiamare con la più efficace insistenza, memori della grande parola di S. Paolo: «Se vivrete secondo la carne, morrete, ma se con lo spirito darete morte alle azioni della carne, vivrete» (Rom. VIII 13).
Per questo scongiuriamo ardentemente i Sacri Oratori, i Pastori di anime e tutti i Sacerdoti, che, in qualunque modo, si trovano a contatto con esse, che, nell’annunziare la Parola di Dio, dal pulpito, dal confessionale o dalla cattedra, posti in disparte gli argomenti di inutile sfoggio o di futile superficialità, trasfondano profondamente nelle anime i solidi e immutabili principii della mortificazione cristiana, il “verbum crucis” che formò la forza trionfale del primitivo apostolato e fu il segreto delle grandi vittorie dei santi, in tutti i tempi.
Bisogna che il paganeggiante sentire dei nostri giorni, che – purtroppo – s’insinua anche nel cuore di tanti credenti, trovi un correttivo energico, quanto discreto e caritatevole, nel perenne magistero della Parola di Dio; affinché sempre meglio i fedeli si convincano che la religione cristiana non può ridursi a un vago sentimentalismo, né molto meno concepirsi erroneamente come preservativo dalle tribolazioni e dal dolore, che sono immanenti nella vita presente. Essa è invece la disciplina suprema dello spirito umano, che, nella lotta generosa contro le proprie passioni, si sforza di modellarsi sull’esemplare di ogni perfezione: Gesù Cristo, Signor Nostro.
Non troviamo perciò nulla di più salutare di raccomandarvi, all’inizio di questa S. Quaresima, quanto l’assidua meditazione della Passione e dei dolori della Madonna. E’ questa la scuola di ogni ascensione spirituale, come ne fanno fede i santi, i quali fiorirono tutti a l’ombra fecondatrice della Croce di Gesù Cristo.
E siccome la virtù di quella Passione non si esaurisce nel magistero che ne deriva, ma opera perennemente come sorgente inesauribile di grazia, noi vi esortiamo a profittare largamente di tanto beneficio, partecipando con frequenza e devozione al santo sacrificio della Messa.
Se la Parola della Croce può sonare troppo austera all’orecchio della nostra natura carnale, la renderà soave al nostro spirito la grazia, che scaturisce dal Cuore aperto di Gesù Eucarestia, mite e silenziosa vittima di amore nel sacrosanto Sacrificio della Messa, soprattutto se noi renderemo perfetta la nostra partecipazione a questo mistico Sacrificio, accostandoci alla santa Comunione.
Né va taciuto che per disporre il nostro cuore a ricevere fruttuosamente una così ricca seminagione di grazia, niente è più necessario quanto la fuga della dissipazione, dei divertimenti mondani, delle conversazioni inutili – Oh! Se tutti i nostri figli potessero una volta almeno sperimentare la dolcezza che inonda il nostro cuore ogni volta che, segregandosi dai vani frastuoni del mondo, si raccoglie in pio colloquio con Dio! Essi gusterebbero certamente tutta la verità delle ispirate parole del piissimo autore della «Imitazione di Cristo»: = Beate le orecchie che ricevono le vene del divino sussurro e nulla avvertono delle sussurrazioni di questo mondo. Beate davvero le anime che non ascoltano la voce sonante al di fuori, ma,. Dentro, ascoltano la Verità, che insegna – Beati gli occhi, che – chiusi alle cose esterne – sono intenti alle cose interiori.
Raccoglimento adunque, frutto di rinuncia ai vani divertimenti del mondo, frequenza alla meditazione e alla S. Messa; fervorose Comunioni, frutto delle nostre vittorie sul peccato e dei nostri forti e generosi propositi di non più peccare, eccovi il programma di questa Quaresima, che si apre ed eccoci, fratelli e figliuoli dilettissimi, il modo di supplire sovrabbondantemente agli attenuati rigori del digiuno e dell’astinenza quaresimale.
Abbellite tutto questo con il fulgore della carità, contribuendo, con il vostro obolo e con l’opera, a sollevare le miserie degl’indigenti e a sostenere le opere di zelo e di pietà, e la vostra Quaresima sarà veramente quel «tempo accettevole», che maturerà nel vostro cuore i gaudii dell’Alleluia e vi renderà degni di sentirvi ripetere con verità le parole dell’Apostolato tra gli splendori delle Solennità Pasquali: «Se dunque siete risuscitati con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo sedente alla destra di Dio; abbiate pensiero delle cose di lassù non di quelle della terra…Quando Cristo, vita vostra, comparirà, allora anche voi comparirete con lui nella gloria». (Colossesi. III. I L.).
Confermi l’augurio la pastorale Benedizione, che di cuore vi impartiamo, nel nome del Padre, del Filgiuolo e dello Spirito Santo.
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Foggia, 2 Febbraio 1940-XVIII
Festa della Purificazione della SS. Vergine
DISPOSIZIONI
Lettura di Notificazione
La presente notificazione sarà letta e brevemente spiegata e commentata al popolo nella prima domenica della Santa Quaresima, in luogo dell’omelia.
Digiuno ed Astinenza
- Il digiuno quaresimale incomincia il mercoledì delle Ceneri e obbliga in tutti i giorni, eccettuate le domeniche. Termina a mezzogiorno del Sabato Santo, 23 Marzo.
- Si dove osservare da tutti coloro che hanno compiuto, il 21° anno di età sino all’incominciare del 60, salvo il caso che siano legittimamente impediti.
- Quest’anno, per speciale concessione apostolica, l’astinenza delle carni è limitata soltanto a tutti i Venerdì e al mercoledì delle Ceneri (7 febbraio) e al giovedì delle Tempora (15 febbraio). L’obbligo dell’astinenza dalla carne comincia dal 7° anno di età, già compiuto.
- Per benigno indulto Apostolico, durante la Quaresima, quelli che sono stati obbligati al digiuno, possono nella refezione della mattina e in quella della sera fare uso delle uova, del latte e dei latticini; eccetto il mercoledì delle Ceneri e il Venerdì Santo.
Si supplisca, per tali benevoli mitigazioni all’antica astinenza, con l’essere più diligenti alla preghiera e praticando in altro modo la mortificazione e l’abnegazione cristiana.
Si eserciti la carità e si dia, secondo la propria possibilità qualche offerta per l’opera delle Vocazioni o per altra opera di zelo.
Le Comunità Religiose faranno ogni giorno una visita a Gesù Sacramentato pregando secondo tutte le intenzioni del papa e per la fruttuosa rinascita della S. Quaresima e delle varie settimane religiose indette per le nostre Diocesi.
Comunione pasquale
Il tempo utile per adempiere al precetto pasquale comincia per benevola concessione, dalla prima domenica di Quaresima e dura sino alla domenica della SS. Trinità, ottava della S. Pentecoste.
Insegnamento del Catechismo e prima comunione
Si raddoppi lo zelo per l’insegnamento del Catechismo; le funzioni di prima Comunione si svolgano durante il tempo assegnato per l’adempimento del precetto Pasquale.
Per gli adolescenti più adulti dei centri agricoli la funzione della prima Comunione sia fissata durante la S. Quaresima, prima che incalzino i lavori di campagna.
Adorazione notturna
Si consiglia questa pia pratica di compiersi da soli uomini essa è assai opportuna per facilitare l’adempimento del precetto Pasquale.
Si facci anche in ogni Parrocchia una giornata per promuovere la santificazione della festa e per riparare le bestemmie.
Festa di S. Giuseppe
Quando gli altri anni lodevolmente si promuoveva e si compiva in onore del Patriarca S. Giuseppe, Patrono universale della Chiesa, quest’anno venga trasferito in preparazione alla terza domenica dopo la S. Pasqua, la quale capita nell’ottava della solennità del suo santo Patrocinio.
Buona stampa
Il Clero e le Comunità religiose si faranno un dovere di promuoverla e daranno per primi l’esempio abbonandosi al quotidiano cattolico e al nostro periodico diocesano «Fiorita d’Anime».
E’ doveroso, da parte di quanti sono votati all’apostolato, questo lavoro per la penetrazione del pensiero cristiano nelle menti e nelle coscienze.
Notificazione per il mese di Maggio
(Foggia, 26 aprile 1940)
Attesa la lettera, inviata da Pio XII al Card. Luigi Maglione, suo Segretario di Stato, in cui invita tutti i fedeli a rivolgersi in preghiera alla Vergine Madre di Dio per implorare la pace, il Servo di Dio, nel portarla a conoscenza ai suoi fedeli, li esorta ad attuare, in tutte e due le Diocesi, le indicazioni suggerite dal S. Padre.
Fiorita d’Anime, 27 aprile 1940 – XVIII – N. 7
Il Santo Padre Pio XII ha inviato all’Eminentissimo Cardinale Luigi Maglione, Suo Segretario di Stato, approssimandosi il mese di Maggio, consacrato alla Vergine Santissima, la Venerata Lettera che pubblichiamo per intero:
Lo scorso anno, quando dense nubi offuscavano l’orizzonte e rumore di armi, presagio di guerra, teneva tutti in trepidazione, Noi, che con animo paterno condividiamo i dolori e le angustie dei figli, indirizzammo a te una Lettera[1], con la quale per tuo mezzo esortavamo tutto il popolo cristiano ad innalzare nel mese di maggio, allora imminente, preghiere e fervidi voti alla gran Madre di Dio, affinché essa, benignamente rendesse propizio a noi miseri il Figlio suo, offeso da tanti peccati, e. ordinati secondo giustizia i contrastanti interessi e placati gli animi, fosse ristabilita la pace fra i popoli.
Al presente essendo peggiorata la situazione e scoppiata una terribile guerra, che già ha prodotto innumerevoli danni e dolori, non possiamo astenerci dallo scongiurare nuovamente i Nostri figli, sparsi per tutto il mondo, a volersi stringere attorno all’altare della Vergine Madre di Dio in ogni giorno del prossimo mese a Lei consacrato, per levare supplici preci.
Tutti ormai sanno che Noi, fin dall’inizio della guerra, non abbiamo lasciato nulla di intentato, ma con tutti i mezzi, di cui potevamo disporre, sia cioè con pubblici documenti e discorsi, sia con colloqui e trattative abbiamo esortato al ristabilimento di quella pace e di quella concordia, che deve essere basata sulla giustizia e perfezionata da una vicendevole fraterna carità. Tu, o diletto Figlio, che ci assisti così da vicino nel governo della Chiesa universale ed hai con la Nostra persona così stretti rapporti, ben sai che siamo tanto profondamente afflitti dal travaglio e dagli affanni dei popoli in guerra, che possiamo ripetere e applicare a Noi stessi, a questo proposito le parole dell’Apostolo Paolo: «Chi è infermo, che non sia io pure infermo?»[2]. Il nostro animo è inoltre ripieno di profonda mestizia, non solo per le spaventose sciagure che tormentano i popoli belligeranti, ma altresì per i pericoli che, ogni giorno più minacciosi, incombono anche sulle altre Nazioni. Ma se, come abbiamo detto, nulla abbiamo tralasciato di ciò che umano potere ed umano consiglio Ci offrivano per eliminare questa congerie di mali, tuttavia Noi riponiamo soprattutto la Nostra speranza in Colui che solo può tutto, che tiene il mondo nella palma della sua mano, che dirige i destini dei popoli, i pensieri e sentimenti dei reggitori delle Nazioni. Desideriamo perciò che tutti intreccino le loro alle Nostre preghiere, affinché il misericordioso Iddio col suo potente cenno affretti il termine di questa calamitosa procella.
E giacché, come afferma San Bernardo, «è volere di Dio che noi otteniamo tutto per mezzo di Maria»,[3] tutti ricorrano a Maria, davanti al suo altare depongano le loro suppliche, le loro lacrime, e a lei chiedano sollievo e conforto. Quella che i nostri padri, come la storia ci attesta, fu pratica costante e fruttuosa in tempi critici e travagliati, diventi per noi, che fiduciosi ne seguiamo le orme, un perseverante esercizio nella grave prova che ci angustia. La Beata Vergine, infatti, è tanto potente presso Dio e presso il suo unigenito che, come canta l’Aligheri, “qual vuol grazia a lei non ricorre sua disïanza vuol volare senz’ali[4]. Essa invero è potentissima Madre di Dio, ed anche, cosa per noi così soave, amantissima Madre nostra; perciò ci sia caro metterci sotto la sua protezione e il suo aiuto ed affidarci pienamente alla sua materna bontà.
Ma in particola modo desideriamo, o Diletto Figlio Nostro, che nel prossimo mese candide schiere di fanciulli e di fanciulle di nuovo affollino i sacri templi della Vergine e, per mezzo della sua intercessione e mediazione di pace, ottengano da Dio ai popoli e alle genti tutta la sospirata tranquillità.
Si raccolgano ogni giorno davanti all’altare della celeste Madre e, piegate le ginocchia e sollevate le mani, offrano insieme con le loro preghiere, i loro fiori, fiori essi stessi del mistico giardino della Chiesa. Noi riponiamo grande fiducia nelle suppliche di coloro i cui «angeli…vedono perpetuamente il volto del Padre»,[5] il cui aspetto spira innocenza e le cui pupille sembrano riflettere lo splendore dei cieli. Sappiamo che il Divin Redentore li ama di un particolare affetto, e che la Sua Santissima Madre ha per essi una speciale tenerezza; sappiamo che le preghiere degli innocenti penetrano i cieli, disarmano la divina giustizia ed impetrano per sé e per gli altri i celesti favori. Uniti adunque in una santa gara di preghiere, essi non cessino di affrettare l’adempimento dei comuni voti, ricordando la promessa di Nostro Signore: «Chiedete ed otterrete; cercate e troverete; picchiate e vi sarà aperto»[6].
Faccia il benignissimo Iddio, mosso a misericordia da tante voci insieme supplichevoli, e specialmente da quelle dei fanciulli, che – rappacificati e stretti in fraterno amore gli animi e ristabilito l’ordine della tranquillità e della giustizia – risplenda quanto prima l’iride della pace ed un’era più felice per l’umana società.
Tu adunque, o Diletto Figlio Nostro, vorrai nel modo che ti sembrerà più opportuno, portare questi Nostri voti e queste Nostre esortazioni a conoscenza di tutti ed in modo particolare dei sacri Pastori delle Diocesi di tutto l’orbe cattolico, che abbiamo sempre esperimentato tanto ossequenti ai Nostri voleri, e dello zelo dei quali abbiamo già avuto tante prove.
Intanto, in auspicio dei celesti favori ed in attestato della Nostra paterna benevolenza, di tutto cuore impartiamo a te, o Diletto figlio Nostro, a tutti coloro che volenterosi risponderanno al Nostro invito e particolarmente alla schiera dei carissimi fanciulli, l’Apostolica Benedizione.
Dato a Roma, presso S. Pietro, il 15 aprile 1940, secondo del Nostro Pontificato.
PIUS PP. XII
NOTIFICAZIONE
I nostri parroci, compenetrati dell’importanza di questa lettera, espressione diretta dei voleri del Papa e ispirata da un fine altissimo, cerchino con tutto l’impegno, nel prossimo mese di maggio, di mobilitare santamente tutti i loro filiali, specialmente i piccoli, intorno agli altari della Madonna.
Il mese di Maria sia integramento del lavoro compiuto durante la Santa Quaresima e ne colmi i vuoti. Miri a riaffermare nel bene e ad assicurare la perseveranza nella pratica di rinnovata vita cristiana quelli che già si riconciliarono con Dio facendo la loro Pasqua, e cerchi allo stesso tempo di vincere la durezza di quanti finora non ancora corrisposero ai molteplici inviti. Rafforzi infine e raddoppi il fervore e lo zelo dei buoni, specialmente di quanti fanno parte delle nostre Associazioni Cattoliche e dei nostri Pii Sodalizii. – E’ necessario che ognuno riformi in meglio la propria vita per propiziarci la misericordia di Dio. – Si elevi dal cuore di tutti al trono di Maria, fiduciosa e senza interruzione la preghiera implorante la pace e il trionfo della giustizia e della carità sulla cupidigia delle umane passioni.
E’ nostro desiderio:
- Che la pia pratica del mese mariano sia compiuta con speciale solennità e in maniera pratica ed efficace in tutte le parrocchie e in tutte le chiese ed oratori, ove si conserva il S. Sacramento. Ove non si può tenere un corso di predicazione, le pie letture siano almeno illustrate da brevi opportuni e chiari commenti.
- Che si esortino i fedeli ad accostarsi con frequenza ed anche quotidianamente alla Santa Comunione con le migliori disposizioni, e se ne offra loro la comodità. Sarà questo il più bel fioretto.
- Che i lavoratori i quali passano l’intera settimana in campagna si radunino per breve tempo, sul campo stesso del loro lavoro intorno a qualche immagine o presso le loro cappelle campestri o recitino il Santo Rosario e cantino qualche laude in suo onore. I nostri sacerdoti, che nei giorni festivi si recano a celebrare nelle anzidette cappelle, organizzino tale pratica e la ravvivino con la loro calda parola, combattendo soprattutto la bestemmia e la profanazione della festa.
- Che come opere di carità da compiersi in onore della Madonna si organizzino con slancio apostolico:
a) La giornata per il quotidiano cattolico fissata per il 5 maggio;
b) Quella della preghiera degli infermi a pro delle missioni, fissata per la solennità di pentecoste 12 maggio;
c) Quella del sanatorio per il clero fissata per la festa di S. Filippo 26 maggio. A questo fine interessiamo vivamente tutti gli assistenti e tutti i dirigenti dell’A. C. i delegati e le zelatrici delle opere Missionarie. - Che in ogni parrocchia, nelle case di educazione, nelle nostre scuole e negli asili si organizzi a parte e con speciali pratiche il mese mariano dei fanciulli e si promuovano comunioni generali.Il Santo Padre fa in modo particolare assegnamento sulla preghiera dei piccoli.
- Che si organizzino devoti pellegrinaggi ai Santuari e alle immagini Mariane più venerate avendo cura che non abbiano neppur lontanamente parvenza di gite, ma siano veri pellegrinaggi di penitenza. Additiamo a questo fine i vicini Santuari dell’Incoronata e di Valle Verde e la Madonna dell’Iconavetere e dell’Addolorata incoronate dal Capitolo Vaticano.
Facendo ogni assegnamento sullo zelo dei nostri parroci e dei nostri sacerdoti e sulla tradizionale devozione del nostro popolo per la Vergine Santissima benediciamo di cuore, sin d’ora, quanti si adopreranno per tradurre in atto questi nostri desideri.
Foggia, 26 Aprile 1940-XVIII
Festa della Madonna del Buon Consiglio e di S. Guglielmo e Pellegrino
✝ Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Lettera Quandoquidem del 20 aprile 1939.
II Cor., XI, 29.
Discorso per la Natività della B. V. M.
Cfr. Divina Comm., Par. XXXIII, 13-15.
Matteo, XVIII, 10.
Matteo, VII, 7; Luca XI, 9.
Notificazione
in attuazione del Motu Proprio di Pio XII del 27 ottobre 1940
(Troia, 15 novembre 1940)
Il Motu Proprio, inserito integralmente nella Notificazione, indice celebrazioni di Sante Messe e pubbliche preghiere in tutto il mondo per il giorno 24 novembre per le presenti necessità dell’umana società. Il Vescovo, aderendo pienamente ai desideri del S. Padre, ne emana le disposizioni di attuazione.
Fiorita d’Anime, 22 novembre 1940 – XVIII – N. 14
Notificazione
al Clero e al popolo delle due diocesi di Troia e Foggia
Il Santo Padre Pio XII nella festa di Gesù Cristo ha promulgato il seguente Motu Proprio indicendo celebrazioni di Sante Messe e pubbliche preghiere in tutto il mondo per il prossimo 24 Novembre per le presenti necessità dell’Umana Famiglia.
MOTU PROPRIO
CON CUI SI INDICONO CELEBRAZIONI DI SANTE MESSE E PUBBLICHE PREGHIERE IN TUTTO IL MONDO PER IL GIORNO 24 DEL PROSSIMO NOVEMBRE PER LE PRESENTI NECESSITA’ DELL’UMANA SOCIETA’
PIO PP. XII
E’ a conoscenza di tutti che da quando una nuova e terribile guerra ha cominciato a sconvolgere l’Europa, Noi non abbiamo tralasciato nulla di tutto ciò che il senso di responsabilità inerente all’Ufficio da Dio a Noi affidato C’imponeva e che il nostro amore paterno verso tutti i popoli Ci suggeriva; e ciò non soltanto perché con ordine più equo e conforme a giustizia si ristabilisse la concordia miseramente ora spezzata fra tante genti, ma anche perché i conforti divini e gli aiuti umani affluissero, per quanto possibile, a tutti coloro, a cui la furia del conflitto bellico aveva arrecato danni e dolori.
Ma poiché l’immane lotta, anziché diminuire, perdura più violenta e la Nostra voce, mediatrice di pace, è come soffocata dallo strepito delle armi, rivolgiamo l’animo trepido, ma tuttavia fiducioso, al «Padre delle misericordie e al Dio di ogni consolazione», e imploriamo al genere umano tempi più sereni da Colui che piega le volontà degli uomini e col cenno suo divino dirige il corso degli avvenimenti.
Ben sappiamo però che le Nostre preghiere saranno più efficaci se ad esse si congiungeranno, in perfetta fusione di anime, quelle dei Nostri figli. Come pertanto all’appressarsi dello scorso mese di maggio abbiamo invitato tutti i fedeli, e in modo speciale i fanciulli, all’altare della Vergine Madre di Dio, per implorare i celesti aiuti, così adesso ordiniamo che in tutto il mondo, il 24 del prossimo novembre, si elevino con noi a Dio pubbliche preghiere. E nutriamo fiducia che tutti i figli della Chiesa con animo volenteroso asseconderanno i Nostri desideri, in modo da formare un immenso coro di oranti, il quale salendo in alto e penetrando i cieli, ci propizi il favore e la misericordia di Dio. Speriamo altresì – cosa questa di più grave importanza – che la crociata di preghiere sia accompagnata da opere di penitenza e dal miglioramento spirituale della vita di ciascuno, resa più conforme alla legge di Cristo. Esigono ciò le presenti angustie e le prospettive dei pericoli che può portare il domani; esigono ciò la divina giustizia e la divina misericordia che dobbiamo conciliarci.
Ma poiché nulla è più atto a placare e propiziare la divina Maestà che il santo Sacrificio Eucaristico, per mezzo del quale lo stesso Redentore del genere umano «in ogni luogo si sacrifica e si offre oblazione pura», desideriamo che nel medesimo giorno, nel quale si svolgeranno queste sacre funzioni, tutti i ministri dell’altare, nella pia celebrazione della Santa messa, si uniscano spiritualmente a Noi, che offriremo il divino Sacrificio sulla tomba del Principe degli Apostoli nella Basilica Vaticana. Perciò con Motu Proprio, in virtù della Nostra Apostolica autorità, stabiliamo che il giorno 24 del prossimo mese di novembre, tutti coloro che sono tenuti ad applicare la Messa per il popolo loro affidato, la applichino secondo la Nostra intenzione. Volgiamo inoltre che anche tutti gli altri sacerdoti, sia del clero secolare come del regolare, sappiano che ci faranno cosa molto grata se, quella Domenica, immolando l’Ostia Divina, si uniformeranno alla Nostra intenzione. E la nostra intenzione è questa: che per il valore infinito dei tanti sacrifici Eucaristici, che quel giorno si offriranno all’Eterno padre in ogni momento e in ogni parte del mondo, s’impetri l’eterno riposo a tutti coloro che sono morti per causa della guerra; che si ottengano i celesti conforti della grazia agli esuli, ai profughi, ai dispersi, ai prigionieri, a tutti coloro, insomma, che soffrono e piangono per le calamità del presente conflitto: che, finalmente, ristabilito, nella giustizia, l’ordine, e placati gli animi sotto l’influsso della cristiana carità, una vera pace congiunga e affratelli tutti i popoli dell’umana famiglia, ridonando ad essi la tranquillità e la prosperità.
Dato a Roma, presso San Pietro, il giorno 27 ottobre nella festa di Cristo Re, l’anno 1940, secondo del nostro Pontificato.
DISPOSIZIONI
Ottemperando con tutta l’anima ai santi desideri del Padre comune prescriviamo:
- Che i parroci portino a conoscenza dei fedeli quanto sul predetto Motu Proprio è contenuto e in preparazione al 24 Novembre premettano un triduo per esortare e preparare i fedeli a partecipare attivamente a questa giornata mondiale di preghiere con l’accostarsi con propositi di vita più intensamente cristiana ai santi sacramenti.
- Oltre la messa pro populo, che da coloro che ne hanno l’obbligo, sarà celebrata secondo le intenzioni espresse dal Papa, si esortino i fedeli a fare celebrare col loro obolo altre messe secondo tali intenzioni. Bramiamo che in tal modo in tutte le chiese e in tutti gli oratori semipubblici, specie quelli delle Case Religiose e degli istituti di Educazione la messa di quel giorno sia celebrata secondo le intenzioni del Santo padre.
- Il sabato 23 Novembre si promuova una mezz’ora di adorazione da parte di tutti i fanciulli, con la recita di cinque poste del Rosario accompagnata dalla meditazione dei Santi Misteri. Il 24 novembre nel pomeriggio si faccia un’ora solenne di adorazione in ogni parrocchia con la recita intera del Rosario e appositi fervorini. Nelle due Cattedrali e nella Collegiata di S. Marco si fa obbligo ai Capitolari di parteciparvi con le insegne. Nella chiesa di S. Tersa in Foggia le Associazioni Cattoliche durante l’intera giornata compiano turni di adorazione.
Troia, 15 Novembre 1940
✝ Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sulla Vita Comune del Clero
(Documento non datato, si desume: Dicembre 1940))
E’ un documento che riporta in calce un autorevole articolo del “Bollettino” di Salerno sull’argomento in oggetto. Lo scopo è duplice: a) dimostrare che l’ideale vagheggiato dai promotori della vita comune nelle Diocesi di Troia e Foggia, non ha una discutibile singolarità, ma un’aspirazione viva e generale della Chiesa; b) esortare i giovani, che aderiscono all’iniziale movimento di vita comune, a non scoraggiarsi dinanzi alle innumerevoli difficoltà.
Fiorita d’Anime, 27 dicembre 1940 – XVIII – N. 15
Un problema di attualità
LA VITA COMUNE DEL CLERO
Nell’agosto scorso un folto gruppo di chierici e alcuni giovani sacerdoti delle nostre due Diocesi si raccolsero presso il nostro Seminario per tre giorni a studiare la pratica attuabilità di una speciale forma di vita comune per il nostro Clero Diocesano da essi vagheggiata in rispondenza ai vivi desideri della Chiesa espressi nel canone 134 del Codice di Diritto Canonico.
Io stesso fui ben lieto di presiedere quelle vivaci e interessanti tornate, qualcuna delle quali fu anche onorata dalla presenza di non pochi membri del nostro Rev.mo Clero Suggello prezioso del Convegno fu la Benedizione del Santo Padre, espressa con parole che rivelano il cordiale interessamento del Supremo pastore per l’argomento in esso studiato.
A distanza di pochi mesi, ho letto sull’autorevole Bollettino dell’Archidiocesi di Salerno il poderoso articolo che ho voluto far riprodurre nel presente numero del nostro periodico diocesano, innanzi tutto per dimostrare come l’ideale vagheggiato dai promotori della vita comune del Clero nelle nostre Diocesi non ha una discutibile singolarità, ma un’aspirazione viva e generale della Chiesa, e che quindi non sarebbe sacerdotale ostacolarla e molto meno attraversarla con un inopportuno disfattismo.
In secondo luogo riproducendo quell’articolo intendo esortare i giovani che aderiscono all’iniziale movimento suscitatosi nelle nostre diocesi, a non scoraggiarsi di fronte alle innumerevoli difficoltà o ai primi insuccessi.
Come l’autorevole articolo del «Bollettino» di Salerno ben sottolinea la vita comune del Clero diocesano, ben lungi dall’aver trovato la sua forma pratica definitiva, è presentemente allo stadio dei tentativi e degli esperimenti. Ora è proprio dei tentativi e degli esperimenti l’esser soggetti a discussioni e polemiche, le quali – allorché si tratta di soluzioni pratiche e concrete – non possono mancare neanche quando, come nel caso presente, regna più piena umanità circa i principi teorici e le aspirazioni generali.
Così come è dei tentativi una certa qual incertezza, che li espone ad inevitabili insuccessi, delusioni, « ritorni alle… cipolle d’Egitto » ( per usare la vivace espressione dell’articolista), cose tutte le quali concorrono anche esse a sempre meglio precisare e concretare la pratica attuazione di un ideale.
L’articolo del «Bollettino» di Salerno ai nostri cari Figliuoli che hanno abbracciato l’ideale della vita comune dirà che si preparino a non lasciarsi disaminare dai primi insuccessi e dalle prime delusioni, ma a perseverare «usque in finem», facendo tesoro e delle giuste critiche e delle esperienze negative, per rivedere, perfezionare e concretizzare la loro vagheggiata forma di vita comune, in modo da renderla pian piano veramente pratica ed attuabile secondo i desideri della Chiesa e l’aspettativa dei suoi legittimi Pastori.
✝ Fortunato M.a Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Pare a noi che il voto espresso dal Can. 134 per la vita comune del Clero non debbasi tardare non diciamo ad attuarlo, ma a cominciarne i tentativi.
La riforma sarebbe così profonda e radicale, che solo attraverso tentativi si potrà trovare una formula pratica di approssimazione, non vogliamo parlare di perfezione.
Quello che oggi apparisce sempre più chiaro è la difficoltà, la sconvenienza, fino la impossibilità che il prete continui a vivere in famiglia.
La ragione è la progressiva scristianizzazione della famiglia.
Oggi la famiglia, per lo più, sfrutta e disonora il prete.
Magari si comincia discretamente, finché viva la mamma, posto che la stessa mamma sia donna di pietà seria e praticante, ma se la stessa mamma è fra le leggere e cristianamente trascurata, le spine del neo prete cominciano il giorno stesso dell’ordinazione.
Magari si comincia discretamente, finché viva la mamma, posto che la stessa mamma è fra le leggere e cristianamente trascurata, le spine del neo rete cominciano il giorno stesso dell’ordinazione.
E’ noto quello che accade con sorelle, cognate, cognati e nipoti: il prete li deve – come si dice in gergo – produrre, collocarli, pagarne i debiti, ripararne le falle. Altro che padre di famiglia! Ne ha tutti gli oneri, senza averne né l’autorità, né il ricambio di affetto. Oggi poi che la società volge al paganesimo, il quale – lo dice S. Paolo – è senza affetto, tanto peggio. Egli vale, quanto il suo danaro, se ne ha; altrimenti, specialmente in vecchiaia, è abbandonato.
In clima neopagano è facile che la famiglia sia cristianamente rilassata o sbandata, la donna, moderna e in abiti succinti, la signorina fidanzanda o fidanzata con la libertà di moda, e il cinematografo e il resto.
In tal caso si richiede un miracolo continuo di Dio, perché il prete conservi in sé lo spirito sacerdotale; e anche quando lo conservi, ognun vede con quanta difficoltà, egli parroco possa, combattere in chiesa, quello che in casa non riesce ad eliminare: Medice cura teipsum! È la risposta del popolo. Ecco un ministero sciupato, anche quando il prete sia buono; ma guai quando lo stesso prete si lasci riassorbire dall’ambiente domestico!
Del resto anche S. paolo, in piena società pagana, richiedeva che il Sacerdote avesse la propria famiglia in ordine (I Tim. III, 5).
Nella migliore ipotesi occorrerebbe separarsi dalla famiglia, e vivere a sé con domestica anziana e devota.
Ma trovatela oggi e retribuitela secondo le esigenze sociali e legali; forse non basterebbe tutto il modesto peculio del prete.
Ad ogni modo è strappo che lo può fare l’uno o l’altro prete; noi invece dovremmo creare un sistema possibile, e non difficile a tutto il Clero.
Nella nostra diocesi poi, nella vita del prete vi è un’altra difficoltà; a parte la Città e i pochi centri notevoli, nelle parrocchie di campagne – che sono la gran maggioranza – il parroco è l’unico prete: egli è solo. E la solitudine sacerdotale produce altri disagi e pericoli tutt’altro che lievi, specialmente quando si perda o si attenui il controllo di sé.
E l’inconveniente è reso più grave dal fatto che, data la rarefazione del Clero e il costo della vita, si è costretti a mandare parroci soli, giovani implumi, appena usciti dal Seminario.
La parrocchia lungamente vacante aspetta il pastore, e d’altronde il sacerdote senza beneficio difficilmente oggi si regge nelle piccole borgate. Benefici, oltre quelli parrocchiali, non ve ne sono.
Il giovine è costretto a passare immediatamente dalla piena e rumorosa compagnia, che è una Camerata di Seminaristi, alla più completa solitudine; e dal massimo controllo esterno che esercitano Superiori e compagni, alla mancanza di ogni controllo sacerdote.
E’ frequente e generale il rilievo sulle deficienze del Clero secolare; e in particolare si nota anche, come non di rado giovani, i quali nel Seminario Regionale facevano molto sperare di sé, mandati nel ministero, si lascino facilmente riassorbire dall’ambiente, diventando dolorosamente tiepidi, freddi, operanti meccanicamente.
Ciò può esser vero, ma non si nota egualmente quanta parte di tsli deficienze si deve ai sistemi difettosissimi, che stringono oggi e angustiano la vita del Clero secolare di che non possono essere responsabili i Seminari Regionali, né… i Gesuiti.
Eppure innanzi al formidabile problema del neopaganesimo dilagante e travolgente, occorrerebbe adottare sistemi, che aiutino il Clero secolare a rendere immensamente di più a vantaggio della Chiesa e delle anime, magari con approssimazione al 100/100 del suo numero, delle sue forze, delle sue attitudini, che non sono poche.
Forse molti giovani ben disposti preferiscono gli ordini Religiosi al Clero Secolare, per le penosissime difficoltà – malgrado le apparenze – in cui questo è impigliato. Non vogliamo affatto detrarre agli Ordini Religiosi e al gran bene che ne fanno, ma è sempre vero che le loro Case sono singole fortezze situate in punti scelti e comodi e sottratti alla manovra vescovile, mentre il solo Clero secolare costituisce la fitta rete che avvolge sistematicamente il popolo cristiano fin nei nuclei più reposti e disagiati, e sta – almeno teoricamente – nelle mani del Vescovo, il quale porta direttamente la responsabilità del santo gregge innanzi a Dio.
Occorrerebbe dunque dare al Clero secolare altra organizzazione.
Il Codice indica la vita comune: e crediamo che non vi sia Vescovo o prete saggio, il quale non ne auspichi l’attuazione.
La vita comune si proporrebbe di strappare il Sacerdote alla famiglia, che lo sfrutta e lo disonora; alla solitudine che lo debilita e lo mette in pericoli.
La compagnia di altri Sacerdoti vuol dire aiuto reciproco, controllo vicendevole, metodo di vita più regolare ed umana, sicurezza e sollievo morale, miglior possibilità e mezzi di studio e di cultura, economia di spesa.
Quanti giovani, usciti di Seminario, dimenticano i libri, specialmente di teologia!
Soprattutto la maggior possibilità di stare a disposizione del Vescovo, senza trascinarsi dietro alcun appendice, il quale spesso è la vera ragione della resistenza che il prete fa al Vescovo.
Or cotesto sarebbe un immenso bene per la Diocesi e per la Chiesa, la quale ha proprio bisogno di sveltire le sue sante truppe, mentre altre truppe si muovono in aeroplano!
La vita comune vuol dire mezzo migliore per coltivare lo spirito sacerdotale.
La vita comune importa maggior fiducia del popolo verso il sacerdote; impiego di tutte le forze sacerdotali, morali e finanziarie nel ministero; maggiore tutela degli interessi della chiesa, come archivi, arredi, danaro, e la stessa ultima volontà del Sacerdote, che spesso è frustata dal malvolere dei parenti.
E’ un fatto che oggi le maggiori liberalità testamentarie dei fedeli sono a vantaggio degli ordini Religiosi, mentre anche le parrocchie e gli Enti ecclesiastici del Clero secolare hanno immensi bisogni: il fatto si suole spiegare da questo, che come raggio di influenza, la Casa Religiosa è una organizzazione, una collettività, mentre il prete, il parroco è un individuo; ma non si può negare che la fiducia dei fedeli si affida più volentieri ad una Comunità Religiosa, che non al prete secolare con appendice di parenti.
E’ notorio, che per lo più alla morte di un parroco segue l’arrambagio dei parenti, e beghe abituali tra costoro e la povera amministrazione diocesana, che fatalmente arriva in ritardo.
Sono scene e fatti che il popolo non dimentica. Il sospetto è ragionevole: a chi va a finire il nostro denaro?
Tutto ciò è presto detto, ma non pare possa sperarsi, che sia presto fatto.
Le difficoltà non sono né poche, né lievi.
Prima di tutto vi sono alcuni tipi, i quali per carattere non possono vivere in comunità, o se vi sono, la tengono in continuo disagio: sono gli impercritici di tutto e malcontenti abituali e attaccabrighe e chiacchieroni.
Non foss’altro che per questo, non pare probabile che la Chiesa possa emanare una legge obbligante tutti e singoli i sacerdoti.
Inoltre, se si concede l’extraclausurizzazione a Religiosi di voti solenni, per ragioni di famiglia, (genitori bisognosi, vecchi ecc) molto più si prenderà tale licenza il prete secolare.
Del resto la vita nel secolo è valvola di sicurezza per le Comunità, le quali, diverrebbero indesiderabili, se non si potessero eliminare i membri dissolventi.
Perciò la vita comune del Clero dovrebber’essere più disposizione di animo, che coazione di legge: si potrebbero certamente aggiungere vantaggi, privilegi, opzioni, preferimenti, prelazioni, e in questo starebbe l’opera del legislatore. Quali vantaggi?
La vita comune è un principio generale, ma non si potrebbe attuare in modo uniforme: troppe sono le differenze tra città e campagne, tra regione e regione, tra diocesi e diocesi, anzi tra diverse plaghe di una diocesi: dunque neanche un regolamento uniforme.
Per riferirci alle campagne della nostra diocesi, noi – se non c’inganniamo – siamo nelle condizioni più favorevoli alla vita comune degli stessi parroci.
Non si può parlare della vita comune tra parroco e i suoi vicari: cooperatori, com’è frequente in altre diocesi.
Qui – in linea di fatto – per la rarefazione del Clero sono pochissime le parrocchie che abbiano un cooperatore proprio e fisso. Ma a prescindere da ciò, la maggior parte di esse sono troppo piccole per occupare due uomini, e anche troppo povere per alimentarne parimenti due. Quando 40 anni fa i preti abbandonarono, moltissimi sciamarono per altre diocesi, o a Napoli o in America, e non fu un bene.
La vita comune si dovrebbe istituire tra i medesimi parroci.
La diocesi è in gran parte pianeggiante, le parrocchie piccole e vicino tra loro, le strade frequenti e comode, i mezzi di comunicazione e di locomozione immediati e rapidi, ciò che sino a mezzo secolo fa non si poteva neanche pensare.
Del resto anche privatamente si potrebbero usare biciclette, autociclette, piccole macchine, telefoni, ecc.
Oggi per via di cotesti mezzi le distanze si sono così abbreviate o soppresse, che le varie borgate fanno un corpo solo; e quindi noi non vediamo alcuna seria difficoltà, che invece di case parrocchiali, vi sia una casa centrale, nella quale coabitino due, tre o anche quattro parroci insieme.
La vita si renderebbe più umana, perché più socievole, meno monotona, più soave e gioiosa, più libera da vincoli familiari; evidentemente meno costosa; di più facile cultura intellettuale perché sarebbe agevole istituire la bibliotechina della Casa e abbonarsi a stampa nostra.
Certo non mancherebbero inconvenienti, perché qualunque sistema umano è difettoso, ma in vista di tanti vantaggi spirituali, morali, culturali, ministeriali, e finanziari tornerebbe bene conto di sopportarli specialmente per l’onore della Chiesa e la gloria di Dio, giacché si lascia la famiglia temporale per servire esclusivamente la famiglia di Dio.
Nella rarefazione del Clero poi sarebbe più facile affidare alla collaborazione di 3 o 4 sacerdoti un numero maggiore di parrocchie.
E vi sarebbe un altro vantaggio: il ministero parrocchiale è molto complesso, ed è raro che l’«uno» sappia fare tutto. Noi abbiamo tante volte constatato che per es. Tizio, ottimo prete e valorosissimo curatore di anime, sia poi un pessimo amministratore dei beni parrocchiali: ecco un ramo del suo ufficio, che egli manda alla deriva, per inettitudine innata per carattere incapace di amministrare.
Ecco che «Qui adjuvantur a fratre, quasi civitas firma», dice la S. Scrittura.
Abbiamo detto che bisognerebbe unire 2, 3 o al massimo 4 parroci, principalmente perché, trattandosi di cura parrocchaile, la casa centrale non potrebbe avere un raggio di azione molto lungo. Ma anche prescindendo da tale esigenza specifica dei parroci, noi crediamo che qualunque casa del Clero non debba andare oltre tale numero di membri.
E’ necessario che la vita Comune del Clero secolare abbia carattere e movenze più di convivenza amichevole, che di Casa religiosa propriamente detta.
Ciò è richiesto sia dalla molteplicità e dalla natura del ministero ad esso affidato, sia dalla base economica che resterebbe sempre indivicuale e non comune: or tra pochi è possibile un accordo amichevole sul contributo economico dei singoli alla vita della Casa, ma quando fossero in numero sarebbero inevitabili urti e confusioni.
L’importante Capitolo dell’Imitazione di Cristo: De monastica Vita (1. I, c. 17) ci fa leggere tra le righe alcuni inconvenienti che la miseria umana provoca nelle comunità numerose, anche quando si abbia stretta vita comune e regolare osservanza. Figurarsi se si mettessero insieme molti preti secolari!
«Oportet quod discas te ipsum in multis frangere si vis pacem et concordiam cum aliis tenere».
Non est parvum, in monasteriis vel in congregatione habitare, et ibi sine querela conversari, et usque ad mortem fidelis perseverare.
Oportet te stultum fieri propter Crhistum.
Qui aliud quaerit, quam pure Deum, et animae suae salutem, non invenit nisi tribulationem et dolorem.
Non potest etiam diu stare pacificus, qui non nititur esse minimus et omnibus subjectus.
Ad serviendum venisti, non ad regendum: ad patiendum et laborandum scias te vocatum, non ad otiandum vel fabulandium».
S’intende facilmente, che l’Autore, osservatore acuto e profondo della vita reale ha preso cotesti appunti da fatti concreti, non ha prospettato solo ipotesi.
Noi abbiamo scritto non sognando, ma fondandoci sul lodato Can 134, che esprime autenticamente il desiderio della Chiesa.
Gli uomini però non sono delle valigie che si portano indifferentemente da una stazione all’altra. Occorre che l’argomento si discuta, che i sacerdoti se ne persuadano, e spontaneamente o quasi vi aderiscano, specialmente a principio del movimento.
Naturalmente quando si verrà all’attuazione è da aspettarsi difficoltà molteplici, opposizioni da parte delle famiglie, ingressi e ritorni alle… cipolle d’Egitto (Num. XI, 5).
L’albero secolare non si sradica e si svelle in un giorno.
Ci vuole anche, o soprattutto l’intervento della Suprema Autorità della Chiesa, la quale modifichi, se sia utile e necessario, la figura giuridica di certi istituti canonici, come quello della stretta residenza dei parroci: renda forse meno rigida la perpetuità del beneficio; li adatti alle nuove condizioni dei titolari, dia maggiore duttilità di amministrazione, sostenga la necessaria gerarchia, per quanto fraterna, della Comunità, allarghi le possibilità di azione dei Vescovi.
Regole poche e sobrie nei punti fondamentali di vita ecclesiastica.
C’è chi voglia cominciarne la prova?
Notificazione per la Quaresima 1941
(Domenica di Quinquagesima, 23 febbraio 1941)
Il S. D. esorta a prepararsi alla Pasqua, che è un invito potente alla risurrezione per tutte le anime, vivendo intensamente la Quaresima, come tempo di penitenza e di preghiera.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/664
* Manifesto stampato (formato cm. 70×100).
NOTIFICAZIONE PER LA QUARESIMA 1941
FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
Splendida sempre nei suoi fulgori di gaudio ci si annunzia prossima – con l’aprirsi della Santa Quaresima – la Pasqua di Resurrezione, che reca alla terra, pur nei giorni della tribolazione e del pianto, la luce inestinguibile delle speranze cristiane.
Ma perché in tutti i cuori possa questa luce effondersi confortatrice ed incoraggiante, bisogna che tutti si preparino a celebrarla con disposizioni conformi al significato della grande solennità.
La Pasqua, sia nell’Antico come nel Nuovo Testamento, fu “La festa del Passaggio”. Essa ricordò agli antichi Ebrei il passaggio del popolo di Dio, dalla schiavitù dell’Egitto alla libertà della Terra Promessa. Fu assunta dalle primissime generazioni cristiane a commemorare il passaggio della Sacra Umanità del Redentore dal sonno della morte alla gloria della nuova vita. Resta, nel ricordo della resurrezione di Gesù Cristo, il simbolo perenne del passaggio di ogni anima redenta dalla morte e dalla schiavitù del peccato, alla vita e alla libertà dei figli di Dio, o da di minor fervore a quello di una più fervida e feconda vitalità soprannaturale.
APPELLO PIU’ URGENTE
Che se in ogni tempo la Pasqua del Signore fu per tutte le anime un invito potente alla resurrezione, più urgente e sensibile che mai, e che noi siamo chiamati a vivere con consapevolezza e generosità pari alla sua importanza storica e sociale.
Nel travaglio gigantesco della guerra, la Mano onnipotente del RE dei re va preparando e disponendo le fila del futuro, le cui vicende – che speriamo dalla sua misericordia veramente fondate sopra quella più solida giustizia internazionale che è nei voti e nei propositi di Coloro che ci reggono – tutte sono chiuse nell’amoroso seno della Divina Provvidenza. A noi il compito di abbreviare i momenti di questa trepida e laboriosa attesa, operando non solo con la spada sui campo di battaglia o con gli strumenti del nostro lavoro e con la saldezza dei nostri cuori sul fronte interno della Patria, ma anche e soprattutto con il generoso contributo della nostra preghiera e della nostra riparazione che pieghino il Cuore di Dio a misericordia e perdono verso l’umanità, cui Egli solo può dare quella pace, quell’ordine e quella giustizia che invano cercheremmo al di fuori di Lui.
È per questo che, all’aprirsi della Santa Quaresima, Noi vi rivolgiamo, Fratelli e Figliuoli dilettissimi, più che mai caldo e fervido l’appello del nostro cuore paterno , affinché “rinnegata l’empietà e i desideri del secolo, viviamo in questo secolo con temperanza, con giustizia e con pietà aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del grande Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo: il quale diede sé stesso per noi, affine di riscattarci da ogni iniquità, e di purificarsi un popolo accettevole, zelatore delle buone opere”. (Tit. II-12-14)
LA PENITENZA ESSENZIALE
Forse a qualche spirito superficiale potrà sembrare meno opportuno il nostro appello, poiché – avendo all’inizio di quest’anno il Santo Padre dispensato per tutto il 1941 i fedeli in Italia dalla legge dell’astinenza e del digiuno in tutti i giorni dovuti, eccettuando solo il Venerdì Santo e il Mercoledì delle Ceneri – si sarebbe indotti a giudicare praticamente abolita per quest’anno la penitenza quaresimale.
Ma a chi abbia ben riflettuto su quel venerato Documento Pontificio, apparirà facilmente come con esso il Santo Padre non abbia affatto inteso dispensare dall’obbligo imprescindibile della cristiana penitenza, ma solo abbia voluto evitare ai suoi figli l’impaccio di una sola determinata forma di penitenza, divenuta momentaneamente più difficile, senza però mancare di ribadire, e con esplicite parole, il dovere della penitenza essenziale, che trova pur così lago campo anche oltre la classica forma del digiuno e dell’astinenza.
Precisamente a questa penitenza essenziale Noi vi esortiamo, la quale consiste innanzi tutto nella contrizione del cuore per le colpe che macchiarono il nostro passato, e nel proposito generoso di purificarsi col lavacro della Confessione sacramentale, per cominciare così una vita nuova, tutta intessuta di buone opere e di pietà. Penitenza la quale ha il suo “degno frutto” (Matt. III 8) in una più intima partecipazione alla vita divina mediante la preghiera e la mortificazione spirituale e corporale.
LA PREGHIERA
La preghiera. Eccovi i una parola il palpito ed il respiro della vita soprannaturale che dovrà sbocciare nei vostri cuori mediante la penitenza quaresimale. Preghiera che sarà la meditazione della Passione di Gesù Cristo e dei Dolori della SS. Vergine, anche mediante la recita divota del Rosario; e il pio Esercizio della via Crucis la visita quotidiana al SS. Sacramento dell’altare l’assidua frequenza alla S. Messa – centro e fastigio della preghiera universale – tanto più feconda di preziosissimi frutti di salute se sarà accompagnata anche dalla nostra partecipazione alla sacra comunione del Corpo e del Sangue del Redentore.
A fin di rendere più cosciente e perciò più fervorosa la frequenza dei fedeli alla S. Messa, Noi prescriviamo che durante il S. Tempo della Quaresima e anche dopo, i Parroci e gli altri Sacerdoti che sono tenuti alla Catechesi al popolo, si intrattengano ad illustrare col loro magistero la veneranda dottrina circa il S. Sacrificio della S. Messa ammortizzando così il loro apostolato parrocchiale al “Tema Comune” proposto quest’anno alo studio delle varie branche dell’Azione Cattolica Italiana. E parimenti facciano appello allo zelo non solo non manchi, ma sia più del solito ben preparata e svolta l’iniziativa delle “tre Giorni” per le varie categorie di fedeli intorno al “Tema Comune” sulla S. Messa.
MEZZI DI PERSEVERANZA
Affinché poi il fervore quaresimale non sia una breve parentesi di spiritualità nella dissipazione abituale della vita, ma sia l’inizio di una costante e robusta corrente di durevole fervore, noi esortiamo i fedeli tutti, e specialmente gli uomini, alla pratica della Comunione periodica almeno mensile.
Sappiamo – e ci è argomento di gaudio tra le molte tribolazioni quotidiane – che la pia pratica del Primo Venerdì del mese in onore del S. Cuore di Gesù va prendendo nelle nostre due diocesi un sempre più notevole e consolante sviluppo. Ma senza dubbio il numero degli assenti è ancora di gran lunga superiore a quello dei presenti, specie tra gli uomini. Vogliate tutti accorrere, d’ora innanzi, alla Santa Comunione in quel giorno stesso che fu scelto dall’infinito amore del Cuore di Gesù per ricevere da noi l’omaggio della riparazione, e darci in ricambio un nuovo pegno ineffabile della nostra eterna salvezza. E scongiuriamo i sacerdoti tutti, per le viscere della carità di N. S. Gesù Cristo affinché – moltiplicando fino al sacrificio la dedizione del loro zelo – rendano a tutti non solo possibile, ma facile la pia pratica del Primo Venerdì.
Agli uomini poi della città di Foggia raccomandiamo con particolarissima insistenza la frequenza ai Ritiri di Perseveranza, così fruttuosamente praticati – con la nostra indicibile consolazione – da un anno a questa parte nella Chiesa di S. Michele Arcangelo, ed ai quali Noi vorremmo veder partecipare tutti gli uomini della città, per assicurar loro la costanza nella vita di salute che la S. Quaresima, lo speriamo, aprirà larga e invitante innanzi al loro cammino. Ugualmente ci è grato invitare tutti i fedeli a partecipare numerosi e devoti alla “Messa del Combattente” che si è istituita secondo i nostri desideri, in Troia all’altare dei Santi Protettori, e in Foggia all’altare di San Michele nella chiesa omonima, per implorare pace ai gloriosi Caduti, vittoria e incolumità ai valorosi Combattenti.
VERBUM CRUCIS
Occorre, però, che alla preghiera – come più intima e reale partecipazione delle anime nostre al Sacrificio della Messa – noi congiungiamo l’esercizio della cristiana mortificazione.
Lungi da noi i divertimenti, contrastanti, quest’anno, non solo con lo spirito cristiano, ma anche con la carità di Patria, la quale ci impone il sacro dovere di condividere nelle retrovie la rude severità della vita eroica dei nostri combattenti di prima linea.
Lungi da noi quello spirito di mormorazione e di insofferenza, che mentre nei confronti della Patria equivale ad una vera e propria diserzione dal nostro posto di combattimento, è nei confronti della Divina provvidenza un pratico disconoscimento della funzione purificatrice e santificatrice della sofferenza, che è la più profonda partecipazione alla vita divina di Gesù Cristo Nostro Signore.
Abbracciamo con fortezza cristiana i disagi dell’ora presente offriamo con cuore puro e con coscienza monda le nostre lacrime, i nostri gemiti, le nostre trepidazioni al Sacro Cuore di Gesù, per mezzo di Maria Addolorata, in sacrificio di espiazione per tanti peccati che attirarono sul nostro capo il flagello dei divini castighi, e così – mentre santificheremo le anime nostre – affretteremo l’ora sospirata, in cui, placata con la penitenza la giusta collera di Dio, l’iride della pace torni a splendere sull’umanità affratellata – vogliamo sperarlo – nel nome di Gesù Cristo, Re pacifico e Principe della pace.
UNA PAROLA AI SACERDOTI
Ed ora una parola tutta particolare a voi, Fratelli dilettissimi nel Sacerdozio, che condividete con Noi il dolce e grave peso della responsabilità di tante anime a Noi confidate se tutti dobbiamo predicare la preghiera e la penitenza, se a tutti dobbiamo inculcare i acri doveri di cristiani e di cittadini in quest’opera solenne e grandiosa della storia del mondo, a noi dobbiamo sentir rivolto l’ammonimento dell’Apostolo: “Praebe teipsum exemplum bonorum operum” (Tit.II 7).
Ben sappiamo, e ve ne rendiamo pubblica testimonianza di lode, quale contributo silenzioso ed invisibile, ma non per questo meno prezioso innanzi a Dio, voi state portando col vostro ministero di consolazione e di carità al grande sforzo che la Patria nostra sta compiendo nell’ora che volge. Solo Dio sa quanta calma, quanta pazienza, quanta fiducia voi spandete quotidianamente intorno a voi nelle anime ferite dalle inevitabili prove della guerra.
Ma non possiamo fare a meno di esortarvi a far sempre di più, fino al sacrificio, e non soltanto nel campo dell’attività esteriore, ma soprattutto n quello dell’attività della vita interiore: “Inter vestibulum et altare plorabunt sacerdotes ministri Domini, et dicent: – Parce, Domine, parce populo tuo – “ (Gioele. 11 – 17).
Pregiamo e facciamo penitenza, moltiplichiamo le industrie del nostro zelo in spirito di carità e di mortificazione, sicchè il Cuore di Gesù Cristo possa essere più facilmente piegato a misericordia della potente intercessione della nostra preghiera sacerdotale.
Possa il concorde sforzo soprannaturale di tutte le anime, in questa santa Quaresima, trasformare in meriti di vita eterna le tribolazioni di quest’ora più delle altre faticosa del nostro terreno pellegrinaggio, ed affrettare alla Patria il giorno radioso della vittoria nella giustizia, per il felce compimento della sua missione irradiatrice di civiltà cristiana tra le genti: e al mondo tutto la pace che è il più prezioso dono del Cuore Sacratissimo di Gesù Cristo.
Avvalori questi fervidi voti del nostro animo a pastorale Benedizione, che con tutto l’affetto vi impartiamo nel Nome del Padre e del Figliuolo e dello Spirito Santo.
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Foggia, Domenica di Quinquagesima – 23 Febbraio 1941 – XIX
DISPOSIZIONI
- In tutte le messe della domenica di quinquagesima sia spiegato ed illustrato al popolo il contenuto della presente Notificazione. Si rammenti al popolo l’obbligo dell’astinenza e del digiuno conservato soltanto per il susseguente Mercoledì delle Ceneri e per il Venerdì Santo.
- Oltre i primi venerdì di marzo e di aprile, si promuova la santificazione di tutti i venerdì di Quaresima, con particolare commemorazione dei Misteri della Passione, e promuovendo la divozione a Gesù Crocifisso e alla Vergine Addolorata.
- Dalla prima Domenica di Quaresima sia insegnato quotidianamente il catechismo ai fanciulli, e la lezione si chiuda sempre con una breve esortazione e una visitina a Gesù Sacramentato. La Comunione generale dei fanciulli in soddisfazione del Precetto pasquale si promuova entro la Quaresima, e si cerchi anche in questo sacro tempo di preparare alla Prima Comunione quei fanciulli che subito dopo la Pasqua sogliono trasferirsi in campagna.
- Il Venerdì Santo, all’ora della morte di N. S. Gesù Cristo, si reciti da tutti, anche e specialmente da coloro che, obbligati dal lavoro, non partecipano alle funzioni della Sacra Agonia, la preghiera all’uopo pubblicata a cura dell’Azione Cattolica. Le nostre Associazioni, sotto la guida dei propri parroci, si interessino per l’attuazione della santa iniziativa.
- Si zeli da tutti la santa crociata della Purezza promossa dalla Gioventù Femminile di A. C. , e le varie “Tre giorni” su la S. Messa.
- IL TEMPO UTILE PER IL PRECETTO HA INIZIO CON LA DOMENICA DI QUARESIMA
Notificazione per il Mese di Ottobre
(Baronissi, 17 settembre 1941)
Il Servo di Dio fa riferimento al rinnovato appello del S. Padre, invitando tutti a rivolgersi al Signore, tramite l’intercessione della Regina del Rosario, per ottenere la fine della guerra.
Fiorita d’Anime, 1 ottobre 1941- XIX – N. 7
FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al clero e al popolo delle due diocesi
NOTIFICAZIONE
La sollecitudine paterna del Santo Padre Pio XII nel venire incontro alle gravi tribolazioni dell’ora presente chiama tutti i figli della Chiesa a raccolta per il prossimo mese di ottobre, dedicato alla SS. Vergine del Rosario, “affine di ottenere dal Signore delle misericordie, per l’intercessione della Regina del Rosario, che siano abbreviati i giorni della prova per la Chiesa e per la misera umanità”.
Facciamo nostro il rinnovato appello del Supremo Pastore della Chiesa ed invitiamo tutti voi alla preghiera e alle opere di carità e di mortificazione cristiana per il mese di Ottobre. La nostra preghiera, accompagnata dalle opere di carità, nello spirito di penitenza che ci fa accettare con rassegnazione i mali presenti e ce li fa offrire al Signore in isconto dei peccati del mondo, quando sarà avvalorata dalla intercessione di Maria SS.ma, che salutiamo “Piena di Grazia”, “Madre della Misericordia”, “l’Onnipotenza supplichevole” presso il Trono dell’Altissimo, affretterà il giorno della misericordia divina per tutti.
Recitate quindi fervorosamente il Santo Rosario, accorrerete numerosi alla Supplica che in tutto il mondo si rivolge alla Madonna del Rosario nella prima domenica di ottobre, pregate per le Missioni e date con maggiore generosità che negli anni scorsi il vostro obolo per la Giornata Missionaria Mondiale. Le Missioni Cattoliche estendono il Regno di Cristo, ed oggi più che mai, per le difficoltà della guerra, hanno bisogno della preghiera e del soccorso di tutti i fedeli. Se con generosità useremo misericordia verso chi si trova ancora immerso nelle tenebre del paganesimo, riceveremo dal Signore, come desiderata ricompensa, la sua misericordia nella cessazione dei mali che presentemente affliggono tutto il genere umano. Sarà questa gara di preghiera, di carità e di penitenza la migliore preparazione alla festa di N. S. Gesù Cristo Re, dal cui Cuore d’infinita misericordia attendiamo “il fatidico giorno in cui l’umanità tutta quanta, consolata dalla visione del casto amplesso della giustizia e della pace e guidata dalla stella luminosa della fede e della vita cristiana, ritroverà nell’armonia tra la patria terrena e quella celeste la prosperità verace degli individui e delle nazioni”.
Vi benediciamo nel Signore.
Baronissi (Salerno), 17 Settembre 1941-XIX
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
per il mese di ottobre
- In tutte le parrocchie e nelle rettorie in cui si conserva abitualmente il SS. Sacramento, sia praticato il pio esercizio del mese di ottobre secondo le prescrizioni di Leone XIII, e cioè si reciti il Santo Rosario davanti al SS. Sacramento esposto, seguito dalle Litanie e dall’Orazione a S. Giuseppe. Desideriamo vivamente che i M. Rev.di Parroci vi aggiungano una breve considerazione sui misteri del Rosario servendosi all’uopo dell’ottimo libro del P. Don Fausto Mezza, O.S.B. dal titolo: Il Vangelo di Maria; proponendo ai fedeli ogni giorno un fioretto, come si pratica nel mese di maggio.
- Si esortino i fedeli a partecipare numerosi alla Supplica alla Madonna del Rosario a mezzogiorno del 5 ottobre, prima domenica del mese, avvertendo che quelli che non possono intervenire alla funzione in chiesa, possono recitarla anche nelle proprie abitazioni, guadagnando le annesse indulgenze.
- Nelle quattro domeniche del mese: 5, 12, 19 e 26 ottobre, la pia pratica assuma la forma di adorazione eucaristica, con la recita dell’intero S. Rosario, intercalato da considerazione e canti.
- Vogliamo poi che la preghiera dei piccoli abbia delle manifestazioni speciali durante il mese: pertanto raccomandiamo vivamente ai superiori di istituti maschili e femminili, alle Suore degli asili infantili, di radunare i fanciulli in un giorno di ogni settimana, di esortarli a pregare secondo le intenzioni del Papa e di recitare insieme una terza parte del S. Rosario.
- Infine raccomandiamo che dal giorno 19 – domenica della Giornata Missionaria Mondiale – al 26 – Festa di Cristo Re -, si preghi in modo particolare per le Missioni e si raccolga con diligenza l’obolo dei fedeli per la Giornata Missionaria. Ricordiamo infine che nella suddetta settimana, nella Messa e nelle sacre funzioni, sono prescritte Pro Re Gravi le due collette: “Pro Fidei propagatione” e quella solita “Pro pace”.
Notificazione
Una Santa Crociata per la dignità cristiana della Giovane
(Foggia, Festa di tutti i Santi 1941)
Il Vescovo fa proprio l’appello del S. Padre di una Santa Crociata per la dignità cristiana della Giovane. Mentre la Patria è in armi non si può meglio contribuire alla vittoria e alla ricostruzione dell’ordine, in una pace duratura, che adoperandosi a risanare i costumi e a difendere quel rispetto del pudore che forma una delle più gloriose tradizioni cristiane della nostra gente.
Fiorita d’Anime, 15 novembre 1941 – XIX – N 8
Mons. FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
NOTIFICAZIONE
Il Santo Padre, in due solenni documenti e in un memorando discorso tenuto nel giorno dell’Ascensione di quest’anno, ha bandito per il prossimo anno una Santa Crociata per la dignità cristiana della Giovane. In quei documenti e in quel discorso:
Il Papa denunzia le insidie e le molte seduzioni a cui è esposta la gioventù moderna, ritracciando il quadro doloroso di quei disordini morali che hanno strappato un grido dall’arme anche fra uomini estranei alla fede cristiana.
Il Papa addita nella rilassatezza dei costumi la causa profonda dei mali anche temporali da cui è travagliata la società contemporanea.
Il Papa proclama urgente, per una opera di vera restaurazione, la lotta per il buon costume in tutti i campi, ma specialmente in quel settore che, per essere il più insidiato, il più esposto, il più indifeso di tutti, reclama maggiore delicatezza di cure, cioè la gioventù femminile.
Il Papa invita tutte le anime volenterose, sacerdoti e laici di tutte le classi sociali a prestarsi per la santa battaglia, costituendo un fronte unico contro tutto ciò che tenta di degradare la donna e di farla discendere da quel seggio di gloria su cui il Cristo la pose – angelo e regina della casa.
Questa campagna il Santo Padre non esita a volerla e a bandirla, mentre infierisce la guerra: che anzi intende proporla come l’opera più efficace di riparazione offerta al Cuore Divino per propiziarlo e piegarlo a benedire la nostra Patria, nell’ora presente.
Figliuoli dilettissimi, il Vostro Pastore non può se non farsi eco dell’augusta parola del Vicario di Gesù Cristo. Noi desideriamo che le nostre due Diocesi, dai Centri ai più piccoli raggruppamenti rurali, rispondano con un cuor solo all’appello Santo.
Con l’aiuto dei nostri Parroci abbiamo organizzato tutta una serie di belle iniziative, di carattere strettamente religioso, atte a diffondere e a coltivare in mezzo alle nostre giovani, il senso della dignità cristiana, mediante l’amore a quella virtù che è il loro pregio più grande: la purezza.
La Crociata si svolgerà dall’8 dicembre 1942, p.v. sotto l’ispirazione e il patrocinio dolcissimo di Maria Immacolata, esempio di Madre incomparabile di purezza.
I nostri sacerdoti saranno i primi cooperatori in quest’opera magnifica d’apostolato e non dubitiamo che essi moltiplicheranno le loro energie per far riecheggiare, con zelo concorde, dall’altare, dal confessionale e dovunque la parola del Papa.
Preziosa sarà la collaborazione degli istituti religiosi maschili e femminile e delle associazioni che da essi dipendono e noi vi facciamo sicuro assegnamento; indispensabile la comprensione e la cooperazione dei genitori, delle madri soprattutto che tanto spesso devono oggi trepidare per la virtù delle loro figliuole. Nessuno si rifiuti dal fiancheggiare l’opera nostra di tutti quelli che sono solleciti del pubblico bene e vedono nel dilagare della corruzione una spaventevole minaccia per l’ordine sociale.
Le leggi patrie hanno rimesso in onore i massimi valori sociali matrimonio – famiglia – educazione. Per orientare la gioventù verso questi ideali è necessaria la purezza del cuore, il dominio dello spirito sulla materia e questo è possibile solo quando la giovane vive nella santa fierezza di sapersi figlia di Dio, consapevole dell’alta missione che l’attende nella vita. È il senso della dignità cristiana che detta spontaneamente quell’insieme di attenzioni, di delicatezze, di cautele che costituiscono la virtù della modestia oggi tanto incompresa e spesso vilipesa.
La Patria è in armi e sui molteplici fronti s’immola la giovinezza più vigorosa delle nostre belle contrade, per un nuovo ordine di giustizia nel mondo.
Non si può meglio contribuire alla vittoria e alla ricostruzione dell’ordine, in una pace duratura, che adoperandosi a risanare i costumi e a difendere quel rispetto al pudore che forma una delle più gloriose tradizioni cristiane di nostra gente.
Ridoniamo all’innocenza e al decoro cristiano la meritata pacifica vittoria.
Diamo alla nostra cara gioventù la giocondità ineffabile, il celestiale profumo della purezza.
Arginiamo questo torrente di sensualità che minaccia di soffocare le radici stesse della vita.
Iddio lo vuole. Lo vuole Maria Immacolata Castellana di Italia a cui il nostro popolo si è solennemente consacrato. Lo reclama il bene delle anime, delle quali fu prezzo inestimabile il Sangue dell’Uomo Dio.
Foggia, Festa di tutti i Santi 1941 – XX
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la Campagna degli abbonamenti del 1942
(Documento non datato; si desume: Dicembre 1941)
E’ una presentazione dell’appello di S.E.Mons. Evaristo Colli, Direttore Generale dell’A.C.I., che ha lanciato la campagna di abbonamento ai Quotidiani Cattolici. Il Servo di Dio appoggia caldamente l’iniziativa, invitando a sostenere anche “Fiorita d’Anime”. Segue: Appello di Mons. Colli
Fiorita d’Anime, 15 dicembre 1941 – XIX – N. 9
IN OGNI FAMIGLIA CATTOLICA IL GIORNALE CATTOLICO
Per la campagna degli abbonamenti 1942
Porto a vostra conoscenza l’Appello che S. Ecc. Mons. Evasio Colli, Direttore Generale dell’Azione Cattolica Italiana, ha lanciato recentemente per la campagna abbonamenti ai Quotidiani Cattolici.
L’autorevole parola dell’illustre Presule che riflette le supreme direttive del Santo Padre, trovi nel cuore di ciascuno di noi un eco vibrante di santi e pratici propositi.
Cominciate da voi stessi: ogni cattolico deve sentire il dovere di scegliere fra i tanti giornali, quello che più completamente risponde ai suoi sentimenti e ai bisogni della sua coscienza, cioè il giornale cattolico. Ivi, mentre troverà tutto quello che può interessare un italiano circa il notiziario politico, sociale, internazionale, – come in ogni altro Quotidiano – troverà in più quello che gli altri Quotidiani non hanno, vale a dire la parola del Papa, il notiziario dettagliato degli avvenimenti religiosi, la valutazione cristiana delle vicende di ogni giorno. Non sono forse questi vantaggi più che sufficienti a far preferire da un cattolico il Quotidiano cattolico?
E poi farsi apostoli della stampa nostra. E dico nostra intendendo di includere in questo aggettivo un riferimento più che mai preciso anche al nostro periodico diocesano “Fiorita d’Anime”. Per quando, nelle attuali circostanze, esso non possa uscire con quella puntualità che sarebbe nei desideri di tutti, esso assolve pur sempre un compito molto importante nella vita diocesana, e per questo io lo raccomando ancora una volta a quanti si interessano dell’attività religiosa delle nostre due diocesi. Ogni parrocchia abbia i suoi abbonati e curi di non far mancare in ogni numero il suo breve, ma completo notiziario. Sarà poi sommamente opportuno integrare gli abbonamenti con delle offerte spontanee, che saranno come “L’Olio per la lampada” secondo l’espressione ormai tradizionale.
A tutti quanti si interesseranno per la diffusione della stampa cattolica vada la mia pastorale benedizione, auspice dei divini favori sull’anno nuovo che è per cominciare.
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
APPELLO DI S. E. MONS. EVASIO COLLI
PER LA CAMPAGNA DEGLI ABBONAMENTI
A tutte, e singole le Associazioni di A. C. lancio il mio appello in occasione dell’inizio della Campagna degli abbonamenti ai Quotidiani Cattolici, sicuro che tutti lo accoglieranno con quella prontezza disciplinata e volenterosa che è una bella caratteristica della nostra Azione Cattolica quando è chiamata ad opere di apostolato.
So di chiedere un sacrificio ma so che sarà accolto con serena fortezza e sarà compiuto con generosità perché imposto da un preciso dovere. e per l’ascritto all’Azione Cattolica diffondere ed aiutare il Quotidiano Cattolico è un dovere!
Il Socio di Azione Cattolica deve volere che ogni giorno entri nella propria casa il Quotidiano Cattolico che è l’altoparlante della parola del Papa, il diffusore degli insegnamenti della Chiesa, l’interprete dei sentimenti religiosi, sociali e patriottici dell’Azione Cattolica.
L’uomo ed il giovane, la madre e la figliuola, armonicamente fusi in una sola volontà devono, ciascuno individualmente, dare il personale contributo di sacrificio per avere il necessario per l’abbonamento al Quotidiano Cattolico. Così ogni famiglia cattolica ospiterà ogni giorno questo amico fedele e fidato che porta la parola che informa, illumina, sprona.
Dopo aver compiuto questo dovere personale, il Socio dell’Azione Cattolica, nei modi ritenuti più idonei, si presterà per trovare nuovi abbonamenti con una propaganda attiva e generosa secondo il programma pratico che sarà indicato dalle Presidenze Centrali delle Associazioni Nazionali.
Gli Uffici Diocesani convochino in speciale adunanza la Consulta e colla collaborazione dei Delegati Diocesani per il Quotidiano studino il modo migliore per l’attuazione della «Campagna degli abbonamenti».
Gli Uffici Parrocchiali con più profonda conoscenza dell’ambiente studieranno il modo pratico ed opportuno per raccogliere abbonamenti anche rateizzando i pagamenti.
Non è ammissibile che ove esiste una Associazione di A. C. non vi sia almeno un abbonamento al Quotidiano Cattolico.
Tutti devono rispondere a questo appello, tutti devono affrontare serenamente le difficoltà che si propongono ad un lavoro proficuo le difficoltà che si vincono con la volontà ferma e generosa e, con l’aiuto di Dio che feconderà gli sforzi ed i sacrifici fatti per l’amore di Lui.
✝ EVASIO COLLI
Vescovo di Parma
Direttore Generale dell’A. C. I.
Notificazione per l’Unità della Chiesa
(Foggia, 10 gennaio 1942)
Il Servo di Dio annuncia che quest’anno l’Ottava di preghiere sarà celebrata più universalmente, perché è stata indetta non solo tra noi cattolici, ma anche presso molte chiese dei nostri fratelli separati.
Fiorita d’Anime, 15 gennaio 1942 – XX – N. 1(p. 3)
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al popolo delle due diocesi
NOTIFICAZIONE
Domenica prossima, 18 corrente, con la festa della Cattedra di S. Pietro in Roma, s’inizia la solenne ottava di preghiera per implorare il ritorno di tutti i nostri fratelli erranti all’unità della Chiesa cattolica, la vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, di cui noi siamo avventurati figli.
Da tale giorno sino al giorno 25, festa della Conversione di S. Paolo, in tutte le Diocesi del mondo si eleveranno fervidi suppliche e pubbliche preghiere, affinché il voto supremo del Cuore del Redentore si compia e tutti gli uomini, di qualunque stirpe e nazione, siano affratellati nella verità e formino un unico gregge sotto la guida di lui, unico divino Pastore, e del suo Vicario in terra, il Papa.
Le nostre diocesi delle Puglie, sono maggiormente interessate in quest’opera di Cristiana unificazione per i frequenti rapporti avuti, nei secoli andati, con l’Oriente Cristiano da cui venne a noi un maggiore incremento nella divozione alla Madonna.
Quest’anno l’Ottava di preghiere sarà celebrata più universalmente.
Essa infatti è stata indetta ufficialmente non solo tra noi cattolici, ma ancora presso molte chiese dei nostri fratelli separati, sia Scismatici sia Protestanti, ai quali il papa ha anche rivolto con paterno affetto il suo pensiero nella sua ultima allocuzione per il S. Natale.
In quest’ora di duro e universale travaglio, dobbiamo tutti con cuore davvero contrito e fermamente fiducioso stringerci intorno agli altari per supplicare la divina misericordia, e affrettare coi nostri voti un’era nuova di giustizia e di pace, che da Roma s’irradii.
In questo turbine di odio feroce, che divide e insanguina la terra e ci fa sentire più vivo il desiderio della vera fratellanza fra i popoli, non dubitiamo che questo nuovo appello alla preghiera raccoglierà la più ampia e fervida rispondenza in mezzo ai fedeli.
Ci sproni anche un motivo tutto particolare di riconoscenza e di tenerezza filiale: il conforto che recheremo al Cuore del Santo Padre, il dolce Cristo in terra. Ricorre quest’anno il suo giubileo episcopale, compiendosi 25 anni da quando con la Consacrazione Vescovile ricevette la pienezza del Sacerdozio.
Il 14 di maggio, festa dell’Ascensione, le nostre diocesi celebreranno la data ricordevole. A causa della luttuosa ora presente e della espressa volontà del S. Padre, la celebrazione avrà carattere di interiorità e di raccoglimento; ma non pertanto sarà meno fervorosa e meno feconda di bene.
L’Ottava di preghiere, compiuta con straordinario ardore di fede, sia la prima preparazione alla pia e filiale celebrazione giubilare.
L’Unità della Chiesa, ricordiamolo, è il voto più ardente del suo cuore di Pastore Universale e di Vicario di Gesù Cristo.
Foggia, 10 gennaio 1942 – XX
✝Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la S. Quaresima
(Foggia, 11 febbraio 1942)
Nell’ora presente, tanto bisognosa di essere rischiarata dalla Luce della Fede, il Vescovo invita i fedeli ad ascoltare bene la parola di Dio, a praticare la carità, a pregare per il Giubileo del S. Padre (che compirà prossimamente il 25° anniversario della sua consacrazione episcopale), e a pregare per i Sacerdoti e le Vocazioni sacerdotali.
Fiorita d’Anime, 15 febbraio 1942 – XX – N. 2(p. 1)
NOTIFICAZIONE
di S. Ecc. Mons. FORTUNATO M.a FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
Se ogni anno non mancammo di rivolgerVi – ammonitrice e confortatrice – la nostra parola pastorale in prossimità della Santa Quaresima, questo dovere ci s’impone molto più urgente nell’ora che volge, così bisognosa di essere rischiarata dalla suprema Luce della fede e dalle ineffabili speranze che da essa promanano.
Per questo, innanzi tutto insistiamo nel richiamarvi all’osservanza del dovere di santificare questo sacro tempo, frequentando la parola di Dio che con più assiduità viene in esso annunziata.
Ascoltar bene la parola di Dio
«Lucerna al mio cammino è la tua parola, è luce ai miei sentieri» (Salmo 118). E quanto è necessaria oggi a ciascun di noi questa divina luce, per poter cristianamente giudicare gli eventi a cui assistiamo e dei quali siamo – ciascuno per la sua parte – attori e responsabili! Quanto è necessario richiamare davanti al nostro cuore di credenti le sublimi verità della Fede, per poter riconoscere nel corso delle nostre tribolazioni la Mano della Provvidenza che tutto dispone per il nostro maggior bene, e che permette la tribolazione per purificarci e farci constatare che solo in Gesù Cristo e nella sua Divina Dottrina l’umana società può avere pace e salvezza.
E’ vero che quest’anno la frequenza alla Sacra Predicazione costerà qualche sacrificio maggiore che negli anni passati. Ma dobbiamo con la mortificazione e con la penitenza fecondare in noi il buon seme della divina Parola, che con più larga mano Iddio sparge nelle anime nostre in questo sacro tempo. La sua Parola è onnipotente a santificarci, come fu onnipotente a trarre dal nulla tutte le cose: ma per produrre in noi i suoi frutti esige da noi particolari disposizioni, senza le quali essa rimane infeconda.
Prima condizione è la diligenza nell’ascoltarla, anche a costo di sacrificio. Nonostante la eccezionale rigidezza della stagione e la gravità austerissima dell’ora che il mondo attraversa, i pubblici ritrovi, i cinema, i teatri, sono sempre affollati: non così, invece, le chiese. Si preferisce dai più per il proprio spirito travagliato il narcotico dilettevole e inebriante del sollazzo, al rimedio vero ed efficace che Iddio ci appresta nei suoi divini insegnamenti. Vogliate voi tutti, con saggezza ed abnegazione cristiana, appigliarvi a questo e sperimentare la verità del detto del Salmista: «E’ più bello un solo giorno (trascorso) nei tuoi atrii, anzicchè millle (lontani da essi)» (Salmo 83).
A questa diligenza nell’ascoltare la Divina Parola, bisogna congiungere una cura amorosa nell’applicarla a noi stessi e alle nostre particolari necessità spirituali, affinché essa non resti, per noi, come il seme caduto sulla strada, che né mette radice alcuna, né ha alcuna speranza di fecondità, ma – esposta com’è al calpestio dei passanti – vien beccata dagli uccelli dell’aria e nulla produce in ben e in chi invano la ricevette.
Né basta ricevere con cura amorosa la Parola di Dio, trasferendola nell’intimo dell’anima nostra con la riflessione e l’applicazione, ma occorre tradurla in pratica di vita veramente cristiana, secondo l’ammonimento dell’Apostolo S. Giacomo: «Siate facitori della parola e non uditori soltanto, ingannando voi stessi. Poiché se uno è uditore e non facitore della parola, egli rassomiglierà ad un uomo che considera il nativo suo volto in uno specchio: il quale, considerato che si è, se ne va e dimentica subito quale egli si fosse. Ma chi mirerà addentro nella legge della perfetta libertà, e in essa persevererà, non essendo uditore smemorato ma facitore di opere: questi sarà beato nel suo operare (S. Giov. 1.22-25)».
Certo, non sarà senza sforzo che conseguiremo questa indispensabile coerenza tra la nostra fede e le nostre opere. Gesù stesso ce l’ha insegnato, quando affermava che « il Regno di Dio subisce violenza, ed i violenti lo rapiscono». Male intendono il Cristianesimo coloro che riducono tutta la loro religione a delle pratiche di pietà più o meno numerose, e non sanno poi imporsi neanche la minima rinunzia quando occorrerebbe sacrificare qualche cosa per mantenersi all’altezza della propria dignità di cristiani. Costoro vorrebbero mettere d’accordo Dio e il mondo, dimenticando che il Maestro Divino ha categoricamente affermato che «è impossibile servire a due padroni».
Ma se lo sforzo ci sarà necessario, il Signore non ci lascia senza il necessario soccorso per poterlo compiere e con successo; basterà che glielo domandiamo con la preghiera, alla cui santa importunità il Signore tutto ha promesso. E’ per questo che non possiamo tralasciare di raccomandarvi con tutto il cuore di rinnovarvi in questa Santa Quaresima nello spirito della preghiera, per rendervi capaci di tutte le ascensioni a cui la parola del Signore – che è «penetrante come una spada a due tagli» vi chiamerà.
E ci sembra più che mai opportuno mettere qui nel suo giusto rilievo che, così facendo Voi farete opera preziosa, non solo dal punto di vista religioso, ma anche dal punto di vista sociale. Dobbiamo convincerci che – qualunque sia il complesso di cause prossime che determinano questa o quella crisi sociale, – la causa ultima ed universale è il peccato: «Miseros facit populos peccatum»; e specialmente le discordie tra i popoli da cui derivano le guerre con tutti i loro orrori e i loro dolori, hanno la loro radice nel peccato, come la Chiesa solennemente si esprime nel prefazio della Messa di Cristo Re: «univarsæ familiæ gentium peccati vulnere disgregatæ».
Ora ogni uomo che distrugge in sé il peccato, che, mediante la preghiera, la mortificazione, la frequenza ai S.S. Sacramenti, approfondisce in sé il regno di Gesù Cristo, concorre con ciò stesso, secondo le sue possibilità, al ristabilimento delle condizioni sovrannaturali, senza le quali né volontà di uomini, né forza di armi, né accorgimenti di diplomatici potranno dare ai popoli pace e prosperità.
La qual cosa per noi figli di questa Italia, nel cui seno Gesù volle che fosse posto il centro della sua Chiesa, e doppiamente doverosa, in quanto è nel cuore di tutti noi la santa fierezza di sapere che ovunque si estende il mistico e pacifico regno di Gesù Cristo, ivi si estende il nome, la lingua, la grandezza di Roma «centro, rocca e maestra del Cristianesimo, città più per Cristo che per i Cesari eterna nel tempo» (Pio XII).
Praticare la carità
Se la parola di Dio penetrerà ben a dentro ai vostri cuori, essa non potrà non produrvi, quale naturale conseguenza, il mistico fuoco della carità, poiché alla carità converge tutta la dottrina di Gesù Cristo: «Plenitudo legis dilectio», e in essa si compendia tutta la divina rivelazione: «In his duobus (nella carità verso Dio e verso il prossimo) tota lex pendet et prophatae».
Nei momenti di universale sofferenza – parrebbe impossibile! – invece di veder consolidato il vincolo della comune fraternità da quello del comune travaglio, si vedono spesso accentuarsi invece gli egoismi determinati dal desiderio di crearsi, per poco che sia possibile, una condizione meno disagiata, anche a costo di rendere per questo più disagiata quella degli altri.
Tutto ciò è così proprio della natura umana, che il mondo non se ne fa una colpa. Ma Nostro Signor Gesù Cristo, che ha esaltato la carità come la più sociale di tutte le virtù, ha corretto con la sua grazia la naturale tendenza della corrotta natura umana, e noi non dovremmo mancare di secondare il suo divino impulso, correggendo il naturale egoismo del nostro cuore con le dolci esigenze della più generosa carità.
Facciamo, ciascuno dal canto nostro, quanto è possibile per alleviare quel tanto di sofferenze che ci è dato di conoscere e di poter soccorrere: diamo a chi ha bisogno più di noi, sappiamo imporci anche qualche maggior sacrificio, in nome di Gesù Crocifisso, per poter largheggiare con quelli che a noi ricorrono, e se non potremmo dare il soccorso materiale, diamo almeno ai nostri fratelli il soccorso della parola buona, dell’opportuno conforto, dell’amorevole interessamento.
Il Giubileo del Santo Padre
Fra i tanti motivi di travaglio che l’ora presente reca ai nostri cuori, il Signore ci concede – per sua misericordia – un dolce motivo di consolazione e di letizia: il Giubileo Episcopale del Santo Padre Pio XII. Il 13 maggio 1942, come non ha guari avemmo occasione di annunziarvi, si compiono 25 anni dal giorno in cui il sacerdote Eugenio Pacelli riceveva con l’episcopato la pienezza del suo sacerdozio, il quale – nei misteriosi disegni della Provvidenza – era destinato a dilatare la sua paternità «da un mare all’altro e dal fiume fino ai confini dell’orbe della terra».
In tempi normali la ricorrenza sarebbe stata certamente festeggiata con grandiose manifestazioni di giubilo universale. Ma forse mai, come nel raccoglimento di quest’ora, che tali manifestazioni non consente, il mondo fu in condizioni di «sentire» tutta la grandiosità del dono che Dio ha fatto all’umanità nel Papa. Quello che Pio XI, di venerata memoria, fece per prevenire la conflagrazione che imperversa sull’umanità, quello che Pio XII, felicemente regnante, ha fatto per scongiurarne lo scoppio imminente; quello che Egli sta facendo per lenire, con una tenerezza diremmo quasi «materna» le ferite e le angosce del mondo dopo lo scoppio del conflitto, e lo zelo instancabile col quale addita ai popoli e ai reggitori dei popoli le vere vie della restaurazione sociale e della pace, e una tale somma di benemerenze che basterebbe da sole ad additare il Papato alla gratitudine imperitura di tutti i popoli.
E noi prenderemo, dunque, un occasione dal Giubileo Episcopale del Santo Padre, per esprimerGli il nostro immenso amore filiale nel modo più consono all’austerità dell’ora presente, che è poi anche il mondo più efficace per consolare il Suo piissimo Cuore addolorato: pregando.
Vogliamo perciò che nella terza domenica di Quaresima i Sacri Oratori Quaresimali parlino al popolo del Papa, esponendo in modo tutto particolare l’immensa opera di carità che Pio XII sta svolgendo attraverso l’ufficio informazioni, istituito in Vaticano; che tanti servigi sta rendendo a tutta l’umanità. In quelle chiese ove non ha luogo la predicazione quaresimale, si tenga – nelle SS. Messe – un’omelia sul medesimo argomento, e parimenti si cerchi di parlare di esso in tutte le adunanze di A. C. nei catechismi e nelle scuole di religione che si terranno nelle nostre chiese. L’obolo che – come ogni anno – sarà raccolto in quel giorno per il Papa, sarà quest’anno destinato come contributo all’erezione di una chiesa in onore di S. Eugenio nella Città di Roma, la quale chiesa resterà monumento perenne a ricordo del Giubileo del S. Padre. Siamo sicuri che i fedeli, tra i quali tanti ci sono che hanno sperimentato direttamente la carità del Papa, attraverso le informazioni dei loro cari, ricevute per il Suo tramite sapranno essere più generosi del solito, per dimostrare così tangibilmente il loro amore e la loro gratitudine verso il Vicario di Gesù Cristo.
In prossimità, poi, della data giubilare (13 Maggio) saranno da Noi date le disposizioni per la sua degna celebrazione.
Pregare per il Sacerdozio
E giacché abbiamo parlato del Sommo Sacerdote della Chiesa di Gesù Cristo, il nostro pensiero ricorre per naturale associazione di idee a tutta la vasta diramazione che questo sacerdozio ha nella compagine immensa nella Chiesa: i Cardinali, i Vescovi, i Sacerdoti, gli aspiranti al Sacerdozio di tutto il mondo.
Quale grande dovere, pei fedeli, è quello di pregare per i Sacerdoti e per le Vocazioni sacerdotali!
Da ogni parte giungono ai Vescovi voci di intere popolazioni che domandano Sacerdoti, e li domandano fervorosi, istruiti, zelanti, laboriosi, ricchi di iniziative e di possibilità di apostolato.
Ai consueti bisogni della Chiesa altri se ne aggiungono tutti i giorni, per far fronte alle esigenze così vaste, così molteplici di questa nostra età dinamica, inquieta, tanto insidiata dalle tendenze neo-pagane che si vanno pronunziando in seno alle masse pur tanto assetate di pace e di giustizia. E quasi ciò non bastasse, ecco aperto innanzi al sacerdozio la straordinaria necessità di assistere le truppe sui campi di battaglia, nei campi di concentramento dei prigionieri, negli ospedali, nelle caserme, negli accampamenti, ove l’opera del sacerdote è tanto desiderata ed apprezzata.
Nella sola Italia già alcune migliaia di sacerdoti si sono volontariamente votati all’alto ministero di Cappellani Militari, e di essi già circa trecento partecipando all’eroica dedizione delle loro truppe sono caduti morti o feriti sui campi dell’onore o si sono offerti a volontaria prigionia, per rimanere accanto ai loro soldati e condividerne le privazioni e i dolori. Ed altri se ne richiedono per colmare i posti restati vuoti e per dilatare le possibilità di questo apostolato preziosissimo. Occorrono per questo ministero sacerdoti giovani, validi, colti, ardenti di zelo, capaci di sacrificio, corazzati di virtù, per mantenersi all’altezza della loro Vocazione in un genere di vita così lontano da quello proprio di un’anima consacrata. Anche le nostre diocesi hanno dato il loro contributo a questo glorioso esercito di sacerdoti, inviando alcuni Cappellani Militari al servizio della Patria e ancora altri se ne domandano.
Ma come si può far fronte a tante e così svariate esigenze, se non si dispone costantemente di un Clero numeroso, ben formato, equamente distribuito quanto all’età, per non andare incontro al rischio (come oggi purtroppo avviene) di veder scomparire in breve tempo un notevole numero di sacerdoti anziani, senza che un ugual numero di giovani recate venga a prendere i posti restati vuoti? Di qui la suprema necessità di pregare per l’incremento e la santificazione del Clero.
Soltanto la preghiera unanime, costante, fiduciosa del popolo cristiano può ottenere da Dio questo dono che racchiude in sé tutti i doni, che Egli possa fare all’umanità. Per questo Gesù ce ne ha fatto un esplicito comando: «Pregate il Padrone della messe che mandi gli operai nella sua messe».
Sappiamo che già un vivo movimento si è determinato e si va estendendo in questa direzione tra le anime pie anche delle nostre due Diocesi, e ne siamo profondamente consolati.
Ma vorremmo che tale movimento si estendesse a tutta la massa dei fedeli, e per questo raccomandiamo che venga, ogni mese, celebrata la «Giornata Sacerdotale» nel sabato seguente il primo Venerdì nel qual giorno è consentita la Messa di Gesù Sommo ed Eterno Sacerdote alle medesime condizioni richieste per la Messa del Sacro Cuore nel primo Venerdì.
La penitenza, la preghiera, la carità che il popolo fedele moltiplicherà in questo tempo quaresimale così ricco di grazie e di misericordie, ottengano dal Cuore Sacratissimo del Redentore – Mediatrice Maria – una giusta vittoria alla nostra Patria, e nella pace un «ordine nuovo» fondato sull’eterna legge di verità e di giustizia, che è il Divino Evangelo di Nostro Gesù Cristo.
Questo il voto, l’augurio, la speranza del nostro cuore paterno, che confermiamo con la nostra pastorale Benedizione.
Foggia, 11 Febbraio 1942 – XX – Festa della Madonna di Lourdes
✝ FORTUNATO M.a FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per il Giubileo Episcopale del S. Padre Pio XII
(Foggia, 12 aprile 1942)
Per onorare l’augusto Giubileo Episcopale del S. Padre il Servo di Dio rivolge un caldo invito perché tra le parrocchie e le varie associazioni cattoliche sorga una gara di generosità. Non, quindi, solennità esteriori, ma preghiere, concorso generoso per far sorgere un nuovo tempio nei quartieri nuovi di Roma e cooperazione a divulgare la conoscenza della missione del Papa, soprattutto in quest’ora presente.
Fiorita d’Anime, 15 aprile 1942 – XX – N. 4 (p. 1)
Mons. FORTUNATO FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
NOTIFICAZIONE
Fratelli e Figliuoli amatissimi,
Nel gennaio ultimo, in occasione dell’ottava solenne di preghiere per l’Unità della Chiesa, e poi nella notificazione per la Santa Quaresima, vi annunziammo il prossimo Giubileo Episcopale del S. Padre pio XII e sin d’allora vi esortammo a rendere più fervide ed intense le vostre preghiere secondo le sue intenzioni.
Adesso, appena un mese ci separa dal giorno anniversario in cui Egli ricevette, con la potestà vescovile la pienezza del sacerdozio e perciò in forma più concreta vi invitiamo tutti a tributare a Lui, Padre e Maestro universale, l’omaggio filiale, devoto e fattivo del vostro cuore di credenti.
Per promuovere e dirigere le varie manifestazioni di fede che la fausta ricorrenza susciterà tra i credenti, come a Roma è stato costituito un Comitato Centrale, così anche noi abbiamo costituito un comitato diocesano per ognuna delle nostre due diocesi nel desiderio che si accenta tra le parrocchie e le varie associazioni cattoliche una santa gara di zelo per onorare sì augusto giubileo.
Nella mischia cruenta che sconvolge il mondo e che ha la sua intima causa nel disorientamento degli spiriti per la loro aberrazione da Gesù Cristo, il Papa è il faro luminoso posto da Dio a illuminare le genti e mostrare ai popoli la via della restaurazione vera e di una pace non effimera, ma stabile, fondata sulla giustizia e sulla carità.
Questo faro di luce sovrumana, che s’irradia nel mondo, Iddio l’ha messo in Italia e ha disposto che il papa sia italiano mentre a Lui guardano e da Lui attendono con ansia, parole di verità e di vita, i figli di tutte le nazioni.
E’ questa una meravigliosa rivincita del Pontificato di Roma segnata dalla Provvidenza Divina nella storia dell’umanità. Tutte le ingiurie che da secoli gli lanciarono contro lo scisma e l’eresia, il furore delle demagogie e le aberrazioni del liberalismo e l’odio delle sette, oggi tacciono e il papa è il solo che nell’infuriare travolgente e rovinoso di tante passioni, parla con autorità universale ed è ascoltato con desiderio vivissimo e con rinnovata venerazione, mentre Egli, al disopra di tutte le lotte partigiane ripete le parole che Gesù Cristo disse a Pilato: «Per questo sono al mondo per rendere testimonianza alla verità, e chiunque sta per la verità ascolta la mia voce» (Giov. XVIII, 39).
A noi cattolici d’Italia incombe doppiamente il dovere di stringerci intorno a Lui, in questo Santo Giubileo.
Ossequienti al suo espresso desiderio non daremo alla nostra celebrazione nessuna solennità esteriore. Essa consisterà essenzialmente:
- Nel pregare fervidamente ed intensamente per il Papa e secondo tutte le sue intenzioni;
- Nel concorrere generosamente, come meglio ci sarà dato, affinché sorga nei quartieri nuovi di Roma un nuovo tempio intitolato S. Eugenio I Papa, di cui Pio XII ebbe il nome nel giorno avventurato del suo battesimo;
- Nel cooperare a divulgare la conoscenza del Papa, la sua divina missione, quanto Egli ha compiuto e va compiendo nell’ora presente.
Pregare per il Papa e secondo tutte le sue intenzioni importa dare il contributo più efficace per la pace e la restaurazione del mondo in Gesù Cristo. La preghiera e la forza misteriosa e sovrumana alla quale nel Santo Vangelo è promessa con sicurezza la vittoria: la storia della Chiesa in venti secoli è luminosa conferma del compimento di tale promessa.
Far sorgere un nuovo tempio vuol dire costituire un nuovo centro di vita soprannaturale ove le anime saranno illuminate nella coscienza delle eterne verità e rigenerate alla vita sovrannaturale della Grazia per mezzo dei Santi Sacramenti. Vuol dire erigere a Gesù un nuovo tabernacolo e un nuovo altare, da cui come da un trono di misericordia e di amore spargerà i suoi tesori e si offrirà vittima propiziatrice al Padre.
Far conoscere il Papa, l’opera sua e la sua divina missione nel mondo, importa apprestare la luce a tante menti ottenebrate, additare al mondo la via della vera salvezza.
A conseguire questo triplice scopo diamo le seguenti disposizioni:
- a) il mese mariano sia celebrato con più divota solennità e offerto in modo particolare per il Papa Pio XII, che sotto gli auspici della Madonna, nel massimo tempio a Lei dedicato inaugurato in Roma la sua vita sacerdotale e poi nel mese a Lei consacrato, venticinque anni or sono, riceveva la pienezza del sacerdozio.
b) Da oggi sino al compimento dell’anno giubilare, 13 maggio 1943, nei giorni festivi, quando vi è maggior concorso di popolo, si canti, si reciti, in latino o in italiano l’Oremus pro Pontifice nostro Pio: Dominus conservet eum ecc.
c) Si esortino i fedeli a offrire spesso la Santa Comunione per il Papa e si promuovano durante il mese Mariano Comunioni Generali tra vari ceti e categorie di persone. Si caldeggi in ogni parrocchia il tesoro spirituale promosso dall’opera dell’Apostolato della Preghiera e si inculchi l’omaggio delle Sante Messe celebrate o ascoltate secondo le intenzioni del Papa.
d) Ai nostri sacerdoti domandiamo che il giorno 13 maggio o in altro giorno ad esso più vicino offrano una Santa Messa secondo le intenzioni del Papa.
e) Il giorno fissato per la celebrazione è il 14 maggio (festa dell’Ascensione). Fin dalla domenica precedente con apposita omelia essa sia ricordata ed illustrata ai fedeli.
f) All’Ave Maria del giorno 13 e al mattino a mezzogiorno e alla sera del giorno 14 le campane delle principali chiese suonino per circa mezz’ora a festa.
g) Oltre la messa celebrata con particolare solennità, si faccia un’ora solenne di adorazione, possibilmente predicata. - Il giorno 14 in tutte le messe si raccolga l’obolo per l’erigenda chiesa di S. Eugenio e si zelino, in quel modo che si crederà più opportuno, particolari offerte private anche in altri giorni dell’anno Giubilare.
- Sicuri la diffusione del numero unico pubblicato dal Comitato Centrale della vita del S. Padre Pio XII.
- Si da ora con tutto il cuore imploriamo le più elette benedizioni
di Dio su quanti si adopereranno a glorificarlo nella persona del Vicario di Gesù Cristo.
Foggia, 12 aprile 1942 – XX – Ottava di Pasqua
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la Consacrazione della famiglia umana
al Cuore Immacolato di Maria
(Foggia, 27 dicembre 1942)
Esultanza del Vescovo per questa consacrazione, avvenuta il 30 ottobre 1942 e trasmessa dalla Radio Vaticana. Questa consacrazione è stata ratificata, per desiderio del S. Padre, in tutte le Diocesi l’8 dicembre 1942. Il Vescovo profitta dell’occasione per invitare i fedeli delle due Diocesi a vivere con fede l’Ottava di preghiera per l’Unità della Chiesa nel gennaio prossimo.
Fiorita d’Anime, 15 dicembre 1942 – XX – N. 12 (p. 1).
NOTIFICAZIONE
di S. E. Rev.ma Mons. FORTUNATO FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Fratelli Figliuoli dilettissimi,
Quando la Radio Vaticana – il 30 ottobre scorso – diffondeva all’universo intero la solenne preghiera con cui il Santo Padre Pio XII consacrava tutta l’umana famiglia al Cuore Immacolato di Maria, il mio animo esultò di immensa gioia al pensiero che le nostre due diocesi, quasi antesignane di questo movimento provvidenziale suscitato in seno alla Chiesa dalla ricorrenza venticinquennale delle apparizioni di Fatima, si erano già da parecchi anni consacrate alla Madonna.
Niuno, infatti, dei dilettissimi figli della diocesi di Troia avrà potuto dimenticare la sera dell’8 dicembre 1929, quando – a chiusura dei festeggiamenti del mio giubileo sacerdotale – per petizione del Sig. podestà di Troia e alla presenza dell’Em.mo Sig. Cardinale Alessio Ascalesi, Arcivescovo di Napoli, io pronunziai quell’atto di consacrazione della Città e della Diocesi di Troia alla Vergine SS., che poi si è rinnovato solennemente ogni anno nella festa dell’Immacolata. Così come niuno dei dilettissimi figli della diocesi di Foggia avrà potuto dimenticare l’atto di consacrazione di quella città e Diocesi alla Madonna, da me pronunziato la sera del 25 luglio 1937, al chiudersi della commemorazione centenaria del miracolo dell’Addolorata liberatrice, al cospetto di una moltitudine plaudente e di tutte le massime Autorità Provinciali e Cittadine, testimone e lustro della celebrazione l’Em.mo Sig. Cardinale Pietro Boetto, ora Arcivescovo della invitta Genova.
Dopo che il Sommo Pontefice ebbe, adunque, compiuto la consacrazione dell’umanità al Cuore Immacolato di Maria, a me parve subito doveroso direi quasi rifondere in quella consacrazione universale la nostra consacrazione particolare, e già pensavo di disporre le due diocesi a questa solenne celebrazione, rivolgendo ad esse la mia parola, quando conobbi che il dì dell’Immacolata, per desiderio manifestato dallo stesso Santo Padre, tutte le diocesi d’Italia e del mondo avrebbero ratificato l’atto di consacrazione da Lui pronunziato il 30 ottobre.
Non c’era ormai più tempo di farvi giungere anticipatamente la mia parola. Ve la feci giungere per il tramite dei M. Rev.di Parroci, cui scrissi una circolare a questo intento. E dalle mie due cattedrali, da tutte le Parrocchie delle due diocesi mi sono giunte sommamente gradite le notizie dello slancio con cui il popolo ha partecipato a questo plebiscito di amore, di riparazione, di supplica, di speranza verso Colei che è l’unico rifugio di noi poveri peccatori, in questo tragici momenti in cui la divina giustizia fa sentire il peso tremendo del suo sdegno.
Ecco, adunque, rinnovati e riconfermati – in solidale unanimità con tutta l’immensa famiglia dei credenti – quei vincoli di totale appartenenza a Maria, che noi avevamo con Lei contratti già da molti anni.
Ma mentre mi gode l’animo a questo pensiero così consolante, io sento il dovere di ammonirvi con tutta la forza del mio cuore circa dovere strettissimo che abbiamo in conseguenza: di vivere cioè in conformità a questa nostra consacrazione.
E poiché anche in mezzo al nostro buon popolo serpeggia questa tendenza edonistica e sensuale che sta intaccando così profondamente il glorioso patrimonio morale a noi tramandato dai nostri padri e sta dando una vernice di spudorato paganesimo al volto cristiano della nostra generazione, io sento il dovere di richiamarvi fortemente alla elementare necessità della più leale coerenza.
Quale serio significato avrebbe la nostra consacrazione se poi si continuasse a scardinare la pubblica moralità con l’acquiescenza a quelle mode, a quelle libertà, a quelle audacie, che – mentre annientano il pudore e sono incentivo al divampare dei più bassi istinti – sono per ciò stesso i fermenti disgregatori della compagine familiare, e quindi della stessa civile società?
Ci pensino seriamente i padri e le madri di famiglia, ci pensino quanti hanno l’alto onore e l’onerosa responsabilità dell’educazione delle giovani generazioni, ci pensino tutti quanti hanno nelle loro mani i pubblici poteri, e per ciò stesso il dovere di tutelare sinceramente, colla forza delle leggi, il buon costume, che è di ogni Nazione il più sacro patrimonio, la più genuina gloria, la forza propulsatrice di ogni ascesa, di ogni conquista e di ogni vittoria.
E insieme colla difesa e la reintegrazione del buon costume, io sento il dovere di inculcare una più generale e ben intesa osservanza del precetto della santificazione della festa.
Con troppa facilità oggi i fedeli si sentono dispensati da questo che è uno dei più solenni precetti di Dio e della Chiesa; e, allontanandosi per tiepidezza dalla fonte della grazia che è la S. Messa, perdono progressivamente quella robustezza di fede, quella solidità di virtù che sole son capaci di resistere tetragone agli assalti dello spirito mondano. Altri poi, pur osservando a modo loro il precetto del riposo festivo, non si fanno un dovere di ascoltare la S. Messa e sciupano tutto il loro tempo in divertimenti contrastanti con lo spirito cristiano e – oggi – anche con i più stretti doveri di coscienza civica, la quale imporrebbe una serietà di vita conforme alla austera serietà dell’ora che volge.
Né posso fare a meno di richiamare la vostra attenzione sul dovere che a tutti incombe di combattere il detestabile vizio della bestemmia. E’ ben vero che tante volte sul labbro del nostro popolo la bestemmia non suona come formale espressione di odio o di contumelia verso Dio, la Vergine Benedetta e i santi: ma ciò non toglie ad essa quel carattere di mostruosa irriverenza per lo meno esterna, che mentre è in sé per sé gravemente ingiuriosa e quindi oggettivamente peccaminosa, è anche indice di una superficialissima formazione cristiana, di un animo grossolano e volgare ed è offesa al nostro dolce idioma e alle cristiani tradizioni della patria.
Tutela, dunque, e reintegrazione della moralità privata e pubblica, osservanza coscienziosa del precetto festivo, fermo impegno di evitare l’orrendo vizio della bestemmia: ecco i tre grandi doveri che scaturiscono, come un atto di seria coerenza, dalla nostra consacrazione al cuore Immacolato di Maria.
E affinché di ciò resti perenne il ricordo e l’efficacia, io estendo a tutte e due le diocesi quella disposizione che già emanai nel 1929 per la sola diocesi Troia, doversi cioè nella festa dell’Immacolata Concezione rinnovare pubblicamente quell’atto di consacrazione, il che si farà nelle due Cattedrali per i due Capoluoghi, e nella Chiesa Madre di ciascuno degli altri Comuni delle due Diocesi.
Colgo poi l’occasione della presente Notificazione, per ricordarvi il dovere di partecipare con tutto il fervore alla OTTAVA DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DELLA CHIESA, che – come negli altri anni – si svolgerà dal 18 al 25 gennaio. Sarà questo – oltre tutto – un prezioso omaggio di filiale pietà verso il Santo Padre nel suo Giubileo Episcopale.
L’immane travaglio della guerra, lo spettacolo della inconcussa fermezza della Chiesa Cattolica la quale, antica di venti secoli, emerge in fiorente giovinezza fra tante istituzioni puramente umane che pochi decenni bastarono a invecchiare e superare; la risonanza universale della dottrina che dal Colle Vaticano fluisce al mondo, in tutte le molteplici contingenze della sua storia, con l’immacolato splendore della più sincera verità, che trascende le contrastanti correnti del pensiero e della politica, e mostra con l’eloquenza dei fatti come la Chiesa Cattolica sia «columna et firmamentum veritatis», l’esperienza stessa della labilità di tutte le confessioni cristiane non cattoliche e di fronte al vortice degli errori e dei contrasti antireligiosi che in alcune nazioni imperversano nell’ora presente, tutto concorre a potenziare la misteriosa forza di attrazione che lo Spirito Santo ha sempre largito alla vera Chiesa di Gesù Cristo.
A noi il compito di sollecitare questo ritorno auspicato da secoli, con la preghiera cui partecipano in questa Ottava anche larghi strati degli stessi cristiani dissidenti che anelano sinceramente verso la verità. E ci sia sprone altresì il pensiero che la ricostituzione dell’unità della famiglia cristiana sia sarà uno dei coefficienti più poderosi alla gigantesca opera missionaria per la evangelizzazione del mondo infedele, che rappresenta i due terzi del genere umano; poiché, oltre l’intrinseca forza soprannaturale e naturale derivante dal confluire di tutto il cristianesimo verso un’unica meta, verrebbe così anche eliminato quel motivo di disorientamento che talvolta si ingerisce nei poveri pagani allorché si accorgono delle divisioni profonde che regnano in seno alla famiglia di coloro che pur si dicono credenti nell’unico Maestro.
Che l’ordine nuovo, da tutti invocato come la benefica risultanza di questa conflagrazione universale, veda ricostruirsi intono a Roma, centro della vera Chiesa di Gesù Cristo, l’unità delle genti umane oggi «peccati vulnere disgregatae», e l’Italia vittoriosa, cui Dio pose nel seno la Città Fatale come documento visibile di una vocazione civilizzatrice e santificatrice, sia antesignana di questa rigenerazione cattolica dell’umana società.
Questo il voto, l’augurio, la speranza del mio cuore all’alba del nuovo anno di grazia che il Signore ci concede.
Vi benedico.
Troia, 27 dicembre 1942 – Festa di S. Giovanni Evangelista
✝ FORTUNATO M.a FARINA
Vescovo di Troia e di Foggia
Notificazione per il decimo anniversario della processione
del Crocifisso di Pietro Frasa nelle due diocesi in occasione
dell’apertura del Giubileo per il XIX Centenario della Redenzione
(Troia, 19 marzo 1943)
Questo anniversario non è ricordato per una sterile commemorazione, ma offre l’occasione per una rifioritura di pietà del popolo verso il divin Crocifisso.
Fiorita d’Anime, 15 febbraio 1943 – XXI – N. 2
NOTIFICAZIONE
di S. E. Mons. FORTUNATO M. FARINA
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi
Fratelli e Figliuoli direttissimi,
il 2 aprile prossimo venturo si compiono dieci anni da un avvenimento che è rimasto memorabile nelle nostre due Diocesi: la processione del SS. Crocifisso fatta in occasione dell’apertura del grande Giubileo per il decimonono centenario dell’umana Redenzione.
Ogni Comune delle due Diocesi, rispondendo con spontanea comprensione al nostro paterno appello, tributò al simulacro del Redentore Crocifisso una manifestazione plebiscitaria di venerazione e di fede ben degna della straordinaria ed eccelsa ricorrenza.
Ma nei due Capoluoghi la celebrazione assunse un carattere di inesprimibile fervore, poiché per la prima volta i Crocifissi di Pietro Frasa, che si venerano nelle due Cattedrali, circondati da un misterioso alone quasi di leggenda – scendevano dal loro altare, varcavano la soglia del tempio e passavano trionfalmente attraverso le vie gremite di popolo commosso e riverente. Noi ricordiamo la pietà, il raccoglimento di quella grande processione, come uno degli spettacoli più divoti cui nella nostra vita ci fu dato di assistere.
Un fatto impressionante coronò in Troia quella processione, confermando la fama dei miracoli che la tradizione attribuiva ai Crocifissi di Pietro Frasa. Mentre la folla raccolta nella piazza antistante il Duomo era intenta ad ascoltare il discorso conclusivo, un misterioso flusso di gocce lunghe, come di sangue luminoso e iridescente scaturì dalla piaga della mano sinistra del Crocifisso. L’immensa commozione suscitata da quell’avvenimento produsse effetti sorprendenti di grazia nel cuore della popolazione: si ebbero conversioni di anime indurite o indifferenti, folle di comunioni ed una subitanea rifioritura di pietà.
L’Autorità Religiosa, in quella circostanza, mantenne come di dovere, un riserbo che sembrò finanche eccessivo. Ma una inchiesta privata, condotta non senza la nostra intesa, accertò incontrovertibilmente che il fatto era stato reale, e non si era trattato di allucinazione o fanatismo. Convinzione, del resto, che il popolo – nel suo innato buon senso – aveva già riportato dall’evidenza dell’avvenimento, e che bastò a far commemorare ogni anno quella data con una apposita funzione in Cattedrale.
Anche in Foggia quella processione produsse grandi frutti di grazia e conversioni che furono giudicate prodigiose.
Né ciò fa meraviglia, quando si pensi che quei due Crocifissi sono opera di un santo (Pietro Frasa morì in concetto di santità, consumato dall’ardore e dalle fatiche dell’apostolato) e sono stati oggetto di piissima contemplazione da parte di grandi Santi che vennero a visitarli, come S. Paolo della Croce, S. Alfonso dei Liguori e S. Gerardo Maiella.
Tutto questo noi crediamo opportuno ricordarlo, non già per una sterile commemorazione, ma perché vorremmo che in questa ricorrenza decennale una rifioritura di pietà del nostro popolo verso il Divin Crocifisso ci faccia raccogliere dalle piaghe adorabili del Salvatore in più larga copia il misterioso dono della grazia che ne scaturì così abbondante sull’aprirsi del Giubileo della Redenzione.
Desideriamo pertanto che in preparazione alla data decennale (2 aprile) si faccia un divoto triduo di preghiera al SS. Crocifisso tanto nelle due Cattedrali, quanto nelle chiese matrici dei Comuni delle due Diocesi. Si esortino i fedeli ad accostarsi il 2 aprile alla S. Comunione e ad ascoltare la Messa: quel giorno è il primo venerdì del mese, circostanza opportunissima per fare appello a tutte le anime affinché tributino al Sacro Cuore l’omaggio della riparazione e dell’amore.
Per la funzione serotina, si faccia una solenne Ora di adorazione che sarà chiusa dalla preghiera al SS. Crocifisso da noi approvata e indulgenziata (la relativa pagellina si può richiederla alla Rev.ma Curia Vescovile di Troia). Nei centri ove vi sono più parrocchie sarebbe opportuno promuovere un pio pellegrinaggio delle singole parrocchie alla Chiesa Madre, per la partecipazione alla suddetta Ora di Adorazione.
Indicendo questa divota, spirituale celebrazione, però, Noi, non ci ripromettiamo soltanto una fiammata di pietà verso il SS. Crocifisso, che duri quanto la ricorrenza che la determina: ma ci ripromettiamo invece una rifioritura abbondante e durevole di quella divozione verso il mistero centrale della nostra Santa Religione, sintesi di tutti gli insegnamenti, di tutti i doni, di tutte le grazie del Redentore.
Nelle presenti circostanze molteplici ragioni la rendono di un’attualità evidente: il mondo ha bisogno di luce, immerso com’è nelle tenebre di quegli innumerevoli errori che scaturiti dalla superbia umana hanno condotto la società in preda ad un travaglio quale la storia di tutti i secoli non ricorda: e Gesù Crocifisso – con l’eloquenza muta del suo esempio che riassume tutta la sua dottrina – ci insegna la carità, l’abnegazione, il sacrificio. Il mondo ha bisogno di misericordia, come di supremo scampo da quell’ira divina che fa rintronare tutta la terra coi fulmini della sua giustizia: e Gesù Crocifisso è la misericordia stessa dell’onnipotente incarnata per redimerci. Il mondo ha bisogno di conforto, e Gesù Crocifisso è il Divin Consolatore, è l’unico appoggio inconcusso ove i nostri cuori sbattuti dalla tempesta possono gettare l’ancora di ogni loro speranza.
Meditare il Crocifisso, adunque, imitare il Crocifisso, supplicare il Crocifisso, far valere i suoi meriti infiniti presso l’Eterno Padre a pro delle anime nostre: ecco in che consiste la soda divozione che noi ci ripromettiamo veder rifiorire dalla decennale commemorazione che indiciamo.
Siamo nel tempo della Quaresima. Tutto, attraverso i Sacri Riti, la predicazione della divina parola, l’austerità stessa dell’ora che volge, tutto ci parla di immolazione. La Patria in armi, protesa verso le giornate decisive del presente conflitto, attende dai suoi figli coraggio, disciplina, resistenza e sacrificio.
Possano le nostre sante meditazioni, le nostre fervide preghiere, possa il nostro rinnovato amore verso Gesù Crocifisso ottenere grazia per le anime nostre e dei nostri fratelli, misericordia per l’errante e travagliata umanità, vittoria alla Patria nostra, per un avvenire di pace, di giustizia, di prosperità, che siano i provvidenziali coefficienti di una sempre più larga espansione nel mondo di quella civiltà cattolica e romana, che l’Italia ebbe la missione di custodire e di diffondere fra le genti.
La Madonna Addolorata sia Mediatrice della nostra umile preghiera.
Vi benediciamo.
✝ FORTUNATO M.a FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Troia, dal nostro Palazzo Episcopale
19 marzo 1943. Festa di San Giuseppe
Notificazione
(Foggia, 1° giugno 1943)
Il S. D. detta le norme “in quest’ora di cimento” al Clero domiciliato in Foggia: è proibito allontanarsi dalla Città senza il “Nostro esplicito e personale permesso” pena la sospensione a divinis. Questa norma vale anche per i Religiosi in cura d’anime; è sospeso il permesso per le vacanze normali; le Chiese parrocchiali devono serbare immutato il loro orario per il servizio pastorale ai fedeli. Abbiamo tutti il dovere, e quali sacerdoti e quali italiani, a costo di qualunque sacrificio, di restare al nostro posto in servizio alle anime.
Archivio della Curia Diocesana di Foggia. Scatola 44/762
* Documento dattiloscritto su carta intestata del Vescovo con firma autografa del S. D., composto da due pagine (formato: A4).
IL VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
NOTIFICAZIONE
- A tutti i domiciliati del nostro Clero in Foggia, in quest’ora di cimento, è fatta proibizione di allontanarsi, anche temporaneamente, dalla Città senza il Nostro esplicito e personale permesso. I trasgressori restano ipso facto sospesi a divinis finchè non siano ritornati e si siano presentati a Noi. A tale disposizione sono obbligati anche i sacerdoti del Clero regolare aventi comunque, cura di anime in questa città
- È sospeso senz’altro qualsiasi permesso ai Parroci e ai beneficiati per le vacanze annuali loro concesse dal Diritto, gli assenti senza la Nostra esplicita autorizzazione viene applicato il Canone 2181.
- Le Chiese parrocchiali devono serbare immutato il loro orario e per le funzioni e per l’amministrazione dei Sacramenti e per il disbrigo di tutte le pratiche inerenti al ministero pastorale. Per l’ora dell’oscuramento (che adesso va dalle ore 21,30 alle ore 4,30) le Chiese devono essere chiuse e il Parroco si terrà nella propria abitazione a disposizione dei fedeli.
- Verificandosi il segnale di allarme si sospendano le funzioni e si chiudano le chiese invitando i fedeli a passare nel rifugio più vicino.
- Finito l’allarme, se vi fu bombardamento, i Sacerdoti si rechino sui luoghi colpiti per prestare la loro opera sacerdotale di soccorso e quindi passino agli Ospedali, che accolgono, i feriti, per aiutare i Cappellani. Portino con sé una piccola stola e l’olio degli infermi per amministrare, occorrendo il Sacramento dell’estrema unzione, che in tali casi può amministrarsi con la formula breve.
Si abbia presente che in modo particolare alle vittime di morte violenta si consiglia di amministrare tale sacramento sotto la condizione “si es vivus et dispositus” anche nelle prime ore dalla loro morte apparente.
Adesso più che mai abbiamo tutti il dovere, e quali sacerdoti e quali italiani, di rimanere, a costo di qualunque sacrificio, al nostro posto in servizio delle anime e di questo Nostro popolo, tanto più che sono o più poveri a rimanere in città o quelli che vi sono obbligati per dovere di ufficio e quindi più bisognosi di assistenza, di aiuto e di conforto.
Foggia, dal Nostro Palazzo Vescovile, il 1 Giugno 1943 – XXI
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sul dovere del voto
(Troia, 11 febbraio 1946)
Questa notificazione approfondisce quella immediatamente precedente (“I cattolici e il dovere del voto”). Il S. D: richiama il grave dovere del voto per le elezioni amministrative, che preparano quelle politiche, con le quali si designeranno gli uomini che dovranno dare alla Patria una nuova costituzione. Afferma, poi, che quest’opera “politica”, contrariamente a quanto affermano alcuni, rientra in pieno nel campo dottrinale della Chiesa, che ha il dovere di inculcare nei fedeli l’obbligo grave di esigere che la società sia impostata sopra basi ideologiche conformi alla loro fede.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/668
*Foglio stampato, composto da due pagine (formato A4).
Al Rev.mo Clero delle Diocesi di Troia e Foggia
Vi ho fatto tenere una mia piccola Notificazione al popolo circa “I CATTOICI E IL DOVERE DEL VOTO”. Son certo l’avrete già letta e spiegata pubblicamente e l’avrete diffusa nella cerchia delle persone alle vostre cure spirituali.
Ora devo aggiungere qualche norma che riguarda più strettamente i punti di dottrina di tener presenti per l’eventuale casistica che vi si ossa presentare, e per gli opportuni chiarimenti che siamo tenuti a dare alle anime in una materia così importante. Bisogna ritenere infatti che il nostro compito non si esaurisce nell’aver enunziato una volta sola ai fedeli le norme da me pubblicate, le quali, poi, sono in sostanza quelle diramate dalla S. Congregazione Concistoriale in data 15 Nov. 1945. Occorre, invece, soprattutto nelle conversazioni spicciole, nelle istruzioni ai vari gruppi di fedeli organizzati, far rilevare incessantemente e profondamente l’importanza del dovere del voto, soprattutto in questo momento in cui con le elezioni amministrative si preparano le basi delle elezioni politiche, con le quali si designeranno gli uomini che dovranno dare alla nostra Patria una nuova costituzione.
Non si tratta adunque di mandare al Parlamento uomini che dureranno in carica una sola legislatura, e che quindi – se non rispondessero al loro mandato – dopo cinque anni potrebbero anche non essere rieletti: ma si tratta della formulazione di quella Legge fondamentale dello Stato che dovrà dare ad esso l’assetto e la fisionomia permanente.
Sarebbe suprema jattura, terribile responsabilità nostra di fronte alle future generazioni se per nostra ignavia o per l’incomprensione della importanza del momento, abbandonassimo questo compito vitale a seguaci di ideologie antireligiose o anche soltanto a religiose, mentre la TOTALITA’ del popolo italiano è dichiaratamente cattolico e così fermamente attaccata alle sue tradizioni religiose (nell’ultimo censimento la percentuale dei cattolici risulta pari al 99,5% della popolazione).
È questa verità che bisogna infondere pazientemente e costantemente nel cuore dei nostri fedeli: pazientemente e costantemente perché non si tratta solo di chiarire un punto di dottrina, ma di creare in essi una “mentalità”.
Gli avversari diranno che voi fate opera di politica.
È tempo di affrontare in pieno questo pregiudizio e di sfatarlo chiaramente.
Bisogna far comprendere al popolo esattamente che per “politica” si può intendere due cose:
1°) i presupposti dottrinali che ispirano gli orientamenti di una determinata società;
2°) il gioco dei contrasti di parti tendenti a costituire, con il proprio rispettivo peso numerico e qualitativo, l’equilibrio di quelle combinazioni parlamentari che si dicono camere o assemblee legislative, consigli municipali, giunte o gabinetti di governo, ecc.
E’ evidente che nel primo senso la “politica” è dottrina, ideologia, e più precisamente è come un corollario derivante dalle ultime conclusioni della psicologia (che cosa è l’uomo?) della morale (a che cosa è destinato?) del diritto (quali i suoi rapporti con gli altri?) della religione (quali i suoi rapporti con l’ALTRO, cioè con Dio?), della economia, della demografia ecc.
E’ del pari evidente che tutto questo entra in pieno nel campo dottrinale della Chiesa, e che quindi questa non può esimersi dall’inculcare ai suoi figli l’obbligo grave di coscienza che essi hanno di esigere che la società in cui vivono sia impostata sopra basi ideologiche conformi alla loro fede, esigere cioè che la “politica” del proprio paese sia conforme alla loro mentalità.
Nel secondo senso da noi sopra dichiarato, la parola “politica” è tattica di propaganda, lavorio di organizzazione, prudenza di compromessi, talvolta anche – purtroppo – maschera di inconfessabili ambizioni o strumento di turpi interessi. Ed è in questo senso che la “politica” è estranea alla Chiesa, né la Chiesa ha mai rivendicato una ingerenza qualsiasi in questo campo, che però – in tutto quanto esso ha di onesto – resta aperto anche ai cattolici in quanto cittadini.
Ora il compito che noi, come sacerdoti, siamo chiamati a svolgere, è – con ogni evidenza – un compito strettamente sacerdotale: chiarire cioè questo duplice dovere di coscienza:
1°) di concorrere nella misura che gli è consentito (cioè col proprio voto) alla scelta degli uomini che dovranno reggere le sorti della Nazione e – nelle presenti circostanze – dare ad essa una nuova costituzione;
2°) di ponderare bene a chi in buona coscienza si può dare il proprio voto. Nel dichiarare questo ultimo dovere dobbiamo anche additare i criteri ai quali bisogna attenersi per tale votazione.
Tali criteri sono stati da me esposti in forma popolare e intuitiva nella mia circolare. Ridotti in forma dottrinale, essi si possono enunziare così:
Bisogna dare il proprio voto a quei candidati che danno certezza di rispettare l’osservanza della legge di Dio e i diritti della Chiesa nella vita privata e pubblica.
Scendendo al particolare diremo che:
ESCLUDONO POSITIVAMENTE TALE CERTEZZA gli uomini e i partii che si basano su ideologie antispiritualistiche, materialistiche, laicistiche (la “religione affare privato”), totalitaristiche (in quanto esse disconoscono la dignità della persona umana);
NON DANNO TALE CERTEZZA gli uomini e i partiti agnostici.
DANNO invece TALE CERTEZZA gli uomini e partiti che dichiaratamente si ispirano ai postulati dell’etica cristiana nella vita privata e pubblica.
Se i fedeli tutti, da voi illuminati, comprenderanno l’importanza del dovere sociale che loro incombe nell’ora presente, la nostra Patria troverà la via vera attraverso il tumulto della Città terrena verso la pace eterna della Città di Dio.
Vi benedico
Troia 11 febbraio 1946 festa della Madonna di Luordes
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione – I cattolici e il dovere del voto
(senza data – si desume: Marzo 1946)
Il nostro dovere pastorale ci impone di istruirvi, in piena conformità al Magistero della Chiesa, intorno a quanto la dottrina cattolica insegna circa l’esercizio di questa altissima funzione sociale, che allo stesso tempo importa ripercussioni sostanziali nel campo della Religione e della Morale.
Fiorita d’Anime, 3 marzo 1946 – XXIII – N.2
I CATTOLICI E IL DOVERE DEL VOTO
S. E. Mons. FORTUNATO MARIA FARINA,
Vescovo di Troia e Foggia,
ha indirizzato ai fedeli delle due Diocesi la seguente
NOTIFICAZIONE
Il nuovo indirizzo democratico dato alla nostra Patria dagli eventi di questi ultimi anni, investe i cittadini del diritto di scegliere coloro che dovranno reggere lo Sto ed i singoli Comuni.
Il nostro dovere pastorale ci impone di istruirvi, in piena conformità al Supremo Magistero della Chiesa, intorno a quanto la dottrina cattolica insegna circa l’esercizio di questa altissima funzione sociale, che allo stesso tempo importa ripercussioni sostanziali nel campo della Religione e della Morale.
Eccovi le norme che nell’esercizio di questa funzione dovete coscientemente ponderare ed applicare.
- Dare il proprio voto E’ INNANZI TUTTO UN DIRITTO, perché, come ogni cittadino è tenuto a partecipare alla vita e agli oneri della Società cui appartiene, così ha il diritto (salvo che non ne sia legittimamente escluso in pena di determinati reati) di proporre a reggitori di questa quelle persone che daranno alla medesima l’indirizzo corrispondente ai suoi sentimenti e alle sue convinzioni.
- L’esercizio di tale diritto E’ INOLTRE UN GRAVE DOVERE DI COSCIENZA, perché in regime democratico i Reggitori dello Stato o del Comune non sono che i rappresentanti del popolo. Chiunque pertanto si astiene dal dare il suo voto, concorre a far sì che tali Reggitori in realtà non rappresentino il popolo, ma solo una più o meno cospicua parte di esso. Supponete per esempio che gli elettori siano mille, e che di questi solo cinquecento diano il proprio voto; in realtà gli Eletti che governeranno il popolo, mentre lo governeranno di diritto come suoi rappresentanti, di fatto non rappresentano che una metà di esso. E se gli eletti, nel loro governo, calpestassero i dettami della morale del Vangelo, o i sacrosanti diritti della Chiesa, di questa violazione sarebbero responsabili non soltanto gli elettori che hanno dato ad essi il proprio voto, ma anche quelli che, non avendo votato per nulla, hanno favorito indirettamente la elezione dei candidati indegni.
- Oggi che la legge riconosce anche alle DONNE il diritto del voto TALE DOVERE INCOMBE ANCHE AD ESSE, sia perché anche le donne, entrate ormai pienamente nell’ingranaggio della vita pubblica hanno la responsabilità del mantenimento del carattere della società in armonia con le loro convinzioni politiche, morali e religiose; sia anche perché esse, essendo le vigili custodi del Santuario della famiglia, hanno l’obbligo di esigere che i Reggitori della Società rispettino le sante tradizioni della vita domestica e garantiscano la moralità pubblica per tutelare la santità spirituale delle giovani generazioni. Cosa sarà dei vostri figli, o donne, se domani lo Stato o il Municipio permettesse o favorisse atteggiamenti della vita pubblica che ledano i precetti della orale cristiana o l’inviolabile libertà della Chiesa, e che favorendo il dilagare di dottrine perniciose, estinguono nei loro cuori i santi germi di quella educazione cristiana trasfusa in essi dalla vostra sollecitudine materna?!
- Non è obbligo soltanto il votare, ma anche il VOTARE BENE, CIOE’ COSCIENZIOSAMENTE.
Pertanto è obbligo grave di coscienza DARE IL PROPRIO VOTO A QUEI CANDIDATI CHE DIANO MORALE CERTEZZA di promuovere il benessere del popolo rispettando in pari tempo e difendendo l’osservanza della Legge Divina e diritti della Religione e della Chiesa nella vita privata e pubblica.
Non basta dunque che essi o i partiti che li propongono, affermino di voler rispettare la Religione e la Legge di Dio. Queste affermazioni potrebbero essere anche una semplice tattica. In cosa di tanta importanza non bisogna dunque fidarsi di sole promesse che potrebbero anche domani non essere mantenute. Bisogna essere certi.
Tale certezza – più che le parole e le promesse – possono darla i fatti. E i fatti a cui gli elettori devono guardare sono gli atteggiamenti della vita quotidiana dei candidati. Un candidato il quale non tiene conto dei dettami della morale cattolica, non obbedisce al Papa, vilipende il sacerdozio, non frequenta la Chiesa e i Sacramenti, anche se vi fa le più sperticate professioni di rispetto per la religione e i suoi dettami, non dà nessun certo affidamento che domani sarà fedele alle sue promesse. Votare per lui sarebbe come mettere l’arma in mano a una persona che potrebbe anche impugnarla contro di noi. - L’obbligo di non esimersi dal votare implica anche l’obbligo di esercitare tale diritto con la dovuta fortezza cristiana, non solo non subendo intimidazioni di sorta, ma esigendo con energica fermezza il rispetto della propria libertà. A sostenere poi la naturale timidezza delle donne son tenuti, per diritto naturale, i mariti, i fratelli ed i padri.
Ricordare a voi queste norme non è far della politica. Chi ciò dicesse dimostrerebbe all’evidenza che ha interesse a che i cittadini siano mantenuti all’oscuro dei doveri della propria coscienza circa l’esercizio di un diritto e di un dovere non solo altamente sociale ma anche strettamente morale e che impegna con l’obbligo grave, chi ciò dicesse cercherebbe di far diffidare i fedeli della parola del proprio Vescovo, per poterli più facilmente sedurre con fallaci suggerimenti. Ricordatevi pertanto che il Vescovo parla in nome di Dio, ed Egli non fa della politica, ma fa della morale – com’è suo dovere – in quanto ammaestra i suoi figli intorno alle norme morali che reggono l’esercizio del grave dovere del voto.
Solo se tutti i cittadini nell’esercizio di un tal dovere ascolteranno le voci della propria coscienza, senza lasciarsi frastornare dalle affermazioni più o meno roboanti dei comizi e della reclame, la Patria sanguinante ritroverà la via della rinascita.
Altrimenti saranno nuove lacrime, nuove rovine e nuove vergogne.
Notificazione di S. Ecc. Mons. Vescovo
al Clero e al Popolo delle Diocesi di Troia e Foggia
( Troia, 8 maggio 1946 )
Nell’ora grave e solenne in cui il popolo è chiamato a scegliere gli uomini che devono dare allo Stato la Nuova Costituzione, il S. D. invita alla preghiera tutti i fedeli perché tutti gli italiani ricevano i lumi celesti per scegliere quegli uomini che possano garantire un avvenire di pace e di prosperità non rinnegando né trascurando i principi del Cristianesimo, che fanno parte delle millenarie gloriose tradizioni della nostra patria.
Archivio della Curia Diocesana di Foggia. Scatola 44/764
* Foglio dattiloscritto senza firma autografa del S.D., composto da due pagine (formato: A4).
NOTIFICAZIONE DI S. ECC. MONS. VESCOVO
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DIOCESI DI TROIA E FOGGIA
FRATELLI E FIGLIUOLI DILETTISSIMI,
un’ora grave e solenne sta per scoccare per la nostra amata Patria. Il 2 Giugno il popolo italiano è chiamato a scegliere gli uomini che devono dare allo stato la sua nuova Costituzione ed è invitato a dichiarare se vuole che tale Costituzione sia attuata in regime di monarchia o di repubblica.
È un evento dal quale deriveranno conseguenze importantissime non solo per noi, ma anche per i vostri figli e per le nostre future generazioni.
Come in tutti i momenti gravi della Patria, così anche in quest’ora è necessario che il nostro popolo si raccolga in preghiera ai piedi del Signore per implorare i suoi celesti lumi su tutti gli italiani affichè essi non si lascino guidare dalle passioni cieche o da volgari interessi, ma sappiano scegliere in modo che l’ordine nuovo sia tale da garantire a tutti un avvenire di pace e di prosperità.
È tuttavia ben certo che l’ordine nuovo sarà il principio di nuove rovine di nuovi disastri, se esso non sarà fondato saldamente sulla roccia del Santo Evangelo, ma del vangelo vero, cioè quello che viene custodito da secoli e spiegato al popolo dalla Chiesa Cattolica attraverso il magistero del papa, dei Vescovi e dei Sacerdoti.
GUAI A NOI SE IL NUOVO STATO, SE LA NUOVA COSTITUZIONE = RINNEGANDO TUTTE LE MILLENARIE GLORIOSE TRADIZIONI DELLA NOSTRA PATRIA = DOVESSERO RINNEGARE I PRINCIPI DEL CRISTIANESIMO, OD ANCHE SOLTANTO TRASCURARLI, come farebbero tutti quelli i quali affermano di rispettare la religione, ma insegnano in pari tempo che essa è un affare del tutto privato e non ha niente a che vedere con la vita pubblica della nazione.
Se questa disgrazia dovesse piombare sulla nostra Patria, ciò sarebbe più grave e disastroso di una nuova e sanguinosa guerra, perché noi vedremo divampare l’odio e le lotte fratricide in seno alle nostre Città, le quali invece di essere la gioconda dimora di un popolo operoso e pacifico, diventerebbero teatri di litigi e rancori inestinguibili.
TENETE BEN PRESENTE CHE IL PROBLEMA DELL’ASSETTO CRISTIANO DELLO STATO è IMPORTANTE COME IL PROBLEMA DEL PANE ED ANCHE DI PIU’: perché uno stato cristiano e pacifico, laborioso e tranquillo, con la benedizione di Dio e la concordia dei suoi cittadini ha in sé tutto quello che occorre per giungere alla prosperità e al benessere generale; mentre uno stato privo di fede, se pure non fosse ostile alla religione, non potrà essere benedetto da Dio né potrà essere stabilito nella pace e concordia dei suoi cittadini. E senza questi due elementi, come si potrà raggiungere quella prosperità e quel benessere che pur tutti promettono?
CHI DUNQUE VI PROMETTE PANE E BENESSERE, AM NON VI GARANTISCE CON CERTEZZA CHE IL NUOVO STATO SARA’ CATTOLICO COME LA TOTALITA’ DEL POPOLO CH ESSO ESPRIME, VI TRASCINA VERSO IL BARATRO DI NUOVE ROVINE.
CONSCI ADUNQUE, della suprema necessità di ottenere da Dio il grande dono di un assetto della Patria che sia garanzia di ordine e di prosperità, I VESCOVI D’ITALIA in fraterna unanimità di cuore, hanno indetto per il 19 corr., domenica, una solenne giornata nazionale di preghiere per domandargli, mediante la intercessione di Maria le Sue più copiose benedizioni sulla nostra grande e sventurata Italia.
Noi vi esortiamo, figliuoli dilettissimi, ad accostarvi in quel giorno alla SS. Comunione, e a far accostare alla S. Comunione anche i vostri figliuoli, specialmente i piccoli innocenti, la cui preghiera è particolarmente gradita ed accetta al Cuore di Dio. Dal mezzogiorno – poi – fino a sera nella chiesa principale di ciascun Comune, resterà esposto solennemente il SS. Sacramento, ed avrà inizio la supplica popolare che sarà protratta fino all’ora della funzione serotina, mediante turni che i Rev.di Parroci stabiliranno di comune intesa, e che si succederanno a recitare pubblicamente le 15 poste del S. Rosario. A sera poi, dopo il canto dei Vespri e delle Litanie dei Santi, si Chiuderà la giornata con la benedizione eucaristica.
NESSUNO DI VOI MANCHI A QUESTO SPIRTUALE CONVEGNO DI TUTTO IL POPOLO ITALIANO AI PIEDI DI DIO IN UNA DELLE ORE PIU’ SOLENNI DELLA SUA STORIA MILLENARIA.
L’intercessione della Santissima Vergine Maria, mistica Castellana d’Italia; di S. Francesco di Assisi e . Caterina da Siena, patroni della Patria Nostra; tutti i santi Protettori delle sue cento città; l’intercessione delle anime di tante e tante migliaia di nostri fratelli caduti sul campo di battaglia, o sotto le macerie fumanti delle città bombardate o fra gli orrori dei campi di concentramento; le lacrime di tante madri e di tante spose, i gemiti di tanti orfani e di tanti derelitti, ottengano alla nostra Patria giorni migliori su cui splenda il sole di un avvenire non già di odio, di violenze e di lotte fratricide, ma di amore, di pace e di prosperità nel nome santo di Gesù e di Maria, nel dolce vincolo con le generazioni passate che ci lasciarono la fulgida tradizione cattolica apostolica romana, da cui si irradia tutta la storia e da cui derivano tutte le grandezze della nostra Patria.
Troia, 8 Maggio 1946
Festa del Patrocinio di S. Giuseppe e dell’Apparizione di San Michele Arcangelo
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per un fatto increscioso a S. Marco in Lamis
(Documento non datato; si desume: Agosto 1946)
Il Vescovo, mentre deplora gli atti insulsi di facinorosi in occasione di una processione in una festa religiosa in S. Marco in Lamis, e la supina acquiescenza delle autorità civili, proibisce le Processioni nel Comune anzidetto e rivendica all’autorità della Chiesa il diritto di regolare le funzioni religiose interne ed esterne.
Fiorita d’Anime, 10 agosto 1946 – XXIII – N. 14-15
NOTIFICAZIONE
Nella processione ultima della Madonna del Carmine, che ebbe luogo domenica 21 luglio c. a. una parte del popolo, evidentemente sobillata da elementi perturbatori e trovando facile consenso nei portatori della statua e nei pochi carabinieri che la scortavano, con una clamorosa sommossa ha imposto il prolungarsi della processione oltre il percorso tradizionale stabilito dal Clero e comunicato alle Autorità.
Non è la prima volta che in S. Marco abbiamo da deplorare un simile fazioso e irriverente atteggiamento. Perciò abbiamo sentito il dovere di richiamare il popolo con una pubblica notificazione a un senso di maggiore disciplina e rispetto all’autorità della Chiesa.
I fedeli che hanno così agito sappiano che la gerarchia è stata istituita nella Chiesa da N. S. Gesù Cristo. Essa è a servizio delle anime ma per volontà del suo Divino fondatore deve svolgersi senza imposizione di sorta né da parte dei pubblici poteri né da parte del popolo. Non sussisterebbe più la S. Chiesa né meriterebbe la venerazione dei fedeli, se a capovolgere i suoi statuti e i suoi canoni bastasse un a chiassata di piazza; come non sussiste più moralmente quella famiglia e quella società il cui capo ha perduto le redini del comando. La casa di Dio, il bene delle anime e le sacre funzioni sono rette soltanto dall’autorità ecclesiastica.
Si può chiedere anche con petizioni di masse, qualche innovazione nell’ordine esterno del culto e si può anche ricorrere alle Superiori Autorità, non esclusa la Santa Sede, se il diniego dei Sacerdoti locali sembra non giustificato; mai però è consentito imporre la propria volontà col chiasso e con la violenza. Quando questo gesto si ripete è segno in chi lo provoca o lo asseconda non solo che manca la disciplina e la civile correttezza, ma anche la fede e la devozione.
Affinché queste verità penetrino nella mente del popolo e affinché i colpevoli delle deplorate irriverenze si emendino, e solo per questo scopo proibiamo di nostra Autorità ogni altra processione sacra in codesta città fino a nuovo ordine, e cioè fino a quando non avremo avuto da parte del popolo e dell’Autorità piena garanzia che queste manifestazioni di pietà si svolgano si svolgano con quell’ordine e decoro, per cui riescano di edificazione a tutti.
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sul diritto e dovere del voto
(18 novembre 1946)
Il S.D., in prossimità delle elezioni comunali, sente il dovere pastorale di istruire i fedeli, in conformità al Supremo Magistero della Chiesa, intorno a quanto la dottrina cattolica insegna circa l’esercizio del diritto e dovere del voto, altissima funzione sociale, che allo stesso tempo importa sostanziali ripercussioni nel campo della Religione e della Morale.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: Intendenza di Capitanata – Busta n. 3 – 30/405
* Foglio dattiloscritto, composto di due pagine, senza la firma autografa del S.D. (formato: A4).
DA LEGGERSI IN TUTTE LE CHIESE DOMENICA 17 c.m.
SENZA COMMENTO
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FORTUNATO MARIA FARINA, VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
AL CLERO E AL POPOLO DELLA CITTA’ DI FOGGIA
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In prossimità delle elezioni comunali il nostro dovere pastorale ci impone di istruirvi, in conformità al Supremo Magistero della Chiesa intorno a quanto la dottrina cattolica insegna circa l’esercizio di questa altissima funzione sociale, che allo stesso tempo importa sostanziali ripercussioni nel campo della Religione e della Morale.
Eccovi le norme che nell’esercizio di questa funzione dovete coscienziosamente ponderare ed applicare.
1) Dare il proprio voto E’ INNANZITUTTO UN DIRITTO, perché, come ogni cittadino è tenuto a partecipare alla vita e agli oneri della società cui appartiene, così ha il diritto di proporre a reggitori di questa quelle persone quelle persone che daranno alla medesima l’indirizzo corrispondente alle sue convinzioni.
2) L’esercizio di tale diritto E’ INNANZI TUTTO UN GRAVE DOVERE DI COSCIENZA, perché in regime democratico i Reggitori dello Stato e del Comune non sono che i rappresentanti del popolo. Chiunque pertanto si astiene di dare il suo voto, concorre a far sì che tali reggitori in realtà non rappresentino il popolo ma solo una più netta cospicua parte di essa. Supponete per esempio che gli elettori siano mille, e che di questi solo cinquecento diano il proprio voto; in realtà gli eletti che governeranno il popoli, mentre lo governeranno di diritto come i suoi rappresentanti, di fatti non rappresentano che una metà di esso. E se gli Eletti nel loro governo, calpesteranno i dettami della morale del Vangelo con i sacrosanti diritti della Chiesa, di questa violazione sarebbero responsabili non soltanto gli elettori che hanno dato ad essi il proprio voto, ma anche quelli che, non avendo notato per nulla, hanno favorito indirettamente la elezione di candidati indegni.
3) Oggi che la legge riconosce anche alle donne il diritto del voto, tale dovere incombe anche ad esse, sia perché anche le donne entrate ormai pienamente nell’ingranaggio della vita pubblica hanno la responsabilità del mantenimento del carattere della società in armonia con le loro convinzioni politiche, morali e religiose, sia anche perché esse, essendo le vigili custodi del santuario della famiglia, hanno l’obbligo di esigere che i Reggitori della società rispettino le sante tradizioni della vita domestica e garantiscano la moralità pubblica per tutelare la santità spirituale delle giovani generazioni.
4) Non è obbligo soltanto il votare ma anche il votare bene, cioè coscienziosamente.
Pertanto è obbligo grave di coscienza dare il proprio voto a quei candidati che diano morale certezza di promuovere il benessere del popolo rispettando in pari tempo e difendendo l’osservanza delle legge divina e i diritti della Chiesa e della Religione, nella vita privata e pubblica.
Non basta dunque che essi, i partiti che li propongono affermino di voler rispettare la religione e la legge di Dio. Queste affermazioni potrebbero essere anche una semplice tattica. In cosa di tanta importanza non bisogna dunque fidarsi di sole promesse che potranno anche domani non essere mantenute. Bisogna essere certi.
Tale certezza più che le parole e le promesse possono darle i fatti.. Ed infatti a chi gli elettori devono guardare sono gli atteggiamenti della vita quotidiana dei candidati.. Un candidato il quale non tiene conto dei dettami della morale cattolica, non obbedisce al Papa, vilipende il Sacerdozio, non frequenta la Chiesa e i Sacramenti, anche se vi fa le più sperticate professioni di rispetto per la religione e i suoi dettami, non dà nessun serio affidamento che domani sarà fedele alle sue promesse. Votare per lui sarebbe come mettere l’arma in mano ad una persona che potrebbe anche impugnarla contro di noi.
5) L’obbligo di non esimersi dal votare implica anche l’obbligo di esercitare tale diritto con la dovuta fortezza cristiana non solo non subendo intimidazioni di sorta, ma esigendo con energica fermezza il rispetto della propria libertà. A sostenere poi la naturale timidezza delle donne son tenuti, per diritto naturale, i mariti, i fratelli, ed i padri.
Ricordare a voi queste norme non è far della politica. Chi ciò dicesse dimostrerebbe all’evidenza che ha interesse a che i cittadini siano mantenuti all’oscuro dei doveri della propria coscienza circa l’esercizio di un diritto e di un dovere non solo altamente sociale ma anche strettamente morale e che impegna con obbligo grave. Chi ciò dicesse cercherebbe di far diffidare i fedeli della parola del proprio Vescovo, per poterli più facilmente sedurre con fallaci suggerimenti.
Ricordatevi pertanto che il Vescovo parla in nome di Dio, ed Egli non fa della politica, ma fa della morale – com’è suo dovere – in quanto ammaestra i suoi figli intorno alle norme morali che reggono l’esercizio del grave dovere del voto.
Solo se tutti i cittadini nell’esercizio di un tal dovere ascolteranno la voce della propria coscienza, senza lasciarsi frastornare dalle affermazioni più o meno roboanti dei comizi e della reclame, la Patria sanguinante ritroverà la via della rinascita. Altrimenti saranno nuove lacrime, nuove rovine e nuove vergogne.
Foggia, 18/11/946
FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Notificazione – Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(documento non datato, ma si può ritenere: sabato 18 gennaio 1947[1])
E’ un breve documento, in cui ai motivi essenziali che ispirano questa crociata di preghiera, il S. D. ne aggiunge altri, determinati dalle dolorose contingenze dell’ora presente in cui la figura angelica del S. Padre viene attaccata con plateali e sfacciate calunnie.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/674
* Foglio stampato (formato: A4)
OTTAVA DI PREGHIERA PER L’UNITA’ DELLA CHIESA
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Sabato prossimo, 18 corr., con la Festa della Cattedra di S. Pietro in Roma, si inaugura l’OTTAVA SOLENNE DI PREGHIERE PER L’UNITA’ DELLA CHIESA, che si chiude il 25 corr., con la festa della conversione di S. Paolo.
Ogni anno vi abbiamo caldamente esortati a compierla con zelo ardente, da veri figli della Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa fondata da Gesù Cristo, fuori della quale non vi è salvezza.
Quest’anno ai motivi essenziali che ispirano sempre questa crociata di preghiere, altri se e aggiungono determinati dalle dolorose contingenze dell’ora che attraversiamo. Voi sapete come una propaganda empia e sacrilega tenda a strappare al cuore del Sommo Pontefice l’affetto dei suoi figli, denigrandone con plateali e sfacciate calunnie l’angelica figura fiammeggiante di inesausta carità. La nostra OTTAVA DI PREGHIERE vuole e deve essere come una fervente reazione soprannaturale a questo satanico tentativo. Il raddoppiato fervore, lo zelo generoso dei nostri Sacerdoti, dei membri della Nostra Azione Cattolica, dei semplici fedeli nel pregare per il gran ritorno di tutta l’umanità al cuore paterno dell’Unico Pastore dell’Unico Ovile, dica al S. Padre il grande amore di cui lo circondano i suoi figli, ed implorino al Suo Spirito addolorato le celesti consolazioni. Auspice intanto del Divino fervore scenda su tutti la nostra Pastorale benedizione.
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- In tutte le SS. Messe – tolte le collette vigenti, si appongano, tamquam pro re gravi, la colletta dello Spirito Santo e “ad Tollendum schisma”.Ogni sera, in tutte le chiese, ove si è soliti impartire la benedizione Eucaristica, si reciti il S. Rosario coram Sanctissimo, si recitino le preghiere proprie dell’Ottava, e si concludano col canto del Veni Creator Spiritus.
- I Rev.mi Capitoli Cattedrali o Collegiali chiudano l’ufficiatura del mattino con la recita della preghiera indetta da Benedetto XV e del Veni Creator Spiritus; e quella vespertina con le litanie lauretane.
- Le Comunità religiose facciano, in uno dei giorni dell’Ottava la Via Crucis per l’Unità della Chiesa.
- Si ricordi ai fedeli che – per venerata disposizione di Pio XI s.m. – le preci di chiusura della S. Messa (le tre ave Maria, la Salve Regina e l’Oremus Refugium con l’invocazione a S. Michele) sono ora in modo particolare dirette a sollecitare dal cielo la conversione della Russia.
Per rendere più solenne la chiusura dell’Ottava, si consiglia di trasportarla alla Domenica 26 Gennaio.
Gli anni in cui il 18 gennaio è venuto di sabato sono stati: 1930, 1936, 1941, 1947. Le prime due date si riferiscono al periodo di Papa Pio XI. Si opta per l’anno 1947, in cui “la propaganda empia e sacrilega” era fatta dal Comunismo.
Notificazione per la Quaresima
(Troia, Domenica di Quinquagesima, 16 febbraio 1947)
Dopo le rovine catastrofiche della guerra il S. D. annuncia con decisione che solo in Gesù Cristo c’è salvezza. Per questo invita i fedeli a rinnovarsi spiritualmente in questa Quaresima. Ripristina anche l’osservanza dell’astinenza dalle carni e del digiuno, secondo le norme del diritto Canonico.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/669
* Foglio stampato (formato A4).
NOTIFICAZIONE DI S. E. MONSIGNOR VESCOVO
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
All’aprirsi della Santa Quaresima, non possiamo esimerci dal dovere di far risuonare l’appello del Cuore di Gesù Cristo per un rinnovamento della vita e del costume che valga a farci cooperare davvero a rimettere il mondo sulle vie ancora così difficili della vera pace.
Le rovine ancora fumanti di una guerra immane, le torture fisiche e morali di milioni e milioni di vittime, il tremendo disagio ancora incombente sulla povera umanità, tutto concorre a metterci sott’occhio, con l’eloquenza dei fatti, ove porti l’apostasia da Gesù Cristo e la protervia del peccato.
La salvezza dell’umanità non dipende dalla saggezza dei politici, né dalle trattative dei diplomatici: solo i Gesù Cristo è la salvezza nostra.
Perciò vi esortiamo ad approfittare di questo Sacro Tempo della Quaresima per disporre i vostro cuore a rinnovarvi nello spirito, smettendo le vane conversazioni, i futili sollazzi, frequentando invece la Parola di Dio annunziata con la Sacra Predicazione. E fate che non invano il Signore faccia discendere la sua grazia nell’anima vostra, ma approfittatene, uscendo dal peccato alla rettitudine, o – se già vivete nella giustizia – elevando il tono della vostra vita spirituale fino al fervore e alla santità.
Affinché la buona volontà sia corroborata dall’esercizio della penitenza, disponiamo intanto – in vista di un progressivo ritorno alla normalità.
- che sia ripristinata per le nostre due diocesi l’osservanza della legge dell’astinenza dalle carni nel Mercoledì delle Ceneri e in tutti i Venerdì dell’anno;
- Che, oltre tale astinenza, sia ripristinata l’osservanza della legge del digiuno (per tutti quelli che vi sono tenuti a norma del Diritto canonico) limitatamente al Mercoledì delle Ceneri , a tutti i Venerdì di Quaresima, nonché ai Venerdì delle Quattro Tempora e alle quattro grandi vigilie dell’anno liturgico: Natale , pentecoste, Assunzione e Tutti i Santi.
In compenso poi delle altre penitenze quaresimali da cui si è dispensati in vista dell’anormalità dei tempi, si esortano i fedeli a supplirvi con una visita quotidiana o almeno settimanale al SS. Sacramento nella quale si pregherà per il Sommo Pontefice. Si raccomanda inoltre l’esercizio della carità cristiana verso gli innumerevoli bisogni del nostro prossimo.
Con l’augurio che la Santa Pasqua di quest’ano vi veda tutti ai piedi del Santo Altare, riconciliati con Dio, a ricevere il dono ineffabile della Santa Comunione, vi affidiamo tutti al Cuore materno della Vergine Addolorata e vi impariamo la nostra pastorale Benedizione.
Troia, Domenica di Quinquagesima, 16 Febbraio 1947.
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
È interessante segnalarvi che durante la S. Quaresima, a cominciare dal Mercoledì delle Ceneri (19 corrente), in tutti i lunedì e Mercoledì, l’illustre oratore P. RICCARDO LOMBARDI terrà alla radio un corso di conferenze religiose di eccezionale importanza. La trasmissione avrà luogo nei giorni suddetti dalle ore 17,55 alle 18,15. Le stazioni trasmittenti saranno tutte quelle della rete rossa, e cioè: Roma I, Napoli I,, Palermo, Catania, Ancona, Genova II, Firenze II, Milano II, Torino II, S. Remo.
Il successo immenso riportato dal P Lombardi con le conferenze tenute a decine di migliaia di persone nelle principali città italiane addita alla pubblica attenzione questa magnifica iniziativa di apostolato. Esortiamo tutti ad approfittare, specie quelli che non avessero agio di ascoltare altra predica n questi giorni. Si raccomanda ai sacerdoti di divulgare la notizia e di favorire l’audizione di tali conferenze.
Notificazione – Il P. Riccardo Lombardi S.J. a Foggia
(Documento non datato; si desume: Maggio 1947)
Il Servo di Dio presenta una serie di considerazioni sulla venuta di P. Riccardo Lombardi S.J., che ha parlato al popolo di Foggia l’8 maggio, al Circolo “Daunia”, il 9 maggio e, nel pomeriggio dello stesso giorno, al Clero delle due diocesi. Soprattutto il Vescovo richiama le altissime verità presentate dall’Oratore ai sacerdoti, con l’intento di offrire loro un aiuto per la loro santificazione.
Bollettino Diocesano per le Diocesi di Troia e Foggia, Anno I – 20 maggio 1947 – N. 2 – pagg. 9 -10
Il P. Riccardo Lombardi S. J.
a Foggia
L’8 maggio, il P. Riccardo Lombardi di S. J. ha rivolto anche al popolo di Foggia, che gremiva la grande Piazza XX Settembre e le sue ampie adiacenze, l’ardente e dotta parola che in tutte le Città d’Italia suscita entusiastici consensi con un successo che ha del meraviglioso. Un’altra conferenza Egli tenne il giorno dopo al Circolo “Daunia” ritrasmessa per mezzo di altoparlanti alla folla che gremiva la piazza antistante.
Molte considerazioni si potrebbero utilmente fare sui coefficienti “umani” del grandioso successo di questa oratoria provvidenziale in un’ora così bisognosa di orientamento e di speranze. Si potrebbe notare come al di fuori del chiuso recinto delle nostre chiese – ove l’indulgenza e anche l’abitudine delle pie persone che la frequentano sopporta l’oratoria talvolta o sciatta e trasandata o retorica e convenzionale di predicatori o mal preparati o male aggiornati – il gran pubblico, la massa non si lascia suggestionare che da una dottrina solida e profonda, da una volgarizzazione dignitosa e chiarissima, da una scelta di temi che tocchino il vivo degli interessi dell’anima moderna e ne risolvano il tormento interiore alla luce del Vangelo.
Ma dove ci pare di aver scoperto il “segreto “del successo del P. Lombardi, fu nella conversazione che egli amabilmente tenne al nostro Clero (tra cui alcuni venuti appositamente da Troia), nel pomeriggio del 9, prima della conferenza al Circolo Daunia.
Ponendosi il quesito come mai l’apostolato odierno compiuto da noi sacerdoti non raggiunga tutta l’efficacia che gli sarebbe necessaria per fronteggiare la marea della miscredenza e dell’immoralità che dilaga spaventosamente, egli ne ricercava la ragione servendosi del principio che il sacerdote è un canale che congiunge Gesù Cristo, Sorgente divina della vita, con le anime, cui questa vita si deve comunicare.
Ora, è evidente che l’insufficienza del nostro apostolato non può derivare da insufficienza della Sorgente, la quale è divinamente sovrabbondante. Deriva dunque da un difettoso funzionamento del canale.
Tale difetto potrebbe essere duplice: o il canale è mal congiunto con il suo sbocco (per es. deficienze di tecnica, di aggiornamento dei metodi di apostolato, di organizzazione, di opere, di iniziative ecc.): o il canale è mal congiunto con la Sorgente (deficienze della nostra vita interiore).
Senza dubbio sia l’una che l’altra di queste deficienze compromettono il successo dell’apostolato. Però, mentre noi siamo portati a sopravalutare piuttosto i difetti del primo genere, il fatto si è che, a parità di condizioni, è molto più grave agli effetti del funzionamento di un canale l’essere mal congiunto con la sorgente anziché con lo sbocco: infatti un cattivo sbocco, quando il canale è ben congiunto alla sorgente, non impedirà che l’acqua, in un modo o nell’altro, trovi la sua via sia pure tortuosamente e attraverso dispersioni e deviazioni che ne ridurranno più o meno l’efficacia del nostro apostolato moderno, diamoci con intelligenza pensiero, e non poco, della tecnica, dell’organizzazione, dello spirito di iniziativa, della scelta delle opere più aderenti ai bisogni del tempo. Ma prima di ogni altro non trascuriamo, anzi non sottovalutiamo la necessità di rendere più profonda e rigogliosa la nostra vita interiore, che è appunto la nostra unione mistica con la Sorgente divina della grazia che è Gesù.
Questa unione ha dei gradi, che sono come altrettanti stimoli a ciascuno, qualunque sia la sua situazione spirituale, ad ascendere sempre di più, senza stancarsi od arrestarsi mai, poiché la meta da raggiungere si perde nell’infinito: “Estote perfecti sicu et Pater vester caelestis perfectus est”.
Dal primo grado – che consiste nel semplice stato di grazia – fino alle più alte vette degli stati mistici straordinari, è tutta una ascesa ininterrotta la quale – pur prescindendo dalle questioni dell’appello generale o speciale alla contemplazione infusa – offre a tutti una sterminata possibilità di perfezionare di pari passo e la propria unione con Gesù Cristo e la propria fecondità apostolica.
Pensosi adunque della suprema necessità di adeguare l’apostolato odierno ai bisogni immensi della società, preoccupiamoci soprattutto di unirci sempre più a Gesù, mediante una vita interiore, reale e sempre più profonda.
Eliminiamo il peccato mortale, che distrugge la radici stesse dell’apostolato; eliminiamo via via il peccato veniale e il grave ingombro delle nostre umane miserie e dei nostri attacchi terreni e soprattutto del nostro amor proprio.
Lungo la via illuminativa, conosciamo sempre meglio le nostre imperfezioni, affin di combatterle e sopprimerle, in modo da poter poi pervenire attraverso le “notti oscure” delle purificazioni attive e passive, che sono le croci della nostra vita quotidiana, strumenti preziosi ai fini della nostra edificazione interiore e della nostra perfetta unione con Gesù.
Questo, in breve, è il contenuto della piissima conversazione del p. Lombardi al Clero. La quale ha – in Lui – una conferma sperimentale di altissimo valore, poiché scopre, così nell’intimità, il segreto da Lui messo a traffico con tanto successo nel suo immenso apostolato.
A noi è caro, intanto, richiamare al pensiero dei nostri Sacerdoti queste altissime e fecondissime verità, al termine del mese mariano, in prossimità del mese del S. Cuore e della Sua Festa, poiché esse varranno, ne siamo sicuri, a dare uno slancio di santo fervore alle loro anime, per santificarsi mediante una sempre più profonda unione con Gesù Cristo divina Sorgente di ogni grazia.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione per la festa del Papa
(Foggia, 13 giugno 1947 – Festa del Cuore di Gesù)
E’ ormai diventato d’uso comune chiamare la festa di S. Pietro la festa del Papa, continuazione indefettibile di quella roccia inconcussa… su cui poggia la Chiesa. E’ nostro dovere dare a questa festa un contributo altamente apologetico e formativo.
Bollettino Diocesano per le Diocesi di Troia e Foggia, Anno I – 20 giugno 1947 – N. 3 – pagg.2-4
Per la festa del Papa
E’ ormai diventato d’uso comune chiamare così la festa di S. Pietro: “festa del Papa”. Ed è una di quelle sfumature del “sensus Christi” che il popolo fedele possiede in un grado cospicuo. Non è forse il Papa la continuazione indefettibile di quella roccia incocussa “Tu es Petrus” su cui la Chiesa sta, tetragona nei secoli agli urti impotenti del maligno?
E’ perciò nostro dovere – di noi sacerdoti, e di quanti militano a fianco della Gerarchia – dare alla festa di San Pietro un contenuto altamente apologetico e formativo.
Apologetico, però non nel senso di astratte elucubrazioni dottrinali, ma esponendo al popolo quelle vive e concrete realtà che valgano a controbattere le calunnie e insinuazioni che una propaganda molto astuta va ventilando tra le masse, non sul terreno delle affermazioni dei principii – per i quali anzi gli avversari fingono un rispetto ipocrita e ingannatore – ma sul terreno della polemichetta spicciola, dei fatterelli di cronaca minuta, degli episodi storici o falsificati o presentati sotto aspetti tendenziosi.
L’esigenza più assoluta dell’apologetica odierna è la concretezza. Nel turbine delle preoccupazioni e delle distrazioni della vita d’oggi, è restato ben poco posto alla riflessione. L’uomo moderno vive di impressioni subitanee. L’unica propaganda efficace (sia per il bene che per il male) è quella che comunica con la più rapida e facile immediatezza e vivacità un pensiero nell’anima del più distratto e frettoloso passante. Ecco perché oggi molta parte della propaganda si fa per mezzo di immagini (manifesti, illustrazioni, caricature ecc.); ed un esempio davvero da meditarsi è la rèclame commerciale fatta a mezzo radio, che – talvolta con sintesi molto facile crea con poche frasi e qualche nota musicale uno stato d’animo di simpatia immediata per l’oggetto propagandato.
Certo non è con lo stesso metodo reclamistico che si può far dell’apologetica. Ma una saggia applicazione di quello stile potrebbe aprire degli orizzonti molto vasti alla nostra predicazione, la quale – pur essendo sempre uguale quanto alla sostanza – deve rivestirsi di tutte le forme più moderne nel modo di venir proposta al popolo.
E tornando alla festa del Papa, il modo più concreto di farne l’apologetica – oggi – è di mostrare, coi fatti alla mano, la effettiva paternità di Colui che oggi detiene quelle Chiavi che Gesù affidò non a Simone di Giona, ma a PIETRO, cioè non a una persona individua, ma a un istituto perenne, il PAPATO, che nella persona individua di lui aveva il primo investito di una lunga serie di successori che si sarebbero avvicendati e si avvicenderanno “usque ad consumationem saeculi”.
Questa dimostrazione coi fatti alla mano ha, per grazia a Dio, sì abbondante copia di argomenti da non rimanerci che l’imbarazzo della scelta.
Innanzi tutto la personale notoria santità di Pio XII. Chiunque lo ha avvicinato, sia da giovane prelato della diplomazia romana, sia da Cardinale, sia – molto più – da Papa, ha attestato la sua profonda pietà (di cui sono documento palpitante i suoi discorsi e la stessa mistica maestà della Sua augusta Persona), la sua umiltà, la sua penitenza, la sua dedizione assoluta ai doveri ai doveri ponderosi del suo ministero apostolico, l’eroismo costante della sua vita quotidiana, e del quale fa fede l’intrepida costanza con cui resistette a tutte le minacce della prepotenza dei grandi del mondo, e rimase al suo posto di combattimento, anche quando tutti si erano dileguati.
In secondo luogo la dottrina vastissima di cui Pio XII dà continue prove ogni giorno, nei suoi mirabili discorsi, che ne fanno il più elegante e limpido oratore dei giorni nostri: poliglotta prodigioso, giurista insigne, erudita di una versalità che sbalordisce (si legga ad esempio il discorso tenuto ai medici odontoiatri – dentisti al termine del loro convegno di Roma) umanista squisito, filosofo e teologo acutissimo, diplomatico impareggiabile, Egli è – per universale riconoscimento – il più dotto e più completo Uomo di governo che oggi il mondo possegga.
In terzo luogo, e sopra tutto la Sua smisurata carità. Nessuno – fra tutti quelli che dicono di volere il bene del popolo – ha fatto per il bene popolo qualche cosa che possa anche lontanamente paragonarsi all’opera gigantesca di Pio XII. Ufficio di Informazioni, soccorso ai prigionieri, distribuzioni di indumenti (ENDSI), soccorso alle popolazioni affamate (Pontificia Commissione di Assistenza), mediazione paziente e tenace – anche contro tutte le durezze e le resistenze dei capi in conflitto – per alleviare gli errori della guerra, del che resta documento ormai acquisito alla storia l’incolumità di Roma, santuario delle memorie archeologiche artistiche e religiose più venerando di tutta la famiglia umana.
Di tutta questa opera di carità, le nostre stesse diocesi, i nostri paesi, le nostre parrocchie, sono state direttamente e indirettamente oggetto, senza battere grancassa e senza vana ostentazione e ciascun parroco non manchi di menzionare quanto di più importante è a sua conoscenza.
Tale apologetica deve menare a uno scopo formativo: formare cioè nel popolo l’attaccamento al Papa, concretandolo nella preghiera per Lui: nella cura di conoscere e divulgare la Sua parola e i Suoi Insegnamenti, e di metterli in pratica; nell’amore che deve essere santo coraggio e dedizione generosa per la attuazione del “Regnum Christi”, dl quali tutti stretti intorno al Papa, dobbiamo affrettare l’avvento.
A questo coraggio e a questa generosità Egli faceva appello, fra le tante volte, nel Suo discorso ai Cardinali nella festa di S. Eugenio (2 giugno) esortando i cattolici alla fortezza: “Resiste fortes in fide!”. L’avvenire appartiene ai credenti, non agli scettici e ai dubbiosi. L’avvenire appartiene ai vigorosi, che fermamente sperano e agiscono non ai timidi e agli irrisoluti. L’avvenire appartiene a coloro che amano, non a quelli che odiano. La missione della Chiesa nel mondo, lungi dall’essere terminata e conchiusa va incontro a nuove prove e a nuove imprese. L’ufficio affidato dalla Provvidenza ai suoi figli, (e figlio adottivo di Dio è ogni battezzato), il gravissimo dovere che incombe soprattutto a noi sacerdoti in quest’ora cruciale non è di concludere una languida e pusillanime pace col mondo, la di stabilire con la preghiera e con la nostra santa infaticabile operosità sacerdotale per il mondo intero una pace veramente degna al cospetto di Dio e degli uomini.
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Nel giorno della festa del Papa
Ogni parroco e ogni Rettore di Chiesa faccia sì che:
- Ogni fedele offra per il Papa la sua preghiera: S. Messa, S. Comunione, S. Rosario, chi può qualche ora di adorazione o almeno qualche visita al SS. Sacramento. Tale viva raccomandazione vada sopra tutto alle Comunità Religiose, ai Terzi Ordini, ai componenti dell’A.C.
- Ogni fedele aiuti il Papa nella Sua Opera di immensa carità a favore dei bisognosi concorrendo col proprio contributo all’obolo di S. Pietro, che è una delle fonti a cui il Papa attinge per venire incontro a tante miserie.
- Ogni Parrocchia organizzi una funzione Eucaristica serotina (tanto meglio se sarà un’Ora di Adorazione possibilmente predicata) nella quale si divulghino e si facciano conoscere i punti più importanti dell’allocuzione del Papa ai Cardinali del 2 Giugno corrente. Nella città di Foggia la funzione eucaristica si farà per tutti in Cattedrale alle ore 18.
- L’Obolo di S. Pietro sia senza indugio trasmesso con le relative indicazioni della provenienza alla competente Curia Vescovile.
Foggia, 13 giugno 1947
Festa del Cuore di Gesù.
✝ FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione sulla grande Missione Religioso- Sociale
(Troia, 27 dicembre 1947)
Il Servo di Dio, ritenendo che uno dei mali più grandi del “nostro tempo” è l’ignoranza religiosa, per venire incontro a quanti non hanno potuto partecipare alla Missione dei Padri Gesuiti dell’anno scorso, organizza questa Missione religioso-sociale, che sarà tenuta da “un gruppo di scelti e illuminati esponenti del laicato cattolico.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno I – dicembre 1947 – N. 7-8-9, pag. 36
FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
Al Clero ed ai Fedeli della Città di Foggia
NOTIFICAZIONE SULLA GRANDE MISSIONE RELIGIOSO SOCIALE
Male grandissimo del nostro tempo è l’ignoranza delle verità anche più fondamentali della nostra Santa Religione. A tale ignoranza si aggiunge ora un cumulo di pregiudizi e di errori disseminati da molta stampa anticlericale e blasfema.
Per ovviare a tale male, fedeli al nostro dovere di pastore delle anime vostre, lo scorso anno invitammo gli ottimi Padri Gesuiti a tenere una grande missione, che tanto bene operò in mezzo al nostro popolo.
Avemmo però a constatare che molti rimasero fuori da questo beneficio, alcuni perché prevenuti contro tutto quello che vien detto dal sacerdote nel sacro tempio, e altri perché non riuscivano ad armonizzare l’orario dei loro impegni con quelle della sacra predicazione.
Affinché anche a questi nostri figliuoli amatissimi non manchi l’opportunità di ascoltare l’eterna verità dell’Evangelo, semenza feconda di ordine, di pace e di giustizia sociale, abbiamo invitato per la metà di gennaio (12-18) un gruppo di scelti e illuminati esponenti del laicato cattolico a parlare a voi in pubbliche sale su Gesù Cristo, sulla Chiesa, sulla famiglia, sulla civile società, sulla persona umana.
Anche perché, in tal modo, gli uditori potranno partecipare attivamente alle conferenze, proponendo agli oratori interrogazioni e obbiezioni.
Lo stigma che sulla fronte il nostro tempo, ha detto il S. Padre nel suo messaggio natalizio, e che è causa di disgregazione e di decadimento, è la tendenza sempre più manifesta alla menzogna. Mancanza di veracità che non è soltanto un espediente occasionale, ma quasi eretta a sistema, elevata al grado di strategia in cui la insincerità, il travisamento delle parole e dei fatti e l’inganno sono diventate classiche armi offensive. Tanto l’oblio di ogni senso morale fa parte integrante della tecnica moderna, nell’arte di formare la pubblica opinione.
Affinché questa larga seminagione di menzogna non trovi facile presa nell’animo semplice del nostro popolo non c’è altro rimedio che proiettare in tutte le direzioni e con tutti i mezzi possibili la luce della Verità, richiamando i cristiani a viverla in pieno sì da sentirne tutta l’efficacia e la forza liberatrice secondo la parola di Cristo: “La Verità vi fa liberi” (S. Giov. VIII, 32).
Fiducioso nella vostra assidua corrispondenza vi benedico.
Troia, 27 dicembre 1947
Festa di S. Giovanni Apostolo ed Evangelista
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione – Far conoscere Gesù
(Documento non datato e non firmato; si desume Dicenbre 1947)
Il Servo di Dio indica il programma dell’anno 1948, riassumendolo in solo punto: “Far conoscere Gesù”. Questo tema sarà opportunamente svolto nei cicli dell’Anno Liturgico. In appendice sono indicate le norme per il Catechismo dell’anno scolastico 1947-48: sia gli insegnati di Religione che tutti gli altri catechisti improntino il loro programma sul tema indicato.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno I – dicembre 1947 – N. 7-8-9, pagg. 37 –38
Far conoscere GESU’
Ecco il nostro programma per il nuovo anno
Con l’Avvento ha avuto inizio un nuovo anno liturgico, un nuovo ciclo di lavoro di apostolato. Mentre, dalla liturgica commemorazione dei misteri della nostra Redenzione attingeremo energie novelle per il nostro lavoro, è doveroso tracciarci un programma che sia la guida delle nostre attività, affinché non ci si avvenga di sperperare inutilmente energie preziose, quando invece è supremamente necessario concentrarle tutte sui capisaldi della grande lotta che si combatte per il trionfo del Regno di Gesù Cristo.
Il programma di quest’anno si riassume in un solo punto:
– Far conoscere Gesù – E’ il primo passo per la conquista delle anime a Lui. Conoscere Gesù e non amarlo è impossibile. Egli è il “bonum undequaque perfectum”, cui inclina per necessità inderogabile il cuore umano. Più che ogni altro complicato programma, vale questo semplice apostolato per la conquista delle anime: – far conoscere Gesù -.
A questo fine può ottimamente utilizzarsi il contenuto di ciascun ciclo dell’anno liturgico:
- il Ciclo dell’Avvento e del Natale, che ci mettono in rilievo l’amabilità e la benignità di Nostro Signore nei misteri della sua nascita e della sua infanzia;
- il Ciclo Quaresimale, che culmina e si chiude con la Settimana Santa, che ci richiama a considerare l’amore e la misericordia infinita del Salvatore, portate fino al grado supremo nella immolazione cruenta del Calvario;
- il Ciclo Pasquale, che ci manifesta l’amore infinito di Gesù Cristo, in quanto ci vuole associati alla sua risurrezione e al suo trionfo sul peccato e sulla morte, mediante l’opera della nostra santificazione e la visione del suo trionfo eterno;
- il Ciclo finale, dalla Pentecoste all’Avvento, che nel suo inizio, dopo l’augusto mistero della SS. Trinità, ci presenta la SS. Eucarestia e il Sacro Cuore, quasi compendio di tutti i misteri dell’Amore Infinito, per richiamarci alla perenne presenza reale di Gesù soprannaturale, amico e compagno indivisibile delle gioie, delle lotte e delle pene del nostro terreno pellegrinaggio.
Praticamente vogliamo perciò che ogni sacerdote ispiri il suo apostolato a questo obiettivo finale, sia nella predicazione, sia nella direzione delle anime, sia soprattutto nel magistero propriamente catechistico.
Non è possibile determinare i modi di attuazione di questo programma, tanto è la varietà delle iniziative apostoliche che devono improntarsi a questa finalità. Ognuno lo tenga presente in quel lavorio personale che è chiamato a svolgere nel settore proprio dei suoi ministeri e delle sue attività.
A tutti i nostri sacerdoti, tuttavia, prescriviamo un minimo elementare di uniformità in questo:
- Vogliamo che in TUTTE le Messe domenicali, sia che si faccia sia che non si faccia l’omelia, il celebrante, dopo la lettura liturgica del S. Vangelo in latino, LEGGA in italiano al popolo lo stesso Vangelo, a voce chiara e spiccata, sì che tutti possano distintamente ascoltarlo e comprenderlo.
- Ai Rettori di chiesa (parroci e non) tocca l’obbligo di far trovare al Sacerdote celebrante il testo italiano dei Vangeli, perché questo possa servirsene per la lettera suddetta. A dar maggior decoro a tale lettura potrebbe efficacemente concorrere anche la forma esterna del libro. Per chi volesse curare anche questa parte accessoria, bensì, ma non trascurabile del magistero (il quale si esercita anche con l’eloquenza muta delle “cose”), consigliamo l’«Evangelario» edito dalla Pia Società S. Paolo, che contiene tutti i Vangeli festivi, disposti nell’ordine liturgico in un volumetto rilegato decorosamente e di formato ampio simile ai consueti collettarii;
- Quanto al compito dei sacerdoti incaricati, delle varie attività catechetiche, ne diamo norme a parte in questo stesso Bollettino.
Notificazione – Ottava di preghiere per l’unità della Chiesa
(Documento non datato e non firmato; si desume: dicembre 1947)
Il Servo di Dio, dopo aver richiamato l’importanza dell’unità della Chiesa e le origini di questa Ottava di preghiere, manifesta il suo disappunto perché questa iniziativa non ha trovato nella generalità dei fedeli cattolici un’adesione piena. Per questo conferma nello zelo quei sacerdoti che hanno promosso e favorito questa pia pratica e li esorta a scuotere anche gli altri confratelli “ perché più compatto e vasto sia il coro delle suppliche”.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno I – dicembre 1947 – N. 7-8-9, pagg. 38-40
Ottava di preghiere per l’Unità della Chiesa
Ancora una volta, e con sempre maggiore istanza, richiamiamo il vostro zelo al grande problema dell’unità della Chiesa. Ce ne offre l’occasione propizia il ritorno dell’Ottava di preghiere promossa a questo intento dal 18 al 25 gennaio in tutta la cristianità.
Per rendersi conto dell’imponenza e dell’urgenza del problema, occorre tener presente che una metà dei cristiani che oggi vivono nel mondo, sono separati dalla Chiesa Cattolica. Questa dolorosa frattura di quell’unità che fu l’auspicio più appassionato del Cuore Divino alla vigilia del Suo Sacrificio redentore non solo produce un deplorevole smarrimento di innumerevoli anime che, pur essendo in buona fede, non trovano il retto cammino della Verità totale, ma è un elemento di minor saldezza della compagine cristiana di fronte alla marea di paganesimo e di materialismo che si sforza di dilagare su tutta la terra, ed un argomento di scandalo per gli infedeli che la propaganda missionaria si adopera di ricondurre a Gesù Cristo.
Bisogna tuttavia riconoscere che questo problema dell’unità lo sentono con più passione di noi i nostri fratelli separati, forse appunto perché essi soffrono in sé stessi la dolorosa esperienza del disorientamento che deriva dalla mancanza di unità, esperienza che noi, grazie a Dio, non abbiamo nella compatta nostra adesione al centro della Chiesa.
Difatti l’iniziativa di questa ottava di Preghiere partì da un pastore anglicano della chiesa episcopaliana americana, nel 1908: il Watson, capo di una congregazione dell’Espiazione, che si unì a lui nella supplica fervente. La preghiera fu esaudita: meno di un anno dopo, tanto il Watson quanto la sua congregazione al completo passarono alla Chiesa Cattolica, e il Watson divenne sacerdote. L’anno stesso Pio X approvò l’Ottava di Preghiere per l’Unità. Nel 1916 Benedetto XV riconfermò con la sua l’approvazione del suo santo Predecessore.
Da allora la pia pratica si è diffusa in tutto il mondo. In Polonia e in Irlanda i Vescovi l’hanno resa obbligatoria. Migliaia di ortodossi e protestanti la compiono con fervore, anche pubblicamente nelle loro chiese. Anche parecchie comunità di monaci separati da Roma, come i Giacobiti del Monte Tabor, gli ortodossi del monte Athos, le claustrali anglicane di Terra Santa, i Benedettini anglicani di Nashdon, in Inghilterra la conoscono e la compiono. Il Church Unit Octave Council è un comitato speciale di pastori e di laici che vi promuove l’Ottava per mezzo della Confraternita dell’Unità. Per otto giorni all’anno tutti quelli che credono in Gesù Cristo, a qualunque confessione appartengono, purché sospinti dalla sincerità dell’amore per Lui, si trovano così uniti nella comunanza della medesima intenzione. E già questo è come un pregusto di unità. E gli effetti di questa comune preghiera sono visibili nel fatto che presso le frazioni della cristianità separata ove più vibra questo anelito all’unità, il movimento di orientamento verso la mentalità cattolica va assumendo aspetti sempre più visibili e promettenti, senza dire delle molte conversioni di personaggi anche insigni del mondo ortodosso e protestante all’unità della Chiesa Romana, capo e centro della vera cristianità.
Due riflessioni sorgono spontanee da queste constatazioni.
La prima è di commiserazione per quei pochi sconsigliati, i quali, nati in terra cattolica, hanno abbandonato la religione dei loro padri, per aderire o addirittura per aprir l’adito a movimenti protestanti, adoperandosi a creare altre scissure nel seno della Chiesa, quasi non bastassero le tante che già malauguratamente vi sono: commiserazione, dicevamo, perché non possiamo comprendere come mai, mentre i separati sentono così pungente la nostalgia del ritorno, vi siano di quelli che osano spezzare il Cuore stesso di Gesù Cristo, attentando all’unità di queste nostre popolazioni che il veleno dell’eresia non riuscì ad attossicare lungo il corso di ben quattro secoli da quando il protestantesimo scatenò la sua rivoluzione.
La seconda riflessione e di disappunto per lo scarso interesse che – salvo i gruppi più scelti di anime pie – l’Ottava trova presso la generalità dei fedeli, il che va attribuito in buona parte alla inadeguata comprensione della sua importanza da parte di quelli che dovrebbero suscitare tale interessamento con l’ardore del loro zelo illuminato e cosciente. Ho constatato, per esempio, come le stesse Congregazioni del Terz’Ordine Francescano, in molti luoghi ignorino completamente l’esistenza stessa della Pia Pratica dell’Ottava, mentre se c’è un Sodalizio che dovrebbe promuoverla a caldeggiarla più di ogni altro, sarebbe proprio il Terz’Ordine Francescano, essendo appunto stato esso il promotore di questa iniziativa in seno alla Chiesa Cattolica.
Queste due riflessioni servano a confermare nello zelo quei sacerdoti che già negli anni scorsi hanno così lodevolmente promosso e favorita la pia pratica, e a scuotere dal torpore gli altri, affinché più compatto e vasto sia quest’anno il coro della supplica che sforzi – in mezzo a così vasta disgregazione degli spiriti – il cuore di Gesù a riunire nel suo amore tutti gli smarriti e afflitti figli di Eva, che mai troveranno le vie della pace fino a quando non ricomporranno l’unità spezzata nell’unico ovile dell’unico Pastore.
DISPOSIZIONI GENERALI
- Dal 18 al 25 Gennaio in tutte le messe, al posto delle due collette imperate si apponga quella dello Spirito Santo e quella ad tollendum se trisma.
- In tutte le chiese ove si conserva il S.S. Sacramento in tutti i giorni dell’ottava si reciti il santo rosario e le litanie lauretane nonché le preghiere per l’Unità della Chiesa e si conchiuda con il canto del Veni Creator Spiritus e con la benedizione eucaristica.
- Sin dal primo giorno si preghi ai fedeli il fine e l’importanza dell’Ottava e li si esortino a dare con fervore il loro contributo di speciali preghiere, opere buone e mortificazioni. Si promuova per l’ultimo giorno una Comunione Generale e almeno un’ora solenne di adorazione.
- I Capitoli Cattedrali e quelli Collegiali o Recettizi chiudano la propria ufficiatura con la recita del Veni Creator Spiritus e le Litanie lauretane e con la preghiera per l’Unità della Chiesa prescritta da Benedetto XV.
- In uno dei giorni dell’Ottava le Comunità Religiose compiano nella propria chiesa od oratorio il pio esercizio della Via Crucis.
DISPOSIZIONI PARTICOLARI
Per i tre centri: Troia, Foggia e S. Marco in Lamis.
Nei tre centri suddetti invece dell’adorazione prescritta per l’ultimo giorno si pratichi per turno nelle principali chiese secondo l’ordine e l’elenco qui sotto riportato una giornata di adorazione e di speciali preghiere con il Santissimo esposto solennemente come per le S.S. Quarantore.
I fedeli anche delle altre chiese parrocchie non manchino nei giorni assegnati di visitare la chiesa di turno e di prestare il loro omaggio di adorazione.
Troia: –18 Mediatrice – 19 Buona Morte – 20 San Basilio – 21 S. Andrea – 22 S. Domenico – 23 S. Vincenzo M. – 24 S. Giovanni – 25 Cattedrale.
Foggia: – 18 S. Pasquale – 19 Gesù Maria – 20 S. Giovanni – 21 San Tommaso – 22 S. Michele – 23 S. Francesco Saverio e S. Anna – 24 S. Luigi e S. Stefano – 25 Cattedrale e S. Maria della Croce.
S. Marco in Lamis: – 18 S. Antonio Abate – 19 Purgatorio – 20 San Bernardino – 21 S. Cuore – 22 Grazie – 23 Addolorata – 24 S. Giuseppe – 25 Collegiata.
Notificazione – Astinenza e digiuno
(Documento non datato e non firmato; si desume Dicembre 1947)
Il Servo di Dio risponde ad alcuni quesiti a proposito dell’astinenza e del digiuno, ribadendo la legge del digiuno nei giorni prescritti e invitando i sacerdoti a inculcare in tutte le categorie di fedeli lo spirito di penitenza.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno I – dicembre 1947 – N. 7-8-9, pagg. 41-42
ASTINENZA E DIGIUNO
In occasione delle Vigilie delle Tempora d’inverno ci sono stati rivolti quesiti a proposito dell’astinenza e del digiuno che ci hanno fatto comprendere come si sia fatta una certa confusione circa le disposizioni da noi impartite in due momenti distinti, cioè in prossimità della Quaresima scorsa e, poi, in prossimità delle Vigilie delle Tempora di Pentecoste. Quest’ultima disposizione fu pubblicata nel nostro Bollettino Diocesano, ed è quella che vige tuttora. Essa ripristinava integralmente la legge dell’astinenza nei giorni di venerdì e di vigilia, e la legge del digiuno nei giorni prescritti, per coloro che ne hanno l’età e sono canonicamente nelle condizioni di poterlo fare.
Ci sembra opportuno ripetere, dunque, tale disposizione, per togliere ogni incertezza.
Qualcuno ci ha fatto osservare che tale ripristino sembrerebbe intempestivo, in quanto le condizioni che determinarono il Santo Padre a dare facoltà ai Vescovi di dispensare – se lo credessero opportuno – perdurino ancora, se non le si vuol dire peggiorate.
A noi tuttavia è parso che tale constatazione non sia precisa, perché – se è vero che per tanti purtroppo le condizioni perdurano quali erano negli anni della guerra – ci sono anche altri e molti che, trovandosi in condizioni di ricchezza e di abbondanza talvolta addirittura eccessiva, non solo possono permettersi il lusso di nutrirsi di alimenti di grasso quanto e come vogliono, ma tante volte si abbandonano a gozzoviglie e crapule che sono un insulto alla miseria dei più.
Ora, il ripristino della legge dell’astinenza e del digiuno, in realtà, colpiva, e più che giustamente, proprio coloro che possono permettersi il lusso di procurarsi cibi di grasso. Ed era doveroso richiamare così costoro al minimo di penitenza che la Chiesa prescrive.
Agli altri, invece, nulla toglieva il ripristino di quella legge, perché sappiamo bene purtroppo che essi non avevano bisogno della legge dell’astinenza, per farla, poiché tale astinenza son costretti a praticarla tutti i giorni della settimana.
Che se talvolta capitasse che essi possono disporre di cibi grassi in giorno broibito, non è grande sacrificio richiedere da loro che ne rimandino la consumazione al giorno seguente, salvo che si tratti di casi eccezionali, per cui ogni buon sacerdote conosce le benigne soluzioni che la teologia morale consente.
Non ci pare dunque che il ripristino della legge dell’astinenza e del digiuno, vista sotto questo aspetto, possa dirsi tempestiva.
Piuttosto non manchino i Rev.di Sacerdoti di inculcare in ogni circostanza propizia ai ricchi lo spirito di penitenza, che li renda solleciti ad offrire a Dio il merito della loro astinenza e ai poveri il superfluo così risparmiato; e di inculcare ai meno abbienti di soprannaturalizzare con la paziente accettazione dalla mano di Dio le ristrette che loro impongono le presenti condizioni di vita.
Quanto più abbonda sulla terra l’iniquità, tanto più deve abbondare la penitenza. E tocca a noi formare il popolo a questi pensieri e a questi sentimenti che sono la sostanza del cristianesimo vissuto. Che se il popolo non capisce questo linguaggio, non è proprio questo un motivo per insistere in quest’opera di educazione religiosa che ha tanto bisogno di essere compiuta?!!
Per la prossima Quaresima daremo, come negli anni precedenti le istruzioni e le norme da seguirsi per quel Sacro Tempo di penitenza relativamente lungo.
Notificazione sulla condotta dei fedeli
nei riguardi delle Dottrine contrarie alla Fede Cattolica
(Foggia, 6 marzo 1948)
Nella confusione delle propagande avverse nel nuovo assetto politico dell’Italia il Servo di Dio ricorda i princìpi della dottrina della Chiesa ed impartisce le relative disposizioni.
Archivio Postulazione Causa Canonizzazione Mons. Farina – Foglio volante di propaganda a stampa – Cartella: Documenti
Mons. FORTUNATO MARIA FARINA
VESCOVO DI TROIA E FOGGIA
AL CLERO E AL POPOLO DELLE DUE DIOCESI
NOTIFICAZIONE
________
Dopo la pubblicazione delle Disposizioni dell’Episcopato Triveneto, recentemente riassunte e riconfermate dagli Em.mi Cardinali, il Patriarca di Venezia e l’Arcivescovo di Milano, (per non citare altre Notificazioni consimili emanate da altri Ecc.mi Vescovi d’Italia) intorno alla condotta dei fedeli nei riguardi delle Dottrine contrarie alla Fede cattolica, da molti ci si domandano schiarimenti e norme.
In verità, quanto è stato detto da così Eminenti Presuli, non è che un richiamo agli articoli del Diritto Canonico, e ai documenti autorevoli della S. Congregazione Concistoriale, divulgati da tutti i Bollettini diocesani, e perfino dalla stampa quotidiana.
Quindi, nessuna novità sostanziale, ma leggi antiche ben note.
Anzi noi possiamo riferirci alla Lettere collettiva dell’Episcopato Beneventano del 1945, dove sono date al Clero e ai Fedeli indicazioni ben definite e ben ferme su questi argomenti in conformità alle Encicliche Pontificie di questi ultimi tempi.
Tuttavia, a tranquillizzare le coscienze, a togliere incertezze e ad evitare diversità di condotta in quanti o debbono dirigere le anime, o desiderano sinceramente di conformarsi alle leggi della Chiesa, diamo qui, nella forma più concisa possibile, le disposizioni da seguirsi, precedute dai principi da cui necessariamente derivano.
Tanto più che siamo in prossimità della S. Pasqua e una folla di fedeli andrà per il Precetto a chiedere il dono inestimabile della Grazia sacramentale, e, con l’assoluzione, il dono non meno santo di avvicinarsi alla S.S Eucarestia, certamente non per averne condanna e rovina (il che avvarrebbe con una Comunione indegna) ma per ricavarne vita di pace e di virtù.
- PRINCIPI
Giacché si sono enormemente diffuse tra i fedeli dottrine e massime contrarie all’insegnamento della Chiesa, dottrine ancora una volta condannate da Pio XI e da Pio XII, si precisa quanto segue:
- Il Comunismo professa il materialismo storico e dunque ateo.
- Il Comunismo non solo è ateo, ma difende l’ateismo e se ne fa ardente propugnatore.
- Il Comunismo è stato condannato ufficialmente in una Enciclica del Papa Pio XI, ed oggi è lo stesso di allora, anche in Italia.
- Gli iscritti al Comunismo incorrono nella Censura simpliciter riservata, come gli iscritti alla Massoneria e alle Società contrarie alla Chiesa.
- Chi dà il nome al Comunismo si espone al gravissimo pericolo di perversione, e coopera alla diffusione del Comunismo stesso.
- Coloro che hanno dato o danno il loro nome al Comunismo per ottenere vantaggi economici, e si sforzano di persuadersi che stanno bene in coscienza, sono in inganno, perché non è vero ciò che loro si dice, che cioè, si può essere insieme comunista e cattolico.
2. DISPOSIZIONI
Quando un comunista si va a confessare – a meno che non lo faccia in mala fede per ingannare – si suppone che vada a confessarsi per mettere in ordine la propria coscienza e provvedere ai bisogni dell’anima.
Come regolarsi in questo caso?[1]
Ecco. Da quanto si è detto conseguono chiare, sicure le seguenti soluzioni:
- Non si possono assolvere gli aderenti al Comunismo o ad altri movimenti contrari alla professione Cattolica, a) quando aderiscono formalmente agli errori contenuti in tali ideologie, e b) quando in qualsiasi modo vi prestano cooperazione, specie mediante il voto, ed ammoniti, si rifiutino di desistere.
- Si deve perciò, per salutare ammonimento, e per evitare confusioni nella coscienza dei fedeli, omettere la benedizione liturgica delle case dei capi promotori e dei propagandisti dei suddetti movimenti.
E’ certamente con dolore che diamo questi severi provvedimenti, perché sentiamo di amare tutti, senza eccezione, nella carità di Gesù Cristo i nostri figliuoli, affidati alle nostre cure spirituali. Un esame più attento della propria Fede convincerà – lo speriamo – coloro fra essi che hanno aderito a movimenti e a ideologie ad essa contrastanti che solo per amore noi parliamo e per inderogabile esigenza del nostro ministero.
3. ALTRE DISPOSIZIONI[2]
Ricordino infine i nostri diletti Sacerdoti e figli in Cristo ciò che più volte abbiamo scritto e detto circa l’obbligo di votare.
- È grave dovere di coscienza di ogni Cristiano l’esercizio del voto così politico che amministrativo, il quale però dev’essere libero e secondo retta coscienza.
- È gravemente illecito ad ogni fedele il dare il proprio voto a candidati, o ad altra lista di candidati, che siano contrari alla Chiesa, o contrari all’applicazione dei principi religiosi e morali cristiani nella vita pubblica.
- Il voto può e deve essere dato solo a quei candidati o a quella lista di candidati, che offrono maggiori garanzie di esercitare il loro mandato nello spirito e secondo le direttive della dottrina e della Morale Cattolica.
- È grave dovere dei Pastori d’anime istruire ed illuminare i fedeli su quanto abbiamo esposto.
- Ogni fedele deve conoscere i suoi compiti sociali cristiani in coerenza con la sua Religione. Insegnare questo – concluderemo con l’illustre Successore di S. Ambrogio e di S. Carlo – non è fare della politica, ma semplicemente Scuola di Catechismo Sociale Cattolico.
Il Signore voglia rendere proficui questi ammonimenti, e si degni di ascoltare la nostra preghiera per la santificazione di tutti voi, mentre vi benediciamo.
Foggia, sabato 6 marzo 1948.
† Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
ORDINIAMO
che la presente venga letta in tutte le Chiese, affissa alle porte della medesima, e diffusa largamente.
(1) Rimandiamo i Sacerdoti alla Casistica magistralmente redatta da Sua Eminenza il Cardinale Dalla Costa, e riportata in Settimana del Clero del 7 marzo 1943.
(2) Si consulti pure la recente lettera Collettiva dell’Episcopato Meridionale “I problemi del Mezzogiorno per la Quaresima del 1948”, p. 22.
Notificazione – Letizia e moniti dell’ora presente
(Documento non firmato e non datato; si desume: Aprile 1948)
E’ un documento che commenta le elezioni italiane del 18 aprile 1948, in cui si è avuto conferma “che il Cristo è il centro della storia”. Il merito di questo successo va anzitutto alla Madonna, e poi ai sacerdoti e ai laici organizzati nelle file dei Comitati Civici. Quest’opera compiuta è premessa per un impegno fattivo di ricostruzione della società in Cristo Gesù.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno II – Aprile 1948 – N. 1-2-3-4, pagg. 1-2
Ai sacerdoti e ai fedeli tutti delle nostre due Diocesi
Rivolgiamo il più caldo appello a tutti quanti militano nel pacifico esercito di Gesù Cristo: ai Parroci, agli Assistenti di A.C.,a tutte le Congregazioni Religiose maschili e femminili, a tutte e singole le branche di A.C., ai Sodalizi di qualsiasi denominazione, a tutti i fedeli coscienti e sinceri, affinché, rendendosi conto delle supreme necessità, dell’importanza decisiva dell’ora che volge, compiano con generosità ed amore il grande dovere dell’apostolato per la riconquista di tutte le anime al Cuore Divino di Gesù Cristo.
Mai la fede fu patrimonio personale da conservarsi – come già il talento del servo neghittoso – inerte e infecondo quasi sepolto nel deserto della propria pigrizia. Ma oggi questo sarebbe più che mai una vera e propria diserzione.
Non atteggiamenti provocatori, non obliqui maneggi, non secessioni disgregatrici in seno alla già tanto disgregata società contemporanea. La nostra azione deve essere ispirata all’amore, che è il grande, unico imperativo di Gesù. Ciascuno di noi DEVE fare qualche cosa per la salvezza dei propri fratelli, compiendo con dedizione generosa e intelligente disciplina le mansioni a ciascuno affidate nel quadro della organizzazione cui si è appartenenti, o se mai, non si fosse iscritto a nessuna organizzazione – scegliendo quello che più si confà alle proprie attitudini, e vivendone con pienezza lo spirito e le finalità.
Che se non si possa militare nei quadri di una determinata organizzazione, come è dei vecchi, degli infermi, delle persone vincolate da troppi legami di lavoro o di famiglia, si tenga ben presente che nessuno è – per questo – escluso dalla comune fatica. Chi può dare la preghiera, dia la preghiera, chi il favore soprannaturale delle proprie sofferenze dia quella, chi il soccorso della carità materiale, chi l’umile servigio della propria persona, dia quello che può. Ma che non ci sia nessuno che crede di amare Gesù, il quale resti inoperoso in questo immenso bisogno di apostolato.
Siamo ben certi che questo nostro appello, che è poi l’appello del Vicario di Gesù Cristo, l’appello dello stesso Cuore Divino, troverà nel cuore dei nostri figli la più pronta e generosa rispondenza. Ed è con questo augurio che Noi benediciamo Clero e popolo delle Nostre due diocesi dilettissime all’aprirsi di questo nuovo anno che il Signore ci concede, e che speriamo sia l’anno della pacificazione dei popoli e del trionfo di Gesù Cristo nella umana società.
Foggia, 18 Dicembre 1947
✝ Fortunato M. Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Notificazione – Il Mese Mariano
(Documento non datato e non firmato; si desume: Aprile 11948))
Il Servo di Dio, dopo aver richiamato il dovere della riconoscenza a Maria per la visita in tutti i paesi delle due diocesi della veneratissima Effigie del Santuario dell’Incoronata, e per l’intervento a favore della nostra Patria, liberata dal pericolo del materialismo ateo e brutale, sente il bisogno della protezione materna di Maria perché la nostra Patria risponda alle aspettative del Cuore Divino di Cristo. Queste intenzioni, insieme a quella delle vocazioni ecclesiastiche, egli raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli durante il Mese Mariano.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno II – Aprile 1948 – N. 1-2-3-4, pagg. 3-5
IL MESE MARIANO
Maggio ci riporta, insieme con l’eterna e pur sempre nuova poesia della primavera, la soave ineffabile dolcezza del mese mariano.
Quanti motivi di singolare attualità ci spingono quest’anno a praticarlo con più fervore del solito!
Innanzi tutto la riconoscenza per la visita materna che la Madonna, nella sua Peregrinatio, si è degnata di fare a tutti i paesi delle nostre due diocesi nella Veneratissima Effigie del Santuario dell’Incoronata, poi la gratitudine per il suo materno intervento a favore della nostra patria, liberandola dal pericolo del materialismo ateo e brutale. Infine il bisogno della sua continua protezione perché l’era nuova che si apre per la nostra Patria risponda pienamente alle aspettative del Cuore Divino di Gesù Cristo.
Potete pensare facilmente con quale viva premura vi esortiamo a raccomandare ai fedeli queste intenzioni e a farvene un mezzo per suscitare in essi il fermo proposito di praticare il mese mariano col più ardente fervore.
Una intenzione, però, fra le altre, noi vi raccomandiamo con particolare insistenza. Una intenzione che – appunto perché raccomandata da noi tante volte – potrebbe aver perduto un po’ del suo interesse presso di voi: le vocazioni ecclesiastiche.
Nel vortice dei problemi che ci preoccupano noi temiamo che si sia un po’ smarrito il sentimento della suprema importanza e purtroppo della estrema urgenza del problema delle vocazioni. Eppure resta per sempre vero che questo è il problema centrale della vitalità dell’apostolato cattolico. Ove ci fosse il più ricco complesso di opere di apostolato ma si sterilisse la fonte delle vocazioni, quelle opere avrebbero i giorni contati. Ove fosse anche la parrocchia più incolta ma fiorissero le vocazioni sacerdotali, le più liete speranze sorriderebbero di sante promesse, perché il sacerdote farà facilmente spuntare i più bei fiori dalle zolle irte oggi di spine.
Questo problema delle vocazioni assume nel momento attuale un aspetto preoccupante. Anche solo a volgerci intorno nelle nostre due diocesi, noi vediamo che un buon numero di sacerdoti hanno passato gli ottanta anni, la maggior parte hanno passato i settanta, alcuni sono tra i sessanta e i settanta, e solo una esigua minoranza del Clero delle due Diocesi, è al disotto del cinquanta, nell’età cioè del pieno rendimento. Né il numero di quelli che vengono su è proporzionato al numero di quelli che vanno giù. E noi vediamo con rammarico profondo assottigliarsi sempre più le schiere sacerdotali, mentre crescono a dismisura i campi di lavoro a cui è urgentemente necessario estendere l’opera del sacerdote. Attività sociali, attività assistenziali, attività culturali, attività culturali, educazione della gioventù, stampa, divertimenti (cinema, sport): campi tutti ove l’opera del sacerdote è condizione indispensabile perché essi conservino l’impronta cristiana e non diventino preda della zizzania di satana. E queste attività non dispensano da quelle che sono le attività strettamente sacre e diremmo propriamente formali del sacerdote: l’amministrazione dei sacramenti, la direzione spirituale (che è uno dei campi più vitali del ministero sacro):::Si aggiunga l’aumentata popolazione, la nascita di nuovi quartieri (si pensi che in Foggia c’è un intero villaggio, l’«VIII Settembre», che è ancora privo di chiesa e senza una regolare assistenza spirituale); si aggiunga il bisogno dell’assistenza religiosa ai borghi rurali sorti con l’appoderamento e con la bonifica…e si avrà un quadro approssimativo dell’imponenza del problema delle vocazioni, soprattutto se si tiene conto che i centri stessi non tutti dispongono oggi di un adeguato numero di sacerdoti.
È un problema che non si risolve con le industri umane. La vocazione è un mistero esclusivamente di grazia; la perseveranza nella vocazione è un mistero estremamente complesso in cui gioca il ruolo principale la grazia. Le nostre industrie umane concorrono alla soluzione del problema, ab extrinseco, e noi non possiamo esimerci dal fare la nostra parte. Ma fondamentalmente è la grazia di Dio che fa tutto.
Vogliate richiamare con grande interesse questi pensieri alla mente dei fedeli per mobilitarli in una concorde crociata di preghiera al Cuore Immacolato di Maria, Regina, del Clero, per ottenere sempre più numerose e sante vocazioni sacerdotali e per implorare a tutti i sacerdoti la grazia della perseveranza e una sempre più alta santità di vita.
Alla cooperazione spirituale – che è e resta di importanza assolutamente fondamentale – bisogna anche congiungere la cooperazione finanziaria. I nostri sacerdoti si rendano conto che la formazione dei novelli sacerdoti esige mezzi che oggi non è esagerato definire ingenti. Fra le tante necessità cui essi oggi si piegano caritatevolmente per profondere soccorso ed assistenza, non dimentichino le necessità del Seminario e dei giovanetti che si formano al sacerdozio, i quali il più delle volte sono appartenenti a famiglie poverissime. Non si lasci solo il Vescovo a portare l’onere del Seminario.
Noi non diciamo di più. Sappiamo che lo zelo fa miracoli. Lo abbiamo constatato in tutte le opere che hanno incontrato il favore cordiale del Clero. Le Missioni, l’Università Cattolica. Bisogna riconoscere che il Seminario non è guardato dal Clero con uguale interessamento. Eppure è opera «nostra». Tanti dei sacerdoti di oggi si avvantaggiarono ieri della carità che il Seminario oggi deve esercitare tra i chierici di oggi. Sappiamo bene che non tutti i sacerdoti sono in condizioni di dar nulla personalmente per il Seminario: ma tutti sono in condizioni di dar nulla personalmente per il Seminario: ma tutti sono in condizioni di segnalare all’interessamento del popolo il grande problema. Ed è questo principalmente che noi chiediamo. Sia dunque questo mese mariano un risveglio poderoso della coscienza diocesana sul problema del Clero, e siamo certi che la Madonna non mancherà di moltiplicare su di Esso le Sue materne benedizioni.
Intanto come frutto pratico di questo interessamento noi ci aspettiamo di vedere l’esito felice della Giornata delle Vocazioni che indiciamo per la Città di Foggia per l’ultima domenica di Maggio, che cade il giorno 30. Negli Comuni delle due Diocesi tale giornata già si è svolta nei mesi scorsi, e – nonostante le preoccupazioni del momento – ha dato risultati abbastanza soddisfacenti, sebbene incalcolabilmente lontani dai bisogni del Seminario. Nel clima più sereno in cui si svolgerà la Giornata delle Vocazioni in Foggia noi speriamo che la santa iniziativa possa riuscire più fruttuosa. I Revv.di Parroci sono pregati di prendere contatto col Vice Rettore del Seminario, il quale potrà validamente aiutarli nell’attuazione della santa iniziativa mediante piccoli seminaristi che saranno gli…oratori ufficiali della «Giornata».
DISPOSIZIONI PER IL MESE MARIANO
- Ogni sacerdote proponga con fermezza e generosità di prestare l’opera sua sacerdotale con zelo e con metodo, affinché i fedeli possano agevolmente onorare la Vergine S.S. con la frequenza dei sacramenti e con altre pratiche di cristiana pietà. Fedeltà quindi a l’orario quanto a la celebrazione della S. Messa, anche a costo di rinunziare a qualche provvento maggiore. Soprattutto fedeltà al confessionale, fissando i giorni e le ore in cui ciascuno si terrà a disposizione delle anime per arricchirle del tesoro inestimabile della grazia. Fedeltà anche nel consacrare ogni giorno un po’ di tempo alle nostre organizzazioni sociali e sindacali.
- In tutte le parrocchie si compia la pia pratica del mese mariano, possibilmente con predicazione istruttiva, efficace e pratica.
- Si faccia qualche cosa di particolare pei fanciulli: in orario diurno e in maniera più rispondente alla loro età e alla loro indole.
- Tale raccomandazione va fatta in modo particolare a tutte le Suore e alle insegnati preposte ai nostri Asili d’Infanzia e alle nostre scuole e laboratori.
- Tutti i sabati del mese siano consacrati ad onorare la Madonna quale Regina degli Apostoli e ad implorare da Lei l’incremento delle vocazioni e la santificazione del clero.
- Si zeli che i lavoratori di campagna e quelli delle officine consacrino un po’ del loro tempo destinato al riposo dopo la refezione per tributare qualche ossequio alla Madonna.
- Domenica 16 Maggio, festa della Pentecoste, sia consacrato soprattutto per ottenere la conversione della Russia, finché quel centro di propaganda atea e di empietà divenga centro d’irradiazione della luce benefica della Fede Cattolica per tutto l’Oriente – e tanti milioni di figliuoli di quel popolo, anelanti nascostamente alla più sacra delle libertà, quella della Religione, siano per sempre liberati dal loro atroce servaggio.
In preparazione alla solennità della Pentecoste si premetta in tutte le chiese la novena dello Spirito Santo, in conformità di quanto fu prescritto da Leone XIII.
Notificazione – L’Apostolato della Preghiera
(Documento non datato e non firmato; si desume: Aprile 1948))
E’ una dettagliata analisi dell’Apostolato della preghiera come metodo di apostolato capillare. Non bisogna fermarsi all’apostolato di èlite (Azione Cattolica) ma per mezzo dell’èlite andare alla massa e ai singoli suoi componenti, cui il sacerdote non può il più delle volte giungere personalmente.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno II – Aprile 1948 – N. 1-2-3-4, pagg. 5-6
L’APOSTOLATO DELLA PREGHIERA
come metodo di apostolato capillare
Più volte in questo Bollettino abbiamo inculcato la necessità di organizzare ed assistere intelligentemente l’Apostolato della preghiera, come il mezzo per far giungere l’azione pastorale alla massa dei fedeli.
Qualche osservazione circa l’efficacia dell’azione capillare svolta attraverso i Comitati Civici sarà oltremodo opportuna per chiarire il nostro pensiero intorno alla funzione che noi attribuiamo all’Apostolato della Preghiera come mezzo di apostolato di massa.
Facciamo una premessa. Oggi il nostro apostolato si concentra un po’ troppo esclusivamente sulla èlite che è l’Azione Cattolica. È verissimo che questa concentrazione è necessaria, perché senza una profonda formazione e senza una assistenza ecclesiastica continua, l’Azione Cattolica perderebbe tutta la sua fisionomia e la sua forza. Però è anche vero che se, coltivando l’èlite si trascurasse la massa, il nostro lavoro sarebbe perduto.
Facciamo un’altra premessa. L’Azione Cattolica se riceve le parti più abbondanti delle cure pastorali, le riceve perché essa renda – con la sua attività – moltiplicate al cento per uno i frutti di queste cure, diffondendoli tra la massa.
Attraverso l’Azione Cattolica l’apostolato sacerdotale si “capillarizza” così come le direttive dei Comitati Civici si sono “capillarizzate” con un’efficacia sorprendente nel periodo di intensa attività testè chiusosi.
Un mezzo semplice, apparentemente elementare, per capillarizzare l’apostolato pastorale è precisamente l’Apostolato della Preghiera così come da noi è stato illustrato più volte in questo Bollettino.
Il Parroco accende di santo zelo gli ascritti all’A.C. Questi diventano gli zelatori dell’Apostolato della Preghiera nella Parrocchia. Si noti che ciò non toglie nulla a tutte le attività proprie di ciascun ramo dell’A.C.: ognuno aggiunge alle proprie attività anche questa, che poi è semplicissima. Gli zelatori, dunque, ogni mese portano personalmente ai singoli ascritti dell’Apostolato della Preghiera (che si suppone siano e devono essere una massa molto più vasta dell’èlite militante nell’A.C.). il biglietto mensile. Questo è il lavoro essenziale dello zelatore. Ed ecco capillarizzato l’apostolato pastorale del Parroco: poiché lo zelatore, andando a portare il biglietto a ciascuno dei quindici (non più) suoi iscritti ha modo di avvicinarlo, di illuminarlo, di seguirlo, di esortarlo, di portarlo alla comunione mensile, di metterlo al corrente delle attività parrocchiali, insomma di assisterlo apostolicamente.
Questo è il concetto esatto dell’Apostolato della Preghiera così come stiamo insistendo da tempo a inculcarlo, e così come desideriamo vivamente vedere attuato nelle nostre diocesi. E mi gode l’animo nel considerare che mai come in questo momento i nostri cattolici militanti potranno comprendere intuitivamente tutta l’importanza di questo apostolato capillare, dal momento che essi hanno potuto toccar con mano il prodigioso effetto di questo metodo nel campo dell’apostolato sociale testè così vittoriosamente affermatosi.
Tocca poi al sacerdote raccogliere il frutto dell’attività degli zelatori dell’Apostolato della Preghiera, sia organizzando la comunione mensile in modo da offrire la comodità della confessione a quanti vorranno avvantaggiare, sia promuovendo qualche adunanza plenaria periodica che gli porterà intorno tante anime le quali, pur non avendo la possibilità o lo slancio di volontà – almeno per ora – di militare nell’A.C. e di sobbarcarsi ai suoi complessi impegni, sentono tuttavia il dovere di intonare seriamente alla pratica della vita cristiana ogni loro giornata con l’offerta di tutte le proprie azioni, e sono suscettibili di venir coltivate con la parola sacerdotale che esse di tanto in tanto gradiscono ed apprezzano.
Non fermarsi all’èlite , ma per mezzo dell’èlite andare alla massa e ai singoli suoi componenti a cui il sacerdote, a causa della scarsezza numerica del Clero e del suo accresciuto lavoro, non può il più delle volte giungere personalmente: ecco la formula nella quale ci pare possa riassumersi questo nostro modo di concepire l’attività propria dell’Apostolato della Preghiera.
Nelle nostre visite, prenderemo anche particolare conto nelle singole parrocchie dell’organizzazione dell’Apostolato della Preghiera quale vivaio dell’Azione Cattolica: se cioè esiste il Centro canonicamente retto, il registro delle iscrizioni, se l’opera degli zelatori e delle zelatrici è fattiva, senza rendere d’altra parte gravosa l’ascrizione a tale organizzazione tutta spirituale della grande massa dei fedeli.
Per la prossima festa del S. Cuore, che quest’ano ricorre il 4 Giugno, sia in ogni parrocchia ravvivata, e ove occorre riorganizzata questa istituzione da noi a ragione considerata come fondamentale.
Notificazione per il mese del S. Cuore
(Documento non datato e non firmato; si desume: Giugno 1949))
Il mese del S. Cuore ci richiama al grande dovere dell’amore e della riparazione. La prova dell’amore per Dio è l’amore che portiamo ai nostri fratelli. Ognuno esamini la sua condotta e si lasci guidare dallo Spirito.
Bollettino Diocesano per le diocesi di Troia e Foggia. Anno III – Marzo-Giugno 1949 – N. 3-4-5-6, pagg. 1-2
Per il mese del S. Cuore
IL SUPREMO IMPERATIVO: AMARCI!
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Il mese del S. Cuore ci richiama al grande dovere dell’amore e della riparazione.
Se San Francesco tornasse su questa povera terra, si ritroverebbe ancora nell’impetuoso bisogno di gridarci come ai giorni della sua vita mortale: “L’amore non è amato: l’amore non è amato”.
Diamo inizio al nostro mese di Giugno, con un esame di coscienza. Non preoccupiamoci solo di quel che diremo ai nostri fedeli, di quel che faremo per loro. Cominciamo da noi. E cominciamo con un esame di coscienza: “L’amiamo noi l’Amore?”
E la risposta non attendiamola dal nebuloso mondo dei nostri sentimenti, ma dall’oggettiva evidenza della realtà. La prova dell’amore per Dio è l’amore che portiamo ai nostri fratelli. Senza questa fraterna carità, tutta la nostra vita interiore è illusione.
E carità non significa giustizia, ma ne trascende il concetto, realizzandolo in una sfera superiore, per via di quel divino assurdo che è il discorso della Montagna: “Amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano: e pregate per coloro che vi perseguitano e vi calunniano… poiché se amate coloro che vi amano, che premio avrete, voi? Non fanno forse altrettanto i pubblicani? E se saluterete solo i vostri fratelli, cosa fate di speciale? Non fanno forse altrettanto i gentili?
Questa è tutta la sostanza del Vangelo. Questa è la luce che deve illuminarci nelle tenebre delle nostre tribolazioni, nella lotta delle nostre e della altrui passioni. Questo il principio cui dobbiamo ispirare la soluzione di ogni problema che possa interessare o la nostra persona, o la nostra condotta verso gli altri, o il nostro stesso apostolato. Ogni soluzione che non si ispira a questo principio, potrà a prima vista apparir più saggia, più forte, più simpatica: ma nel complesso svolgimento delle cose apparirà senza fallo che meglio sarebbe stato aver compatito di più, perdonato di più, pazientato di più. Perché le vie della pace sono più lunghe delle vie della guerra, ma solo quelle portano al bene: e se qualche male esse ci costringono a tollerare, questo sarà molto minore di tutte le turbolenze e i disordini e le sovversioni che una guerra, anche la più giusta, porta inevitabilmente con sé.
Dobbiamo evitare una cosa molto facile a verificarsi, e che basterebbe a paralizzare riflessione sull’amore. Non applichiamo alla condotta degli altri verso di noi i principi del Vangelo, per giudicarla e… condannarla. Ciò non servirebbe né al bene nostro né a quello del prossimo. Esaminiamo la nostra condotta, ciascuno la propria. E tiriamone le conseguenze del caso. Ciascuno di noi veda quel che non è conforme a questa suprema legge del Cuore di Gesù. E faccia quel che lo Spirito gli detta dentro.
Anche se ciò dovesse costarci un atto di eroismo!
E di questo pensiamo ai nostri fedeli. Trasfonderemo in essi la vivace fiamma della nostra intera carità. Come potremo parlare ad essi dell’amore, se dentro avessimo il ghiaccio della malevolenza? Ma quando saremo infiammati di schietta e operante carità, allora sarà ben facile trovare le vie del loro cuore.
Siccome quest’anno abbiamo dato come programma della istruzione religiosa al popolo quello di far conoscere Gesù, ci pare opportuno segnalare per il Mese di Giugno un libretto che potrebbe essere un ausilio prezioso a questo compito: il Mese del S. Cuore, scritto da Mons. Giandomenico Pini molti anni fa, e che ora è stato ristampato a cura dell’Opera della Regalità. Si tratta di una serie di belle e facili meditazioni su episodi del Vangelo dai quali si rilevano le principali caratteristiche del Cuore di Gesù. È dunque come uno studio del S. Cuore sulla scorta dei documenti più genuini e più qualificati che si possano desiderare. Ma non uno studio freddo e arido, qual è quello che noi pur facciamo attraverso direi l’anatomia cui necessariamente è costretta la scienza teologica, ma invece caldo e vivo qual è quello che si svolge intorno agli episodi concreti della vita del Redentore, ove Egli ci si presenta come fotografato in successive istantanee che Lo sorprendono negli atteggiamenti più svariati della Sua Vita.
Possa la Madonna benedetta aprirci con le Sue Mani Materne l’adito a quel Cuore Divino, che Dio volle fosse aperto dalla lancia del soldato «ut torrentes nobis funderet miserationis et gratiae, et quod amore nostri flagrare numquam destitit piis esset requies et poenitentibus pateret salutis refugium».
Ci assicureremo così l’adempimento su di noi delle mirabili promesse che Gesù fece con regale magnificenza ai divoti del Suo Cuore adorabile.
Notificazione per la Quaresima dell’Anno Santo 1950
(Troia, nel Sacro Giorno delle Ceneri, 22 febbraio 1950)
Il S. D. invita i fedeli e il clero delle sue due diocesi a realizzare in questa Quaresima l’invito del S. Padre , che chiama l’Anno Santo come “l’anno del gran ritorno e del gran perdono”. Il cuore di ognuno si accenda al desiderio di conversione: passare dal peccato alla grazia, dalla tiepidezza al fervore, dal fervore alla santità. Il S. D. invita anche all’apostolato verso le anime smarrite e lontane dal signore. Annuncia, infine, che il grande pellegrinaggio diocesano alla città di Roma per l’’inno Santo, avrà luogo nella seconda metà del prossimo agosto. E’’un documento carico di intenso fervore apostolico.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/671
* Foglio stampato, composto da 3 pagine (formato A4).
NOTIFICAZIONE
DI S. ECC. MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al Clero e al Popolo delle due Diocesi per la Quaresima dell’Anno Santo 1950
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
La Quaresima di quest’Anno Giubilare si pare come un grande invito a realizzare i voti augusti del Cuore del Papa, espressi nella preghiera da Lui stesso composta per l’Anno Santo: che quest’anno, cioè, sia “l’anno del gran ritorno e del gran perdono”.
E perché sia tale, occorre innanzi tutto che ciascuno di noi inizi in sé steso questo gran ritorno e fruisca in sé stesso di questo gran perdono.
Si accenda dunque nel cuore di tutti l’ardore del desiderio di convertire la propria vita dal peccato alla grazia, dalla tiepidezza al fervore, dal fervore alla santità. La predicazione della Divina Parola e l’opportuno richiamo all’adempimento del Precetto Pasquale siano per tutti una felice occasione per rispondere con generosità alla eccezionale abbondanza delle divine misericordie.
Ma non soltanto a noi stessi dobbiamo sentire rivolto il grande appello, bensì a tutti i redenti dal Sangue preziosissimo di Gesù Nostro Signore. E per questo dobbiamo adoperarci affinché il gran ritorno si effettui da parte del maggior numero di anime.
Offriamo per questo le nostre preghiere e le nostre piccole e grandi immolazioni, sia quelle che noi stessi possiamo compiere volontariamente in ispirito di penitenza, sia e ancor più quelle che noi possiamo compiere elevando con intenzioni soprannaturali alla dignità di olocausto le tribolazioni e le calamità da cui è afflitta più che mai in questi tempi la nostra povera vita.
Tale appello rivolgiamo con particolare affetto alle anime consacrate, le quali nel chiostro o anche nel mondo vivono quotidianamente offerte a Dio, come vittime di riparazione e di implorazione: moltiplichino esse – e fra queste in primo luogo quanti furono insigniti del Sacerdozio – il fervore della loro quotidiana immolazione nello spirito dell’Anno Santo.
La grazia, però, per durare costanti in questo spirito d’immolazione, si ottiene con la preghiera: e perciò noi sacerdoti cercheremo per primi di rendere fecondo il nostro apostolato vivendo in questo Sacro Tempo una vita più silenziosa, ordinata e raccolta nel multiforme lavoro della nostra giornata, e ci adopereremo, in tutte le maniere a noi consentire di richiamare i nostri fedeli ad attendere con maggior fermezza di proposito all’orazione, soprattutto assistendo al sacrificio della Messa, anche nei giorni feriali della S. Quaresima, come facevano i cristiani degli antichi tempi, e promuovendo la pia pratica del Rosario meditato, così efficacemente inculcataci dal S. Padre con il suo esempio.
Alla preghiera e all’immolazione congiungiamo con santa alacrità anche il contributo della nostra azione: è necessario che ognuno si faccia stimolo e guida per condurre i propri fratelli, che si sono allontanati da Gesù, a ritornare in questa S pasqua a Lui unica fonte di salvezza, d’amore e di pace.
Perché questo apostolato di azione riesca proficuo occorre che sia organizzato e si svolga con ordine e metodo. Esso perciò – come si rileverà dalle Disposizioni in calce della presente – dovrà avere come centro propulsore la propria Parrocchia e il Consiglio Parrocchiale di A. C. , il quale a sua volta opererà in stretta dipendenza e collegamento con la propria Giunta Diocesana di A. C. e col Comitato per l’Anno Santo, che da essa promana.
Per l’attuazione di quanto innanzi detto ci adoperammo che sin dal Sacro Avvento vari centri delle nostre due Diocesi, specialmente in Foggia, in S. Marco in Lamis, in Orsara di Puglia e in Troia, ove fu tenuta una Missione Mariana coronata da consolantissimi frutti.
Per questa Quaresima abbiamo disposto che in tutti i Comuni delle due Diocesi la Predicazione sia più intensa e all’occorrenza anche più lunga, come a Orsara, che l’avrà – eccezionalmente – per tutta l’intera Quaresima, e a Celle S. Vito, che avrà la Missione Mariana. A Foggia, poi, si svolgerà un programma più ricco degli altri ani, in armonia con la predicazione in Cattedrale, che sarà come il centro di riferimento da parte delle singole Parrocchie della Città.
La prima tappa di questa opera di apostolato quaresimale nello spirito dell’Anno Santo è stata prefissa nella data della Festa di S. Giuseppe. Una mobilitazione apostolica di quanti amano Gesù deve procurare che n quel giorno moltissime anime smarrite ritrovino la via del ritorno, sigillando con la S. Comunione la loro pace con Dio, rinata con la benedizione del “gran perdono”.
Chiunque ha a portata di mano anime lontane da Dio o indifferenti o addirittura ostili, studi fin d’ora di circondarle come di un santo assedio (discreto senza dubbio, ma costante e penetrante) per ricondurle festanti ai piedi di Gesù.
Questa tappa del nostro apostolato giubilare sarà la più bella premessa all’altra che noi ci dobbiamo proporre per una data un po’ più lontana, ma tanto attesa e desiderata dai nostri cuori il grande pellegrinaggio diocesano all’alma Città di Roma, alle auguste basiliche ove ci è offerta la grazia del giubileo, alla tomba dei beati apostoli Pietro e Paolo, ai piedi del dolce Cristo in terra, l’angelico Pastore Pio XII, il Papa della pace.
Già abbiamo comunicato al Comitato Centrale per l’Anno Santo che il Pellegrinaggio Diocesano – organizzativamente distinto in due Sezioni per ciascuna delle due Diocesi – avrà luogo nella seconda metà del prossimo agosto.
Una larga messe di rinascite spirituali realizzate nella festa di S. Giuseppe predisporrà l’atmosfera profondamente spirituale, che vogliamo sia la caratteristica del nostro Pellegrinaggio Giubilare. Non una gita di piacere, ma un fervido convegno di anime alla Città Santa, onde zampilla sempre viva e inestinguibile la fonte della Grazia Divina e della umana civiltà.
Benedica la Madonna a queste esortazioni del vostro Vescovo, che nel Cuore Materno di Lei, ripone incessantemente ogni speranza delle pastorali sollecitudini del suo ministero; benedica ai propositi santi che ne scaturiranno nelle anime vostre; e fecondi la comune fatica per l’avvento del Regno desideratissimo del Cuore di Gesù su questa terra che solo in Lui può trovare la soluzione di quella crisi tremenda che attanaglia, nell’ansia di un’attesa piena di incognite ma non priva di speranze, l’anima di tutti i popoli del mondo.
Da Troia, nel Sacro Giorno delle Ceneri 22 Febbraio 1950.
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- ASTINENZA E DIGIUNO – L’astinenza dalla carne – per speciale concessione – è limitata soltanto al Mercoledì delle Ceneri, a tutti i Venerdì e alle Vigilie delle Tempora (1, 3 e 4 Marzo). Quelli che sono obbligati al digiuno nei giorni in cui è permesso l’uso della carne potranno usarne soltanto nel pasto principale. Nelle due refezioni minori possono peraltro far uso dei latticini e delle uova. Tutti quelli che si avvarranno di tale mitigazione suppliscano con elargizioni caritative per opere d bene e con una visita settimanale al SS. Sacramento, pregando secondo le intenzioni del Papa.
- Nei centri ove la predicazione quaresimale comincia la IV Domenica di quaresima, nella visita serotina delle prime settimane i Parroci abbiano cura di leggere in italiano il passo del vangelo della feria corrente, illustrandolo con un breve commento e con applicazioni pratiche. Si raccomanda che all’ingresso delle chiese sia esposto l’orario delle S. Messe sia de giorni festivi che feriali.
- Con la prima domenica di quaresima si inizi nelle Parrocchie il catechismo quotidiano per i piccoli in preparazione al Precetto Pasquale, che verrà fissato i due giorni distinti, uno per i maschietti e uno per le fanciulle.
- Siccome quest’anno la IV Domenica di Quaresima coincide con la festa del Patriarca S. Giuseppe, la predica del Purgatorio sarà anticipata alla Domenica III, e la predica del Papa si terrà la Domenica II.
- All’inizio della Quaresima si tenga un’adunanza della Giunta Diocesana per concretare il piano di lavoro in ordine all’Apostolato per il Precetto Pasquale, puntando sulla data della festa di S. Giuseppe. Subito dopo i singoli Consigli Parrocchiali si riuniranno per applicare le direttive della Giunta alle particolari esigenze della propria Parrocchia.
- Anche in vista dell’Anno Santo, si dia quest’anno grande importanza alla Giornata a favore dell’Università Cattolica del S. Cuore, fissata per la Domenica di Passione (26 marzo).
- In Foggia la Novena della Madonna dei Sette Veli sarà celebrata con particolare solennità in considerazione dell’Anno Santo. Si svolgeranno speciali pellegrinaggi da parte delle singole parrocchie.
- Durante il mese di Marzo, consacrato a S. Giuseppe, in tutte le chiese, alla recita serotina del rosario si faccia seguire quella della preghiera “A Te, o beato Giuseppe ecc.” composta da Leone XIII
Notificazione per la proclamazione del Domma
dell’Assunzione Corporea di Maria Santissima in cielo
(Foggia, 25 ottobre 1950 – Anno Santo)
Questo evento trova nel cuore dei fedeli un’eco di giubilo immenso. Noi tutti sentiamo che con la novella esaltazione di Maria si compie un misterioso intervento di grazia e di misericordia nel flusso tempestoso della storia umana dei nostri giorni. Il S. D. invita, quindi, i fedeli ad accostarsi, per tale giorno, ai sacramenti della Confessione e Comunione Eucaristica.
Archivio della Curia diocesana di Troia – Scatola V – N. 18
* Foglio stampato, composto da 3 pagine (formato A4).
NOTIFICAZIONE
di S. Ecc. Mons. FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
Al CLERO e al POPOLO delle Due Diocesi
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
E’ imminente il giorno in cui il Sommo Pontefice, nella pienezza del Suo Magistero infallibile, proclamerà il Domma dell’ASSUNZIONE CORPOREA DI MARIA SANTISSIMA IN CIELO. Così questo sublime Mistero, già professato da secoli dalla Chiesa di Gesù Cristo ed attestato dall’unanime consenso del popolo fedele, riceverà il supremo suggello che lo inserirà nel patrimonio eterno della fede.
Questo evento trova nel cuore dei fedeli un eco di giubilo immenso. Noi tutti sentiamo che con la novella esaltazione di MARIA si compie un misterioso intervento di grazia e di misericordia nel flusso tempestoso della storia umana dei giorni nostri.
All’inizio di questo secolo, il Sommo Pontefice Leone XIII additava nel cuore di Gesù il segno della vittoria sulle potenze infernali scatenatesi contro la Chiesa con una furia che non ha riscontro se non in quella che accompagnò il cammino dei primi tre secoli del Cristianesimo. E come documento tangibile di tanta fiducia, l’immortale Pontefice volle Egli stesso consacrare solennemente al Divin Cuore il genere umano ed inserire tra le preghiere liturgiche le Litanie del Cuore di Gesù.
Da quel giorno ad oggi, la prima metà del nostro secolo – sul declinare di questo Anno Santo che ha richiamato a Roma moltitudini sterminate che neanche i giorni più fausti dell’Impero videro in tanta copia – un nuovo gran segno apparisce in cielo: MULIER AMICTA SOLE, una Donna vestita di sole. E in Essa il cuore stanco dell’umanità sitibonda di pace vede una promessa, un invito, una speranza. Ancora una volta la Madonna china sulla terra le Sue pupille materne ed apre ai figli l’ampiezza sconfinata dal manto della sua misericordia.
Noi dobbiamo preparare l’animo nostro a questo evento nella consapevolezza della sua storica importanza. Il plebiscito mariano dell’anno 1950 deve ricollegarsi a quello del 1854, quando fu proclamato il Domma dell’Immacolata Concezione, e a quello del 431 quando, sul cader della sera del 22 giugno, all’annunzio di definizione del Domma della Divina Maternità di Maria, il popolo di Efeso accese mille e mille fiaccole e inondò di luce osannante tutte le contrade della avventuratissima Città.
Io, vostro Pastore, con una rappresentanza del Clero e del laicato, sarò – a Dio piacendo – ai piedi del Trono del Papa nel fausto giorno. Vi porterò pertanto tutti nel mio cuore, sì che ognuno di voi potrà considerarsi presente all’atto solennissimo.
Ma la vostra presenza deve rifulgere di spirituale bellezza al cospetto della Madonna Trionfante.
È per questo che io vi esorto caldamente, con tutto l’affetto del mio animo paterno, affinché voi prepariate degnamente i vostri cuori a tanta festa.
frequentate la sacra predicazione che avrà luogo nelle nostre Chiese durante il triduo di apparecchio alla grande solennità nelle sere del 29, 30 e 31 ottobre. Accostatevi degnamente e con generosi propositi al Sacramento della Confessione. Ricevete con rinnovato fervore la Santa Comunione. Cominci per voi, cominci per tutti, in quel giorno, una novella vita di fede, di speranza, di carità: e la Madonna, siatene sicuri, farà discendere dal cielo il dono che il mondo disorientato aspetta con ansia febbrile: la pace fra i popoli, e fra gli uomini il vero amore e la vera fratellanza in GESU’ CRISTO.
Foggia, 25 ottobre 1950 – Anno Santo
✝ FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
DISPOSIZIONI
- In tutte le chiese parrocchiali si faccia un solenne Triduo di apparecchio nelle sere del 29, 30 e 31 ottobre, procurando che i fedeli siano adeguatamente istruiti sul valore della Definizione e la sua opportunità, e vengono disposti a una grande comunione generale.
- Si esorti il popolo ad ascoltare per mezzo della radio lo svolgimento dell’imponente cerimonia di Piazza S. Pietro, e ciò sta soprattutto a conforto dei poveri infermi degenti o a domicilio o nelle cliniche e nei pubblici ospedali. All’uopo è opportuno raccomandare a quelli che posseggono una radio di consentire volentieri che altri vengono presso di loro ad ascoltare. Ove poi si possa, non si manchi di offrire al popolo una audizione collettiva. Immediatamente avvenuta la proclamazione del Domma, le campane di tutte le Chiese suoneranno per venti minuti a gran festa, come nel giorno di Sabato Santo, e subito dopo si celebrerà nella chiesa principale la Santa Messa solenne preceduta dal canto Te Deum. Eccezionalmente il S. Padre ha concesso che tale Messa solenne sia quella dell’Assunzione, con l’orazione di tutti i Santi sub unica conclusione.
- Nel pomeriggio del I novembre, pur facendosi tutte le Officiature vespertine solite in suffragio dai Fedeli Defunti, le campane non suoneranno a morto, ma a festa: quel giorno infatti sarà giorno di letizia non solo per la Chiesa militante e trionfante, ma anche per la Chiesa Purgante.
- In tutte le Chiese, l’altare della Madonna sia in quel giorno ornato a festa: vi si promuova da parte dei fedeli un omaggio floreale alla SS. Vergine e un obolo a vantaggio della propria Conferenza di S. Vincenzo dei Paoli o di altre opere di carità della Parrocchia.
- Durante la serata del 1 Novembre tutte le famiglie curino di illuminare, in segno di giubilo, le finestre e i balconi della propria casa e di guarnirli di drappi e di tappeti, come si suol fare al passaggio delle processioni.
- Si esortino i fedeli a guadagnare molte Indulgenze tanto nel pomeriggio del 1 che in tutta la giornata del 2 novembre, approfittando della straordinaria Indulgenza Toties Quoties che la Chiesa elargisce a pro dei Defunti, dando così alla Madonna Trionfante la gioia che una moltitudine di anime siano liberate dalle pene del Purgatorio ed associate al giubilo di tutto il Paradiso.
Il giorno 2 Novembre, Commemorazione dei Fedeli Defunti, in tutte le chiese e oratorii pubblici per la celebrazione delle Sante Messe, si dovrà stare all’orario dei giorni festivi. I sacerdoti quindi che in tali giorni binano dovranno ritenersi impegnati anche per la seconda Messa delle tre facoltate in quel giorno presso la Chiesa ove sogliono binare.
Notificazione per il S. Giubileo
(Foggia, 6 gennaio 1951- Festa dell’Epifania di N.S.)
Il S. D. annuncia che il giubileo che si è celebrato nel 1950 a Roma, per concessione del S. Padre, nel 1951 si celebrerà nelle diocesi di tutto il mondo. E’ una nuova sorgente di grazie e di benedizioni, Indica anche le condizioni per acquistare le indulgenze del Giubileo, sottolineandone lo spirito e l’importanza: è necessaria una rinnovazione totale della nostra vita. In calce sono anche indicate tutte le chiese designate per le visite giubilari.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola: n. 41/672
* Manifesto stampato (formato: cm 70×50)
MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
NOTIFICAZIONE PER IL GIUBILEO
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
Nella solennità del S. Natale il Sommo Pontefice, come vi è già noto, ha esteso per il 1951 a tutto il mondo il Giubileo che durante il 1950 si è celebrato con tanta solennità in Roma. Così tanto quelli che durante il decorso anno andarono a Roma quanto tutti quelli – e sono il maggior numero – che non vi potettero andare, possono usufruire di questo grande tesoro.
Una nuova sorgente di grazie e di benedizioni ci offre il Signore come un richiamo potente al “gran ritorno” e al “gran perdono”.
Nel darvene l’annunzio, vi esortiamo con tutto l’ardore dell’animo nostro perché vogliate approfittare largamente di questo tesoro che la Divina Misericordia mette a nostra disposizione.
Il grande Giubileo del 1951 sia soprattutto una concorde ed unanime supplica al Principe della Pace, perché, fugato lo spettro funesto ella guerra che incombe sull’orizzonte dei popoli, voglia dare finalmente alla società umana il dono della desideratissima tranquillità.
Le condizioni per l’acquisto del Giubileo sono quattro: la Confessione, la Comunione, quattro visite alle chiese da noi designate, e, in ciascuna di tali visite, la recita di cinque Pater, Ave e Gloria, più un Pater, Ave e Gloria secondo le intenzioni del Sommo Pontefice; un Credo, tre Ave Maria con l’invocazione “Regina Pacis, ora pro nobis”, e infine la Salve Regina.
Nell’eseguire queste opere per l’acquisto del Giubileo, però, voi dovete ben approfondirne lo spirito e l’importanza.
Non si tratta di far quanto basta per poter soddisfare un semplice e fors’anche superficiale sentimento di pietà cristiana. Occorre che la Confessione e la Comunione giubilare operino in ciascuno di noi una rinnovazione totale e che la Indulgenza del Giubileo scenda nei nostri cuori come un lavacro che cancellando tutte le scorie del passato, segni l’inizio di una vita veramente cristiana modellata tutta sui divini insegnamenti del Vangelo.
Questa nostra rinnovazione spirituale e tutte le grazie che attendiamo dal Giubileo noi le mettiamo sotto gli auspici della Madonna Assunta, nel cui Nome glorioso si è chiuso l’Anno Santo Romano e si apre l’Anno Santo universale.
Con il cuore pieno alle più dolci speranze vi benediciamo.
Foggia 6 Gennaio 1951 festa dell’Epifania
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
CHIESE DESIGNATE PER LE VISITE GIUBILARI
TROIA – Cattedrale, S. Maria Mediatrice di tutte le grazie, S. Basilio Magno, S. Anna (sede della parrocchia di S. Andrea Ap.)
FOGGIA – Cattedrale, S. Michele Arcangelo, S. Giovanni Battista, Gesù e Maria.
ORSARA DI PUGLIA – Parrocchia, S. Maria della Neve, Chiesa dei Morti, S. Domenico (detta la Chiesa del Convento)
BICCARI – Parrocchia, SS. Annunziata, S. Antonio da Padova, S. Quirico.
CASTELLUCCIO VALMAGGIORE – Parrocchia, S. Maria (due visite in ciascuna chiesa)
FAETO – Parrocchia (quattro visite).
CELLE S. VITO – Parrocchia (quattro visite).
SAN MARCO IN LAMIS – S. Antonio Abate, S. Cuore, S. Maria delle Grazie , Addolorata.
BORGO CELANO – Parrocchia, Santuario di San Matteo (due visite in ciascuna chiesa).
Nei borghi rurali di Giardinetto, Segezia , Cartiera, Tavernola, Mezzanone, Cervaro, le quattro visite si faranno nell’unica Chiesa del rispettivo borgo.
Nel BORGO RURALE INCORONATA designiamo come Chiesa giubilare il Santuario della Madonna Incoronata. Si noti che secondo le disposizioni Pontificie, di una chiesa giubilare possono avvantaggiarsi per le proprie visite i fedeli di qualsiasi Parrocchia o diocesi: pertanto la designazione del Santuario dell’Incoronata come chiesa giubilare offre a quanti vi andranno in pellegrinaggio la possibilità di guadagnarvi il Giubileo facendo colà le visite prescritte. Ricordiamo a tutti che adesso il Santuario è officiato tutti i giorni dell’anno e vi risiede in permanenza una piccola comunità dei Religiosi di Don Orione.
Le visite alla stessa chiesa si possono fare con successione immediata, entrando e poi uscendo, dopo aver compiuto le preghiere prescritte per ciascuna visita.
I fedeli che dimorano elle case Religiose, nei Collegi, negli Orfanotrofi, negli ospedali, nei Ricoveri, nelle Carceri, possono acquistare il Giubileo, visitando quattro volte la Chiesa o Cappella del proprio Istituto.
Notificazione al Clero e al Popolo della Diocesi di Troia
sul suo esonero dalla diocesi di Troia
(Foggia, 25 maggio 1951)
Il Vescovo annuncia il suo esonero dalla cura pastorale della diocesi di Troia per le sue condizioni di salute e la nomina del nuovo Vescovo di Troia nella persona di Mons. Giuseppe Amici, e che egli rimane in diocesi come amministratore apostolico fino all’ingresso del suo Successore, che è pure suo coadiutore nella diocesi di Foggia con diritto di futura successione.
Archivio della Curia diocesana di Foggia – Scatola 20 – N. 264
* Foglio dattiloscritto, anche sul retro, senza la firma autografa del S. D. (formato A4).
NOTIFICAZIONE
DI S.E. MONS. FORTUNATO MARIA FARINA
AL CLERO E AL POPOLO DELLA DIOCESI DI TROIA
Fratelli e figliuoli dilettissimi,
Il Santo Padre, prendendo in benigna considerazione il desiderio già da me espresso dopo l’ultima mia grave malattia ed ultimamente confermatogli nel febbraio scorso, di alleviarmi il peso del governo episcopale, ha creduto nella sua augusta saggezza di accogliere i miei voti esonerandomi interamente dalla cura pastorale della diocesi di Troia e concedendomi per quella di Foggia il prezioso ausilio di un Vescovo Coadiutore.
Ha quindi contemporaneamente nominato Vescovo di Troia il Rev.mo Mons. GIUSEPPE AMICI della diocesi di Lodi che ha ricoperto fin ora l’alto ufficio di Rettore del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Fano, e a lui stesso ha conferito il mandato di essere il mio Coadiutore con diritto di successione nel governo della Diocesi di Foggia.
Vi do questo annunzio con cuore ricolmo di paterna commozione e di santa esultanza pastorale.
Commozione paterna, perché pur avendo sempre amato con amore tutto soprannaturale, non è senza profonda tenerezza che lascio il campo del mio lavoro, ove l’Eterno Pastore per ben trentadue anni mi volle umile strumento delle sue grazie a pro delle anime vostre.
Esultanza pastorale perché, consegnando al mio illustre Successore l’amatissima Diocesi, vedo assicurata non solo la continuità di quelle opere che mi sono sforzato di suscitare durante gli anni del mio episcopato, ma anche il sorgere di altre e altre ancora, che sbocceranno dal Suo cuore apostolico, ricco di fresche energie e governato dalla sua alta dottrina e dalla Sua Sperimentata prudenza, cui sono sicuro non mancherà la vostra piena e generosa corrispondenza.
Innumerevoli telegrammi e lettere e visite mi recano in questi giorni l’eco viva del vostro filiale affetto. Io ve ne ringrazio dal profondo dell’anima.
Stringetevi intorno al novello Pastore con lo stesso affetto con cui siete stati stretti alla mia povera persona in questi lunghi anni in cui la Divina Provvidenza mi tenne tra voi. Così voi sarete a Lui di conforto nell’arduo compito che il Santo Padre gli affida e compenserete in qualche modo con le vostre consolazioni il doloroso distacco dalla Sua Cara Mamma e dalla Sua lontana Terra natia che Egli generosamente compie per venire tra voi. Prenderà sin d’ora nel vostro cuore il dolce affettuoso dominio della Sua sacra paternità, guidandovi per le vie del Vangelo, sotto lo sguardo di Maria, ai pascoli dell’eterna vita, e rinnoverà i fasti aviti della illustre Diocesi che con si tanta fierezza ne custodisce le sacre memorie all’ombra delle venerande volte della sua meravigliosa Cattedrale.
Io resto fino alla Sua venuta vostro Amministratore Apostolico con tutta la piena giurisdizione vescovile. In questa qualità non mancherò di venire a voi quanto prima a darvi il mio saluto e la mia benedizione.
Intanto dispongo che nelle sere di giovedì, venerdì e sabato prossimo, 31 maggio, 1 e 2 giugno (in cui ricorre l’ottava della festa del Corpus Domini e la festa del Cuore Sacratissimo di Gesù) in tutte le chiese ove si è soliti dare la benedizione Eucaristica, si faccia un triduo solenne di preghiere per implorare sul Vescovo eletto i doni dello Spirito Santo.
Da domenica 3 giugno, poi, in tutte le messe, invece della Colletta pro pace, si apponga tamquam pro re gravi la Colletta dello Spirito Santo fino a nuove disposizioni.
Mentre le campane della diocesi suoneranno a festa nel mattino del 3 giugno, le campane di San Pietro in Roma, cui faranno eco le campane di tutta l’orbe cattolica, saluteranno l’esaltazione del Sommo Pontefice Pio X alla gloria dei Beati. La fausta coincidenza è il più felice auspicio per l’Episcopato dell’Ecc.mo Mons. AMICI: scenda copiosa dal Cielo la benedizione del Pontefice Santo propiziatrice di fecondità apostolica per il Pastore novello e di sempre più nobili ascese per la Sua Fortunata Diocesi.
Con gaudio di così felici auspici nel cuore, vi benedico con tutto l’affetto.
Foggia , 25 maggio 1951
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Foggia
e Amministratore apostolico di Troia
Notificazione di S. E. Mons. Fortunato M. Farina e di S. E.
Mons. Giuseppe Amici al Clero e al Popolo delle due Diocesi
per la Quaresima del 1952
(Documento non datato; si desume: Marzo 1952)
All’aprirsi della Quaresima, facendo eco ad un’esortazione del S. Padre, i due Eccellentissimi Presuli richiamano i fedeli a ritornare a Cristo, di fronte all’invadente infiltrazione del paganesimo, che si diffonde ogni giorno di più.
Bollettino Diocesano per le Diocesi di Troia e Foggia – Anno VI – Marzo 1952 – N. 1 – pagg.2-4
NOTIFICAZIONE
di S. Ecc. Mons. FORTUNATO M. FARINA
Vescovo di Foggia
e di S. Ecc. Mons. GIUSEPPE AMICI
Vescovo di Troia e Coadiutore di Foggia
Fratelli e Figliuoli dilettissimi,
Non potremmo, all’aprirsi di questa Santa Quaresima, rivolgervi esortazione più opportuna di quella che, con accento anche più energico del consueto il Santo Padre rivolgeva or sono pochi giorni – nella vigilia della Festa della Madonna di Lourdes – ai fedeli della Diocesi di Roma e a quelli di tutto il mondo.
Due cose Egli additava, con cuore preoccupato, alla considerazione dei suoi figli: «da un lato il prolungarsi, senza stabili schiarite, della pericolosa condizione esterna, e dell’altro un troppo diffuso torpore che trattiene molti dall’intraprendere quel ritorno a Gesù Cristo, alla Chiesa, alla vita cristiana, che Egli stesso ha tante volte già indicato come il risolutivo rimedio della totale crisi che agita il mondo».
Questo monito del Sommo Pontefice trova un riscontro preciso in quello che anche Noi osserviamo in questa piccola porzione della Chiesa che sono le Diocesi affidate alle nostre cure pastorali. Popolazioni dichiaratamente cattoliche, attaccatissime alle loro tradizioni di fede e in massima parte praticanti almeno quanto al precetto della Messa festiva, non riescono a conservare il carattere cristiano della vita collettiva, il volto cristiano della loro società cittadina di fronte all’invadente infiltrazione di paganesimo che si diffonde ogni giorno più. Mode invereconde, divertimenti che spesso offendono la morale , costumanze libere e talvolta addirittura peccaminose, concezioni inconciliabili con la fede in Dio e l’obbedienza al Vangelo e alla Chiesa: cose che ogni persona di buon senso e di cuore retto guarda con preoccupazione e accoronamento (e grazie a Dio tali persone costituiscono l’assoluta maggioranza delle nostre popolazioni) e che tuttavia non riesce ad eliminare e si subiscono come una incontrastabile fatalità.
Come si spiega tutto questo?
La ragione è appunto quella così chiaramente additata dal Santo Padre. I buoni, gli onesti, gli uomini pensosi della sorte dell’umanità, mentre sentono il peso dell’immensa crisi «totale» che coinvolge proprio ogni cosa e fa temere una esplosione senza precedenti nella storia, non sentono tuttavia l’urgente e improrogabile dovere di uscire dalla lro posizione di deplorazione puramente negativa e offrire anche la loro positiva collaborazione a quel lavoro di ricostruzione della società in Cristo, che è l’unico rimedio risolutivo della crisi che agita il mondo, lavoro che la Chiesa va tenacemente compiendo ma che per essere efficace ha bisogno del concorso di tutti gli uomini di buona volontà.
A costoro, dunque, il Santo Padre rivolge la Sua voce, dolce bensì, ma austera e forte ed a costoro Noi, facendoci eco della Sua sollecitudine e condividendone le ansie ed i timori, ci rivolgiamo in queste nostre Diocesi supplicandoli a non tardare più oltre la loro risposta all’appello di Dio.
E cosa dovranno fare costoro?
Innanzi tutto realizzare più pienamente in sé stessi gli insegnamenti di Gesù e della Sua Chiesa, sia nella propria vita privata, eliminando il peccato e lo spirito di acquiescenza alle massime paganeggianti della mentalità odierna, sia nella vita pubblica deponendo quell’inesplicabile diffidenza verso le direttive sociali della Chiesa, che pur non sono l’applicazione del messaggio evangelico ai problemi collettivi che oggi sono al centro dell’attenzione universale. Bisogna ben convincersi che il Papa, i Vescovi, i Sacerdoti altro non vogliono, altro non fanno che sospingere il mondo verso l’unica fonte di pace e di concordia, e quindi di prosperità e di benessere, che è Gesù: e che al di fuori di questa via non c’è che la via dell’odio, della violenza, della discordia che – anche quando conclamasse e forse talvolta in buona fede credesse di perseguire la pace – non può che sfociare ineluttabilmente nella guerra e nel caos.
Fratelli e Figliuoli dilettissimi, la Santa Quaresima testé apertasi ci offre un’occasione di incomparabile efficacia per cominciare. La predicazione della Divina Parola, la commemorazione liturgica dei grandi Misteri della nostra Redenzione ricca non solo di suggestiva eloquenza, ma anche di soprannaturale efficacia, la dolente figura di Maria – cara al nostro popolo – tante colte e così pienamente rievocata nel corso di questo sacro Tempo di salute, tutto concorre a rendere particolarmente opportuno il Nostro appello per il ritorno delle anime a Gesù. Accorrete dunque numerosi ad ascoltare la Parola di Dio, anche se per far questo dovrete privarvi di qualche divertimento o di qualche ora di meritato riposo, anzi sia proprio questo un modo di supplire con la mortificazione interiore a quelle mortificazioni corporali che una volta erano così austere durante la Quaresima, ed oggi sono state tanto temperate dalla Chiesa in vista delle mutate condizioni dei tempi. Non dubitate, però: questo sacrificio il Signore ve lo ricompenserà spandendo nelle anime vostre il balsamo delle sue divine consolazioni, che sono infinitamente più preziose di tutte le fugaci e illusorie soddisfazioni che può darvi il mondo.
Frequentate inoltre la S. Messa, secondo le vostre possibilità: accostatevi con frequenza alla S. Comunione, ripristinate il tradizionale costume, così ricco di cristiana poesia, di recitare il S. Rosario in famiglia nelle sere di Quaresima: e non vi limitate a trarre da tutto questo soltanto una più rigogliosa fioritura della vostra vita interiore personale (che pure è tanto preziosa ed è la premessa indispensabile di ogni apostolato esterno), ma sforzatevi di espandere questa vostra rinnovata vitalità collaborando con la Chiesa, secondo le direttive del Santo Padre, dei vostri Vescovi, dei vostri Sacerdoti, per il ritorno del pensiero, del costume, della vita sociale a Gesù e al suo Vangelo.
Una particolare raccomandazione rivolgiamo a Voi, carissimi Confratelli nel Sacerdozio e nostri collaboratori primi nelle sollecitudini pastorali: sforzatevi di essere sempre più impegnati con l’esempio e con l’azione in questo grandioso lavoro che la Chiesa ci affida, ma soprattutto adoperatevi a fecondare le vostre fatiche con la preghiera assidua e con l’offerta al Signore di tutto ciò che vi costa d’immolazione e di sofferenza il vostro quotidiano ministero. Alle Religioni, a tutte le anime pie, a tutti i militanti nell’Azione Cattolica, nei Sodalizi di ogni genere, nelle Organizzazioni di carità materiale e spirituale, privata o sociale, vada la raccomandazione più calda di moltiplicare le loro suppliche e il loro impegno, affinché Gesù ci trovi tutti pronti al Suo cenno Divino.
E a tutti, pegno delle divine grazie confortatrici alla santa impresa, impartiamo con effusione di cuore la nostra Pastorale Benedizione.
✝ Fortunato M. Farina
✝ Giuseppe Amici
Disposizioni
L’astinenza e il digiuno quaresimali, giusta quel che fu pubblicato nella Domenica di Quinquagesima, sono già da più anni ripristinati a norma del Diritto Canonico. Ne richiamiamo le prescrizioni principali:
- Il mercoledì delle Ceneri e in tutti i Venerdì e Sabato di Quaresima è proibito mangiar carne e brodi di carne.
- Tutti quelli che hanno compiuto il 21. Anno di età e non hanno oltrepassato il 59. , in ogni giorno di Quaresima, tranne la Domenica, devono alquanto limitare la quantità di cibo che son soliti consumare nella colazione e nella cena, e in queste due refezioni non possono mangiar carne o brodi di carne. Per concessione speciale è consentito in esse di far uso di uova, latte e latticini.
In tutte le parrocchie si faccia, come di consueto, il catechismo ai piccoli in tutti i giorni di Quaresima. Tale corso di catechismo, oltre lo scopo di istruire i piccoli, deve avere quello specifico di prepararli ad adempiere bene il loro Precetto Pasquale: si fissino fin d’ora le date del Precetto dei piccoli, e si faccia in due date distinte, una volta per i maschietti e una volta per le fanciulle, in modo da aver la possibilità di far tutto con calma ed ordine.
Si supplisca alla diminuita austerità delle penitenze corporali con opere di cristiana carità e di penitenza spirituale, offrendo con pazienza al Signore i dolori, le privazioni e le tribolazioni della vita, privandosi di qualche divertimento, frequentando la Sacra Predicazione, correndo i propri costumi e prestandosi con generosità nelle opere di apostolato sotto la direzione dei propri parroci.
Notificazione al Clero e al Popolo della sua Diocesi
nel primo centenario
della definizione dommatica dell’Immacolata Concezione
(Foggia, 6 dicembre 1953)
Il S. Padre Pio XII, nel primo centenario della definizione dommatica dell’Immacolata Concezione, che si apre l’8 dicembre prossimo, proclama l’Anno Mariano. Il Vescovo propone alcune iniziative per compiere le direttive del S. Padre.
Archivio della Curia diocesana di Troia – Scatola V – N. 19
* Foglio stampato, composto da 4 pagine (formato: cm. 34×25).
NOTIFICAZIONE
di S. Ecc. Mons. Fortunato Maria Farina
Vescovo di Foggia
Al clero e al popolo della sua diocesi
per L’ANNO MARIANO
Con l’8 dicembre prossimo si apre l’anno centenario della Definizione Dommatica della Immacolata Concezione di Maria, che segna nei fasti della Chiesa una delle date più memorande della sua storia.
Il Santo Padre Pio XII, in una Enciclica diretta a tutti i Vescovi del mondo, ha proclamato questo anno centenario “ANNO MARIANO”, ed ha esortato l’orbe cattolico a solennizzarlo con una universale e diuturna manifestazione di venerazione e di amore alla Vergine, che mentre deve rinnovare nel cuore dei fedeli la divozione verso la Regina del cielo e della terra deve altresì risolversi in una rinnovazione dei costumi, per cui l’umanità si renda, finalmente, degna delle benedizioni di Dio e soprattutto del dono della pace, che soltanto dal Cielo può venire a consolare in terra gli uomini di buona volontà.
Nel portare a vostra conoscenza le auguste direttive del Sommo Pontefice, io mi fo un grato dovere di aggiungere alla Sua altissima parola la mia più calda esortazione perché la nostra Diocesi – nata dal palpito delle misteriose fiamme, che le rivelarono la presenza della Sacra Icone di Maria dei Sette Veli, e resa anche insigne, tra le popolazioni del nostro Mezzogiorno d’Italia, perché custodisce nel suo ambito il romito Santuario dell’Incoronata – non sia seconda a nessuna in questo tributo di filiale amore verso la Madonna.
Affido allo zelo dei nostri amatissimi Parroci le iniziative particolari, che dovranno tradurre in atto il grande desiderio del Papa. E a quest’opera preziosa di apostolato non dubito punto che daranno la più fervida collaborazione tutte le nostre organizzazioni, prima fra esse l’Azione Cattolica e, al suo fianco, i Terz’Ordini, le Confraternite e gli altri Sodalizi molti dei quali si gloriano di intitolarsi al Nome augusto della Madre di Dio.
Vogliamo però che sia comune a tutte le manifestazioni dell’Anno Mariano – da qualsiasi settore esse vengano organizzate – una sempre più larga ed accurata volgarizzazione della dottrina cattolica intorno alla SS. Vergine. Un consolante risveglio degli studi mariani ha dato in questi ultimi anni uno sviluppo e una sistemazione dottrinale al trattato della mariologia da offrire alla predicazione un sussidio quanto mai solido e profondo. Occorre che questa dottrina sia spezzata al popolo con amore e calore dalla predicazione dell’Anno Mariano. Tengano ben presente i predicatori che nessun panegirico si può fare della Madonna più grande e più bello di quello che risulta dalla chiara e precisa esposizione della teologia cattolica intorno ai privilegi, alla missione, alle virtù, alle grandezze e alla posizione di Lei nell’economia della Redenzione.
Una iniziativa che prescriviamo alle singole parrocchie nell’ambito della propria circoscrizione è la “VISITATIO MARIAE”. Sono ben noti i frutti di rinnovamento spirituale operati in seno alle famiglie da quest’opera di apostolato, là dove essa è stata promossa negli anni passati. S’intende che la misura di tali frutti è data dalla preparazione che alla visita della Madonna si fa nelle famiglie che devono essere visitate. I Parroci, coadiuvati da una parte o più persone di soda pietà e di profondo zelo, approfittino di questa iniziativa così ricca di santa poesia e di delicata suggestività per ottenere che nell’anima dei componenti di ciascuna famiglia si ridesti o si accresca la vita soprannaturale della grazia.
Curino poi con tutto lo zelo che essa vi sia conservata mediante il gran mezzo della preghiera, impegnandoli alla recita quotidiana in comune della corona del Rosario.
Da parte sua la Diocesi, in forma collettiva, si propone tre grandi iniziative, che saranno affidate a uno speciale Comitato di prossima costituzione:
- Un pellegrinaggio ufficiale diocesano al Santuario dell’Incoronata, cui ci ripromettiamo la partecipazione di una larga rappresentanza di tutti i fedeli della Diocesi, senza distinzione di ceti e di classi;
- Un pellegrinaggio, necessariamente più ristretto, al Santuario di Montevergine e di Pompei;
- Ed infine un altro pellegrinaggio a Lourdes il quale anche se non potrà essere molto numeroso, data la distanza e la spesa, sarà come una delegazione che porterà il saluto e i voti di tutta la nostra Diocesi ai piedi della Grotta di Massabielle, ove la Madonna volle confermare con il suo personale intervento il Dogma della Immacolata Concezione proclamato dall’angelico Pio IX.
- Prescriviamo, intanto, per tutta la durata dell’Anno Mariano, che nelle Sante Messe e in tutte le Sacre Funzioni si appongano la Colletta dello Spirito Santo e quella di Maria “Auxilium Christianorum”. Si tenga ben presente – e si spieghi bene al popolo – che l’apposizione di tali Collette risponde a questa precisa intenzione, che deve costituire un continuo impegno di preghiera da parte dei fedeli: ottenere cioè il potente aiuto di Maria a pro della Santa Chiesa di Dio. Essa, che in altre ore di grave cimento per il popolo cristiano, intervenne vittoriosa a sua difesa, anche oggi farà sentire il suo invincibile ausilio contro le forze del male, che oggi, più che mai, si sono scatenate con diabolico furore contro la Chiesa, i suoi Pastori e il suo Capo visibile, il Papa.
- Questo aiuto noi lo imploriamo non per una vittoria, che schiacci i nemici di Dio, ma per una luce superna dello Spirito Santo, che li converta e li faccia vivere nella divina grazia sotto il pacifico scettro di Cristo Re. E ci sorride nell’anima un fervido voto: che come in memoria dei trionfi riportati dalla Chiesa in passato, per l’aiuto potente di Maria, fu inserita nelle Litanie Lauretane l’invocazione “Auxilium Christianorum, ora pro nobis”, così possa, in un giorno non lontano , la Chiesa estendere a tutto l’orbe cattolico la festa di Maria Ausiliatrice, con la sua messa ed ufficiatura liturgica, in memoria del trionfo ottenuto per mezzo di Lei su tutti i nemici e gli errori dell’età nostra.
- Voglia Iddio benedire i nostri santi propositi di onorare con filiale ardore la sua augustissima Madre e donare nel Nome di Lei alla terra sitibonda la pace, la concordia, il rinnovamento cristiano dei costumi e il trionfo di Gesù fra tutte le genti.
Foggia, 6 dicembre 1953.- 2^ Domenica d’Avvento.
✝ Fortunato Maria Farina
Vescovo di Foggia
Lettere e circolari del Ven.le Mons. Farina
Circolare per il XVI centenario del Concilio di Nicea
(Foggia, 28 maggio 1925)
Per commemorare il XVI centenario del Concilio di Nicea il S. D. stabilisce che nella Domenica di Pentecoste (31 maggio 1925) i parroci e i rettori di Chiese ne spieghino nell’omelia l’importanza e promuovano una comunione generale.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43/747, Circolari-Notific. (1844-1934).
* Minuta autografa con firma pure autografa del S.D., scritta su due facciate rigate (fomato: cm. 13,5×21).
Domenica prossima, 31 corrente, con la solennità della Pentecoste, per volere del Santo Padre, sarà solennemente commemorato in tutto il mondo cattolico il XVI centenario del Concilio di Nicea in cui la Chiesa per la prima volta dopo l’editto della pace di Costantino, apparve, per così dire, pubblicamente e ufficialmente adunata sotto la presidenza del Papa rappresentato dai suoi legati, per condannare l’eresia Ariana e promulgare altri importantissimi canoni concernenti la vita e la disciplina ecclesiastica.
Tale avvenimento, che riveste carattere di particolare importanza perché in esso rifulge la prima fra le molte caratteristiche della vera chiesa di Gesù Cristo, quella cioè della sua unità, deve essere da tutti i cattolici ricordato con vivo sentimento di fede e di divozione, pregando soprattutto in unione col Vicario di Gesù Cristo, pel ritorno all’unica di tutte le chiese dissidenti la vera Chiesa, la Chiesa Cattolica Romana sicchè presto si abbia ad avverarsi il voto del Cuore del Redentore Divino “ut sint unum et fiet unum ovile et unus pastor”.
A tale uopo prescriviamo:
1°= che i parroci e i rettori di chiesa promuovano perla mattina delle Pentecoste una comunione generale e che nell’omelia ricordino il grande avvenimento e ne pieghino ai fedeli l’importanza esortandoli a pregare per il ritorno delle chiese dissidenti alla chiesa Cattolica.
2°=che nel pomeriggio di tal giorno alle ore… si faccia in cattedrale una solenne funzione eucaristica con la partecipazione del clero, dei pii sodalizi e delle associazioni cattoliche, pregando allo stesso scopo.
Foggia 28 Maggio 1925
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Amm. Ap. di Foggia
Circolare ai Parroci e ai Rettori di Chiese per le funzioni del S. Natale
(Foggia, 23 dicembre 1925)
Il S. D. richiama le norme vigenti sulle sacre funzioni nella solennità del S. Natale.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43, Circolari-Notific. (1844-1934)
* Foglio dattiloscritto con firma autografa del S.D. (formato: A4).
CURIA VESCOVILE DI FOGGIA
Ai Molto Rev. Parroci e Rettori di Chiesa
- Si raccomanda vivamente ai Molto Rev. Parroci e Rettori di chiesa che le funzioni del S. natale si facciano nelle ore, in cui per consuetudine, si sono fatte ogni anno.
- Se non si possono avere, per mancanza dei Sacerdoti, i due Sacri Ministri assistenti si celebri la messa letta o cantata e non si rinnovi l’abuso, altra volta deplorato, di farsi assistere da un solo Sacerdote in tunicella.
- Si ricorda che a mezzanotte nella Solennità del S. Natale è permessa solo la messa conventuale o Parrocchiale e nessuna altra senza Apostolico Indulto C. I. C. can.2; solo nelle case religiose, che hanno l’oratorio con facoltà di conservare abitualmente la SS. Eucarestia, si possono celebrare le tre messe e si po’ distribuire la S. Comunione C. I. C. can. 821 3.
Foggia 23 Dicembre 1925
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Amm. Ap. di Foggia
Circolare ai Parroci e Sacerdoti del Ven.le Clero di Foggia
(Foggia, 12 agosto 1927)
Il S. D., dopo aver richiamato il dovere che hanno i sacerdoti di venerare la Vergine Maria, li invita a partecipare alla solenne processione del 14 agosto.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43/475, Circolari-Notific. (1844-1934).
* Copia autografa su carta intestata (Curia Vescovile – Foggia), con firma pure autografa del S.D.(formato: A4).
CURIA VESCOVILE DI FOGGIA
Foggia 12 Agosto 1927
Ai Rev. Parroci e Sacerdoti del Ven.le Clero di Foggia
Essendo doveroso per noi sacerdoti tributare omaggio e venerazione alla S. S. Vergine nella festa della sua gloriosa Assunzione al Cielo, la quale per noi di Foggia è doppiamente sacra, facciamo obbligo a tutti del nostro clero urbano di partecipare alla solenne processione del 14 Agosto, che avrà luogo alle 5 e mezza p. m., muovendo dalla chiesa di San Tommaso Apostolo.
Questo tributo spontaneo per la nostra celeste Patrona, sarà anche di esempio e di edificazione per il nostro popolo affinché s’induca ad onorare i nostri Santi protettori e la S. S. Vergine, in maniera devota e sacra e non già con sollazzi profani.
Nell’attesa benedico tutti di cuore.
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Circolare ai Priori delle Confraternite della Città di Foggia
(Foggia, 12 agosto 1927)
Il S. D. fa obbligo a tutte le Confraternite della Città di Foggia di partecipare alla Processione dell’Iconavetere del 14 agosto.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43/745, Circolari-Notific. (1844-1934).
* Copia autografa su carta intestata (Curia Vescovile – Foggia), con firma pure autografa del S.D.(formato: A4).
CURIA VESCOVILE DI FOGGIA
Foggia 12 Agosto 1927
Ai Rev.di Priori delle Confraternite della Città di Foggia
Essendo doveroso per tutti i fedeli di questa città rendere omaggio alla S. S. Vergine nel giorno della festa della sua Assunzione al Cielo, che è la festa massima e titolare di questa diocesi, si fa obbligo a tutte le Confraternite di partecipare con un numero cospicuo di confratelli, alla solenne processione del Sacro Tavolo, che avrà luogo il giorno 14 corr., muovendo dalla chiesa di S. Tommaso Apostolo alle ore 5 e mezza p. m. , precise.
Sicuro che niuna mancherà di adempiere a questo dovere, benediciamo di cuore tutti i confratelli delle singole Confraternite.
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
Lettera circolare al Clero della Diocesi di Foggia
per la Festa della Propagazione della Fede
(Foggia, 15 ottobre 1927)
Facendosi interprete ed eco del S. Padre, che ha indetto per Domenica, 23 ottobre, una grandiosa giornata missionaria, il S.D. invita alla preghiera, alla partecipazione ai SS. Sacramenti e a raccogliere l’obolo per le Missioni e le iscrizioni all’Opera della Propagazione della Fede.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43, Circolari-Notific. (1844-1934)
* Foglio stampato (formato: cm. 31×43).
LETTERA CIRCOLARE
Per la Festa della Propagazione della Fede
ai componenti del rev.mo Clero della Diocesi di Foggia
Amatissimi Fratelli,
il Santo Padre, Pio XI, sempre più preoccupato dal numero immenso delle anime, che sono prive della luce del Vangelo, dopo aver nel Febbraio ultimo sollecitato i Vescovi a non risparmiarsi sacrifizi di sorta per dare impulso all’opera delle Missioni, ha ora indetta una grandiosa giornata missionaria da celebrarsi in tutto il mondo, domenica 23 Ottobre, quale degna preparazione alla festa di Gesù Cristo Re, che ricorre otto giorni dopo.
Interprete del suo pensiero e facendomi eco della Sua voce, mi rivolgo a tutti voi, per esortarvi affinchè con ogni impegno e con tutte quelle industrie che lo zelo saprà suggerirvi vi adoperiate perché tale giornata riesca fruttuosissima per il fine per il quale il Papa l’ha voluta.
Essa dovrà essere giornata di preghiere per la conversione degli infedeli e per l’incremento di tutte le opere missionarie; e giornata di offerte a prò dell’Opera Pontificia della Propagazione della Fede.
Pertanto dispongo quanto segue:
1 – I Parroci, i Rettori di Chiese, i Padri Spirituali delle Congreghe e gli Assistenti Ecclesiastici dei Sodalizi Cattolici, esortino caldamente i fedeli ad accostarsi i tal giorno ai SS. Sacramenti, ad assistere con fervore pi intenso alla Santa Messa e alle Sacre Funzioni che si faranno per la circostanza.
2 – i tutte le Messe si raccolga l’obolo dei fedeli per la Propagazione della fede.
Per speciale concessione del Santo Padre al Messa solenne, in cui avrà luogo la Comunione Generale, sarà quella Pro Fidei Propagatione con la commemorazione e l’evangelo della domenica in ultimo. In tutte le altre messe poi di detto giorno dovrà aggiungersi come Colletta imperata PRO RE GRAVI l’orazione della Messa Pro Fidei Propagatione.
3 – si raccolgano soprattutto iscrizioni all’opera della Propagazione della Fede, secondo l’esplicito desiderio del Santo Padre, il quale vede in questo modo soltanto assicurato all’Opera stessa un provento più stabile e più certo di quello delle semplici offerte straordinarie.
Per raggiungere questo scopo i Sacerdoti in cura di anime, i Padri spirituali e gli Assistenti Ecclesiastici, sempre in ossequio alle precise disposizioni del Santo Padre, oltre allo zelare essi direttamente la raccolta di tali iscrizioni, fra i propri filiani e organizzati, nomineranno una Commissione apposita, formata di due o più persone zelanti, preferibilmente appartenenti alle organizzazioni cattoliche, la quale curerà con ogni impegno di diffondere le iscrizioni a quell’opera. Tale iscrizione richiede dagli scritti l’impegno della recita quotidiana di un Pater Ave e Gloria e il tenuissimo contributo di un soldo per settimana (£ 2,60 all’anno).
4 – si Promuovano speciali funzioni Eucaristiche (ore di adorazione, esposizioni solenni ecc.) intente ad implorare dal Signore la conversione del mondo infedele e l’incremento delle opere missionarie, e, ove sarà possibile si tenga qualche conferenza che illustri e popolarizzi l’opera delle Missioni.
5 – in tutte le messe, funzioni, riunioni ecc., non si desista dallo spiegare l’organizzazione dell’Opera e dal segnalarne l’importanza e il “dovere” che ogni cattolico ha, di sovvenirle con la preghiera e con l’obolo affin di concorrere a dilatare il Regno di Gesù Cristo.
Si faccia conoscere ai fedeli – come è detto nei foglietti inviati da Roma – l’iscrizione perpetua all’Opera, specie quella in suffragio dei defunti, per i quali il papa ha fissato la celebrazione in una messa quotidiana sulla Tomba di San Pietro.
Le offerte saranno pubblicate partitamente su apposito bollettino.
Colgo l’occasione per portare a vostra conoscenza che le nostre diocesi avranno l’alto onore della fondazione di un Seminario per le Missioni Africane, sotto il titolo di S. Maria delle Grazie. una percentuale delle offerte sarà devoluta a benefizio di questa nostra opera missionaria.
Nella sicurezza che questa nostra Diocesi non sarà seconda ad alcuna diocesi d’Italia, nella nobile gara per rispondere degnamente all’appello del Vicario di Gesù Cristo e che io anche questa volta abbia a sperimentare in voi solerti e zelanti cooperatori del mio ministero pastorale – con tutta l’effusione vi benedico.
Foggia, 15 Ottobre 1927
+FORTUNATO MARIA FARINA
Vescovo di Troia e Foggia
I Molto reverendi Parroci hanno ricevuto direttamente da Roma un plico con manifesti ed altre stampe di propaganda; si dà ad essi GRAVE OBBLIGO di utilizzarli allo scopo e di diffonderli, dando anche ai singoli sacerdoti copia del foglietto che contiene le notizie dell’Opera della Propagazione della Fede, affinché possano con competenza parlarne ai fedeli.
Circolare ai parroci e Rettori di Chiese
(Foggia, 4 novembre 1928)
Il S. D. invita i Parroci e Rettori di Chiese a far suonare le campane per un quarto d’ora per la pace ottenuta, ringraziando il Signore e pregando per i valorosi caduti in guerra.
Archivio della Curia diocesana di Foggia, Scatola 43/746, Circolari-Notific. (1844-1934).
* Copia autografa, con firma pure autografa del S. D. (formato: A4).
CURIA VESCOVILE DI FOGGIA
Foggia – 4 Novembre 1928[1]
Ai M. Rev.di Parroci e Rettori di Chiesa
Questa mattina alle ore 10 e tre quarti quando le campane della cattedrale suoneranno a festa, anche quelle delle altre chiese della città dovranno, egualmente, suonare a festa per circa un quarto d’ora, per invitare i fedeli a ringraziare il Signore per la pace ottenuta e a pregare per i valorosi caduti sui campi di battaglia.
+Fortunato Maria Farina
Vescovo di Troia e Foggia
In questa data fu iniziata a Verona la costruzione, lungo il fiume Adige, del Ponte della Vittoria per celebrare la battaglia di Vittorio Veneto e la vittoria della Prima Guerra Mondiale nel decennale del giorno della celebrazione della Vittoria dell’Italia nella prima guerra mondiale. Nello stesso giorno a Milano veniva inaugurato il Tempio della Vittoria.